Arturo allievo canguro
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Arturo allievo canguro
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- Che fine avrà fatto il Paguro?
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Primo: Per la brevità con cui l'autore, in sole 2.721 parole è riuscito a raccontare tante "grullerie".
Secondo: Per prevenire e contrastare l'azione della "longa manus" inviata da qualche buontempone a cui piace "vincere" facile.
Terzo: Perché il racconto mi diverte, ma questo è fisiologico, avendolo forse vissuto.
N.B. Naturalmente se la manina non interviene prima del termine si cambia voto, mettendolo uguale alla media degli altri escluso questo.
P.S. Suvvia manina ... fa la bonina!
Se invero ti manda capitan fracassa occhio perchè alla prossima ... fai massa.
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Il racconto è spassoso, se c’è almeno mezza autobiografia t’invidio. Le terminologie nautiche non sono da profano, immagino tu abbia un presente o un passato da navigante, non solo in internet.
Bella prosa, ti segnalo solo qualche refuso: possenza (e non sono del tutto certo che sia sbagliato), capizioso, Anderea, Guardamarina.
Pivolo, invece, dove l’hai scovato? Mi giunge nuovo per "pivello", ma rende bene.
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
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Re: Arturo allievo canguro.
Il termine possenza probabilmente dovrei correggerlo con possanza, mi suona male per il tono francofono, da poissance, mentre sembrerebbe più logico con la lettera "e" secondo il vernacolo italico.
Gli altri sono effettivi refusi.
Temevo, in effetti, di indurre nel lettore l'errata sensazione di poca serietà su quella nave.
Tengo di cuore a precisare che non è affatto così.
La serietà, lo spirito di sacrificio e le privazioni cui i pivoli sono abituati rendono quell'evento, un evento rarissimo.
Proprio per questo quell'episodio fu ancora più buffo ed ancor oggi ricordato.
Certe "pratiche" inerenti situazioni sconvenienti di promiscuità che vanno oltre la sfera professionale sono vietate. Un errore in tal senso può costare molto caro a chi non rispetta tale regola.
I pivoli si trovano in un ambiente altamente competitivo e vengono valutati in qualsiasi atteggiamento, azione, espressione e quant'altro.
Difficilmente soggetti così fortemente motivati, inseriti in un simile ambiente rischierebbero tanto per del semplice "movimento".
L'astensione in toto da certe pratiche è piuttosto un elemento comune.
In linea di massima la stessa regola vale per tutti gli altri imbarcati.
Quindi no, purtroppo il "movimento" è rarissimo, nonostante parliamo di ragazzi in età dove certe pratiche sono indubbiamente esigenze sentite.
Semmai il buon Canguro, qualora queste esigenze fossero direttamente proporzionali alla lunghezza della coda, cosa di cui dubito davvero avrebbe sofferto più degli altri.
Sapersi controllare, trattenere e limitare anche in questo senso è comunque indispensabile per chi intraprende determinate professioni.
Mai invidiare quel che non si conosce, ricordiamoci che i ricordi più belli e veri spesso sono correlati a situazioni non sempre piacevoli, magari pregne di sacrificio, privazioni e perseveranza.
Non a caso il motto di quella nave è "Non chi comincia ma quel che persevera" e racchiude in sette parole tutto quel che c'è da sapere per chiunque su di essa sia imbarcato, specie i pivoli.
Pivolo è un termine, di derivazione della famosa Scuola veneziana, poi divenuto parte integrante anche in quel famoso Ateneo toscano. Per la precisione fino alla festa di S.Barbara tutti gli allievi di prima classe sono "pivoloni", poi passano di grado e vengono promossi "pivoli", al termine della crociera estiva di cui nel racconto, al cominciare della seconda classe divengono "anziani".
Grazie per la segnalazione degli errori, mi fa piacere tu abbia trovato divertente il racconto.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Personaggio ampiamente delineato, fin nei particolari e oltre.
Ambientazione, non sono in grado di giudicare, ma leggendo questo racconto credo che siano reali. Perchè molti termini, e modi, possono solo essere di una persona che l'ha vissuta un'esperienza del genere, magari non proprio così, ma comunque molto onesto con il lettore.
Argomento nuovo, non avevo mai letto nulla di questo genere.
