Recensione o commento # 1, data 11:32:17, 19/02/2022
Ciao Giancarlo, allora prima di tutto faccio una piccola premessa, quello che scrivo è strettamente un mio pensiero, cioè il mio personale modo di vedere e cercare di comprendere al meglio questi quesiti. Io non penso di avere nessuna verità assoluta, quello che scrivo è semplicemente un mio sentire (la mia verità all'oggi) che mi sento di condividere, questo non toglie che tu o qualcun altro abbiate a vostro modo una vostra verità che è sacrosanta e giusta quanto la mia lo è per me. Detto questo parto con la riflessione sulle tue osservazioni: 1) Dal momento che per me quando finisce questa vita, finisce anche il mio Io, cioè tutta la logica e la ragione emozionale e non che mi rappresenta oggi, è chiaro che PER ME una volta finito questo IO sarebbe perfettamente inutile (con o senza la presenza di Dio) pormi ancora delle domande per avere o cercare altrettante risposte semplicemente perché a quel punto sarei già io stesso (inteso come essenza o spirito) la risposta a questa domanda. Poi, per le ragioni che ho più volte espresso, diventa perfettamente inutile anche continuare a pormele ora queste domande, o meglio trovo perfettamente inutile cercare le risposte, ma trovo molto utile invece riflettere sul perché ho l'esigenza di pormi queste domande, perché questo si che mi avvicina a capire meglio quello che sono o com' è il modo di ragionare dell'uomo (nel mio piccolo quindi filosofia). 2) Veniamo al Big Bang. Allora nel mio scritto "E se non ci fosse Dio" parlavo della scintilla che può essere stata il Big Bang o qualsiasi altro modo e teoria espressa dall'uomo da cui è partito tutto (teorie tutte molto interessanti sul possibile inizio o fine dell'universo), però se non sbaglio e correggimi in caso, nessuna di queste teorie spiega cosa, chi o come e perché si sia accesa la luce, questo per il semplice fatto che almeno per come la penso io, questo sia successo in un luogo senza luogo (quindi un non spazio inteso come un prima dell'universo), in un tempo senza tempo (non per come lo intendiamo noi cioè passato presente e futuro e neanche come forma unica unitaria cioè presi tutti insieme nello stesso istante, ma un concetto di tempo che proprio noi non comprendiamo, quindi indefinibile a priori) e con leggi del tutto differenti da quelle che applichiamo noi e da cui forse le nostre leggi fisiche di oggi e anche di un futuro domani derivano (questo sia che sia stato un volere divino, come anche siano state le energie dell'universo a mettersi in moto da sole o comunque che esse stesse, siano da sempre onnipresenti e onniscienti, allo stesso modo di Dio). Questo non toglie che sia giusto e sacrosanto continuare il lavoro astrofisico/scientifico e continuare a cercare risposte anche ai vari perché dell'universo come ha fatto giustamente Einstein e chi ha mai detto il contrario? Io parlavo di altre risposte per domande ben più alte di ogni mente umana che sia mai vissuta su questa terra, dove mi pare infatti che ancora oggi brancoliamo nel buio e abbiamo la stessa paura dell'ignoto come il nostro più vecchio antenato vissuto. Quindi ben vengano gli Einstein o gli Amedeo Balbi (astrofisico italiano che seguo su you tube ti invito a darci un occhio perché è molto interessante e spiega molto bene le teorie che applichiamo in astrofisica), nessuno dice di fermare la scienza, o la filosofia (che a mio avviso concentrerei più in ambito umano/psico/sociale/culturale) il problema infatti si pone dal momento che l'argomento travalica la scienza e la filosofia, è qui che dico è inutile cercare una risposta, ma è utile invece capire il perché ci poniamo la domanda. Sui passaggi un po' difficoltosi di quello che ho scritto mi devi perdonare, ma ho scritto tutto verso le 2 di notte e dovevo iniziare a lavorare alle 3, 30 quindi devo rimaneggiarlo post lavoro (adesso) per sistemarlo. Comunque intendevo dire che i quesiti che ci facciamo già di per loro ci recano troppo peso da sopportare, tanto da arroventarci la testa nel continuare a porsi continuamente queste domande, questo succede dal momento che ne la ragione logica nell'Io possono darne o capirne risposta, quindi se per noi non avrebbe un senso la risposta stessa (perché dal mio punto di vista la nostra ragione non potrebbe in alcun modo comprenderla) automaticamente non ha più senso neanche porsi la domanda, semmai ha senso solo, come già detto, chiedermi il perché mi pongo questa domanda? Questa è l'unica risposta a cui posso giungere con la mia ragione logica ed il mio Io, dal momento che adesso non indago su Altro al di fuori di me, ma su me stesso. Questo intendevo.
