L'aveva già vista

Il volto sconosciuto di una donna diventa lo strumento di una personale ossessione. Senza fronzoli e con una agile architettura di racconto, l’autore ci introduce ad una dinamica dalle incerte conseguenze innescata nella mente del personaggio maschile, Marino, convinto di aver già incontrato la signora che aspetta ogni giorno alla fermata dell’autobus. Spinto da una irrefrenabile voglia di sapere cerca di contattare direttamente la donna con il risultato di sembrare invadente. L’epilogo apre una rosa di interrogativi sulla vita, sulla morte e su come la mente possa materializzare presenze. Bravo.

A me piace questo racconto. Piacevole da leggere e ben scritto. Lo definirei serio con una vena ironica sottostante. Nella serietà del descrivere la condizione ansiosa e ossessiva di questo povero protagonista, possiamo ritrovarci anche noi quando qualche volto ci ricorda altri lineamenti o ci fa tornare alla memoria qualcosa che non riusciamo a definire. Ironico che il nome di quest’uomo che teme di perdere la testa sia lo stesso di quel doge che la testa l’ha persa davvero, ironico il momento in cui pronuncia la sua domanda davanti alla signora della fermata e si rende conto di essere sembrato un banale e imbranato corteggiatore. Ironico il dubbio che forse la foto del necrologio assomigliasse soltanto ai lineamenti della signora.
Il messaggio finale è che siamo sicuri e allo stesso tempo insicuri dei nostri pensieri e delle nostre idee, che basta proprio un istante a varcare il confine tra sicurezza e dubbio, che le nostre certezze potrebbero essere sconvolte da innumerevoli verità.