La vita è meravigliosa?
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Ti ringrazio dei complimenti, doppiamente graditi poiché anch'io apprezzo parecchio i tuoi scritti.Roberto Virdo' ha scritto: ↑29/03/2021, 13:21 Grande, Andr. Bravo, bravo. Stupito per la fantasia, come hai immaginato ciò che poteva essere, quanto abbiamo perso. L'astronauta sulla Luna… !!! E la possibile critica, che magari si sarebbe annullato anche qualcosa di "negativo" (un possibile criminale?) non può reggere di fronte alla quantità del bene distrutto. La trovata del clown è a dir poco Kubrickiana, complimento che riservo a pochi.
Colpo di scena finale che ti confesso, non mi aspettavo e fa anche piazza pulita di altri possibili appunti. Hai reso giustizia a Hillsvalley e a tutti noi, di fronte ai crimini che purtroppo vengono spesso alla ribalta, quelli che hai voluto evidenziare. Un solo colpo per annientare l'egoismo puro. Lineare, conciso, spietato. Di nuovo mi sorprendi, sarà che questo tuo modo di scrivere mi "acchiappa", evidentemente. Scusa lo sforamento romanico. Ti darò il massimo ma un po' di pazienza, voterò dopo la pubblicazione del mio testo. A rileggerti volentieri.
Il titolo e la trama è ovviamente dal film di F. Capra: ricordo che già quando lo vidi la prima volta (parecchi anni fa) mi venne in mente la possibilità opposta. Forse mi rendevo conto inconsciamente che la vera felicità non è nella moltiplicazione (dei beni) ma è nella sottrazione (di bisogni inutili e di persone malsane).
Un quiz: la trama prende spunto anche da un racconto, quale?
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Hai ragione, tipi come Alan Greenspan molto raramente si suicidano, anche perché sono intimamente convinti di essere brave persone.Laura Traverso ha scritto: ↑29/03/2021, 17:17 Scrivo di getto e mi vien da dire che il titolo più appropriato al tuo racconto poteva essere "Morte di uno s...". Il titolo da te scelto non mi pare troppo adatto, ma è solo la mia impressione. Circa il testo riporta ai tanti furbastri che "galleggiano" nella nostra società: nulla di nuovo. La figura del fratello minore/voce della coscienza del furbastro, è molto ben costruita. Soprattutto il suo travestimento con le "tragiche" conseguenze è originale e ben raccontato. Un fatto, però, leggermente stride, e cioè la parte del suicidio. Mi spiego, gentaglia come quella del "furbo" è difficile che abbia barlumi di rimorsi di coscienza. Certo, doveva schiattare per dar giustizia, finalmente, al povero e maltrattato Felix. Ma lo avrei fatto morire in altro modo, (magari spaventato dalle visioni proiettate, fuggire e accidentalmente, in preda al panico, andare a finire, che ne so, nello stritola-rifiuti...ad esempio). In fondo il suicidio è una redenzione che il tipo non si merita, gente così non si pente...Comunque sei stato bravo ad avere parlato, con anche una bella fantasia, del problema.
Però il protagonista era stato drogato da Felix (forse non è molto evidente, nel testo), quindi si poteva muovere a malapena, giusto il prendere la pistola dal cassetto poteva fare...
Sul titolo non ho mai avuto dubbi: voleva essere una rielaborazione del film di Capra, solo che stavolta l'avaro Potter ha avuto ciò che si meritava.
Ciao e grazie della lettura
Re: Commento
Ti ringrazio della lettura e del giudizio; sì, la suddivisione in mini-capitoli (anche di lunghezza diversa) è un po' una mania, un'abitudine. Come tutte le persone anziane, i cambiamenti mi mettono a disagio..Francesco Pino ha scritto: ↑31/03/2021, 12:17 Bravissimo Andr60, un racconto quasi eccellente. L'unica cosa che non mi è piaciuta molto è la suddivisione in punti numerati, ma è una questione di gusto che non incide affatto sul giudizio complessivo.
Ognuno di questi ceffi farà i conti con la propria coscienza (spero) e tu hai materializzato quella coscienza, dandogli la forma del silenzioso giustiziere stanco delle angherie subite. Il racconto poi scorre senza intoppi e si legge tutto d'un fiato, complimenti!