Recensione o commento # 2, data 13:06:40, 19/02/2022
Poi scusami ma quando dici "chi crede in Dio ha già le risposte (in tutte le religioni) quindi si accontenta" posso dirti che è vero, ma dipende sempre poi se uno ripone nelle letture una fede cieca (allo stregua di un lavaggio del cervello a mio parere e senza per questo volere offendere nessuno dal momento che comunque ne rispetterei la scelta fatta), oppure nonostante ne assimili i concetti a propria veduta giusti, poi prenda anche in considerazione che 1) si tratta di libri, quindi oggetti materiali, volenti o no scritti e tramandati dall'uomo stesso, non è qualcosa di divino di per suo un libro, ma questo non toglie che può trasmettere un messaggio che elaborato tramite il proprio sentire personale (fede in qualcosa al di fuori della nostra più profonda conoscenza e realtà, ma di cui noi siamo parte in qualche modo), porta o può portare a un proprio concetto di verità in cui poi uno si riconosce e accetta come propria che è la mia esperienza a riguardo, ma senza per questo essermi accontentato solo di quello che leggevo o sentivo dentro sul momento, ho cercato invece e non ho ancora smesso di farlo, di capire e approfondire negli anni tramite la coscienza e conoscenza sempre più profonda di me stesso, quello che posso accettare sinceramente come la mia verità, il mio reale e sincero sentire su questo, senza il bisogno di trovare risposte solo lette e accettate così come sono scritte, quindi nel mio caso specifico, mentire a me stesso in primis, cosa che sicuramente sarebbe successa (nel mio caso) avendo o nutrendo solo una fede cieca e assoluta in quello che leggevo, ma che in verità sentivo e sento tuttora travisato o manipolato in qualche modo dall'uomo stesso. Adesso penso molto più semplicemente che per arrivare a "conoscere più Dio" non serve o non principalmente occorre nessun libro, nessuna chiesa, nessun nome, nessuna appartenenza specifica e divisoria. Basta guardarsi dentro e sapersi comprendere più nel profondo per capire cosa è giusto o meno fare, leggere serve o è servito nel mio caso, per prendere più coscienza di quanto siamo piccoli e limitati di fronte a tutto il creato e alla "ragione" celata dietro esso che di certo non la mia mente o il mio Io può comprendere, ma a cui, tramite la sempre più profonda coscienza e conoscenza di me stesso, posso nel mio limitato essere e sentire, percepirne a ogni modo l'immensità di questo Tutto e ambire al possibile ritorno in esso. Quella che tu definisci come una "resa dal pensiero" io la definisco la mia libertà di sentirmi vivo e avere perfettamente un senso in questo mondo (lo stesso di quando si nasce, in fondo alla nascita, non abbiamo bisogno di sapere niente, ma abbiamo comunque senso di esistere, poi mi son ricordato di aver letto in passato qualcosa come "In verità vi dico che sono i piccoli fanciulli i più vicini a Dio… " es. di cosa ha portato in me riflettere sulla lettura, non tanto la frase così per come è scritta, o da chi è stata detta è importante a mio avviso, ma il concetto celato dietro questa piccola e apparentemente insignificante frase è stato fondamentale per me, è qui che ho capito quello che sto provando a spiegarti, il mio non avere bisogno di cercare la risposta a questa famosa domanda, non perché è scritta nella Bibbia e non perché l'ha detto il Cristo, ma solo perché Pecci Gabriele la sente e la vive come una verità propria ), senza per questo avere bisogno di spiegarmelo avendo compreso che a ogni modo non spetta a me comprenderlo, non ora, poi quando sarò alla fine del mio Io non mi servirà più saperlo essendo il mio spirito la mia essenza, già essa stessa la risposta. Questo è quello in cui sinceramente credo e in cui ripongo fede oggi, se tu riuscissi a seguire questa logica di pensiero, allora ti renderesti anche conto che tutto quello che ho scritto/detto ha perfettamente senso o almeno, ed è l'unica cosa che veramente conta (oltre al piacere del dibattito e scambio di opinioni stesso), ha perfettamente senso per me.
