Nazista per caso

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2023/2024.

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Andr60
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Nazista per caso

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1.
- Ecco, è qui!
Hans scostò un cumulo di sterpaglie, mettendo alla luce una botola di metallo.
Mike sgranò gli occhi, stupito. - E secondo te, questo sarebbe uno degli ingressi?
- Ne sono sicuro, così come sono certo che nessuno ci sia più entrato da decenni. Non vedete in che condizioni è?
- Perché non sei entrato da solo, visto che sembri così ansioso di farlo? - chiese Bobby, il fratello minore di Mike.
- Mi serve qualcuno che tenga aperta la botola; non so se c'è un meccanismo di chiusura. - rispose prontamente Hans. - E poi, stai tranquillo, lo so che hai paura e che non entrerai mai. - Lo canzonò.
Mike si mise a ridere: - Hans ti conosce proprio bene: la signorina Bobbie è terrorizzata dai ragni...
- Sei proprio scemo, sono solo un tipo prudente... - cercò di giustificarsi il ragazzino.
- Allora, il piano è questo: io e Mike entriamo e lo esploriamo per un po' mentre tu rimarrai qui a fare la guardia. Per te è okay? - tagliò corto Hans, scostandosi il ciuffo biondo dalla lunga zazzera.
- Dai, andiamo, - fece Mike, ansioso di entrare nel rifugio segreto. - abbiamo perso fin troppo tempo con queste bambinate. - concluse, guardando negli occhi Bobby, per farlo sentire ancora più inadeguato a quell'impresa temeraria.
Così, dopo aver aperto la pesante apertura, i due sedicenni s'inoltrarono nel budello scendendo lungo la scaletta.
Bobby rimase accanto al chiusino, dopo averlo appoggiato a terra; in effetti, la chiusura era piuttosto arrugginita e non sembrava molto affidabile, e d'altra parte lasciare un simile buco incustodito – anche se lontano dal traffico e dalle abitazioni – poteva essere rischioso per chiunque.
Almeno così si giustificò con se stesso.

