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La mamma finlandese ha ragione. Anzi, pecca di generosità

(altro politico, breve - per tutti)
Tempo di lettura: meno di 5 minuti
66 visite dal 13/01/2023, l'ultima: 1 mese fa.
8 recensioni o commenti ricevuti
Autore di quest'opera:







Descrizione: Sono gradite opinioni discordanti o suggerimenti.

Incipit: Le critiche della mamma finlandese alla scuola italiana sono persino generose. Abbiamo uno dei sistemi…


La mamma finlandese ha ragione. Anzi, pecca di generosità
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recensore:

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Recensione o commento # 1, data 17:19:00, 13/01/2023
Quanta verità! Non posso aggiungere altro a questo discorso con cui concordo in pieno. Per me come l'ho vissuta io la scuola mi ha demotivata, studiavo in una scuola audiovisiva professionale per coltivare la mia passione per il cinema e una volta uscita avevo ancora più dubbi. La scuola italiana è altamente discriminatoria verso gli studenti… Non tira fuori il meglio dalle persone.
Complimenti!



recensore:

risposta dell'autore, data 21:02:23, 13/01/2023
Ciao Emma! Grazie per la tua testimonianza. Purtroppo il nostro paese ha un sistema di scuole professionali che è raccapricciante. Contrariamente alla Germania, dove l'istruzione tecnica e professionale, è allo stesso livello di eccellenza dei licei, da noi è l'emblema stesso del classismo: la scuola per la classe operaia destinata ad un'immutabile condizione di ceto. Questa era la visione di Giovanni Gentile e, nonostante gli anni e i mutamenti sociali, resta nei fatti così.
Un abbraccio!



recensore:

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Recensione o commento # 2, data 18:04:20, 13/01/2023
I miei figli vanno a scuola in Francia, dunque non sono proprio il più titolato a commentare queste tue riflessioni, ma ci provo lo stesso perché l'argomento è interessante.
Secondo me chi critica lo sfogo della famiglia finlandese appartiene alla categoria di chi non ha mai visto nulla fuori dal proprio orticello e lo difende credendolo bellissimo. C'è gente che storce il naso anche davanti a dati inconfutabili, eppure non è certo una famiglia finlandese a farci scoprire che il sistema scolastico italiano è peggiore di molti altri. Mi sorprende semmai che anche degli insegnanti si siano uniti al coro delle critiche.
C'è davvero bisogno di esaltare il sistema scolastico finlandese per denigrare quello italiano? No. La signora stessa cita la Spagna e non ne parla male. Il punto della lettera in cui si parla di 15 minuti di ricreazione dopo ogni ora di lezione ci rimanda alla Russia: 45 minuti di lezione e 15 di pausa.
Tuttavia, se digitiamo "miglior sistema scolastico nel mondo" quale nazione viene fuori? La Finlandia.
Dicevo di statistiche, dunque sempre da internet:
- Italia penultima in Europa per percentuale di laureati.
- In Italia solo il 62, 9% della popolazione ha il diploma rispetto al 79% dell'Unione Europea.
- Tasse universitarie, l'Italia è il terzo paese più caro dopo Olanda e UK.
- Analfabetismo funzionale: L'Italia è uno dei peggiori paesi europei (Il paese più virtuoso sembra essere la Finlandia).
Problemi sociali o disfunzioni scolastiche?
Le statistiche non saranno esaustive ma un quadro della situazione ce lo danno comunque.

