La scuola di Samuela

Un bel racconto che celebra la vita nella figura di una bambina, poi ragazza, di grande forza e la paura di vivere nella figura della madre. Nessuno nasce perfetto fisicamente ma i vari difettucci possono essere corretti, ignorati, accettati; il difetto di Samuela invece va ben oltre la linea di “normale” accettazione della società adulta. I bambini accettano senza far domande a meno che non siamo noi a insegnare loro di non accettare. La madre di Samuela ha la costante paura di perdere la figlia e allo stesso tempo teme per il suo futuro se continuasse a vivere, non sorride, non è grata dei momenti felici perché è spaventata dalle perdite future. Questo racconto è come una moneta che ha la faccia di Samuela da un lato e quella di sua madre dall’altro, facce che non si possono separare pur essendo agli antipodi.
Lo stile della scrittura armonizza bene le due descrizioni: Samuela allegra e forte nonostante i suoi ostacoli, la madre triste e grigia che ha paura di tutto e non crede in lei. Anche nel finale lieto che emoziona per i successi di Samuela, si stende l’ombra mesta di chi si è sempre concentrato sulla sua possibile perdita e non si è goduto i ventotto anni della sua vita realizzata e felice.