Un impercettibile movimento degli occhi

Ho letto questa prima parte con piacere, nel senso che il tuo modo di raccontare mi ha coinvolta nella vicenda. Le descrizioni dei vari personaggi, adulti e bambini, sono ben riuscite e mi fanno pensare a qualcosa che hai vissuto in prima persona. Hai comunque risvegliato in me l'impeto feroce che mi assale quando incontro l'ingiustizia. Questa non è una scuola, è un inferno; questi insegnanti ottusi, ciechi, meschini (compreso preside e insegnante di musica) sono un insulto alla categoria, colpevoli di lasciar affiorare la crudeltà dei bambini, che può essere davvero senza freni. E l'inferno peggiore è questa madre stanca e indifferente che rifiuta anche un bacio.

Anche la seconda parte mi è piaciuta, qui è ancora più chiaro il divario bambini - adulti, quasi fossero due mondi a parte. Inutile dire che sto tifando per Gianmatteo e la sua squadra. Ci vedo un bel messaggio: la vera forza sta nella fantasia, nell'immaginazione; non sono i forti o i perfetti a conquistare il mondo, perché se togli loro la concretezza della realtà cadranno. I silenziosi, invece, sono quelli che pensano, che inventano, sono gli strateghi della vita, sanno volare e non saranno mai prigionieri.

E infatti, aspettavo la terza parte. Essendo un'adulta mi hai fatto riflettere sul come ci si pone di fronte ai bambini, e sono d'accordo quando dici che più delle nostre parole (che spesso non comprendono), è il tono con cui le diciamo a ferirli, è il tempo che non diamo, la fiducia che non concediamo. Credo sia l'intelligenza a salvare questo bambino, la sua capacità di osservare e ricordare. Il lutto che prova lo farà crescere, le ingiustizie e i soprusi lo renderanno forte, e sarà un adulto migliore di tutti quelli che ha incontrato.
(Posso segnalarti, sulla 4° riga "richiamare" invece di "richiamati" e, quando parli di Lavinia alla 28°, "le" invece di "gli")
Non è una storia felice ma ci vedo comunque un lieto fine, perché Gianmatteo proseguirà verso la vittoria come il suo personaggio-gioco.
E se i cattivi si ripresentano, allora trentuno! Trentuno!

Prego, è stato un piacere! Ti chiedo però scusa per aver sbagliato, nel commento, il nome della bambina.
Volevo aggiungere anche che trovo il titolo molto azzeccato; il più piccolo di tutti i movimenti è in realtà quello più potente perché innesca lo sviluppo del gioco, la considerazione del comportamento degli adulti, la vera comunicazione con il protagonista.
Bravo.

Altro bel racconto di Gabriele. Una storia complessa, ricca di diversi personaggi, ognuno con le sue caratteristiche e personalità tratteggiate perfettamente dall'autore. È un match adulti-bimbi, senza dubbio, ma anche bimbi-bimbi. È un match tra chi, ormai, si è fatto sopraffare dalle "delusioni" e "disillusioni" della vita e tra chi, invece, con intelligenza e voglia di reagire, vuole crescere e migliorare. Gianmatteo è un bambino molto intelligente e dietro quell'insicurezza e confusione si nasconde una grande forza che gli viene anche dalla sua sensibilità e, perché no, dal suo, alla fine, essere libero, non imbrigliato nei comportamenti inculcati nei propri coetanei. Dei bambini meno fortunati di lui gli aprono gli occhi, lo fanno riflettere, gli danno la forza di reagire. Racconto che mischia tristezza con messaggi positivi. Io mi tengo la positività del racconto, forza Gianmatteo e, scusami, tua madre è proprio odiosa!