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Essere e divenire dell'uomo

(saggio filosofia, breve - per tutti)
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50 visite dal 06/06/2022, l'ultima: 3 mesi fa.
6 recensioni o commenti ricevuti
Autore di quest'opera:

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Descrizione: Può l'uomo cambiare il suo essere in divenire futuro?

Incipit: Perché l'uomo non riesce e non riuscirà mai a cambiare il proprio essere in divenire? L'uomo gioca e…


Essere e divenire dell'uomo
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Recensioni: 6 di visitatori, 17 totali.
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recensore:

risposta dell'autore, data 18:29:26, 06/06/2022
Da questa stessa base a cascata tutti, o la gran parte, dei nostri comportamenti, impulsi, pulsioni emotivi/emozionali che poi meglio, caratterizzano e rappresentano nei fatti e nelle azioni compiute, l'uomo come specie (sempre e comunque: egoismo di/in ogni natura o misura data, paure primordiali, speranza/illusione di salvezza dalla morte o cambiamento in essere e divenire dell'uomo in vita o morte stessa, guerre, pulsioni nefaste di vario tipo, ma come accompagno o risvolto possibile anche, impulso di sopravvivenza e soprattutto, comprensione a varia misura individuale data, del/sul proprio mondo/universo, soggettivo ed oggettivo, quindi comprensione interna ed esterna circostante, perciò, derivate poi da queste ultime: espressioni d'arte di ogni genere, progresso tecnico/scientifico, possibile progresso applicativo/organizzativo culturale e sociale, inventiva, ecc… ).



recensore:
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nwGiancarlo Rizzo
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Recensione o commento # 1, data 20:35:00, 06/06/2022
Interessante questo stralcio del tuo testo.
"(si muore solo nel presente, quindi non consci di questo stesso momento) e che potrebbe comunque vivere o cogliere in stato di piena coscienza, solo nel proprio passato (non nel caso della morte però, essendo essa come appurato già pervenuta nel suo presente)".
Nel momento della morte l'Io, che fino al momento fatidico è il mediatore del SÉ (colui che comprende se stesso nell'IO), cessa di essere perché l'energia vitale si interrompe. L'IO non è più cosciente e si smaterializza con la corruzione delle cellule e il SÉ semplicemente (?) scompare. Oppure rimane "essere nel presente" senza tempo né spazio. Questa sarebbe la rappresentazione dello spirito che, sganciato dalla realtà del nostro spazio-tempo, è libero di Essere senza corpo fisico.
Chi lo sa?



recensore:

risposta dell'autore, data 20:46:57, 06/06/2022
Di sicuro ad ogni modo tempo o spazio, non l'essere emotivo o pensante che ti rappresenta e caratterizza ora, la consapevolezza non è (anche se ci fosse spirito al posto dell'energia fisica che io invece ipotizzo tale, quello che tu comprendi o puoi comprendere ne con l'io come io penso e credo, ne con il sé, come pensi e credi tu, altrimenti lo comprenderesti come comprendi benissimo quando sei consapevole di essere innamorato, l'amore, o diversamente l'odio ecc… Tu attribuisci solo il concetto di spirito così per come lo pensi di percepire tu in essere, ma ciò che tu percepisci non è in essere lo spirito, perché non puoi percepire realmente nulla di ciò che emozionalmente in essere tu (il tuo io, o sé se così preferisci chiamarlo) non comprendi né puoi in nessun modo comprendere. Quindi chissà o non chissà, il risultato poi è sempre lo stesso, la tua coscienza di essere muore e rimane legata indissolubilmente al tuo corpo che essendo ora morto non può più essere tale.



recensore:
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nwGiancarlo Rizzo
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Recensione o commento # 2, data 20:50:50, 06/06/2022
Io lo do per scontato, ma se scrivessi: "Secondo me, chissà o non chissà, il risultato poi è sempre lo stesso"
sarebbe più gentile. Ti pare?