2.
Dopo aver disceso la lunga scaletta, i due ragazzi s'inoltrarono in un buio corridoio illuminato solo dalle loro torce elettriche, sentendosi un po' come Indiana Jones; alla fine, giunsero in un'ampia sala ugualmente scura, dalla quale si dipartivano altri corridoi in tutte le direzioni.
- È incredibile pensare che non ci sia entrato più nessuno, dalla fine della guerra. - disse Mike, col naso all'insù per stimare l'altezza del soffitto.
- Ed è anche divertente pensare a quale sarebbe stata la loro reazione, a vedere un nero curiosare nei loro affari… - commentò Hans, - Nel Terzo Reich i profughi e i rifugiati non erano contemplati, e tantomeno i loro figli.
- Già, gli sarebbe venuto un infarto, al povero Adolf, ad accogliere degli africani e a naturalizzarli tedeschi. - sogghignò Mike, seguito dall'amico “ariano”.
- I nazisti erano maestri nel mimetizzare i rifugi, - commentò Hans, dopo aver riassunto un tono professorale, - del resto erano obbligati a farlo, visto che potevano essere bombardati in qualunque momento, negli ultimi anni di guerra.
- Secondo te, cosa facevano qua dentro?
- L'ipotesi più probabile è che preparassero esplosivi per bombe e munizioni.
- Che ficata! - esclamò Mike, entusiasta. - Pensa se trovassimo delle bombe a mano, potremmo divertirci un sacco a spaventare le ragazze.
- … Oppure perdere qualche dito. - fece Hans.
- Mi sembri quel fifone di mio fratello.
Un rumore improvviso li fece sussultare: - Ehi, hai sentito? - disse Mike, con una sfumatura di nervosismo nella voce.
- Mi pareva arrivasse da dove siamo venuti, andiamo a vedere. – propose Hans.
Ritornarono sui loro passi e, rannicchiato in un angolo, videro Bobby: - Che ci fai qua, non dovevi essere sopra a fare la guardia? - chiese bruscamente Mike.
- Mi annoiavo, e poi non ho paura. - disse il ragazzino, alzando il mento per darsi un'aria sfrontata.
- Sì, certo, basta guardarti per vedere quanto sei coraggioso. - lo prese in giro bonariamente Hans.
Così proseguirono l'esplorazione, con Bobby in mezzo per essere controllato dai due che, di malavoglia, lo cooptarono nella squadra.
I corridoi davano tutti in stanzoni con grosse vasche di miscelazione, per dar ragione del fatto che Hans c'aveva visto giusto; oltre tutto, alle biforcazioni c'erano scritte sui muri in gran parte cancellate dal tempo ma che si potevano intuire senza difficoltà. Tutte invitavano alla cautela e due, in particolare, segnalavano due nicchie dove potersi riparare; da cosa, si poteva immaginare.
Dopo un'ora di ricerca infruttuosa e anche tediosa, i tre erano ormai stanchi e sfiduciati di riuscire a rinvenire qualcosa d'interessante. Finché s'imbatterono in una porta blindata, chiusa.
- Strano, è l'unica porta che abbiamo trovato finora, ed è sbarrata. - disse Hans.
- Ci sarà qualcosa d'importante, dietro. Dai, cerchiamo di forzarla! La serratura sarà malridotta, non ci vorrà molto. - disse Mike, ottimista come sempre.
Ma non fu così semplice, tutt'altro; alla fine, Bobby fu mandato di sopra a prendere una grossa pietra, così riuscirono a scassinare il lucchetto.
La stanza era molto grande; alla luce fioca delle torce, videro delle bombole accatastate le une sulla altre: - Non sarà mica quel gas che usavano nei lager per… - Mike s'interruppe, al pensiero; voleva sempre essere spavaldo, ma i documentari sulle vittime dei campi di sterminio lo avevano colpito nel profondo, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
- No, non credo. - disse Hans, che voleva farsi passare da esperto di storia solo perché aveva dei buoni voti, - i contenitori avevano un aspetto diverso, e poi di solito recavano evidente la scritta Zyklon B, che in realtà è un agente fumigante. Credo che sia un altro tipo di gas, forse volevano usarlo in battaglia, come nella I Guerra Mondiale.
- Ehi, questa bombola ha la valvola tutta storta… - Intervenne Bobby, rimasto in silenzio fino a quel momento.
- Non toccarla! Potrebbe essere difett... - Hans cercò di trattenere il ragazzino, ma era troppo tardi.
Bobby sfiorò appena la valvola, che quella si staccò dal corpo della bombola, che emise un fischio.
Un getto di gas grigiastro investì in pieno la faccia di Bobby, che in breve fu avvolto da una nuvola nebbiosa, mentre gli altri due, presi dal panico, scapparono dalla stanza.
Appena usciti, Hans, appoggiandosi ansimante contro la parete, disse a Mike: - Non possiamo lasciarlo là, dobbiamo tornare indietro.
- Sì, hai ragione. - fece Mike, il cui coraggio era evaporato, ma non ancora il senso di parentela.
Il gas si era ormai diradato; Bobby giaceva a terra, esanime.

3.
Aprì gli occhi, con enorme sollievo di entrambi: - Finalmente ti sei ripreso, c'hai fatto prendere un bello spavento! - disse Mike.
Erano all’aperto, appena fuori dal rifugio.
- Che cosa è successo? Mi ricordo solo che eravamo in quella stanza e… il gas! Aveva uno strano odore e… devo essere svenuto. - mormorò Bobby, ancora tramortito. - Come sono arrivato qui?
- Ti ho portato io in spalla, - disse Mike, - non pensavo che pesassi così tanto.
Bobby fece una smorfia: - Avrei fatto meglio a starmene qua, buono buono.
- Già, te l'avevo detto di stare lontano da quella bombola, ma tu, niente! - lo rimproverò Hans, ma senza severità. Si vedeva che anch'egli doveva essersi spaventato parecchio, al pensiero di trovarsi di fronte ai genitori dei fratelli, con quella loro aria perenne di cani bastonati.
Intanto Bobby si stava alzando, quando gli venne un giramento di testa che quasi non lo fece cadere nella botola, rimasta aperta.
- Stai attento, dannazione! - gridò Mike, stavolta perdendo la pazienza. - Sei peggio di un bambino piccolo, non mi posso distrarre un minuto!
- Non sono un lattante, cazzo! - urlò Bobby a sua volta, tirandogli un pugno che colpì il fratello maggiore al mento, facendolo barcollare.
Mike non replicò, trasecolato dalla sua reazione. Anche Hans rimase a bocca aperta.
Il ragazzino si era appena ribellato.