Recensione o commento # 3, data 15:17:37, 19/02/2022
Quello che dovresti fare a mio parere è rispondere sinceramente ad una sola domanda a cui solo tu Giancarlo Rizzo puoi avere e dare una sincera risposta. Non ai perché del senso o della ragione, non alla religione e ai suoi dogmi, non alla speranza che riponi nell'umanità per avere una risposta a tutto questo, la verità in fondo è molto più semplice da trovare perché come hai detto tu stesso, la tua realtà finisce con la tua vita e il mondo stesso con essa. Ancora non abbiamo capito che non è certo il colore della pelle a distinguerci, ma l'universo di emozioni che abitano dentro di noi e che ognuno vive e interpreta a modo suo, per questo le religioni falliscono e dividono, perché non possono imporre una stessa o più verità per tutti, la verità può e deve essere solo nostra, personale, intima, la possiamo si condividere, ma non imporre, non si può dogmatizzare, non si può trascrivere su un libro e renderla così assoluta per tutti, deve essere sincera per essere reale, altrimenti non è fede è semplicemente autoconvinzione di massa. Alla fine però tutto questo non importa, nessuno di questi discorsi è davvero importante se prima di morire non abbiamo ancora una risposta da dare a noi stessi, non il senso ultimo, il perché o il come di tutto questo, ma il cosa, questa è la sola domanda che necessita e a cui noi possiamo e dobbiamo dare risposta, una sola domanda da chiederci guardandoci dentro prima di lasciare questa vita che è quella più importante e vera di tutte, quella che definisce ognuno di noi singolarmente ed esprime tutto quello che è stato e dove ci ha portato la nostra vita, cioè capire davvero a cosa crediamo, a cosa Gabriele Pecci o Giancarlo Rizzo credono veramente. Quando lo capirai e lo accetterai per quella che è la tua verità, perché può essere solo la tua verità e di nessun altro, allora forse ti sentirai più in pace con te stesso e con il tuo stesso Io perché ora non servirà più cercare una risposta al di fuori di te o riporre questa speranza in altri che a loro volta vivono tutti indistintamente il tuo stesso problema e la stessa paura dell'ignoto, schiavi del loro stesso non poter conoscere e non potere sapere, ma troverai dentro te stesso la fede in questo Tutto senza bisogno per questo di avere una risposta, solo dentro te stesso e in quello in cui veramente credi e accetti come la tua verità.
risposta dell'autore, data 20:19:51, 19/02/2022
Premetto che sento di non essere semplicemente e solo un Uomo perché sono in grado dall'esterno di me stesso di capire chi è Giancarlo, cosa pensa, cosa fa e cosa potrebbe essere. E siccome posso giudicarmi so di essere un'altra cosa: io sono "Altro" che vede e giudica l'IO. Io so di non essere libero. Non sono libero nel pensare, perché sono dentro un corpo che ha una mente che pensa in modo umano. Non sono libero perché non ho alternative: il mio corpo deve morire e la mia mente sparirà con il cervello e come individuo sono assolutamente rassegnato al destino comune agli uomini. Posso elaborare teorie e filosofie, ma restano tali. Questo dire "io so" è solo un'intuizione servita alla mia mente su un piatto d'argento, ma non è la mia fede, né la mia religione e non so da dove arrivi questa intuizione ma la subisco. La mia sincera e profonda verità è il Dubbio. E il dubbio pone domande, sempre. "Altro" vuole sapere. E la prima domanda è: Perché? La risposta a "perché mi pongo questa domanda" consiste nel fatto che chi si chiede perché è Altro che lo chiede all'Io. Un nastro di Moebius!