recensore:

risposta dell'autore, data 21:06:21, 06/06/2022
Gentile o meno Giancarlo (mi scuso se sono risultato sgarbato, non era intenzionale se fosse) è così che stanno le cose seguendo la stessa logica di ciò che possiamo comprendere e cosa no, ma se questo qualcosa che secondo te rimane, rimane quindi al dı fuori della tua comprensione del tuo essere, lo stesso che si pone queste determinate domande e che cerca quindi determinate risposte, allora vuol dire che però non potrà mai comunque, proprio per questo, comprendere o ricevere nulla da queste, essendo questa stessa tua comprensione possibile e leggibile solo all'interno del tuo corpo in vita, non fuori da esso. Quindi ammettendo o ipotizzando come pensi tu che il sé /spirito rimanga fuori dal tuo corpo una volta morto, non sarà mai il tuo io a poterlo comprendere e a poterlo leggere. Quindi a meno che tu ora invece comprendi già in essere lo spirito/sé per il suo essere stesso e non per quello che il tuo io attribuisce ad esso ed allora le cose starebbero diversamente, oppure se non riesci in questo, o a fare appunto questo, non avrai mai comunque nessuna risposta data. Cioè la stessa identica cosa che ti dicevo (anche vedendo o percependo la questione diversa da ora), 5 mesi fa ormai. Per questo ti dicevo qualche tempo fa che la tua visione odierna è simile alla mia di un tempo, cioè fede, o fede in un dubbio, ma ad ogni possibile modo per logica senza possibile risposta data. Non lo dico solo io, l'hai appena asserito anche tu nel tuo commento, se lo leggi logicamente l'unica conclusione logica appunto, è questa. Ora forse comprendi meglio quando all'epoca ti dicevo che non è tanto la risposta che serve cercare, ma comprendere il senso per cui ti poni la domanda stessa, è questo che poi ti rivela davvero la questione in essere (quindi il limite ultimo in cui puoi avere e trovare una risposta che ti sia comprensibilmente data), anche senza bisogno di risposte pretese, volute o ricercate, poi ad ogni modo comprensibilmente impossibili da avere o ricevere.



recensore:
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nwGiancarlo Rizzo
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Recensione o commento # 3, data 20:37:30, 08/06/2022
"L'uomo vive solo il proprio passato, pensa solo nel proprio passato, agisce solo nel proprio passato. Questo a prescindere da ogni punto di vista, teoria o percezione di ognuno, è un dato di fatto appurato in ogni momento da tutti. L'uomo consciamente vive o coglie in essere e divenire, solo il proprio passato."

Domanda:
Se viviamo nel passato come possiamo comprendere il futuro che ancora non esiste?
Se proviamo emozioni per eventi già passati come possiamo avere emozioni su eventi futuri se non IMMAGINANDO probabilità ? e perché mai dovremmo immaginare solo la paura della morte e non alternative frutto della fantasia come l'immortalità o delle emozioni come l'amore ? ( sono solo esempi che servono ad introdurre alternative diverse).



recensore:

risposta dell'autore, data 21:11:36, 08/06/2022
Il futuro, la nostra morte se ti riferisci a questo, la viviamo/percepiamo sempre nel nostro presente/passato in ogni momento dato in essere a percezione dell'IO (non la nostra morte ovviamente, ma quella degli altri). La paura della morte quindi è sempre nel presente/passato, assolutamente perciò, un fatto reale e tangibile, non è immaginazione, ma la piena coscienza della realtà dei fatti, questo porta paura, la paura porta egoismo, quindi la ricerca della propria salvezza, che porta al dissociamento dell'IO, che permette quindi come unica via di uscita data, quella di percepire come in fine reale, non immaginaria (basta anche solo il dubbio, è già più che sufficiente come appiglio all'IO), l'illusione di questa stessa salvezza tramite il "sè" ora identificato o riconosciutosi come parte, o anche parte di Altro/spirito/anima o riposto in essere sulla speranza nella scienza (per il prolungamento in vita del corpo), vivendo perciò tutto questo sempre nel presente/passato e riposto quindi tale anche nel proprio futuro/presente (che una volta pensato è già comunque diventato presente/passato, cioè in ogni frazione o successione di tempo percepito linearmente o entropico, che in realtà è sempre solo il presente/passato).

Quindi su questo tema non è immaginato niente, ma provato direttamente percependo nel nostro presente/passato la morte o invecchiamento di ciò che ci circonda nel presente/passato stesso (sia nell'oggi come sul ieri, in questo caso quindi esperienze di vita), esseri umani in primis.

Sul resto quando immaginiamo probabilità che ci sembrano "future", una volta immaginate, sono anch'esse immediatamente già presenti/passate, quindi sempre costruite, basate e associate sulla percezione, intuizione, quindi derivate da esperienze o associazioni logiche dirette o indirette di eventi causa/effetto, già comunque presenti/passati o solo passati (ricordo/memoria).