Naturalmente entrambi non fecero parola dell'accaduto. Mà fu la prima ad accorgersi che in Bobby c'era qualcosa di strano.
A colazione, la mattina dopo, lo sentì brontolare: - Questa cagata non mi piace, è cibo da checche. - disse, storcendo il naso di fronte alla solita scodella di corn flakes.
- Mangia e stai zitto. - gli ordinò, – E poi non voglio che ti esprimi con quelle parole.
- Quale parola? Cagata o checche? Ma io ne so anche di peggiori... che ne dici di merda e froci, piglinculo...
- Si può sapere cos'hai? - La donna alzò minacciosa il mestolo che stava usando e lo agitò davanti alla sua faccia. - Sei tu che ha sempre voluto fare colazione con quella roba, perché ci sono le figurine dei giocatori di basket. Quindi che vuoi da me?
- Hai ragione, mà, - convenne Bobby, calmandosi un po', - ma d'ora in poi fammi würstel e crauti.
- A colazione? Ti verrà un bruciore di stomaco pazzesco...
- Cazzo, mà, non discutere! - esplose Bobby, alzandosi e uscendo da casa, prima della reazione della donna, rimasta a bocca aperta per lo stupore.

Anche a scuola le occasioni per discutere non mancarono; i compagni di classe gli sembravano tutti molto infantili, strano che non se ne fosse mai accorto prima. Tutti interessati al calcio o al basket, in adorazione di miliardari dopati in mutande e canottiera, alle prese con sport ridicoli ideati solo per il controllo delle masse. E poi, le ragazze... quelle, poi, erano anche peggiori; passavano il tempo a sparlare di questa o di quello, attaccate come piattole ai loro dannati telefonini.
Per fortuna c'era Ulrike: lei no, era diversa. L'aveva notata durante la ricreazione, era nella classe di fianco alla sua. Si erano scambiati delle occhiate, ma Bobby non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarla. Ora però sentiva di potercela fare, a prendere l'iniziativa.
Stava leggendo un libro ed era seduta in disparte da sola, come al solito: - È un libro interessante? - le chiese, più interessato al fatto che sollevasse lo sguardo che alla risposta in sé.
- Jane Eire, - disse, mostrando il titolo. - un romanzo d'amore. Lo conosci?
- Temo di no, non è il mio genere. Di cosa parla? Beh, a parte di due che vogliono stare insieme e non ci riescono per svariati motivi.
Lei si mise a ridere e per Bobby fu la parte migliore della giornata; - La trama è più complicata, però devo ammettere che hai ragione.
- Mi chiamo Bobby, sto nella classe accanto alla tua.
- Lo so. Ma adesso devo andare.

5.
Cominciarono a vedersi spesso, dapprima durante l'intervallo, poi anche al pomeriggio frequentando i corsi integrativi o extra-curriculari.
Poi un giorno, all'uscita da scuola dopo una di queste attività – disegno pubblicitario – Bobby ruppe gli indugi e la baciò.
Un bacio molto casto, più che altro uno sfioramento di labbra; Ulrike sorrise, gli prese la faccia tra le mani e lo baciò seriamente, con la lingua.
Bobby stava per essere avvolto in una nuvola rosa, quando una voce maschile infranse l'incantesimo: - Ehi, negro, cosa fai con mia sorella?
Ulrike si ritrasse subito e, rivolgendosi al ragazzo alto e biondo che si stava avvicinando, disse: - Non è niente, Dieter, ci stavamo salutando.
- Con te faremo i conti a casa, - fece lui, scostandola con un braccio, - invece col negretto ci chiariremo subito. Vero, africa?
Bobby e il fratello di Ulrike si trovavano uno di fronte all'altro, e il nigeriano gli arrivava sì e no all'altezza della spalla. Ma non indietreggiò: - Io non devo vergognarmi di nulla, e questo è un paese libero.
Dieter lo prese per il collo, e cominciò a stringere.
- No, Dieter, ti prego, lascialo andare! - urlò la sorella.
Ma Bobby fu più lesto: dimenandosi, riuscì a tirargli un calcio al di sotto della cintura; molto al di sotto.
Il diciassettenne crollò in ginocchio, boccheggiante, e lo lasciò andare: - Sei un gran bastardo, tiri i calci come le femmine. - riuscì a mormorare, con difficoltà.
Bobby gli sussurrò nell'orecchio: - La cosa paradossale è che siamo d'accordo, i negri fanno schifo anche a me. - e se ne andò, lasciandolo trasecolato.
Il nigeriano salutò Ulrike, che non aveva sentito ciò che aveva appena detto, e si dettero appuntamento all'indomani.