Anche se molto lungo, si legge bene, perchè la curiosità del "come andrà a finire" è nascosta in ogni riga.
Ho trovato una E’ invece di È. Poi ho notato che dopo il !" c'è anche un . Vabbe mie tare, scusa.
Voto 4
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Re: Arturo allievo canguro
Mi fa davvero piacere abbia divertito.
Grazie anche per le segnalazioni sugli errori, prontamente corrette.
Si, certamente, i termini corrispondono al gergo proprio di quegli ambienti.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Utilizzi uno dei "pivoli" per narrare le vicende di Arturo, e lo fai al passato. Tutta la storia si svolge al tempo passato. Tuttavia intervieni in prima persona al presente per spiegare un po' di cose. A mio parere è superfluo, lo può fare la voce narrante, e in questo modo confondi un po' le acque.
Anche la conclusione, con le indicazioni etiche del racconto, le lasci al "pivolo" narrante. E io avrei chiuso lì, senza ulteriori spiegazioni dell'autore.
Poche sviste, qualche incidentale non chiusa correttamente, qualche distrazione sulla punteggiatura, qualche ripetizione, qualche termine: appendi panni, per esempio, non esiste. Il termine corretto è attaccapanni, o appendiabito.
Ma come noto, ci manca il verbo essere.
E distrazioni del genere, che una serena rilettura mette subito a posto.
Le eufoniche neanche te le segnalo, perché mi pare che le adori.
Comunque, bravo.
- Eliseo Palumbo
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C'è qualche refuso tipo "la" io scriverei "là", oppure appendi abiti. Nel complesso bel racconto, ti do il massimo.
A presto.
- Teseo Tesei
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Re: Arturo allievo canguro
Eliseo, cerco di rispondere ad alcuni interrogativi posti.
La fine didascalica e se vogliamo pure un po’criptica è obbligata da precisi limiti.
Il Paguro, che dire?
Quel che può apparire come malinconia e rassegnazione le vedrei da un altro punto di vista.
Proviamo secondo una visuale da Paguro.
Considerato che la rotta intrapresa, a cavalcioni di quella sottile linea rossa, comporta inevitabili sacrifici e doveri. Assunto, che impone scelte che interferiscono anche nella sfera privata: vuoi per esigenze di servizio, vuoi per non procurare involontario dolore alle persone amate, vuoi per una serie di ulteriori valide ragioni.
Chiarito questo è certo che emozioni caratterizzate da un costante scoramento ed impotenza, quali malinconia e rassegnazione, non fanno parte della genetica del Paguro. La sua è anzitutto una scelta volontaria di vita, una scelta non sempre facile, ma neppure così difficile, almeno per lui che di questa è soddisfatto e contento.
Il Paguro ha imparato a controllare le proprie emozioni, a fidarsi ciecamente di quello che i guerrieri Sioux definivano Grande Spirito. Ha imparato a fidarsi della rotta indicata dal Grande Spirito perché affinando il proprio istinto ne percepisce la costante presenza, più volte è stato guidato e tratto in salvo con soluzioni molto efficaci, inconcepibili da mente razionale. Il Paguro è sereno e non ha alcun rimpianto per le scelte operate. Lui ha Dio nel cuore ed ha il privilegio di servire, armi in pugno, alla tessitura del grande arazzo di cui nessun mortale riesce a vedere il disegno. Vediamo tutti il rovescio di quell’arazzo, tutti contribuiamo alla tessitura, ma il lato dritto possiamo solamente immaginare quale meraviglia sarà quando ci sarà permesso vederlo.
Che dire quindi … il Paguro ha il mare, ha il Grande Spirito ed è sereno. Cosa potrebbe volere di più?
Una famiglia? Una moglie? Dei Figli?
Tempo al tempo: Se il Paguro al domani ci arriva, forse anche questo gli sarà concesso.
Sono certo non pretenda tanto, ma se questo dovesse verificarsi, non credo rifiuterà un simile dono.
Indubbiamente: La sua gratitudine verso Dio, resterà immutata.
Domani è un altro giorno, si vedrà?
Così pure si conclude il racconto.
Spero di aver dato, almeno parziale risposta ai tuoi interrogativi.
