




Descrizione: Alcibiade è senza dubbio uno dei personaggi più affascinanti della storia greca: stratega, politico e avventuriero. Propongo una riflessione sulla sua figura di olimpionico e il legame tra i suoi successi sportivi e la sua ascesa politica.
Incipit: Come ci insegnano le scienze economiche la concorrenza può essere una buona cosa: è il motore dell'efficienza produttiva e l'ingrediente principale del libero mercato. La competizione, però, non è buona in assoluto. Se diventa lo strumento principale per realizzare il bene comune e unico metro per saggiare la virtù e il valore individuale a discapito di altri fattori come la cooperazione, allora sorgono alcuni problemi.
Per i fanatici del merito: n conto è infatti dar il giusto spazio a chi è capace di far bene qualcosa e a permettergli di andar avanti, un altro conto affatto differente è basare la selezione delle persone sul merito. La meritocrazia è il contrario esatto dell'ascensore sociale.
Chi potrà permetterselo studierà infatti nelle migliori università, frequenterà i corsi migliori, e avrà maggiore conoscenza e conoscenze. Utilizzerà cioè la propria capacità economica per ottenere maggiori risultati.
Di conseguenza tutti gli altri, indipendentemente dalle proprie reali capacità, avranno meno meriti e con l'etichetta di peggiori rimarranno tali per tutta la vita.
Sulla meritocrazia hanno scrissero peste e corna fior di sociologhi come Zygmunt Baumann e Luciano Galino oltre a flotte di filosofi. Senza contare che sul suolo italico la meritocrazia da tempo ha assunto la consistenza di una giustificazione ideologica del più bieco familismo amorale, altra categoria sociologica sulla quale si è scritto in abbondanza. Meritocrazia come ordigno ideologico a salvaguardia dei diritti acquisiti nel tempo dalla elites neoliberiste.
Ma nulla accade, il popolo non legge e si inebria della gran capacità di emergere dei Ferragnez e pensa appunto che basta meritarselo per arrivare dovunque. Questo merito non è altro che una lotteria, dove chi ha la fortuna di acquistare il biglietto vincente cambia status.
Da vecchio comunista rimango sempre allibito dalla totale perdita della coscienza di classe del proletariato del nuovo secolo. Roba da matti, pensano tutti di essere classe media o privilegiata mentre sono solo dei morti di fame.
Quanto alla guerra del Peloponneso, ti tiro le orecchie.
Archimede non visse ai tempi della battaglia di Siracusa, in cui gli ateniesi e i loro alleati etruschi vennero spazzati via dall'alleanza di tutte le genti Siceliote Cartaginesi e Segestani inclusi. Ma visse ai tempi dell'assedio di Siracusa, quando i Romani si impadronirono di tutta l'isola dopo aver messo fuori combattimento i Cartaginesi dopo la battaglia delle Egadi. Cioè visse due secoli dopo i fatti narrati da Tucidide.
Bel pezzo, ottimo intento comunque. Bravo.
Conosco il romanzo di Young, che è citato in Sandel. Il libro del filosofo americano te lo consiglio fortemente. Ne ho fatto un'ampia analisi qui, se ti interessa leggerla: http://reforming.it/doc/1829/rn-14-gennaio-2022.pdf
Sì, il sistema meritocratico è diventato un problema politico, oltre che sociale: quella che Piketty chiama la "braminizzazione" della sinistra: il distacco dal punto di vista sociale e di valori tra i dirigenti dei partiti di sinistra e quelli che dovrebbero essere i loro elettori di riferimento. Il problema è che la narrativa neoliberista ha tiranneggiato per trent'anni e oggi ci troviamo in una situazione in cui la gran massa della classe medio-bassa non ha più i riferimenti politici a cui potersi legare. Le persone finiscono così per abbracciare il credo dei partiti etno-nazionalisti e populisti con conseguenze nefaste per le democrazie liberali.
Le cosiddette democrazie illiberali di cui tanto si favoleggia sarebbero, purtroppo, una riproposizione della democrazia ateniese, dove Alcibiade - con tutti i suoi vizi, per carità! - si è ritrovato condannato a morte in contumacia dall'Agorà senza essersi potuto difendere, come aveva chiesto. La stessa Atene dove Socrate veniva condannato alla stessa sorte per reati d'opinione. In sostanza la tirannia della maggioranza di tocquevilliana memoria.
L'accenno al credenzialismo mi ha ricordato alcuni punti di un saggio di Diego Giannone di qualche anno fa: In perfetto Stato. Indicatori globali e politiche di valutazione dello stato neoliberale. Oltre alla Governance, al posto del governo, dai paesi anglosassoni abbiamo importato anche questa pratica.
Il punto saliente, hai ragione (nella risposta al mio commento), è che ormai il proletariato (pure la parola dà fastidio ormai: siamo tutti classe media pure se non arriviamo a fine mese) non possiede più i riferimenti ideologici, e quindi politici (spazzati via tra gli Ottanta e i Novanta), a cui far riferimento. Ogni possibile punto di riferimento è stato eliminato dall'orizzonte possibile.
Non ci resta che la narrativa e qualche saggio per scaldarci il cuore.
Se ti va qui su Bravi Autori ho pubblicato nel mio profilo un paio di saggi interessanti credo: La Rivolta di Shays, Evoluzione del ceto Senatorio nel Basso Impero, L'ultimo Orizzonte e altri.
È stato un piacere incontrarti.
Riprendendo uno dei siti "carbonari" di cui parla il buon Namio, ti segnalo questo articolo (1) del 2012 ma ancora attuale (c'è sempre la Fornero, pare un incubo ricorrente). L'autore è un medico che da anni spara ad alzo zero contro la degenerazione della medicina (enormemente accelerata con questa psicopandemia), ovvero la trasformazione dei sani in malati. Ha anche un blog con numerosi articoli altrettanto interessanti.
Un saluto a tutti, e a rileggerti
(1) https://www.sinistrainrete.info/societa/2457-menici60d15-la-differenza-tra-meritocrazia-e-merito.html
Grazie infinite!
"La meritocrazia è il modo col qual il potere ordina gerarchicamente la società". È sacrosanto, perché il merito nei paesi anglosassoni è figlio del censo. Nel nostro italico paradiso regna invece la variante del familismo amorale. "Si possono distinguere due correnti, non separate, della meritocrazia: la meritocrazia dei figli di e quella dei marchesini. La prima è quella che conosciamo bene, dei tanti figli geni delle nostre elite. L'altra è quella calvinista, e un po' papalina è vero, strumentale al potere in quanto affianca al censo le caratteristiche del più adatto per quel posto.
Il più adatto è colui che non solo possiede competenze ma anche delle precise caratteristiche antropologiche, quelle del yesman per esser breve. È l'uomo che si piega quello adatto, il funzionario dell'Apparato selezionato in base alla propria capacità, competenza e abnegazione.
Ciò che si pretende dall'uomo moderno è di essere un funzionario, ossia colui che funziona per quel compito, e obbedisce agli ordini senza domande.
Qualcuno ricorda come si giustificarono gli aguzzini dei campi di sterminio quando gli chiesero se si fossero resi conto di quello che avevano fatto? Ma noi eseguivamo solo degli ordini. Perché da ogni singolo uomo si pretende di essere un ingranaggio che non chiede e non si chiede, pena la perdita del proprio status e quindi l'annullamento della propria individualità. Ma stiamo allegri, presto ogni lavoratore sarà sostituito con una macchina che non chiede e non si chiede. E forse la debacle demografica a cui stiamo assistendo da decenni non è un effetto indesiderato ma voluto della modernità.
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