Non sapeva spiegarsi bene il motivo, ma la cena da qualche giorno era per Bobby il momento peggiore della giornata: pà e mà lo guardavano in modo strano, come se non l'avessero mai visto in vita loro. E meno male che Mike non c'era quasi mai – ormai rientrava sempre tardi, la sera – altrimenti sarebbe esploso prima: - Si può sapere che avete da guardarmi così? - proruppe, alla fine.
La prima a rispondere, rivolgendosi però al marito, fu mà: - Non sembra anche a te che Bobby abbia qualcosa di diverso nella faccia, nel naso…?
Izu Azuka, dall'alto della saggezza dei suoi avi, rispose: - Starà diventando un vero tedesco, in fondo è quello che abbiamo sempre desiderato.
Sunday Azuka rispose, sbuffando: - Non dire idiozie, sto parlando seriamente. Hai visto i suoi capelli? Sembra che abbia una ricrescita.
- Ehi, io sono qui! Non sono diventato invisibile, e non c'è niente che non vada in me! - ma nell'attimo stesso in cui pronunciava quelle parole, seppe di stare mentendo. In quella casa si sentiva fuori posto, e l'odore delle spezie provenienti dalla cucina cominciava a dargli veramente fastidio, per non dire di peggio.
Andò in bagno a controllarsi i capelli; mà aveva ragione: dalla radice fino a circa mezzo centimetro, il colore nero aveva lasciato il posto a un colore chiaro indefinibile, sembrava biondo.

6.
Mike, Hans e i loro amici del Collettivo si erano dati veramente da fare: lo striscione color arcobaleno, recante la scritta “No alla guerra, sì all'amore” era uno dei più suggestivi, al corteo per protestare contro l'intervento della UE in Ucraina per spalleggiare il governo filo-nazista nella sua azione in Donbass.
Tutto sembrava andare per il meglio, quando da un vicolo sbucò un drappello di giovani tutti vestiti di nero, tatuati con svastiche sugli avambracci.
Avevano anche dei bastoni, e iniziarono a usarli contro le prime file del corteo, mentre quelli del servizio d'ordine se la davano a gambe.
Mike, Hans e gli altri non volevano certo fare la parte delle vittime sacrificali, e usando le aste delle bandiere cominciarono anch'essi a menare botte da orbi a tutti i neo-nazisti che capitassero loro a tiro.
C'era soprattutto un ragazzino tra i più esagitati: capelli corti biondi, robusto ma non sovrappeso, sembrava un torello imbizzarrito. Brandendo una corta catena, si avventò su Mike: - Prendi questa, negro di merda! - urlò.
Mike si scansò e lo colpì con un pugno al volto; sanguinante ma non domo, il ragazzino si avventò nuovamente contro di lui. Solo allora il nigeriano si accorse che quella faccia aveva qualcosa di familiare, anche se era impossibile; eppure… : - Bobby, ma sei proprio tu?
- Bobby non esiste più, - rispose il fratello minore, - ora mi chiamo Siegfried.
- Che diavolo ti è successo? Sei diventato un bianco, è pazzesco. - Mike era scioccato, ma riuscì a prenderlo per un braccio e a trascinarlo fuori della mischia.
- È stato quel gas, ricordi? - disse Bobby anzi, Siegfried.
- Certo che lo ricordo, però sembrava che non ti avesse fatto nulla. E invece…
- Invece mi ha fatto la cosa migliore che mi potesse capitare, mi ha fatto diventare un Vero Ariano.
- Un… vero ariano? Vuoi dire, un nazista?
- Ovviamente. - spiegò Bobby-Siegfried, entusiasta. Pare che quel gas venisse sintetizzato da un medico collega di Mengele, negli ultimi mesi di guerra. Aveva lo scopo di trasformare tutti i prigionieri in convinti sostenitori del regime; purtroppo non fecero in tempo a usarlo.
- Già, che peccato… - mormorò Mike, sarcastico. - Dove sei stato, in tutti questi mesi? Ti abbiamo cercato tanto, e tu c'hai fatto solo due telefonate.
- Mi dispiace, Mike, - fece il fratellino, - ma non faccio più parte della vostra famiglia.
- Siegfried, si può sapere che fai? - gli urlò da lontano un ragazzo coi capelli rasati.
- Arrivo, Dieter! - rispose a voce alta, dando un'occhiata di commiato all'ex fratello maggiore e allontanandosi da lui.
Il ragazzino stava per raggiungere il grosso dello scontro, quando dal gruppo delle LesbichePerlaPace si staccò un'energumena brandendo un tubo di ferro, e dopo pochi passi glielo vibrò sulla testa.

