Il segreto
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Re: Commento
Non sono un archeologo né uno storico del periodo (una volta si chiamava Età del Bronzo, ora Calcolitico), comunque ho immaginato che i primi tentativi di ottenere il metallo fossero circondati da un'aura di mistero, quasi di timore reverenziale per ciò che gli Dei concedevano all'umanità. In fondo il racconto è solo un pretesto per evidenziare quanto poco sia cambiato il rapporto tra l'uomo comune e il potere, dal 5000 a.C. a oggi: l'unica differenza è che al posto di piume e formule magiche, abbiamo la tv e i social media.Stefano M. ha scritto: ↑13/01/2023, 15:07 Storia interessante, molto ricca e senza troppi inutili fronzoli: tutti è ben focalizzato e posizionato al posto giusto. Anche i personaggi sono caratterizzati egregiamente, almeno per quanto si può fare in un racconto breve. Mi stonano invece un poco, pur non essendo un esperto, alcuni elementi decisamente moderni per il periodo in cui è ambientata la storia (primissima età del bronzo, a quanto pare), così come la presenza di una società già così gerarchizzata; spaccato comunque interessante. Scrittura sicuramente di buon livello, anche come lessico e struttura delle frasi: peccato solo per qualche segno di interpunzione non posizionato alla perfezione e alcune ripetizioni. Nel complesso comunque un bel racconto!
Grazie del commento
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Sei stato abile a non cadere negli inganni tipici di una comunicazione narrativa spostata in un momento così lontano nel tempo e nello spazio. Hai adoperato sempre termini neutri e generici (tranne in un paio di casi... stanza, avrei messo locale, e sbarre. Non credo avessero le sbarre, sono di metallo. E poi il processo, forse avrei adoperato giudizio, l'architettura processuale è molto più recente). Hai evitato gli errori tipici di una narrazione storica che consistono in una mancanza di accuratezza o nel suo esatto contrario e nel non considerare che, seppure le pulsioni umane di fondo sono identiche, tutto il resto cambia.
La storia, seppure breve c'è, come l'immancabile intento didattico che ti fa sempre onore.
E quindi... Bravo.
Re: Commento
I tuoi dubbi sono stati anche i miei, nella stesura: come poteva essere una prigione, all'epoca? Un ambiente presidiato, chiuso e senza finestre? Non avendo informazioni, ho preferito usare le tradizionali sbarre, potrei cambiare in seguito e mettere "piccola finestra", utile allo scambio d'aria. Sul fonema "mth": molte parole di origine indoeuropea hanno la stessa radice, ma sull'origine della parola metallo, anche in altre lingue come greco o latino, non ho trovato corrispondenze, quindi sono andato a senso, in modo che fosse subito comprensibile di cosa si stesse parlando.Namio Intile ha scritto: ↑18/01/2023, 17:58 on Ki e Kur qualche ricerca l'avrai pure fatta. Ma quel Mth?
Sei stato abile a non cadere negli inganni tipici di una comunicazione narrativa spostata in un momento così lontano nel tempo e nello spazio. Hai adoperato sempre termini neutri e generici (tranne in un paio di casi... stanza, avrei messo locale, e sbarre. Non credo avessero le sbarre, sono di metallo. E poi il processo, forse avrei adoperato giudizio, l'architettura processuale è molto più recente). Hai evitato gli errori tipici di una narrazione storica che consistono in una mancanza di accuratezza o nel suo esatto contrario e nel non considerare che, seppure le pulsioni umane di fondo sono identiche, tutto il resto cambia.
La storia, seppure breve c'è, come l'immancabile intento didattico che ti fa sempre onore.
E quindi... Bravo.
Ho inteso il "processo" ovviamente non con l'accezione moderna, piuttosto come fare il processo a qualcuno, con l'intento di giudicarlo ; in una città-stato del 5000 a.C., ho immaginato che il giudizio fosse un'udienza pubblica, ma forse mi sono fatto influenzare dal processo a Socrate, che si svolse da tutt'altra parte migliaia di anni dopo
Grazie della lettura sempre attenta e del giudizio, saluti
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Re: Il segreto
Il fonema indoeuropeo forse nella Mesopotamia del sesto millennio non poteva esser pronunciato. Le popolazioni indoeuropee in quel tempo stazionavano ancora nelle steppe dell'Asia centrale. È probabile che fossero di ceppo e lingua semita. Ma dell'origine dei Sumeri non si sa ganché e si è fantasticato molto. I Sumeri arrivano però molto dopo la tua data, un paio di millenni. Prima esistevano dei regni che svilupparono l'agricoltura e la metallurgia.
