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Luigi Cadorna - l'arte di demotivare

(saggio storico, breve - per tutti)
Tempo di lettura: meno di 5 minuti
71 visite dal 20/11/2021, l'ultima: 2 settimane fa.
4 recensioni o commenti ricevuti
Autore di quest'opera:
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nwMessedaglia
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Descrizione: Nel brano si applica alla vita militare e professionale lo stratagemma «se vuoi drizzare una cosa, impara prima tutti i modi per torcerla di più». Un leader vuole imparare a motivare i collaboratori? Cominci, intanto, a capire come non demotivarli…

Incipit: La mancata resistenza di reparti della II armata, vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico, ha permesso alle forze austro-germaniche di rompere la nostra ala sinistra sulla fronte Giulia. Luigi Cadorna, parte del bollettino emanato il 28 ottobre 1917, a seguito della disfatta di Caporetto.


Luigi Cadorna - l'arte di demotivare
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Elenco Tag dell'opera:
#stratagemmi(2)    #cadorna(1)



Recensioni: 4 di visitatori, 7 totali.
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recensore:

Recensione o commento # 1, data 21:44:53, 20/11/2021
Quanto c'è di vero nelle tue parole!
Quel che mi chiedo è perchè non si sia pensato di cambiare il nome a tutte le "piazza Cadorna" o "via Cadorna" sparse in varie città e paesi italiani.
Ti faccio i complimenti per queste interessanti pillole di storia che ci regali.



recensore:
avatar di Messedaglia
nwMessedaglia
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risposta dell'autore, data 21:53:48, 22/11/2021
Ciao Stefyp, grazie per i tuoi complimenti, li apprezzo molto. E sì, mi stupisco anch'io che ci siano ancora delle piazze e delle vie intitolate a Cadorna.



recensore:

user deleted
Recensione o commento # 2, data 16:28:05, 21/11/2021
Interessante descrizione di un orrendo personaggio, protagonista in negativo di quell'altrettanto orrendo periodo storico. Stefy ha ragione, dovrebbero far sparire il suo nome da ogni via e piazza d'Italia. Ho letto che a Udine e Bassano del Grappa lo hanno già fatto.



recensore:
avatar di Messedaglia
nwMessedaglia
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risposta dell'autore, data 21:55:40, 22/11/2021
Grazie anche a te Francesco. Speriamo che altri comuni seguano l'esempio di Udine e Bassano del Grappa.



recensore:
avatar di Namio Intile
nwNamio Intile
(collaboratore)

Recensione o commento # 3, data 15:54:54, 23/11/2021
Cadorna non è certo un personaggio simpatico. Piemontese, di antica formazione militare sabauda, già Senatore del Regno dal 1913 e fino alla morte intervenuta nel 1927. Certo anche dopo Caporetto la sua memoria non poteva essere infangata dal regime liberale morente né lo fu dopo a maggior ragione dal fascismo che sul mito della guerra e della vittoria aveva costruito le sue fortune. Si cominciò a guardarlo in modo diverso dopo la disfatta nel secondo conflitto mondiale, quando i Savoia vennero mandati a casa. Di lui si ricordano le decimazioni, che prendono il nome dall'eccezionale pratica dell'antico esercito romano, operata solo nei momenti più bui, che significa letteralmente ucciderne uno ogni dieci.
Nei reparti che cedevano al nemico senza motivo e senza che si potessero riconoscere dei colpevoli si giustiziavano alcuni componenti del reparto stesso scegliendoli a caso. Come punizione per gli stessi reparti.
Ciò avvenne nel rispetto della legge, considerato che il capo di stato maggiore dell'esercito aveva potestà legislativa nei territori in cui operava e nei confronti dei membri dell'esercito stesso.
In verità il Regio Esercito entrò in guerra largamente disorganizzato e privo di armi moderne. La guerra sull'arco alpino orientale non poteva che essere una guerra di posizione, vista l'impreparazione italiana come quella austro ungarica oltre alla cattiva disposizione al combattimento dei due eserciti per motivi talvolta convergenti.
Cadorna sapeva qual era il materiale umano dell'Esercito italiano, sapeva qual era il grado di preparazione e l'armamento. Sapeva che un esercito di coscritti di uno stato nazionale con scarsa coscienza di sé non avrebbe potuto reggere a lungo senza una ferrea disciplina.
Questo non per assolverlo, ma per inquadrare l'ambiente in cui operava. Non era un pazzo macellaio, come non lo erano i comandanti degli altri eserciti in guerra.
Che si trovarono a combattere una guerra di trincea quando tutte le guerre europee fino ad allora, comprese quelle napoleoniche, erano state guerre brevi e con battaglie estremamente mobili.
A nulla servì la lezione della Guerra Civile Americana, forse la prima guerra moderna, molto simile a quella mondiale di inizio ventesimo secolo.
Ecco allora le undici battaglie dell'Isonzo in due anni. Ognuna una paurosa carneficina con l'unico obiettivo di reggere il fronte. Nel 1917 l'agonizzante impero austriaco chiese aiuto ai cugini tedeschi. I quali organizzarono in fretta un corpo di spedizione dotato anche dei nuovi carri armati. Tra i giovani ufficiali tedeschi sul fronte dell'Isonzo arrivò un giovane Erwin Rommel, la futura volpe del deserto, che si distinse per l'uso innovativo della cavalleria corazzata. La nuova tattica tedesca e l'uso di armi più performanti come i carri armati, adoperati come mezzo dì offesa indipendente e non a servizio della fanteria, sbaragliarono in fretta il breve fronte carsico italiano. Il Piave fu davvero un miracolo di organizzazione e di resilienza estrema dei reparti, e sul Piave Cadorna impedì la capitolazione italiana nel 1917 come invece avvenne per la Russia nello stesso anno.
Da quel momento il Regio Esercito non riuscì più a passare al contrattacco e aspettò dietro le linee del Piave che la nottata passasse. Le truppe italiane passarono al contrattacco soltanto a fine ottobre 1918 quando i plenipotenziari tedeschi e austriaci stavano già trattando la resa e su esortazione, supplica, del Governo e del Re a Diaz a muoversi al fine di conquistare più terreno possibile prima della prossima resa nemica.
Vittorio Veneto fu un colossale imbroglio messo su dalla propaganda, un raggiro che ancora si studia sui libri di scuola come un miracolo. Quale città italiana non ha una piazza o una via Vittorio Veneto?
Cadorna era certo un uomo spietato, ma a mio avviso, vuoi per mezzo delle destituzioni degli ufficiali anche superiori al minimo sbaglio, vuoi con le decimazioni, vuoi con gli attacchi frontali, resse il fronte per due anni mantenendo una modesta spinta offensiva. Dopo Caporetto, se la guerra non si fosse decisa su altri fronti avremmo subito la sconfitta.
Quanto alle decimazioni, il numero dei soldati fucilati per codardia o diserzione non è di molto dissimile da quello degli altri eserciti in guerra.
Ci sarebbe da chiedersi invece perché entrare in guerra in una situazione evidentemente sfavorevole dato che gli austriaci dominavano tutti i passi alpini. Il disprezzo per le sofferenze degli uomini e delle donne partiva dall'alto, dal Quirinale e passava da palazzo Chigi, dove si parlava d'Italia e non degli italiani.



