L'origine del divieto di mandato imperativo e la sua importanza

Una zona dedicata alle riflessioni e alle idee.
Questa sezione è per i "pensieri", quelli cioe del tipo "Oggi mi è venuto in mente che... cosa ne pensate?", non per postare poesie od opere personali e chiedere poi di discuterne. Per pubblicare tue opere online, usa l'apposita funzione del nostro sito, grazie alla quale potrai farti leggere ed essere commentato.
Namio Intile
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 701
Iscritto il: 07/03/2019, 11:31

Author's data

L'origine del divieto di mandato imperativo e la sua importanza

Messaggio da leggere da Namio Intile »

L'origine del divieto di mandato imperativo e la sua importanza

Ritorna spesso, sollevata da alcune forze politiche, la necessità di abolire il divieto di mandato imperativo.
Prima di spiegare in cosa consista il divieto bisogna stabilire cosa sia il mandato imperativo.
Esso è collegato al concetto di rappresentanza ed ha una valenza nell’ambito del diritto civile poiché lega con un vincolo giuridico (normato da alcuni articoli del codice civile) due soggetti: il mandante e il mandatario, ciò colui che conferisce il mandato (una delega a svolgere determinati o tutti gli affari del mandante) e colui che la riceve.
In ambito pubblico il mandato imperativo si trova, ad esempio, nella Francia pre-rivoluzionaria, nella costituzione degli Stati Generali. Dove ciascun ordine legava i suoi rappresentanti con tale vincolo (Io ti dico cosa dire e fare e tu esegui). Cosa che provocava di fatto lo stallo dell’Assemblea (che di fatto non veniva mai convocata).
L’unico ad avere un mandato libero non vincolato era il re di Francia. L’unico ad aver facoltà ad agire per la cura degli interessi generali della Nazione.
Il quale, infatti, nella persona di Luigi XVI, quando nel 1789 convocò gli Stati Generali, aveva preteso che i delegati non venissero inviati all'Assemblea con mandati vincolanti dai rispettivi ordini. Ciò perché la responsabilità di ogni singolo rappresentante doveva da quel momento consistere esclusivamente nell'interesse della collettività.
La costituzione repubblicana del 1791 (la prima al mondo ad adottare il suffragio universale di tutti i cittadini) trasmise il principio del libero mandato dalla sovranità del re a quella dei deputati dell'Assemblea eletta dal popolo, di modo che la possibilità di agire per l'interesse collettivo venisse di volta in volta garantita da una norma costituzionale.
Il principio del libero mandato o divieto di mandato imperativo (con una trasposizione negativa che induce a riflettere) nasce pertanto insieme alla democrazia moderna, dal carattere rappresentativo, al contrario di quella classica, essenzialmente greca, che fu, invece, una democrazia diretta.
Il tratto principale della moderna democrazia rappresentativa è quello della rappresentanza politica, secondo la quale l'eletto deve fare gli interessi della collettività tutta e non quelli specifici dei suoi elettori.
In quest'ottica l'eletto diviene soggetto al mandato imperativo della Nazione e non a quello dei suoi elettori.
Dal 1791 in tutte le democrazie rappresentative il divieto di mandato imperativo diventò dunque una regola fissa (e lo è tuttora), anche se, di tanto in tanto, si ode (da destra o da sinistra) lo strepitio di quanti tentano di limitarne la portata o addirittura di sostituirlo con il suo esatto contrario, l'obbligo di mandato imperativo.