Re: Commento
C'è un archeologo specializzato in civiltà pre-sumeriche in sala? Scherzi a parte, ho lavorato molto di fantasia, spero che il racconto sia risultato interessante.Francesco Pino ha scritto: ↑20/01/2023, 15:40 Come sottolinei tra i commenti il rapporto tra cittadino e potere non è poi così tanto cambiato nei millenni. I segreti di stato neppure. C'è poi anche l'influenza della religione: scoprire che certi miracoli non sono affatto tali è una pubblicità molto cattiva per le chiese di ogni epoca.
Come sai la parola "metallo" ha origini greche, ma chissà se a quel tempo il metallo si chiamava già "metallo" oppure "rame". I greci stessi e poi i romani chiamarono il rame con il nome del posto da cui proveniva e, se non mi sbaglio (chiedo aiuto), non c'era ancora distinzione di termini tra rame e bronzo. Si potrebbe immaginare che anche in Mesopotamia il rame prendesse il nome dalle pietre di un determinato luogo?
Voto 4
Grazie del commento, saluti
- Laura Traverso
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La storia che hai narrato è ben esposta, la lunghezza è giusta, senza eccessi. Dal mio punto di vista la terminologia che hai usato, anche se non corrispondesse esattamente al periodo storico, non è tanto importante. Importante è invece il messaggio che il tuo racconto contiene. Povero Atab...poveri i contemporanei... ma taccio! Di esempi e di nomi da fare ce ne sarebbero tanti, senza andare troppo indietro nel tempo. Bravo Andr60.
Re: commento
Ti ringrazio del giudizio, fin troppo benevolo. L'impressione di questi ultimi due anni è di una improvvisa accelerazione di processi già in corso, ma che grazie alla situazione hanno trovato un'autostrada libera da ostacoli, o quasi. Gli Atab c'hanno provato, a mettersi di traverso (ogni riferimento ai cognomi è casuale!), ma è stato inutile, almeno finora. Il WEF ci conduce verso un feudalesimo compassionevole: non avremo nulla, saremo felici, vaccinati e con la pancia piena di vermicelli (veri) al sugo.Laura Traverso ha scritto: ↑23/01/2023, 19:10 Come sempre anche questo tuo testo non lascia indifferenti perché affronta tematiche sociali che percorrono l'umanità intera. Pertanto direi che dal 5000 a.C nulla è cambiato... Esempi simili abbondano in tutte le epoche, della fine che fanno, o che hanno fatto, coloro che hanno provato a mettersi contro i poteri forti dicendo la verità.
La storia che hai narrato è ben esposta, la lunghezza è giusta, senza eccessi. Dal mio punto di vista la terminologia che hai usato, anche se non corrispondesse esattamente al periodo storico, non è tanto importante. Importante è invece il messaggio che il tuo racconto contiene. Povero Atab...poveri i contemporanei... ma taccio! Di esempi e di nomi da fare ce ne sarebbero tanti, senza andare troppo indietro nel tempo. Bravo Andr60.
Saluti
- Marino Maiorino
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Il racconto è ben giostrato sul periodo storico e l'uso delle lingue, la fonetica suggerisce quel tanto che serve (mth - metallo), cosa impariamo?
Che il potere cede sempre solo i pezzettini di sé che vede conveniente cedere, che i "sovversivi" spesso hanno ragione, che hanno il valore di sacrificarsi, che spesso ingenuamente sopravvalutano ciò che è in loro potere fare, che alle volte non vedono i risultati di ciò per cui si battono.