Penso alle classi pollaio e alla soluzione tragicomica trovata per affrontare l'emergenza covid. Ma è davvero cosi' difficile? Lo chiedo veramente. Ora spunta quest'altra fesseria del merito, ma non si puo' far nulla per aumentare gli stipendi degli insegnanti che credo siano tra i più bassi in UE? Ho letto di sistema scolastico italiano inclusivo, a te che hai figli chiedo: è davvero cosi'? Da quel che scrivi io deduco il contrario. Qui, in ogni classe della materna e delle elementari, le maestre hanno due assistenti al loro fianco. Non mi riferisco a insegnanti di sostegno, ma a gente che le aiuta nel loro lavoro. È cosi' anche in Italia? Se no, perché no? Ricordo che quando mia nipote andava all'asilo (10 anni fa) non c'erano giochi nel cortile, uno scivolo e basta. I bambini venivano intrattenuti con le canzoncine. Ma dove sono i soldi per le scuole? Cosa impedisce ai governi di un lato o dell'altro dello scacchiere politico di guardare a casa dei loro vicini e vedere cosa funziona meglio che da noi? Poi, intendiamoci, anche sul sistema scolastico francese ne avrei da dire, ma caspita se in Italia siamo giù!
Con il senno di poi, noi ex studenti siamo soddisfatti di quello che la scuola ci ha dato? I genitori italiani sono soddisfatti di quello che la scuola da ai loro figli? Penso che ce ne voglia tanta di miopia o di faccia tosta per criticare la scelta di questa famiglia.



recensore:

risposta dell'autore, data 21:12:08, 13/01/2023
Ciao Francesco! Le statistiche ci condannano, ma anche l'esperienza diretta conferma lo stato di disarmo in cui versa la nostra scuola. Per me il problema è proprio sistemico, cioè la scuola fa pochissimo per i soggetti svantaggiati (cognitivamente, socialmente, economicamente) e coltiva una normalizzazione che esclude di fatto i soggetti che mostrano di eccellere in determinati campi. Così facendo mostra di essere elitaria: porta avanti chi è già dotato nei campi scelti e stabiliti dal sistema. Tutti gli altri vanno alla deriva per anni fino all'allontanamento definitivo. Io non ricordo un caso nella mia carriera scolastica in cui uno studente è stato effettivamente aiutato a recuperare i suoi deficit o è stato incentivato a coltivare i suoi talenti extra curriculari. Il tutto in una situazione drammatica di deprivazione di motivazioni (insegnati e studenti sulla stessa barca).
Ti voglio portare il mio caso come esempio emblematico. Io sono un favorito di questo sistema classista. Sono un DSA che alle elementari ha avuto delle difficoltà di integrazione e apprendimento molto rilevanti. Per me la scuola primaria e le medie sono state altamente frustranti. Se non avessi avuto alle spalle una famiglia culturalmente stimolante, sarei stato certamente destinato a quel sotto bosco di ragazzi con un mediocre curriculum scolastico, o peggio. Paradossalmente mi ritrovo ad avere alcune competenze di alto livello e dei buchi mostruosi nelle conoscenze di base, dovute al fatto che la scuola primaria non era in grado di affrontare nella maniera giusta un caso di DSA.
Oggi che affronto gli stessi problemi con i miei figli mi rendo conto che le cose sono certamente cambiate, ma mica poi tanto. Le maestre di Giovanni - il piccolo di casa - sulla questione mi sono sempre apparse piuttosto spaesate. E ancora adesso non ho visto Giovanni messo in grado di utilizzare strumenti didattici alternativi che gli consentano un apprendimento di livello paragonabile a quello dei suoi compagni. Se non fosse per il fatto che ha dei tratti "geniali" ed è stato seguito costantemente dalla seconda elementare in poi, probabilmente ci troveremmo davanti ad un caso di talento completamente sprecato. Questo per farti capire come la scuola sia totalmente impreparata e tutto o quasi dipenda dalla sorte e dalla famiglia di provenienza. Altro che compresenza di più insegnanti!



recensore:

Recensione o commento # 3, data 18:45:25, 13/01/2023
Secondo don Milani, la scuola italiana era fatta su misura per chi non ne aveva bisogno Smile La DAD imposta a forza con la scusa del covid19 ha persino peggiorato le cose, facendo sostanzialmente perdere agli scolari un anno (o due?). Non parliamo poi dei famigerati test Invalsi, che vogliono scimmiottare tutti i difetti (e nessun pregio) della scuola sul modello anglosassone.
La verità è che il "pilota automatico" UE, ovvero i tagli indiscriminati alla spesa pubblica, ha due vittime principali: Scuola e Sanità. I risultati sono evidenti.