Un dibattito del genere avviene spesso anche in Italia in occasione del passaggio di un deputato da un gruppo a un altro, evenienza stigmatizzata come un tradimento del mandato ricevuto dagli elettori. Anche il il voto c.d. di coscienza, contrario alle direttive emanate dai gruppi parlamentari di appartenenza, viene malvisto (e persino nella stampa si legge di franchi tiratori con toni spesso spregiativi), invece che rientrare nella fisiologica dinamica parlamentare, visto che l’eletto ha l'obbligo costituzionale (articolo 67 della Costituzione) di agire nell’interesse della collettività e non per quello dei propri elettori.
Di contro, nel dibattito mirante all’eliminazione del divieto di mandato imperativo rientrano argomentazioni quali l'esigenza di coerenza o la violazione della libertà e degli interessi degli elettori, i quali, a detta dei detrattori della norma costituzionale, esigono che l’eletto venga legato in modo indissolubile al gruppo di riferimento che ne ha agevolato l’elezione.
Chi oggi sostiene l'obbligo di mandato imperativo dimentica o ignora (o finge di ignorare) che la funzione costituzionale del divieto serve proprio a spezzare questo legame di reciproco interesse che lega l’eletto agli elettori o, peggio, alla parte politica che ne ha propugnato l’elezione.
Ciò in quanto l'interesse particolare può essere fonte di distorsioni e manipolazioni.
Inutile nascondere poi che mai una norma costituzionale ha subito nel tempo più violazioni di quella del divieto di mandato imperativo, essendo tra l’altro una norma priva di sanzione.
Violata perché ogni gruppo continua a identificare l'interesse della Nazione con quello del proprio gruppo di appartenenza, o perché gli interessi particolari (se non personali) dei singoli deputati spesso prevalgono su quelli collettivi, o perché i partiti impongono agli eletti sotto i propri simboli, sotto il nome di disciplina di partito, obbedienza cieca e illimitata, a pena del mancato rinnovo della candidatura nella legislazione successiva.
Eviterò, in questa sede, di soffermarmi sulle tecniche parlamentari di limitazione del divieto di mandato imperativo (voto palese invece che segreto, ricorso continuo alla fiducia da parte del governo, utilizzo immotivato della decretazione d'urgenza, ecc.).
In sostanza già oggi il divieto di mandato imperativo viene violato di continuo, a detrimento della rappresentanza politica e a vantaggio degli interessi particolari dei più diversi gruppi di potere e lobby o anche delle diverse parti sociali (sindacati, associazioni, ordini), tanto che le democrazie parlamentari si può dire che oggi abbiano tutte un assetto di fatto neo-corporativista, dove i vari gruppi sociali agiscono non nell'interesse collettivo, nell'interesse della Nazione, ma nel proprio particolare o individuale interesse.
Per concludere, il divieto di mandato imperativo è una garanzia di rappresentanza politica e una garanzia della salvaguardia dell'interesse collettivo nazionale, non il suo contrario come spesso si sente.
Superato il divieto si andrà incontro velocemente a un corporativismo di forma, oltre che di sostanza, e oltre ancora alla supremazia dei poteri oligarchici, impermeabili da sempre alla democrazia. Si tornerebbe dunque all’Ancien Régime e agli Stati Generali pre-rivoluzionari.
Immagine
Rispondi