Un po' il racconto mi fa tremare, perché l'insegnamento sembra essere: non cercate di ostacolare i potenti, perché loro restano al potere, e voi fate una brutta fine. Oggi come oggi sarebbe necessaria una rivoluzione, non certo di pavidi. Ma dovrebbe essere una rivoluzione di colti, non di bruti, qualcosa che nemmeno la tanto decantata Rivoluzione Francese fece.
E noi che facciamo, oltre agli scongiuri che la prossima riforma dell'istruzione non riduca ulteriormente il livello culturale del Paese?
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Re: Commento
Caro Marino, io non ho risposte. O meglio, l'unica che mi viene in mente è: resistere, come i combattenti sulla linea del Piave. Lo so, suona retorico, ma mi limitavo a citare qualcuno: (//www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2019/0 ... 017ea.html). Quello era un appello fatto in altri contesti e situazioni, ma va bene rispolverarlo anche oggi, che il potere statale sembra evaporato per assumere la consistenza eterea di un potere invisibile, alfiere dell'inevitabilità dei cambiamenti, sempre per il nostro beneMarino Maiorino ha scritto: ↑05/02/2023, 17:17 Settemila anni e non sentirli: l'umanità riesce ancora a lasciarsi ingannare dal potere, e certamente la gloriosa tradizione ha molto più tempo di così.
Il racconto è ben giostrato sul periodo storico e l'uso delle lingue, la fonetica suggerisce quel tanto che serve (mth - metallo), cosa impariamo?
Che il potere cede sempre solo i pezzettini di sé che vede conveniente cedere, che i "sovversivi" spesso hanno ragione, che hanno il valore di sacrificarsi, che spesso ingenuamente sopravvalutano ciò che è in loro potere fare, che alle volte non vedono i risultati di ciò per cui si battono.
Un po' il racconto mi fa tremare, perché l'insegnamento sembra essere: non cercate di ostacolare i potenti, perché loro restano al potere, e voi fate una brutta fine. Oggi come oggi sarebbe necessaria una rivoluzione, non certo di pavidi. Ma dovrebbe essere una rivoluzione di colti, non di bruti, qualcosa che nemmeno la tanto decantata Rivoluzione Francese fece.
E noi che facciamo, oltre agli scongiuri che la prossima riforma dell'istruzione non riduca ulteriormente il livello culturale del Paese?
Un saluto
- Roberto Bonfanti
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La storia funziona bene nel mostrare che i meccanismi di mantenimento del potere sono sempre gli stessi, declinati alle varie epoche, per questo l'ho apprezzata.
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Re: Commento
Infatti non ho grandi conoscenze né di archeologia né di linguistica comparata, ma solo mostrare che purtroppo non siamo cambiati granché. L'unica novità è che ci facciamo dei selfie meravigliosiRoberto Bonfanti ha scritto: ↑08/02/2023, 22:51 Non credo che il tuo intento fosse quello di scrivere un racconto filologicamente corretto dal punto di vista storico e linguistico, mi fido delle considerazioni che hanno fatto Francesco e Namio, anche a me certi particolari sono sembrati un po' troppo "moderni".
La storia funziona bene nel mostrare che i meccanismi di mantenimento del potere sono sempre gli stessi, declinati alle varie epoche, per questo l'ho apprezzata.
Saluti
- Domenico Gigante
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Re: Commento
Hai ragione, il potere è in grado di manipolare a proprio vantaggio anche (o forse, soprattutto, almeno oggi) coloro che vi si oppongono: la "scienza galileiana" è stata invocata a proposito dei vaccini (di questi vaccini), quindi tutto è possibile!Domenico Gigante ha scritto: ↑18/02/2023, 19:01 Caro Andr60! Non ho molto da aggiungere a quanto già detto dagli altri. Il racconto fila splendidamente e io personalmente non ho avuto sussulti davanti agli anacronismi che puoi aver infilato qua e là. L'intento della storia è chiaro e non serve ribadirlo. L'unica cosa che voglio mettere in evidenza è lo strano rapporto che c'è tra il potere e il martirio: anche Gesù - che faceva miracoli - fu giustiziato e divenne la divinità principale di una nuova religione. Chi sa se anche il tuo Atab non è diventato oggi il profeta indiscusso di una divinità positivista e razionalista, che ci soggioga esattamente come la magia e il mistero delle religioni primitive. Il potere ha molte facce - parafrasando Foucault - ed è difficile da riconoscere. Un abbraccio!