Quando ricordiamo infatti sembra quasi che invertiamo il flusso del tempo in divenire (è proprio così infatti), ma un ricordo od esperienza non è e non sarà mai l'esatto attimo o "fotogramma" di tempo già vissuto, ma un ricordo appunto di esso, una foto sbiadita o non completamente a fuoco, quindi un momento già assimilato e compreso in essere nel presente/passato dell'epoca, dall'IO, e riportato poi sempre da questo, nel presente/passato di oggi solo in divenire (di-venire a ricordo/memoria su ciò che è "in essere" già stato).

in realtà quindi, sia che pensiamo verso una visione futura, sia che ne ricordiamo invece una passata, cogliamo sempre solo il presente/passato in/di ogni pensiero, o tempo in esso poi associato mentalmente.



recensore:
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nwGiancarlo Rizzo
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Recensione o commento # 4, data 22:03:29, 08/06/2022
Lascia perdere la morte! quello è un problema tuo e non lo è per me. Parlo del futuro che sta per accadere. Non lo vediamo, non lo possiamo comprendere perché non c'è ancora; eppure ci comportiamo esattamente come se lo conoscessimo. Non parlo del futuro remoto ma del futuro "tra due minuti" proprio quello che probabilmente sta per avverarsi. La mia domanda è come possiamo comprenderlo? Il nostro io è proiettato al futuro, quello che non esiste. La nostra mente si comporta come se il futuro fosse già reale e lo considera passato come qualsiasi altro pensiero. Probabilmente lo IMMAGINA. Che funzione ha l'immaginazione del futuro nella nostra concezione dello spazio-tempo? Risparmiamo la spiegazione delle illusioni…



recensore:

risposta dell'autore, data 22:05:47, 08/06/2022
"Sul resto quando immaginiamo probabilità che ci sembrano "future", una volta immaginate, sono anch'esse immediatamente già presenti/passate, quindi sempre costruite, basate e associate sulla percezione, intuizione, quindi derivate da esperienze o associazioni logiche dirette o indirette di eventi causa/effetto, già comunque presenti/passati o solo passati (ricordo/memoria)."



recensore:

risposta dell'autore, data 22:08:25, 08/06/2022
L'immaginazione è costruita o basata su eventi già conosciuti o compresi, non puoi immaginare qualcosa che non comprendi in essere già percepito e compreso dall'IO, comprese quindi le emozioni stesse ad esso legate.



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Recensione o commento # 5, data 22:20:18, 08/06/2022
Fin qui siamo d'accordo. ora dimmi cosa intendi per intuizione. Immaginazione? Illusione? cos'altro?



recensore:

risposta dell'autore, data 22:23:07, 08/06/2022
Se ti chiedo prova ad immaginare la vita nel paradiso, non lo puoi fare in essere o in divenire legato a qualcosa di reale, quindi la tua mente ti riporta immediatamente a delle immagini viste, o testi letti e alle sensazioni da queste derivate, su cui costruisce all'istante questa immagine o emozione/sensazione che poi arriva nella tua mente, e che puoi percepire più o meno realistica a seconda del tuo stesso sentire o riporre fede in essa.

se io ti chiedo invece cosa immagini se stai attraversando una strada e vedi arrivare una macchina cosa immagini o prevedi? In questo caso l'immaginazione prende atto di una esperienza vissuta e già elaborata, quindi calibra al millimetro ogni tuo esatto movimento che compirai o penserai di compiere sempre e comunque nel tuo presente/passato.

Quindi in entrambe reale o meno che sia l'immaginazione stessa, si basa poi su concetti, immagini, percezioni, intuizioni, associazioni logiche già presenti/passate o passate che tornano però nel momento stesso che le ripensi/rivivi (diversamente in ogni caso) nel presente/passato attuale.



recensore:

risposta dell'autore, data 22:33:57, 08/06/2022
L'intuizione, può essere tante cose, principalmente penso sia un associazione di un determinato pensiero alla realtà dei fatti, percepiti, visti e provati (in senso di comprovati, o solo di sentiti, può valere in ambedue i sensi), come tali.

Quindi può essere o risultare veritiera come no, per questo servono poi le scienze, come controprova falsificabile.

ma non puoi intuire realmente qualcosa che non comprendi in essere, Dio intuisci che c'è perché sai per certo che nell'universo niente si crea dal niente, quindi per associazione logica ne accerti l'esistenza fuori dall'universo stesso.ma non comprenderai mai Dio, come qualsiasi cosa che noi SUPPONIAMO tendente all'infinito, ma che non possiamo provare in nessun modo, anzi per logica quei numeri stessi non sono infiniti ma solo "tendenti" appunto.