Grazie davvero, per le segnalazioni ed i consigli, a tutti.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Re: Arturo allievo canguro
A rileggerci
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Il primo motivo per cui il tuo scritto mi è piaciuto è che è assolutamente "materiale", a meno che tu non ti voglia esibire in associazioni fra proboscidi che si alzano ed elevazioni spirituali, metafisiche o d'altro genere più nobile. E anche qui so che ce la potresti fare.
Il secondo motivo è che, essendo andato sempre per mare, avendo abitato a Genova e Rapallo e avendo sposato una camoglina figlia di un comandante di nave, qualcosa ne capisco, anche se l'accademia e i cadetti son cosa a parte. Per cui anche l'unica corda non mi ha colto di sorpresa.
Trasferitomi in montagna, ho poi trovato una corda molto simile, ma a scopo meteo, che fa bella vista di sé in tutti i rifugi alpini. Fatto che volentieri ti segnalo:
CORDA SECCA - BELTEMPO
CORDA BAGNATA - PIOGGIA
CORDA RIGIDA - FREDDO
CORDA INVISIBILE - NEBBIA O... BERE MENO!
CORDA MOSSA - VENTO
SENZA CORDA - CE L'HANNO RUBATA
Altro motivo è l'aver fatto il servizio militare obbligatorio, esperienza di per sé non certo piacevole, ma che mi ha dato modo di riconoscere nel pivolo la burba, come si chiamava da noi, e nel centenario e nell'anziano il nonno, da cui il termine nonnismo.
Naturalmente il vero motivo del mio gradimento a proposito del tuo racconto è la sua originalità, condita da un'affascinante scrittura vintage. Tanto che ti avrei tanto volentieri attribuito il massimo, ma dopo aver visto che tu - pur apprezzando il mio testo - mi hai dato 2, non ho potuto fare a meno di comportarmi egualmente con te. Facendo in altro modo, avevo paura che ti saresti incazzato.
Alla prossima, quindi, se mai ci sarà.
- Teseo Tesei
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Re: Arturo allievo canguro
Non sia mai vero quel che si narrava di Eva nel Paradiso Terrestre.
Pare si trovasse nei pressi d’un melo, quando ad un tratto, richiamata da un sibilo sospetto si girò e vide un serpente.
A quella visione esclamò: “Che schifo!”.
“Sei bella tu!” rispose il serpente, che era permaloso.
Ciò premesso, da ligure di levante "adottato pro tempore" devo constatare che il trasferimento in montagna deve averti fatto male. Naturalmente perché sei stato fin troppo largo di manica.
Un bell' uno era già fin troppo.
Materiale, "materialissimo" il testo ... indubbiamente.
Per la prossima gara compenserò con una Divina Commedia in miniatura, vedrò nelle note di dedicarla ad un amico ... cui tanto piace.
Bella quella della corda.
Sai vero che in Marina Militare il titolo di Alpino viene largamente impiegato per indicare qualsiasi marinaio, come dire ... non troppo avvezzo a quell'ambiente.
Immagino di si.
A rileggerci e ri-commentarci, sempre molto volentieri.
In salute mi raccomando ... farmacista compreso.
Non ti manca il mare?
Magari tornando in riviera gli acciacchi si alleviano, così il farmacista piange e risparmia le palanche per il parafulmine.
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"Arturo, tempo dopo, raccontò che il Guardiamarina Cerere, al termine delle prove, gli comunicò che" l'uso del tempo verbale in questa frase non mi convince.
A rileggerci
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Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
Copertina di Pierluigi Sferrella.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Alessandro Carnier, Romano Lenzi, Francesca Paolucci, Pasquale Aversano, Luisa Catapano, Massimo Melis, Alessandro Zanacchi, Furio Bomben, Pierluigi Sferrella, Enrico Teodorani, Laura Traverso, F. T. Leo, Cristina Giuntini, Gabriele Laghi e Mara Bomben.
Un passo indietro
Il titolo di questo libro vuole sintetizzare ciò che spesso la Natura è costretta a fare quando utilizza il suo strumento primario: la Selezione naturale. Non sempre, infatti, "evoluzione" è sinonimo di "passo avanti", talvolta occorre rendersi conto che fare un passettino indietro consentirà in futuro di ottenere migliori risultati. Un passo indietro, in sostanza, per compierne uno più grande in avanti.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.