recensore:

risposta dell'autore, data 21:16:55, 13/01/2023
Concordo! Purtroppo la scuola e la sanità sono esclusivamente voci di spesa da tagliare. E i risultati sono evidenti. Dopo 60 anni da Lettera ad una professoressa il sistema scolastico italiano resta essenzialmente un meccanismo di selezione delle élite.



recensore:

Recensione o commento # 4, data 21:16:27, 13/01/2023
Concordo in pieno, Domenico. La scuola italiana è una catastrofe, per tutti i motivi elencati. Ce ne sarebbero altri, magari minori, ma nemmeno poi tanto.
Aggiungo solo una cosa. Dalla mia personalissima esperienza personale. Sono stato uno "scolaro" negli anni 80, le elementari ancora con la maestra unica che si è dovuta ritirare in 4^ per depressione acuta, ma i problemi li aveva anche gli anni precedenti che riversava su di noi. Finalmente in 4' ci ha lasciato.
Le medie, non ho idea di cosa abbia imparato dato l'avvicendamento continuo dei docenti, di tutte le materie, sempre a riprendere da zero…
Diplomato in ragioneria dove mi sono reso conto con il senno di poi che dovevo chiamare "prof" degli ignoranti mai visti. Ma non parlo dell'ignoranza tecnica (anche) ma soprattutto di quella mentale. Persone fuori dal mondo reale.
È stata dura la decisione di intraprendere l'università, ma con impegno e dedizione ho poi conseguito la mia laurea (che ora viene definita Magistrale, ovvero non breve, ne diploma universitario) con quasi il massimo dei voti. Avrei potuto insegnare, e confesso che non mi sarebbe dispiaciuto, ​ma poi la mia strada è andata altrove. Ma credimi, quanto bene mi sono trovato all'università, cosi' tanto male mi sono trovato nella varie fasi della scolarizzazione precedente, soprattutto nella scuola dell'obbligo.



recensore:

risposta dell'autore, data 21:23:09, 13/01/2023
Lo immagino! Io, in quanto DSA, mi sono trovato a studiare in una situazione frustrante e psicologicamente devastante. Una scuola completamente impreparata a gestirmi. Se non ci fosse stato l'ambiente familiare particolarmente stimolante, almeno dal punto di vista culturale (da quello umano è meglio metterci una croce sopra), sarei uno dei tanti non pervenuti della nostra scuola.