Recensione o commento # 4, data 09:55:47, 20/02/2022
Per quello che riguarda la sensazione di sapersi guardare e giudicare da fuori, anche dall'IO pensante, ho anche io una percezione simile. Il "problema" dal mio punto di vista è che se tu definisci questa tua parte Altro e questo Altro parte di un Tutto che ritornerà ad esso dopo la morte, qualcosa allora non torna. Se Altro è parte di un Tutto non avrebbe bisogno di sapere di se stesso perché esso stesso (Altro) è già quello che cerchi di sapere, ma non puoi spiegare, capire, definire ne con l'IO ne con la ragione. Non può essere Altro che chiede all'IO il perché, essendo esso stesso la risposta, ma l'IO che chiede ad Altro. Se tu capisci e hai veramente compreso (intuizione) di essere Altro, Altro non può dubitare del Tutto essendo già esso parte del Tutto. Se questo tuo Altro chiede perché di questa gabbia che lo imprigiona all'IO (fino a qui ti seguo perché lo provo sulla mia pelle, quando dicevo che il mio "paradiso" sarebbe già smettere di essere IO mi basta questo), l'IO non può dare risposta che è quello che sto dicendo da quando abbiamo iniziato questo dibattito, non possiamo avere risposta al "perché?" semplicemente perché l'IO e la nostra ragione non riuscirebbero neanche a comprenderla. Questo logicamente vuol dire che il tuo Altro cerca solo di dissipare i dubbi che l'IO ti pone continuamente sull'essere Altro, sulla paura dell'ignoto che io chiamo Tutto, ti pone il dilemma che non esista proprio niente al di là di quello che può spiegare e definire con la ragione. Per questo serve la fede in Tutto (Dio, Universo, come lo vuoi chiamare va bene) affinché la tua consapevolezza interiore di essere Altro superi anche i dubbi dell'IO. Per questo motivo in fondo non servono le religioni, nonostante seminano in noi parte di questa consapevolezza, perché è solo dentro di noi che poi giochiamo questa partita, siamo noi la chiesa di noi stessi è dentro di noi il Tutto, non in muri di cemento, dogmi o dentro libri, bisogna solo percepire veramente questa consapevolezza e avere una vera fede in questo (per questo l'Altro che so di essere, non ha bisogno di chiedere o meglio di spiegare all'IO il perché, primo perché non lo comprenderebbe, secondo semplicemente perché l'Altro che so di essere si riconosce e ha fede in questo Tutto di cui è parte stessa. Per questo il mio IO accetta anche quello che non comprende e sa di non potere capire, accetta di essere quello che sappiamo di non potere sapere). Non è facile spiegarlo a parole, penso che non trovi una pace interiore proprio perché possiedi e hai intuizione di tutto questo, ma ancora non nutri un vero sentire interiore, una vera fede e consapevolezza dentro di te che dissipa o quantomeno supera i tuoi stessi dubbi.
risposta dell'autore, data 17:03:53, 20/02/2022
Forse l'equivoco è quello di pensare che Altro sia un altro IO. Non è così: Altro significa altro, diverso e non meglio specificato; non so cosa sia, non so definirlo; tantomeno posso definirlo come parte di un Tutto…. Questa è solo una delle tante teorie frutto di logica, nulla di più. Ma la logica è contaminata dalla mente umana.
risposta dell'autore, data 20:29:27, 19/02/2022
Carissimo Gabriele, hai già confessato che scrivere di notte non permette di essere attento alla forma, ma ti assicuro che davvero è difficile seguire il filo del discorso in molti dei paragrafi che scrivi. Rallenta il ritmo dei pensieri e fai pause. Non avere fretta di imbucare la lettera senza rileggerla. Scusa ma sono sincero e amico.
Recensione o commento # 5, data 00:28:28, 20/02/2022
A per questo lo so, a volte scrivo esattamente come vengono i pensieri in testa, seguo il flusso di coscienza e poi li rimaneggio e cerco di sistemarli, ma posso capire la difficoltà per chi legge, soprattutto affrontando tematiche come queste dove serve soffermarsi a riflettere per capire bene il senso di quello che uno cerca di esprimere.
Recensione o commento # 6, data 12:20:45, 20/02/2022
Comprendo che sia difficile seguire il mio discorso, ma non ti sto dicendo che tu devi smettere di farti queste domande, se nel tuo profondo hai bisogno di farti queste domande è perché hai ancora bisogno di cercare delle risposte, non devi seguire per forza il mio modo di sentire queste cose. Devi sentire e seguire quella che è la tua verità non la mia, per l'esatto motivo che avevo detto prima, io posso avere solo la mia verità non la tua ne quella di nessun altro, la posso condividere e cercare di spiegare, ma quando scrivo parlo solo di me stesso e a me stesso, di quello che sento e intuisco dentro di me. Se questo poi porta a uno spunto riflessivo anche in altri ben venga, posso dare un mio sentire affinché altri inizino a riflettere a loro volta in loro stessi e cerchino o intuiscano quella che invece possa essere la loro verità.