Torna a “Pensieri sparsi”


Alcuni esempi di nostri ebook gratuiti:


Calendario BraviAutori.it 2012 - (in bianco e nero)

Calendario BraviAutori.it 2012 - (in bianco e nero)

(edizione 2012, 3,74 MB)

Autori partecipanti: (vedi sopra)
A cura di Tullio Aragona.
Scarica questo testo in formato PDF (3,74 MB) - scaricato 346 volte..

Gara di primavera 2023 - Clair de lune - e gli altri racconti

Gara di primavera 2023 - Clair de lune - e gli altri racconti

(primavera 2023, 70 pagine, 816,68 KB)

Autori partecipanti: Namio Intile, Domenico Gigante, Alberto Marcolli, Andr60, Athosg, Giovanni p, Giuseppe Ferraresi, Ishramit, Roberto Di Lauro, Xarabass, Nunzio Campanelli.
A cura di Massimo Baglione.
Scarica questo testo in formato PDF (816,68 KB) - scaricato 46 volte.
oppure in formato EPUB (567,75 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 17 volte..
nwLascia un commento.

La Gara 20 - L'insolita bellezza delle piccole cose

La Gara 20 - L'insolita bellezza delle piccole cose

(marzo 2011, 45 pagine, 856,73 KB)

Autori partecipanti: Lvwceg, Angela Di Salvo, Tania Maffei, Carlocelenza, Ser Stefano, Mastronxo, Cosimo Vitiello, GTrocc, Vit, Arianna, Sphinx, StillederNacht, Exlex, Titty Terzano.
A cura di Dario Maiocchi.
Scarica questo testo in formato PDF (856,73 KB) - scaricato 493 volte.
oppure in formato EPUB (408,12 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 247 volte..
nwLascia un commento.




Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:


77, le gambe delle donne

77, le gambe delle donne

ovvero: donne in gamba!

Antologia di 77 opere e 10 illustrazioni per esplorare, conoscere e rappresentare la complessità e la varietà dell'universo femminile. Ognuno dei testi presenti in questa antologia riesce a cogliere tanti aspetti, anche contrastanti, di questa creatura affascinante e sorprendente che assieme agli uomini per millenni ha contribuito, nell'ombra o sul palco della storia, all'evoluzione della civiltà così come la conosciamo oggi. è inutile aggiungere che 77 opere soltanto non hanno la presunzione di fornire una rappresentazione esaustiva, ma lasciamo che la parte di questo "iceberg" femminile ancora sommerso rimanga pronto per emergere in prossime indagini e, perchì no, per costituire ancora la materia prima di altre future opere di ingegno.
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: Tullio Aragona, Maria Basilicata, Mara Bomben, Alessandro Borghesi, Emanuela Bosisio, Nunzio Campanelli, Paolo Caponnetto, Alessandro Carnier, Gino Centofante, Polissena Cerolini, Antonio Ciervo, Luigi Andrea Cimini, Giacomo Colosio, Cristina Cornelio, Marika Davoli, Stella Demaris, Maria Rosaria De Simone, Cetta de Luca, Cristoforo De Vivo, Roberta Eman, Luca Fadda, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Raffaella Ferrari, Virginia Fiorucci, Anna Rita Foschini, Franco Frainetti, Manuela Furlan, Nicola Gaggelli, Isabella Galeotti, Rebecca Gamucci, Lucilla Gattini, Michela Giudici, Antonino R. Giuffrè, Alessandro Kabon, Concita Imperatrice, Carlotta Invrea, Greta Leder, Silvia Leuzzi, Yuleisy Cruz Lezcano, Libero, Marina Li Volsi, Rosalia Maria Lo Bue, Diego Luci, Sandra Ludovici, Verdiana Maggiorelli, Marino Maiorino, Angelo Manarola, Myriam Mantegazza, Germana Meli (geMadame), Roberta Michelini, Samuele Mocellin, Maurizio Nequio, Teresa Pace, Marina Paolucci, Roberto Paradiso, Umberto Pasqui, Viviana Picchiarelli, Daniela Piccoli, Anna Pisani, Luciano Poletto, Monica Porta, Pietro Rainero, Gianluigi Redaelli, Maria Rejtano, Stefania Resanfi, Franca Riso, Massimo Rosa, Francesca Santucci, Libera Schiano Lomoriello, Daniele Schito, Veronica Sequi, Salvatore Stefanelli, Stella Stollo, Paola Tomasello, Sonia Tortora, Liliana Tuozzo, Alessandro Zanacchi.

Vedi nwANTEPRIMA (317,09 KB scaricato 365 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon



Human Take Away

Human Take Away

Umani da asporto

"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.

Vedi nwANTEPRIMA (497,36 KB scaricato 500 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon

Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



Intellinfinito

Intellinfinito

Questo libro è il seguito di "nwUn passo indietro". Come il primo, è autoconclusivo.
"Esistevano davvero, gli dèi. Ma non erano dèi. Non lo erano stati per un'oscura volontà divina, ma lo erano semplicemente diventati mediante un'accanita volontà terrena di sopravvivenza".
L'Evoluzione umana (e non) come non l'avete mai immaginata.
Un romanzo postumano e transumano che vi mostrerà un futuro che forse non tarderà a divenire.
Di Massimo Baglione.

Vedi nwANTEPRIMA (597,84 KB scaricato 93 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon

Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.