Recensione o commento # 1, data 00:00:00, 19/11/2010
Un racconto "noir" a tutti gli effetti. Molti scrittori, di fronte al verificarsi di certi tragici e apprarentemente inspiegabili eventi di violenza, amano cimentarsi nel difficile compito di entrare nella mente dell'assassino, descriverne gli stati d'animo, i desideri, le oscure ragioni che lo portano a cercare vittime, a godere delle loro sofferenze, a nutrirsi della loro linfa vitale e infine a ucciderle. Attirare in una trappola mortale qualcuno che si fida, che è stato sedotto dal fascino fatale del futuro carnefice produce nel serial killer una scarica di adrenalina che lo pervade, lo eccita, lo fa sentire onnipotente. Una sorta di "superuomo" che ha nelle sue mani il potere di togliere la vita altrui,di deciderne l'infausto destino, di eseguire con fredda e feroce spietatezza l'esecuzione terminale. Il testo si avvale della paratassi per calibrare e ponderare l'effetto che certe descrizioni e riflessioni susciteranno nel lettore. Un racconto agghiacciante nella sua linearità descrittiva e nella lucida narrazione di stati d'animo e pensieri di morte. Qualche piccola revisione andrebbe data all'assetto formale e all'uso della punteggiatura.
recensore:
Giuseppe Novellino
Recensione o commento # 2, data 00:00:00, 22/11/2010
La psicologia di un serial killer è qui messa a nudo con un racconto asciutto, terribile. Non c'è trama, ma il semplice ferma-immagine su una situazione agghiacciante che ha dei precedenti e sarà ripetuta altre volte in una serialità quasi da professionista della morte. Potrebbe essere la pagina di un romanzo noir basato sull'ennesimo omicida seriale. E' ben scritta, con stile paratattico e l'andamento quasi di una poesia tenebrosa e realistica.
Recensione o commento # 3, data 00:00:00, 30/11/2010
Oh, che dire? Lo stile che l'autrice usa è quello che prediligo. Un flusso paratattico di pensieri in prima persona, che tracciano un punto di vista malato e inusuale. Grande maestria nel porsi nel cervello del killer. Alla fine mi sono detto che questo racconto poteva anche essere una prosopopea della droga, come se fosse quest'ultima a parlare... e a sciogliersi nelle vene della vittima.
Recensione o commento # 4, data 00:00:00, 04/04/2011
Teatro dell’eroina. Questa volta l’attrice non è il femminile dell’eroe ma lo stupefacente fatto persona. La brillante autrice dà voce alla droga che, come in uno specchio dell’anima, rivela tutte le debolezze di chi ad essa si avvicina, restandone ammaliato, e ne resta strangolato e distrutto. Il personaggio figurato, in un ritmato e progressivo delirio di onnipotenza, esprime con singolare crudezza il sottile gusto di catturare e poi uccidere, senza fretta, la preda. Nella struttura della narrazione viene messa a fuoco la sagoma di una “acerba” ragazzina che va ad acquistare roba per la prima volta. È la vittima di turno. In una narrazione esemplare e geniale, per bocca dell’eroina, vengono descritti i comportamenti della giovane donna che osserva il suo assassino, lo tocca e infine, in desolata solitudine, si accinge a iniettarselo. Il killer esprime il suo sordido desiderio di possesso che arriva a compimento quando egli si mescola al sangue della nuova vittima e ne provoca la morte. L’epilogo è il trionfo del demone distruttore, mai sazio. Dopo aver ucciso, accarezza il desiderio di attendere i parenti della ragazza che ne ritroveranno il cadavere per poter trarre soddisfazione anche dal loro lutto e conclude dicendo di aspettare nuove potenziali vittime per l’indomani. Bellissima anafora, “Resterei qui..” ripetuto per enfasi nel finale, per sottolineare la implacabile sete di morte della protagonista del racconto. I miei complimenti all’autrice, che ha saputo concepire, ma soprattutto “sentire” e raccontare con eleganza, sia ciò che l’eroina-killer potrebbe confessare a un immaginario interlocutore, sia il macabro mondo di relazione ad essa connesso, dove insicurezze, falsi protocolli e fragilità si volgono in malìa mortale e squallida evasione.
Ortografia/refuso: “Saperle esanimi mi da la forza per continuare”, dovrebbe essere “dà ”.
Recensione o commento # 5, data 00:00:00, 01/09/2011
Mi è piaciuto il tuo racconto. sebbene abbiamo toccato lo stesso tema tu rispetto a me, dal mio punto di vista hai usato una versione più introspettiva, quasi poetica per certi aspetti, calandoti nella mente e nei pensieri dell'assassino
Recensione o commento # 6, data 00:00:00, 06/08/2012
Scritto con impetuosa voglia di raccontare la mente contorta di
un selezionatore d'anime.
L'ho letto d'unfiato.
Sei riuscto ad ingannarmi, non avevo afferrato che si trattava della Signora Morte.
Notevole l'abilità nelle descrizioni minuziose che attribuisci all'ipotetico killer. Veramente da leggere in un sol boccone!
recensore:
Ida Dainese(socio onorario, collaboratore)
donatore 2019 (2 dal 2015)
Recensione o commento # 7, data 00:00:00, 17/08/2017
Un ottimo racconto che si legge con avidità, che sorprende e che lascia tristezza. Narrato in prima persona è subito immediato l’impatto con i pensieri dell’assassino in questione, la sua sete di uccidere, di ingannare e illudere, di godere del dolore che lascia, di pregustare le vittime future, cullandosi nel ricordo di quelle passate. Un assassino che si rivela nel finale ma che resta impunito, strumento di altri assassini indifferenti che per denaro distribuiscono morte.
Recensione o commento # 8, data 10:15:39, 02/12/2022
Un testo alla Nothomb? Penso a Diario di rondine, edito da Voland, oppure a molti altri editi Feltrinelli. Argomento non facile. Il testo risulta semplicistico e non ho letto altro di tuo. Mi è difficile entrare nella mente di un killer, Le tue considerazioni sono giuste? Non saprei. Il racconto, a me personalòente, non è rimasto. Mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero. Ciao.