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Re: Commento
Anche se non hai visto il film originale, sicuramente conoscerai "Ritorno al futuro, parte II", che è una scopiazzatura (opps, volevo dire, rielaborazione) del film di Capra.Ishramit ha scritto: ↑31/03/2021, 23:56 Credo che il fatto che sia la rielaborazione della trama di un film che non ho mai visto sia la ragione principale per cui non mi ha entusiasmato. Come racconto funziona (anche se alcuni dettagli anche molto importanti sono accennati così sottilmente da sfuggire facilmente all'attenzione, il che non è un male ma può nascondere una profondità che invece c'è), lo schema da "canto di Natale" è utilizzato in maniera non banale, ma forse a Felix viene dato poco spazio, rendendo il tutto più didascalico di quanto troverei raccomandabile.
Ho preferito lasciare il povero Felix nell'ombra, in modo da farlo risaltare di più alla fine.
Grazie del commento.
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Cara Loredana, capisco quello che intendi ma non sono d'accordo, e ti spiego perché.Loredana De Luca ha scritto: ↑01/04/2021, 11:18 Un bel racconto scritto bene. E non è poco.
Tuttavia, qualcosa non mi convince. Forse mi sono persa qualcosa, perciò non riesco ad apprezzarlo veramente, mentre leggo molte recensioni positive.
Sicuramente non mi convincono i personaggi, soprattutto il "cattivo". Perché? Perché il nero è nero e il bianco è bianco. Il cattivo è cattivo e basta, non c'è spazio per le sfumature.
Credo che ciò che rende credibile un personaggio, ciò che permette di entrare nei suoi panni, di essere con lui, o contro di lui, di pensare "come farò quando avrò finito il libro a stare senza…", ciò che rende la sua immagine vivida nella nostra memoria sono le sue contraddizioni, le tante sfaccettature del suo carattere, della sua personalità, che non spetta all'autore sciorinare, come se stesse scrivendo un abstract del libro. Niente descrizioni didascaliche quanto piuttosto il dire e il fare del personaggio che ci fanno intuire chi è veramente. Ne La vita è meravigliosa il lettore apprende mentre il racconto si svolge che Alan è cattivo fin nel profondo dell'anima.
Ed è proprio quello che risulta molto, molto ben riuscito in questo racconto, ma che tuttavia non rappresenta un vero punto di forza, perché scena dopo scena, dialogo dopo dialogo, si delinea sempre più netta un'immagine di avidità, egoismo, insensibilità, a cui si aggiunge una colpevole noncuranza nell'aggirare regole e leggi, che rende il personaggio rigido e, forse, meno credibile. Alan è troppo cattivo, è malvagio, di una malvagità che non conosce tentennamenti. Secondo me, il racconto sarebbe stato più coinvolgente e più efficace se il carattere e la personalità di Alan avesse mostrato più sfaccettature: il lettore deve poter scorgere uno spiraglio per riuscire a percepire l'umanità del personaggio, una microscopica fessura attraverso cui intravedere e intuire che quell'uomo ha le sue contraddizioni, che c'è uno spessore non visibile forse neppure a lui stesso che gli fa provare se non un senso di colpa o di rimorso, perlomeno un'esitazione, un dubbio, un'incertezza, una debolezza nel compiere tutte le azioni riprovevoli che compie. Perché nonostante le sue bassezze ha una sua umanità. Deve averla, se vogliamo imprimere forza al personaggio e renderlo autentico.
Alan, e come lui decine (se non centinaia, migliaia... aggiungi tu un numero a piacere) di altre persone, uomini per lo più ma anche donne, sono intimamente convinti di fare la cosa giusta. Alan è sinceramente convinto di essere un benefattore della comunità. E' solo quando lo spettro/clown gli sbatte in faccia la verità, che si rende conto che non è così, ed è solo allora che (ri)acquista la sua umanità.
Naturalmente questo è solo un racconto (didascalico senz'altro, come già detto in altro commento), visto che nessun Alan vero si ucciderebbe, anzi.
Alan assomiglia molto ai masters of universe, che non sono soltanto personaggi dei fumetti ma i super-miliardari che governano le nostre vite (la definizione è di Stiglitz, non un tipo qualunque) e che spostando miliardi da un continente all'altro decidono la sorte di milioni di altri esseri umani, cioè se saranno poveri e analfabeti, oppure meno poveri e un po' meno analfabeti.
Oppure ancora se faranno la DAD e riceveranno la tanto agognata dose di un vaccino sperimentale con effetti a lungo termine sconosciuti.
