L'unico uomo 11/07/1982

molto carino, mi ha fatto sorridere alla fine quando lui non riesce a comunicare con nessuno, sembrava volesse prendere la piega del fantascientifico orrorifico e invece... Durante una partita del mondiale pochi rispondono al telefono, io durante il gran premio di Formula1 non rispondo nemmeno al citofono e alla porta è molto fluido e scorrevole oltre che curato nella forma

Il racconto è molto divertente, riesce a inchiodare il lettore ed è costruito in maniera impeccabile. Unico neo: un "che" di troppo all'inizio dell'undicesima riga. Lo scrittore del romanzo di fantascienza si immedesima nella sua storia, dove si racconta di un ultimo uomo rimasto sulla Terra dopo la catastrofe atomica. Incredibilmente è quello che egli stesso sperimenta dopo avere concluso la sua opera ed essere uscito dalla trance creativa. Solo che la situazione di assoluto deserto è data dalla finale dei mondiali, a cui fa seguito l'annuncio della festa per la vittoria. Molto interessante l'accostamento delle due realtà, simili nelle apparenze, ma profondamente diverse nella sostanza. Un bel gioco di rimandi, dove il lettore, a un certo punto, scordandosi della partita in corso, si immedesima nella perplessità del protagonista.

Poche righe ma ben utilizzate, la lettura è scorrevole e l'autore con poche pennellate riesce a descrivere con precisione il suo pensiero. La storia forse non è il massimo dell'originalità ma visto il modo e la tecnica con cui è stata scritta non si può che apprezzarla. Bravo in tutto, forse se proprio devo trovare una pecca, a mio parere, potevi eliminare qualche rientro, ma è una stupidaggine.

Ho apprezzato il contenuto del testo e la costruzione del racconto fino ad arrivare al finale. Ho solo due osservazioni da fare: la conclusione era da immaginare, perché il titolo la suggeriva, Poi mi ha annoiato un po' il pezzo sui mondiali perché di calcio non ne capisco... un'acca. Comunque, nel complesso giudizio positivo.

È un bel racconto, considerato appunto il dover adeguarsi a un tema proposto. Risalta bene soprattutto il protagonista, con il suo entusiasmo-ardore dedicato alla stesura del suo romanzo più che alla partita. La forza erompente del suo urlo “Ho finito!” non è diversa da quella usata per sottolineare un gol, e quel silenzio, quello sparire dalle strade, dovuto all’attenzione per la partita, ha lo stesso senso irreale di una storia che esce dalle pagine di un libro. In un certo senso il protagonista era stato per un po’ davvero l’unico uomo sulla terra.

Un racconto molto interessante che, come precisato, è stato scritto per una gara, incentrata su una data precisa, in questo caso quella della finale dei mondiali, e che, quindi, forse ha risentito un po' del tema "quasi" obbligato, la grande vittoria della nazionale di calcio italiana. Ecco quindi che l'entusiasmo del mondiale riesce a sopraffare persino il protagonista che, tra le urla di gioia e il nervoso silenzio, sembra far parte di un mondo irreale, quasi a essere rimasto l'unico uomo (gli altri erano tutti a casa, a vedere la partita). Battuta finale a parte, è un testo che ho molto gradito e letto con piacere. Sinceri complimenti.