Recensione o commento # 1, data 00:00:00, 21/10/2010
Dei tre racconti l'ultimo è indubbiamente il migliore, è scritto meglio e anche la storia ha più senso. Il primo ha una trama carina sviluppata in maniera coerente ma ci sono refusi come accenti mancanti e qualche errorino tra cui i punti di sospensione che di norma sono tre. La punteggiatura scarseggia molto, ci sono frasi lunghissime e incidentali senza le virgole e le D eufoniche in alcuni casi sono terribili da leggere. Il secondo lo scriverei daccapo, stando attenta alle ripetizioni, oltre ad alcune espressioni dubbie come "belare mollemente", "finti proiettili" e "tutta molle e tremante". La bambina ha capito che il ragazzino è una vittima come lei e quindi si preoccupa per lui, fin qua tutto bene, ma può mai esprimere tutto questo in due righe finali?
Una domanda: perchè è vietato ai minori? Non c'è niente di scabroso...
Benvenuta
Recensione o commento # 2, data 00:00:00, 22/10/2010
Tre racconti che danno un discreta prova di abilitá narrativa. Nel primo è raccontato il colpo di fortuna di un impiegato presso una casa editrice al quale viene un' idea geniale dopo aver trovato casualmente delle vecchie edizioni di libri per ragazzi.Il tema del rapimento della fanciulla, che riesce a sfuggire ai suoi rapitori grazie all'aiuto di un ragazzo che le portava da mangiare, ha una sua attualitá e significanza. Altrettanto significativo e drammatico l'ultimo racconto che punta l'attenzione sul tema della morte e della malattia, mentre da ragazzi si vive in modo spensierato senza pensare alla morte o a quanto di doloroso ci possa riservare il destino. A parte alcune impefezioni formali e qualche congiuntivo mancante, i racconti risultano piacevoli da leggere e manifestano una vena narratia di tutto rispetto ma che ha ancora bisogno di imboccare un proprio stile originale.
Recensione o commento # 3, data 00:00:00, 23/10/2010
Ho letto "Il Temporale". La sceneggiatura e la scenografia, per mutuare dei termini cinematografici, di questo racconto sono buoni. Quello che lascia un po' a desiderare, sebbene è il male minore e si può correggere facilmente lavorandoci un po' su, è la sintassi e la punteggiatura. Il prosa è piena di ripetizioni e spesso le frasi sono troppo pesanti e le interpunzioni non sono proprio azzeccato. Cerca di semplificarle un pochino. Sai dipingere bene con le parole, basta snellire qua e lá .
recensore:
Giuseppe Novellino
Recensione o commento # 4, data 00:00:00, 29/10/2010
C'è materia per un romanzo breve in questo raccontino piacevole da leggere, scorrevole e lineare. La prima parte, soprattutto, si presterebbe ad essere sviluppata. Il finale, comunque, è sorprendente e illuminante, conclude degnamente una narrazione sulla morte e sul suo tragico mistero. C'è un misurato sentimento, una specie di coinvolgente distacco (mi si passi l'apparente contraddizzione)che rende il discorso molto sincero. Buona la forma, di una funzionalitá efficace e incisiva.
Recensione o commento # 5, data 00:00:00, 08/11/2010
Forse una volta nella vita è capitato a tutti di porgere l'ultima visita a qualcuno bloccato in ospedale con qualche male incurabile. Allora ci si ritrova nella descrizione, ci si immedesima negli eventi e il tutto può apparirci scontato. E invece non è così. Lo stile, la leggerezza e la incisivitá , gli accenni nostalgici, lo stile conciso fanno di questo racconto uno di quelli per i quali all'inizio si pensa "Beh, che ci vuole. Basta averlo vissuto e lo sanno scrivere tutti" e in seguito, rileggendolo, ci si rende conto che non tutti saremmo caparci di scriverlo. Mi è proprio piaciuto.
Recensione o commento # 6, data 00:00:00, 09/09/2011
«Vuoi tirare o no?»
