Fiducia no paura

Versi consolatori che infondono speranza. Lo sguardo della poesia va dal piccolo spazio lasciato alla paura fino all’infinito orizzonte della fiducia. Bello quel descrivere la paura come gli occhi sfiduciati di un cane che resiste a un tentativo di approccio; la paura va guardata per definirne i confini, va affrontata ma non sempre è possibile annullarla. In questo caso allora, dicono i versi, bisogna guardare avanti e oltre, fino al rivelarsi di un mare e di un cielo dove le nuvole si fanno simbolo di un Dio che crede in noi.

Donare fiducia non è così facile, come potrebbe essere raccontato e creduto. In gioco entra l'esperienza di un legittimo timore, scaturito dal donare una parte di sé, nell'idea di un mutuo aiuto morale e, persino, di approvazione, quando si giunge al momento della compartecipazione di qualsiasi cosa. La fiducia non dovrebbe essere intesa quale un soffocante possesso, ma, condivisione nel rispetto di una libertà che non deve danneggiarne un'altra. Ovviamente, essa s'intreccia in un meccanismo sociale, più facile a dirsi che a essere limitato. Col tempo e coi fatti, la fiducia viene dimostrata, come allo stesso modo può accadere di subire la manifestazione del tradimento, con la conseguente causa della rottura proprio della stessa. Inoltre, se non vi è sincerità, né correttezza da entrambe le parti, già si creano i presupposti affinché essa non possa nascere. Il testo rivela il pensiero consolatorio di se stessi, rivolto alla speranza, nei confronti di una fiducia che possa trovare riscontro, nella realtà della vita. Una pubblicazione utile per spunti di ottime riflessioni. Un cordiale saluto, Eugenia.