Grazie del commento, e a rileggerti
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Sì, Felix conosceva bene Alan ma ha dovuto drogarlo, per indurlo a farsi un esame di coscienza. Grazie del commentoLiliana Tuozzo ha scritto: ↑02/04/2021, 23:14 Una storia che colpisce molto.Il fratello fragile e imbranato, diventa giustiziere nei confronti del fratello che ha costruito la sua fortuna a discapito della natura e umiliando il fratello stesso. Certo il fratello giustiziere facendo leva sulla coscienza del fratello arrivista doveva conoscerlo bene perchè riesce nel suo intento così si invertono i ruoli il cattivo si riscatta e il buono diventa cattivo. Un racconto intenso che si segue bene. Un buon lavoro.
Re: La vita è meravigliosa?
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Re: La vita è meravigliosa?
Grazie per la stima verso il sito, ci tengo molto a che la qualità dei contenuti venga notato e valorizzato.
Buona continuazione!
Re: La vita è meravigliosa?
Ti ringrazio del commento; per quanto mi riguarda, non ho la minima pretesa letteraria, il mio modello sono i romanzi di Urania...Egidio ha scritto: ↑23/04/2021, 8:45 Anche il tuo racconto (come la maggior parte degli altri), nel suo genere, mi è piaciuto molto. Infatti, mi ha subito catturato la trama e la fantasia delle situazioni. Sono stato fortunato a trovare questo sito: mi offre la possibilità del confronto con tanti bravi autori e recensori. Mentre in altri siti ho trovato della gran spazzatura pseudo-letteraria.
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L'originalità e l'articolazione della trama si srotolano divinamente davanti hai mei occhi, che con
avidità vogliono arrivare alla fine.
Il Personaggio di Alan è un criminale, imprenditore senza scupoli, anche verso suo fratello.
Il personaggio di Felix, credo sia poco delineato, certo il nocciolo della questione poi il lettore lo leggerà più avanti, comunque credo che tramite altri due o tre dialoghi si poteva caraterizzare meglio.
La trama come scritto sopra si sviluppa bene, ma quello che non ho capito, allora da dipendente
è diventato il proprietario, oppure ha aperto una sua azienda di vernici? Certo è che la lettura
coinvolge tanto, da non accorgersi di questo cavillo. Oppure mi è sfuggito qualche cosa?
Registro narrativo numerato, io avrei semplicemente lascio doppia o tripla interlinea. I numeri potrebbero distrarre il lettore
Comunque una buona lettura.
Re: Commento
Alan è il tipico sgobbone che vive per l'azienda e fa carriera scalando posizione su posizione aumentandone i profitti, in modo spesso truffaldino. Alla fine, ne diventa il capo (il racconto non lo spiega, ma lascia intendere che anche questo avvenga in modo piuttosto opaco).Isabella Galeotti ha scritto: ↑08/05/2021, 16:00 Il titolo mi aveva un pochino spiazzato. Non sapevo come interpretarlo. Poi leggendo il racconto dico che è azzeccato.
L'originalità e l'articolazione della trama si srotolano divinamente davanti hai mei occhi, che con
avidità vogliono arrivare alla fine.
Il Personaggio di Alan è un criminale, imprenditore senza scupoli, anche verso suo fratello.
Il personaggio di Felix, credo sia poco delineato, certo il nocciolo della questione poi il lettore lo leggerà più avanti, comunque credo che tramite altri due o tre dialoghi si poteva caraterizzare meglio.
La trama come scritto sopra si sviluppa bene, ma quello che non ho capito, allora da dipendente
è diventato il proprietario, oppure ha aperto una sua azienda di vernici? Certo è che la lettura
coinvolge tanto, da non accorgersi di questo cavillo. Oppure mi è sfuggito qualche cosa?
Registro narrativo numerato, io avrei semplicemente lascio doppia o tripla interlinea. I numeri potrebbero distrarre il lettore
Comunque una buona lettura.
Ho lasciato nell'ombra il povero Felix, in modo che, alla fine, la sua vendetta giunga più inaspettata. Il ruolo principale è di Alan, che ha una personalità opposta a quella del protagonista del film di Capra.
Grazie del commento
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Quanto al protagonista, Alan Greenspan, governatore della FED voluto da Reagan e rimasto sul trono fin quasi all'era Obama, quindi per un ventennio buono. Ma come ti è venuto? Ma soprattutto, nel contesto del racconto, che significato assume? Il padre padrone del dollaro e del neoliberismo e il proprietario di una fabbrica di vernici mi pare non siano proprio sinonimi. Il finanzcapitalismo di Volcker, di Greenspan e compagnia cantante produce ricchezza, e quindi potere, dal nulla attraverso la leva finanziaria a beneficio di pochi e per condannare la maggioranza al lavoro, faticoso e sottopagato. Cioè Greenspan lavora per pepetuare la schiavitù dei tanti e il potere dei tuoi padroni. Il tuo Greenspan è invece comunque un imprenditore, cioè uno che comunque lavora per vivere. Anche se corrotto e inquinatore lui è comunque un prodotto del sistema, quindi a suo modo una vittima. Tra il vero Greenspan e il tuo, a mio modo di vedere, c'è la stessa differenza che esiste tra il burattino e il burattinaio.