7.
- Bobby! Ehi, Bobby, ti svegli?
Il fratello gli stava urlando nelle orecchie: Bobby aprì gli occhi con fatica e si tirò su, stiracchiandosi e cercando di ricomporsi.
- Ho fatto una dormita, e anche un sogno pazzesco…
- Ah, sempre meglio di noi; almeno ti sei riposato. - considerò Hans, autoironico.
- Perché, che avete trovato, là sotto?
- Un mucchio di polvere e qualche straccio. - rispose Mike, deluso. - Niente per far colpo sulle ragazze o per venderlo a qualcuno interessato ai cimeli della guerra.
- Che disdetta, mi dispiace davvero. - disse Bobby, senza riuscire a trattenere un tono di scherno.
- Hai poco da scherzare, tu, sei solo un buono a nulla. Soltanto a dormire, sei un fuoriclasse. - Mike ricambiò con lo stesso tono.
- Ritira quello che hai detto! - disse Bobby, digrignando i denti.
- Perché, altrimenti, che mi fai? - chiese Mike, sfidandolo apertamente.
Aveva appena finito di parlare, che Bobby, con un destro d'incontro, lo mandò al tappeto.
Il fratello maggiore si sarebbe stupito di meno, se suor Angelika del catechismo si fosse messa a cantare una canzone rap.
Hans iniziò a contare, però Mike si rialzò quasi subito per avventarsi sul fratellino, ma l'amico lo fermò: - Credo che possa bastare, il ragazzino ha tirato fuori le palle, finalmente.
- Mi ha preso di sorpresa, altrimenti…
- Altrimenti sarebbe stato uguale. - ribatté Bobby. - Hai finito di approfittare del fatto che sei il maggiore.
- Che diavolo ti è successo? - chiese Hans, che non si spiegava quell'improvvisa metamorfosi.
- Ho fatto un sogno, adesso ve lo racconto...
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Ciao Andr, ho letto il tuo lungo e divertente racconto, dove si mescolano tanti fatti: la guerra passata, i neri e gli ariani, la suspence del rifugio sotterraneo esplorato, le Lesbicheperlapace. Alla fine si è contenti per Bobby che finalmente grazie al gas "benefico" ha trovato il coraggio per ribellarsi. Racconto originale, ben esposto nei dialoghi soprattutto.
Andr60
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Re: Nazista per caso