Questo è il motivo che mi spinge a credere che possa aver ragione sulle mie tesi, appurando con esse infatti solo il nostro stesso comportamento in essere, nulla che sia fuori quindi dalla nostra stessa comprensione o possibile tale, tutto ciò che va oltre noi o il finito per farla breve, sono solo pura immaginazione o intuizioni derivate da associazioni che possono apparire anche di tipo logiche, ma comunque mai dimostrabili dato che saremo già morti in essere, e derivate comunque da nostre concezioni di esse già presenti/passate, come nell'esempio del paradiso di prima.

Il primo uomo che ha provato tutto questo, quando si è visto morire qualcuno o qualcosa intorno a lui ha immediatamente provato e nel tempo poi focalizzato (in mille maniere differenti) tutte queste emozioni a partire dalla paura più pura e semplice, provate all'istante, associandole poi di volta in volta differenti immagini/emozioni fino ai nostri giorni, come la vinci la morte ? con l'amore, la serenità, la pace, la gioia, la speranza, la fratellanza o la vittoria dei/di un solo popolo, la preghiera, ecc anche queste sono intuizioni illogiche, illusorie, ma a loro modo di essere percepite sono reali e vissute poi tali, esattamente come l'esempio di prima del paradiso.



recensore:

risposta dell'autore, data 12:09:59, 09/06/2022
Questo vuol dire che finché siamo ancora molto piccoli, finché abbiamo solo un seme di quello che sarà poi la comprensione dell'io, anche se in realtà "pensiamo" o forse ancora solo "agiamo" di impulso come risposta a qualsiasi fattore interno ed esterno, sempre e comunque, ma, senza esserne minimamente consci, nel nostro passato/presente. Non avendo però ancora sviluppato la più ben che minima coscienza o comprensione di noi, cioè nessuna comprensione in passato/presente, quindi nessuna immaginazione, come nessun ricordo, allora dal nostro punto "privilegiato" di questo stesso momento, noi assorbiamo ogni cosa che ci appare nuova o mai interpretata/vissuta in un tempo percepito in essere passato/presente. cioè presente, che poi diventerà su quello stesso impulso emozionale ora percepito e registrato come tale, il nostro primo presente/passato cioè l'inizio della nostra stessa percezione di impulso emotivo temporale (pensiero, ricordo, memoria, analisi, intuizione, logica, immaginazione, ecc.).

Ecco come si sviluppa quindi temporalmente il pensiero.

nella realtà quindi a nostra ancora completa insaputa e comprensione di essa, ogni movimento ricezione a qualsiasi stimolo avviene comunque nel presente/passato.

ma dal nostro punto di vista non avendo ancora nessun impulso associato a nessuna emozione registrata, qualsiasi "prima volta" viene percepita a nostro modo nel passato/presente, quindi registrata in un nostro primo e irripetibile "presente" di quello stesso impulso emozionale ricevuto (infatti non ricordiamo niente di ogni nostro primo approccio a qualsiasi emozione o impulso dato), da qui in poi quella stessa emozione/impulso sarà sempre invece anche percepita da noi stessi in un presente/passato. Ma ne avremo poi vera memoria solo quando l'io e il sistema cognitivo saranno poi in grado di riportarlo in divenire alla mente.