A ogni modo, l'ho trovato buon racconto, Andr, con la tua solita, apprezzabile e condivisa, verve provocatoria.
Re: Commento
Caro Namio, hai ragione quando paragoni il vero Greenspan con quello del racconto: il mio, al confronto, è un dilettante. Se ho "battezzato" il protagonista del racconto con quel nome è stato solo per rimarcare il fatto che anche lui è molto apprezzato nella comunità in cui vive anzi, è un esempio di virtù. Essere il governatore della FED e il padrone di una fabbrica di vernici non è certo la stessa cosa, però entrambi (uno a livello globale, l'altro a livello locale) sfruttano il prossimo ed esternalizzano le perdite: il primo arricchisce i soliti noti facendo il Robin Hood all'incontrario, il secondo distrugge l'ambiente per il suo profitto.Namio Intile ha scritto: ↑24/05/2021, 18:14 È una vita meravigliosa o la vita è meravigliosa? Ribalti l'oramai quasi centenaria pellicola di Capra e il protagonista diventa lui il cattivo e il fratello il buono, anche se nel film non funziona proprio così. Il messaggio di Capra è che il bene cambia il mondo, nel tuo il bene sembra un accidente casuale mentre il male è frutto di lavoro e sacrificio, e alla fine Alan rischia di essere pure simpatico. Occhio.
Quanto al protagonista, Alan Greenspan, governatore della FED voluto da Reagan e rimasto sul trono fin quasi all'era Obama, quindi per un ventennio buono. Ma come ti è venuto? Ma soprattutto, nel contesto del racconto, che significato assume? Il padre padrone del dollaro e del neoliberismo e il proprietario di una fabbrica di vernici mi pare non siano proprio sinonimi. Il finanzcapitalismo di Volcker, di Greenspan e compagnia cantante produce ricchezza, e quindi potere, dal nulla attraverso la leva finanziaria a beneficio di pochi e per condannare la maggioranza al lavoro, faticoso e sottopagato. Cioè Greenspan lavora per pepetuare la schiavitù dei tanti e il potere dei tuoi padroni. Il tuo Greenspan è invece comunque un imprenditore, cioè uno che comunque lavora per vivere. Anche se corrotto e inquinatore lui è comunque un prodotto del sistema, quindi a suo modo una vittima. Tra il vero Greenspan e il tuo, a mio modo di vedere, c'è la stessa differenza che esiste tra il burattino e il burattinaio.
A ogni modo, l'ho trovato buon racconto, Andr, con la tua solita, apprezzabile e condivisa, verve provocatoria.
E' anche lui un prodotto del sistema capitalista, ma ci sono molti esempi di capitalismo virtuoso (uno l'abbiamo avuto anche noi, Olivetti), e non c'è ragione perché si debba necessariamente agire in modo illegale per il benessere proprio, o collettivo.
Grazie del commento, stimolante come sempre
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è esposto abbastanza bene, con semplici refusi di punteggiatura mentre le scene sono ben descritte, però non mi colpisce.
forse perché a mano a mano che avanzavo con la lettura davo per scontato quanto accadeva successivamente.
unica vera sorpresa è stato il suicidio, che non mi aspettavo proprio, visto il personaggio.
nel complesso si lascia leggere senza problemi
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Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
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A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Alessandro Carnier, Romano Lenzi, Francesca Paolucci, Pasquale Aversano, Luisa Catapano, Massimo Melis, Alessandro Zanacchi, Furio Bomben, Pierluigi Sferrella, Enrico Teodorani, Laura Traverso, F. T. Leo, Cristina Giuntini, Gabriele Laghi e Mara Bomben.
Un passo indietro
Il titolo di questo libro vuole sintetizzare ciò che spesso la Natura è costretta a fare quando utilizza il suo strumento primario: la Selezione naturale. Non sempre, infatti, "evoluzione" è sinonimo di "passo avanti", talvolta occorre rendersi conto che fare un passettino indietro consentirà in futuro di ottenere migliori risultati. Un passo indietro, in sostanza, per compierne uno più grande in avanti.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.