recensore:
avatar di Messedaglia
nwMessedaglia
$ donatore 2021

risposta dell'autore, data 16:23:46, 27/11/2021
È pur vero che la figura di Cadorna è stata in parte riabilitata per quanto riguarda la disfatta di Caporetto: la sconfitta fu dovuta non solo a lui, che in fin dei conti era ben consapevole dell'imminente attacco nemico, e che per questo aveva diramato delle precise direttive affinché le truppe si disponessero con un assetto difensivo. Direttive che furono però quasi del tutto disattese dai vari Capello (considerato ancora più di lui un macellaio) e Badoglio, che aspiravano solo a ottenere dei successi personali, fregandosene dell'esito complessivo della battaglia. E di questa mancata attuazione dei suoi ordini il colpevole fu lui, capo supremo dell'esercito italiano. Sì, probabilmente era uno dei nostri generali più competenti, ma non fu capace di porre un freno alle gelosie e alle invidie che dividevano i gli ufficiali subalterni, divisioni che probabilmente furono la principale causa di questa e altri nefasti episodi della nostra storia (Amba Alagi, Lissa, Custoza), forse ancor di più della tanto decantata impreparazione militare dell'esercito italiano. E di certo le sue decimazioni e le sue destituzioni non aiutarono a migliorare questa situazione. Sono d'accordo con te, tutto va contestualizzato, ma Cadorna, al di là di tutto, fu un uomo spietato. Non più né meno di tanti altri comandanti del suo tempo, certo. E il disprezzo per i nostri soldati partiva dai nostri deputati e senatori, che seduti sui loro scranni firmavano migliaia di raccomandazioni per imboscare parenti e amici. Ma tutto ciò non assolve Cadorna. E con quel bollettino, con cui scaricò tutta la colpa della sconfitta sui nostri soldati, raggiunse l'apice della vergogna. Per i nostri uomini la misura era colma… Per il resto condivido pienamente la tua precisa e puntuale ricostruzione di questi tragici eventi.



recensore:
avatar di Mariovaldo
nwMariovaldo
$ donatore 2021 (3 dal 2020)

Recensione o commento # 4, data 08:29:11, 29/11/2021
Letto con piacere, ovviamente non per il contenuto ma per la scrittura scorrevole e efficace. Il contenuto, che in parte gia' conoscevo, è invece tremendo, a prescindere dal fatto che qualunque cosa in una guerra, giusta o sbagliata, nobile o vile, è da considerarsi tremendo- Apprezzato anche il parallelo con la professionalità dj certi manager, visto che ho trascorso quasi 50 anni barcamenandomi tra vari tipi di di manager e. quando mi è toccato il compito. cercando di imparare ad esserne uno del tipo decente.
Appena ho un poco di tempo andrò a leggere altri tuoi saggi, ho visto che ne hai postati parecchi e se sono tutti come questo sara' una ottima lettura.





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