recensore:
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nwGiancarlo Rizzo
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Recensione o commento # 6, data 15:57:57, 09/06/2022
Ti regalo una chicca rubata a FB stamattina.
Da FB 9/6/22
Jung Italia - Psicologia Complessa
6 giugno alle ore 12:15 ·
Nell'anniversario della sua morte, condivido una lettera di Jung, del '45, sulla sua esperienza pre-morte (da brividi):
«Lei sa che l'angelo della morte ha prostrato anche me ed è mancato poco che mi cancellasse dalla sua lavagna. […]
Tutto sommato la malattia è stata per me un'esperienza molto significativa: mi ha offerto l'occasione preziosa di gettare un'occhiata dietro il velo.
L'unica difficoltà sta nel liberarsi dal corpo, nello spogliarsi del mondo e della volontà dell'Io.
Quando si riesce a rinunciare alla forsennata volontà di vivere e succede come di cadere in una vaga nebbia, inizia allora la vera vita con tutto quello che si era pensato e non si era mai raggiunto. È un'esperienza di ineffabile grandezza.
Ero libero, completamente libero, e integro come prima non mi ero mai sentito. Ero lontano dalla terra 1500 chilometri e la vedevo come un'enorme sfera avvolta in una splendida luce azzurrina.
Mi trovavo sospeso in un punto preciso sopra l'estremità meridionale dell'India che brillava di una luce azzurra-argentea e Ceylon pareva un opale scintillante nel profondo mare azzurro.
Ero nell'universo, su un enorme blocco di pietra in cui era costruito un tempio. Ne scorgevo l'ingresso illuminato da mille piccole fiammelle, alimentate da olio di cocco, e sapevo di dover entrare nel tempio, dove avrei raggiunto la conoscenza totale.
Ma proprio in quell'istante appariva un messaggero dal mio mondo (che fino allora costituiva un angolino del tutto insignificante dell'universo) e diceva che io non potevo abbandonarlo; e proprio allora la visione svanì.
Da quel momento dormii per tre settimane di seguito [di giorno], ma ogni notte mi svegliavo nell'universo, rivivendo tutta la mia visione.
Non ero io ad essere congiunto a qualcuno o a qualcosa, ma era la congiunzione stessa, era il hieròs gámos, l'agnello mistico.
Era una festa, una festa silente e invisibile, pervasa da un sentimento incomparabile, ineffabile di eterna beatitudine; mai avrei pensato che un sentimento del genere potesse far parte dell'esperienza umana.
Osservata dall'esterno e finché si rimane fuori, la morte appare enormemente crudele. Ma appena vi si è dentro, si prova un sentimento così intenso di compiutezza, di pace, di soddisfazione che non si vorrebbe più tornare indietro.»
(C.G. Jung, in una lettera alla dottoressa Kristine Mann, il 1 febbraio 1945)



recensore:

risposta dell'autore, data 18:46:49, 09/06/2022
Quindi? La Bibbia è piena di scritti simili o visioni, io stesso, ho avuto in passato in seguito ad un incidente stradale, nell'esatto momento in cui ho perso la piena coscienza di me stesso, ed ero in stato sub cosciente una esperienza di pre morte probabilmente. Senza tutte ste visioni, mi sono semplicemente sentito in pace e sereno, in una sorta di pensiero, dove il tempo perdeva il suo flusso, mi dispiacevo per il dolore che avrei dato a hi rimaneva, poi ho riaperto gli occhi (nel momento dell'incidente stesso). Quindi?
Questo a mio parere è solo l'io stesso che rivela e ci mostra quello in cui si è più convinto o si ritrova vicino nel sentire, nel suo dissociamento stesso. Dal momento che si è nella sub coscienza ognuno ha le diverse ma ricorrenti in certi aspetti visioni, tutte di serenità, tutte di pace e completezza, guarda caso proprio quello che spesso si è convinti anche da coscienti, c'è chi vede la luce e chi no, ma questo alimenta solo la mia tesi non la smuove di nulla. Jung è un uomo come tutti e come tutti teme la morte, ripeto come la si accetta in fine? Con una senzazione di pace e serenità e solo così che si può abbracciare, l'io anche dissociato, sa e già conosce comunque il suo destino. Sarebbe interessante sapere invece le visioni di chi da cosciente ha compreso che sta per morire in quello stesso momento, chi annega, chi prende fuoco, chi si butta da un grattacielo, chi viene fucilato, loro si sentono altrettanto sereni o in pace? La vedono la luce?



recensore:

risposta dell'autore, data 19:13:03, 09/06/2022
Comunque sto rivalutando o dubitando sulla mia teoria della "consapevolezza" /informativa vitale. La cellula non può essere uno spazio vuoto, quindi l'informazione non può raggiungere la velocità della luce al suo interno (fisiologicamente poi il ricevere questa stessa informazione, è un processo enormemente più lento di questa velocità). Quindi forse si può avvicinare solo ad essa magari facendo cogliere al meglio il presente stesso dell'essere in vita in ogni momento dato fino alla morte, dal momento che il tempo rallenterebbe a quella velocità. Infatti anche vivendo o percependo il presente non lo vivremo comunque mai come un punto fermo, come un unicum su ogni tempo ma sempre in divenire passato, ma molto più dilatato che nel normale flusso temporale percepito. Mi sembra già più realistica. SULL'IO invece ho quasi una piena certezza che sia così, più passa il tempo più ogni cosa me ne porta sempre più conferma.





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