Esiste un modo migliore per rappresentare l'inizio di una amicizia tra due bambini? Da piccoli è tutto semplice, anche l'affetto. Narrare quella semplicitá , invece, è difficile. Si rischia di perdere l'immediatezza senza spiegazioni, la vivezza del "quando-tutto-è-possibile". L'autrice, a mio avviso, ci è riuscita benissimo.
Racconto davvero toccante, dove la prima parte è uno Stand By Me delicato, flash di momenti che rendono chiara l'idea di un legame senza doverlo sottolineare a parole, in uno "Show, don't tell" perfettamente riuscito. L'idea di partire dalla fine - la telefonata di Laura, la malattia che incombe dalle prime righe - dá a tutto il racconto un dolore malinconico, sussurrato, nella contrapposizione tra quel che era (o quel che doveva essere) e quel che è.
Il finale, meraviglioso, mostra come la vita ripropone sé stessa, refrattaria a ogni insegnamento generazionale. Ma, dopotutto, non è così che deve essere?
Piccolo dubbio linguistico: a un certo punto leggo: "Quando dissero a me e a Luigi", "Io e Luigi provammo a dirlo...". Ma lì, non è Luigi che parla? Forse era una parte che non doveva essere dialogo ma voce narrante? O magari mancano solo delle virgolette di fine discorso, che separino voce narrante da dialogo di Luigi? (C'è anche l'ipotesi tre, che comprende le parole "forse","non", "ho", "ben", "capito", "io", quindi la escludo a priori

)
Recensione o commento # 7, data 00:00:00, 12/01/2013
Racconto scritto in maniera sobria e molto scorrevole nonostante l'argomento non proprio leggero. L'amicizia infantile e giovanile non sempre riesce a sfondare anche nell'altra meá della proprio vita. Ci sono decisioni da prendere ci sono strade diverse da imboccare e per questo ci si allontana. Ma il ricordo piacevole di aver trascorso con quella persona dei momenti importanti non riuscirai mai a dimeticarla. Brano toccante, sviluppato molto bene, con una svolta finale molto azzeccata.
recensore:
Ida Dainese(socio onorario, collaboratore)
donatore 2019 (2 dal 2015)
Recensione o commento # 8, data 00:00:00, 18/08/2017
Un racconto su un tema triste come la perdita di un cugino amico, ma che celebra la vita nel passato e nel presente. Bello l’inizio che ci introduce subito nella situazione reale. Malinconico il ripensare all’amicizia e allo spegnersi dell’ultima conversazione. Per contrasto, così vivo e agile il ricordo di come nasce quell’affetto da bambini, con una semplice piccola frase che è richiesta, invito, voglia di giocare e vivere. Stesse emozioni che ritornano nel finale, con quella opinione spietatamente infantile, teneramente viva che riporta alla vita strappando una risata.
recensore:
Arcangelo Galante
Recensione o commento # 9, data 00:00:00, 20/08/2017
Incredibile come si possa rimanere stupiti da una notizia, in grado di sconvolgere l'emotività del ricevente. Penso che sia capitato a diverse persone, almeno una volta nella vita, di porgere l'ultima visita a qualcuno, bloccato in ospedale perché affetto da un incurabile male. Allorché, ci si ritrova immedesimati nella descrizione, gettandosi a capofitto in quei tristissimi e angoscianti frangenti, sino a sembrarci quasi tutto scontato, pur sapendo, in un angolo piccolo dell'anima, che le situazioni cambiano, nell'essere soggettivamente affrontate e digerite. Lo stile lineare, la profondità del tema, con delicatezza umana affrontato, gli accenni nostalgici, fanno della narrazione, concisa e ben scritta, una storia emozionante, atta a toccare le corde del cuore d'ogni lettore sensibile. Di sicuro facile non risulta trasmettere sensazioni concitate, traducendole, per iscritto, con un leggero distacco da qualsiasi coinvolgimento affettivo. Piaciuto e volentieri letto. Un romantico saluto, Tania.