Una suocera scomoda

Bello questo racconto di Angela! Nonna Concetta ce la mette tutta pur di agevolare la vita del figlio e della "simpatica" nuora. Ma la vita ha programmi diversi e sarà meno clemente con i giovani protagonisti di questa storia.

In questo gustoso raccontino riconosco l'autrice di:"Il presagio".
Con il passare degli anni (e si che passano… volano) diventeremo obsoleti e ingombranti… La morale che se ne ricava è "Non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te."Qui vien fuori in maniera squisita.

Il destino di diventare una suocera scomoda. Prima tocca a Concetta, poi a Isabella, colei che era stata una nuora insofferente. Il racconto, che si snoda attraverso un percorso ben calibrato, con un linguaggio sorvegliato, funzionale e incisivo, tocca un problema di grande attualità. Gli anziani diventano sempre più longevi e quindi tendono a occupare per più tempo il loro posto nella società. Solo che, a differenza di quanto esposto nel racconto, comincia a profilarsi oggi una nuova realtà: tanti anziani non diventano più scomodi, ma rappresentano una fonte di sostentamento per giovani coppie mal pagate, impegnate in lavori precari. Ti segnalo una "è" senza accento": "da che mondo e mondo".

...nei corsi e ricorsi che la vita ci impone.
Malinconico e inesorabile racconto, visto con gli occhi di chi sa di dare fastidio, e che si aggrappa a piccoli riti che, come puntelli, sorreggono con poco una vita che vorrebbe essere accesa, ma è costretta a essere stanca, come gli altri la vedono.
Scritto particolarmente bene, con grande capacità descrittiva e di lessico, è pervaso dalla lenta progressione dello scorrere dei momenti, così come li vive Concetta, così come, in fondo, saremo destinati a viverli tutti.

PS: mi è rimasto un dubbio. Mi chiedo (poiché i personaggi, come sempre, vivono nella nostra fantasia): Matteo andava a trovare la nonna? Io penso di sì; e spero che l'affetto che le aveva mostrato prima della partenza - in quell'accennato pianto negli occhi - fosse autentico. Perché, tutto sommato, sarebbe un buon tirare le somme, alla fine di una vita.

Il racconto è scritto splendidamente, si legge e si arriva alla fine quasi senza accorgersene, ma l’argomento che tocca lascia davvero un gusto amaro. Per la vita che non si ferma mai e che da adulti ci trasforma subito in vecchi, per la percezione della vecchiaia nella società del nostro tempo che ti trasforma in una creatura incapace di stare al passo, e per l’aridità di affetti di tante famiglie. Ci sono anziani fragili e sofferenti e altri dispotici e tiranni, ci sono quelli che danno tutto ai figli e si ritrovano senza casa, ci sono quelli che trattano i figli come usurpatori del trono e dovranno comunque lasciare tutto quaggiù.
In questa storia, la vita è stata particolarmente ingiusta con tutti, ma l’assenza di un vero affetto che legasse i suoi protagonisti ha reso tutto ancora più doloroso.

Proprio un bel racconto, scritto con lo stile e l'eleganza che, da sempre, contraddistinguono l'autrice. L'ho letto tutto d'un fiato, anche se, il tema trattato, lascia un po' d'amaro in bocca. Riflessioni sulla vita, sul suo trascorrere lento, che lascia tracce indelebili, nel corpo e nello spirito delle persone. Una sorta di elenco di torti e ingiustizie, vite che hanno segnato gli anziani, ritrovandosi, persino nulla, forse, una mancata ricompensa per quanto non si è riuscito a donare, in gioventù. Un triste destino, quello della suocera scomoda, che cerca di fare tutto il possibile per rendere migliore la vita del proprio figlio e dell'amata nuora. Ma la vita… non sempre è generosa nel donare ricompense a tutti. Proprio una bella lettura. Sinceri complimenti, Angela. Un caro saluto.