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Dopo tanti racconti deprimenti mi sono preso una vacanza:) Di sicuro, l' aver mangiato pesante a cena e aver guardato un documentario sul canale35 ha portato a risultati inaspettati. Saluti, grazie del commento
Namio Intile
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Perché deprimenti? Dopo tanti anni il Ken Loach di Bravi Autori si è preso una pausa tra il comico e il surreale. Nazista per un caso fortuito e per giunta in sogno. A giudicare dalle braccia tese ad Acca Larenzia non pare che per molti ci voglia il gas per giocare ai nazisti. Ma un libro di storia questi l'hanno letto mai? Mah. Il racconto ridicolizza i figli della razza ed è scritto con la tua solita maestria. Nel finale Bobby prende spunto dal sogno per acciuffare il coraggio a due mani e mettere KO il fratello. Allora il gas funziona! Chissà l'effetto su 'Gnazio.
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Namio Intile ha scritto: 31/01/2024, 15:55 Perché deprimenti? Dopo tanti anni il Ken Loach di Bravi Autori si è preso una pausa tra il comico e il surreale. Nazista per un caso fortuito e per giunta in sogno. A giudicare dalle braccia tese ad Acca Larenzia non pare che per molti ci voglia il gas per giocare ai nazisti. Ma un libro di storia questi l'hanno letto mai? Mah. Il racconto ridicolizza i figli della razza ed è scritto con la tua solita maestria. Nel finale Bobby prende spunto dal sogno per acciuffare il coraggio a due mani e mettere KO il fratello. Allora il gas funziona! Chissà l'effetto su 'Gnazio.
"Il Ken Loach di Braviautori"... caspita, questa me la segno :) Troppo buono, caro Namio. Diciamo che stavolta il (sur)realismo marxista si riferisce ai famosi fratelli, più che al barbuto di Treviri. Chissà, potrei scrivere un altro racconto comico su un misterioso virus (chiamiamolo Y) che provochi delle inquietanti mutazioni e trasformazione da Vero Ariano in senegalese, perché no? Saluti, grazie del commento e alla prossima
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Xarabass ha scritto: 01/02/2024, 11:06 il racconto può essere interpretato in diversi modi. Una possibile lettura è che il gas velenoso abbia avuto un effetto simbolico su Bobby, trasformandolo in un'incarnazione dei pregiudizi razziali e dell'ideologia nazista. Un'altra lettura è che il racconto sia una metafora della difficoltà di integrazione dei migranti in una società che è ancora impregnata di razzismo.

Personalmente, credo che il racconto sia un'opera potente e inquietante che ci invita a riflettere sulla nostra società e sui nostri pregiudizi. Il racconto ci mostra come il razzismo e l'ideologia nazista possano corrompere anche le persone più innocenti.
Caro Xarabass, il tuo commento è molto più complesso e problematico del mio racconto :) Sono lieto che abbia suscitato queste riflessioni, io volevo solo evidenziare (con un tono leggero) che diventare fanaticamente intolleranti (ovvero, odiare chi si percepisce diverso da sé) può essere relativamente semplice, a partire dalle piccole cose, come la cucina. Inoltre una delle molle che fa scattare il protagonista è la ribellione al suo senso di inferiorità. Un'altra chiave di lettura è che "l'abito fa il monaco"; in un bellissimo film di qualche anno fa, "Train de vie", degli Ebrei fuggono su un treno e hanno un'idea geniale. Una parte di loro si traveste da SS, e finge di deportare gli altri. Peccato che, dopo un certo tempo, i finti nazisti si comportino come quelli veri.
Saluti
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Ciao Andr60,
e storia molto interessante.
Sembri voler rispondere alla domanda "com'è possibile che tanta gente sia diventata nazista?" Ma poi tutto sfuma: Bobby ha solo sognato, non c'è nulla di vero.
Purtroppo, sappiamo che è successo, che era vero, che maestri, infermiere, madri e padri di famiglia sono stati persino orgogliosi di adottare la mentalità del III Reich. In questo, non posso ridurre il tutto a un sogno, a un'ubriacatura, a un ordine venuto dall'alto. Non ci sto.
Il tutto, mentre lo vediamo accadere anche oggi: tu citi le manifestazioni pro o contro i nazisti in Ukraina, ma lo stile di Wijlders in Olanda, che cavalca il risentimento dei SUOI poveri contro gli altri Paesi della stessa UE, è esattamente lo stesso. Di ciò che sta accadendo in Palestina non voglio parlare: il nazismo è stato un'ottima scusa e Israele non cerca nemmeno quella.
Insomma, sarebbe stato quasi divertente, non fosse stato per il tema, quello che si porta dietro, e il momento.
Le tue qualità di scrittore sono indiscutibili.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Marino Maiorino ha scritto: 06/02/2024, 12:03 Ciao Andr60,
e storia molto interessante.
Sembri voler rispondere alla domanda "com'è possibile che tanta gente sia diventata nazista?" Ma poi tutto sfuma: Bobby ha solo sognato, non c'è nulla di vero.
Purtroppo, sappiamo che è successo, che era vero, che maestri, infermiere, madri e padri di famiglia sono stati persino orgogliosi di adottare la mentalità del III Reich. In questo, non posso ridurre il tutto a un sogno, a un'ubriacatura, a un ordine venuto dall'alto. Non ci sto.
Il tutto, mentre lo vediamo accadere anche oggi: tu citi le manifestazioni pro o contro i nazisti in Ukraina, ma lo stile di Wijlders in Olanda, che cavalca il risentimento dei SUOI poveri contro gli altri Paesi della stessa UE, è esattamente lo stesso. Di ciò che sta accadendo in Palestina non voglio parlare: il nazismo è stato un'ottima scusa e Israele non cerca nemmeno quella.
Insomma, sarebbe stato quasi divertente, non fosse stato per il tema, quello che si porta dietro, e il momento.
Le tue qualità di scrittore sono indiscutibili.
Caro Marino, il successo dei partiti di dx in UE è dovuto alle stesse cause verificatesi negli anni '30 del secolo scorso: crisi economica, ricerca di comodi capri espiatori e totale inadeguatezza della classe dirigente. L'aggravante di oggi è che i peggiori fascisti non sono i tromboni alla Wijlders (tantomeno quelli nostrani), quanto piuttosto quelli che stanno a Bruxelles, a Francoforte e a Washington, oltre ovviamente a quelli di Davos. Col pretesto di combattere il "fascismo" degli altri, questi ci impongono norme assurde e liberticide, ma sempre per il nostro bene e per salvare il pianeta. Già, ma chi ci salva da loro?
Grazie del commento, saluti e a rileggerti sempre con piacere
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Messaggio da leggere da Jacopo Serafinelli »