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Recensione o commento # 5, data 11:10:33, 16/01/2023
Non sarò certo io a difendere la scuola pubblica italiana. Posso sintentizzare i quasi tre lustri trascorsi là dentro con due impressioni, in entrata e in uscita. In entrata, avevo sei anni, il mio primo anno nella scuola pubblica in una seconda classe elementare, fui afferratto per l'orecchio appena entrato e condotto dietro la lavagna in castigo, in quanto nuovo arrivato da educare suppongo col senno del poi. Il maestro girava con la bacchetta e non lesinava colpi alle manine dei malcapitati. Di quella classe mi è rimasto ben impresso in mente il silenzio tombale, anche durante la ricreazione da passare dentro quelle quattro mura. In uscita ricordo bene invece il battibbecco avuto con un membro esterno della commissione agli esami di Stato, durante le prove orali, in cui affermava un fatto palesemente errato riguardo la materia d'esame e di cui pretendeva la veridicità, ossia che riconoscessi il mio errore. Appoggiato dai suoi colleghi in coro, è naturale. Dì che non la sai e facciamola finita, mi dissero. La diatriba influì sul mio voto finale, non in maniera eclatante, ma quel che è bastato per privarmi del massimo dei voti. In mezzo, lasciamo perdere. E sorvoliamo anche sul dopo.
Ma la mia riflessione è invece sulla famiglia finlandese e sulla scelta di affrontare un cambio di vita così radicale, per quale ragione? I nostri giovani partono perché costretti, sono emigranti, o expat come si dice elegantemente adesso. E la scelta è sempre drastica, drammatica, dolorosa, per chi lasciano e per chi va via. Ma questi? Che cos'è, una vacanza 4.0? L'evoluzione dei percorsi esperienziali di qualche resort o di qualche corso di equitazione o di degustazione e via dicendo? Non si può scegliere di vivere in una realtà altra, diversa e difficile, con figli minori a carico, come si sceglie da un menu à la carte, e pensare che tutto andrà bene. Con quale spirito si affronta una realtà che, si sa o si dovrebbe sapere, facile non è, dato che la Sicilia è all'ultimo posto conclamato e decennale nei dati di sviluppo e di qualità della vita dell'intero continente? E poi che fai, alle prime difficoltà, dopo neanche due mesi, non ti piace e passi in Spagna, perché là c'è il sole ma funziona meglio e ti incazzi pure pretendendo di aver ragione? Ma su, siamo seri. Siracusa non è Disneyland, lo sanno tutti, e nemmeno la vita. Ma a questi mi sa che non glielo ha detto nessuno o, semplicemente, hanno pensato di farsi una vacanza lunga, tanto loro lavorano da remoto e i figli, da quel poco che ho capito, anche.
Si parlava infatti del piccolo che andava all'asilo, così non rompeva a casa, e della sua esperienza. Esperienza appunto, come al Luna Park. Che poi qui in Sicilia gli asili pubblici quasi non esistono, e se esistono sono affollatissimi e in pessime condizioni, e perciò si rivolgono tutti a strutture private per parcheggiare i pargoli. Ma questo i finlandesi, naturalmente, non lo sapevano e pensavano di risparmiare anche sulla scuola oltre che sul vitto e l'alloggio. Avete capito tutto, avanti il prossimo cretino scandinavo, lo attendiamo con ansia.



recensore:

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Recensione o commento # 6, data 17:50:42, 16/01/2023
Ma l'episodio della famiglia finlandese è solo l'input, una lampadina puntata un giorno o due sulla questione. Se i giornali avessero parlato di una famiglia siracusana che lascia l'Italia perché la scuola fa schifo il dibattito nazionale sarebbe stato comunque sulla scuola.



recensore:

risposta dell'autore, data 16:59:47, 18/01/2023
Indubbiamente la scelta della famiglia finlandese è tutto fuorché comprensibile razionalmente. Però certamente la lettera della mamma sta facendo molto discutere le teste benpensanti di questo sfortunato paese. Per me è un tema molto interessante non solo per l'esperienza personale e dei miei figli (tutti e due DSA), ma perché a livello universitario ho dato una serie di esami di pedagogia, e mi sono occupato e ho scritto sulle politiche scolastiche (in particolare l'autonomia scolastica).
Purtroppo il sistema scolastico è culturalmente molto arretrato da tutti i punti di vista: formativo; valutativo; commerciale (l'autonomia ha trasformato i presidi in manager senza competenze); lavorativo (l'alternanza scuola-lavoro fa acqua da tutte le parti e non solo per i ragazzi morti). Una situazione che stanno pagando cara proprio i ceti medio-bassi, che vedono ridotte le opportunità di mobilità sociale per i loro figli.



recensore:
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nwNamio Intile
(collaboratore)

Recensione o commento # 7, data 19:15:00, 16/01/2023
Non ci sarebbe la notizia. Se un siciliano lascia la Sicilia per farsi operare o per cercare lavoro, la notizia dov'è?



recensore:

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Recensione o commento # 8, data 15:55:24, 17/01/2023
In effetti quando me ne andai io, dopo anni di lavoro nero, nessuno scrisse un rigo per me. Mi sa che non hai tutti i torti.





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