Un caro saluto
Re: Commento
Ti ringrazio del commento; lo stile realistico, più che una scelta, è una necessità poiché non sono in grado di scrivere in modo diversoAnto58 ha scritto: ↑18/02/2023, 19:31 Sono d'accordo con chi ritiene che eventuali anacronisimi o erronee terminologie (se poi veramente ce ne sono… ) non può essere così importante e significativo. L'idea che si voleva trasmettere è stata bene proposta, con uno stile forse troppo realistico, che fa poco fantasticare e immaginare aldilà di ciò che è scritto. Voto 3
saluti
77, le gambe delle donne
ovvero: donne in gamba!
Antologia di 77 opere e 10 illustrazioni per esplorare, conoscere e rappresentare la complessità e la varietà dell'universo femminile. Ognuno dei testi presenti in questa antologia riesce a cogliere tanti aspetti, anche contrastanti, di questa creatura affascinante e sorprendente che assieme agli uomini per millenni ha contribuito, nell'ombra o sul palco della storia, all'evoluzione della civiltà così come la conosciamo oggi. è inutile aggiungere che 77 opere soltanto non hanno la presunzione di fornire una rappresentazione esaustiva, ma lasciamo che la parte di questo "iceberg" femminile ancora sommerso rimanga pronto per emergere in prossime indagini e, perchì no, per costituire ancora la materia prima di altre future opere di ingegno.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Tullio Aragona, Maria Basilicata, Mara Bomben, Alessandro Borghesi, Emanuela Bosisio, Nunzio Campanelli, Paolo Caponnetto, Alessandro Carnier, Gino Centofante, Polissena Cerolini, Antonio Ciervo, Luigi Andrea Cimini, Giacomo Colosio, Cristina Cornelio, Marika Davoli, Stella Demaris, Maria Rosaria De Simone, Cetta de Luca, Cristoforo De Vivo, Roberta Eman, Luca Fadda, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Raffaella Ferrari, Virginia Fiorucci, Anna Rita Foschini, Franco Frainetti, Manuela Furlan, Nicola Gaggelli, Isabella Galeotti, Rebecca Gamucci, Lucilla Gattini, Michela Giudici, Antonino R. Giuffrè, Alessandro Kabon, Concita Imperatrice, Carlotta Invrea, Greta Leder, Silvia Leuzzi, Yuleisy Cruz Lezcano, Libero, Marina Li Volsi, Rosalia Maria Lo Bue, Diego Luci, Sandra Ludovici, Verdiana Maggiorelli, Marino Maiorino, Angelo Manarola, Myriam Mantegazza, Germana Meli (geMadame), Roberta Michelini, Samuele Mocellin, Maurizio Nequio, Teresa Pace, Marina Paolucci, Roberto Paradiso, Umberto Pasqui, Viviana Picchiarelli, Daniela Piccoli, Anna Pisani, Luciano Poletto, Monica Porta, Pietro Rainero, Gianluigi Redaelli, Maria Rejtano, Stefania Resanfi, Franca Riso, Massimo Rosa, Francesca Santucci, Libera Schiano Lomoriello, Daniele Schito, Veronica Sequi, Salvatore Stefanelli, Stella Stollo, Paola Tomasello, Sonia Tortora, Liliana Tuozzo, Alessandro Zanacchi.
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Human Take Away
Umani da asporto
"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Intellinfinito
Questo libro è il seguito di "Un passo indietro". Come il primo, è autoconclusivo.
"Esistevano davvero, gli dèi. Ma non erano dèi. Non lo erano stati per un'oscura volontà divina, ma lo erano semplicemente diventati mediante un'accanita volontà terrena di sopravvivenza".
L'Evoluzione umana (e non) come non l'avete mai immaginata.
Un romanzo postumano e transumano che vi mostrerà un futuro che forse non tarderà a divenire.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Calendario BraviAutori.it 2012 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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Gara di primavera 2023 - Clair de lune - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 20 - L'insolita bellezza delle piccole cose
A cura di Dario Maiocchi.
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