Nelle prime tre righe del punto 6 leggo una verità che la UE e gli USA hanno sempre fatto passare per falsità… derscrivendo la Russia come un aggressore delle "democrazie" occidentali!
Gli elogi sono già nei commenti precedenti! ;-)
Jacopo
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Re: Nazista per caso

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Ti ringrazio della lettura e del commento, saluti
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Re: Nazista per caso

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Caro Antonio, ti ringrazio per la lettura e per l'impegno profuso nel commento, sicuramente non da tutti ( per primo, dal sottoscritto). Concordo totalmente sul fatto che il nazismo delle sfilate con svastica e braccia tese (o, nel modo nostrano, con i saluti romani e gli inni a Mussolini) sia più un fenomeno marginale che un pericolo reale, legato a sub-culture delle periferie urbane, nelle quali disoccupazione e contiguità con altri emarginati come extracomunitari e nomadi offrono un comodo detonatore a proteste e violenze.
Il potere spesso cavalca questo malcontento e lo manipola facilmente, a seconda delle circostanze, ma il pericolo reale per il 99% della popolazione non è certo l'avvento di un nuovo nazi-fascismo, quanto piuttosto il consolidamento dello status quo in USA/UE, ovvero la resa degli organi eleggibili agli interessi privati, per una dittatura soft (ma neanche tanto soft, in certi casi) che non tollera più alcun dissenso.
Il mio Bobby/Sigfrido è il prodotto di una cena pesante e di un sonno agitato, oltre che di un documentario sulle basi segrete naziste; volevo semplicemente mostrare cosa può capitare a qualcuno, dopo una metamorfosi tanto inaspettata quanto radicale, e farlo con un tono leggero, nonostante il tema. Comunque, anche se il protagonista ragazzino ha solo sognato, alla fine si fa finalmente rispettare dal fratello maggiore; intendiamoci, con questo non voglio dire che diventare nazisti sia la risposta alle angherie, ma solo che quando ci vuole... :)
Saluti, alla prossima
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

ci sono svariati errori, però la storia è bella e simpatica.
divertente al punto giusto, direi, con qualche punta di ironia che non guasta mai.
buona la narrazione, così come lo scritto in generale.
ottime le descrizioni.
bel lavoro
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Andr60
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Re: Nazista per caso

Messaggio da leggere da Andr60 »

Cerco sempre di mettere un po' di ironia anche nelle situazioni più drammatiche, è una specie di scudo alle avversità della vita. I miei scritti riflettono questa tendenza e sono lieto che tu l'abbia apprezzato. Un saluto
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"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.

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