Recensione o commento # 1, data 17:13:05, 01/07/2022
Chiaramente Giancarlo il "sia fatta la tua volontà" in/su questo contesto non è inteso alla pari come su quella rivolta ad una qualsiasi persona di cui noi possiamo però comprendere, immaginare, intuire o percepire le eventuali intenzioni, conseguenze o scelte.
Infatti si tratta di avere fede in ciò di cui noi, non comprendiamo assolutamente nulla, il salto nel vuoto sprovvisto di qualsiasi ragione che intendevo sul mio testo di qualche giorno fa.
Quindi in realtà porre fede ad/in una volontà creativa (del nostro essere) per noi già esistente, già scelta, già conseguita per tutta la durata del nostro tempo (vita) e spazio (corpo), essa stessa poi iscritta insieme, a quella universale, anch'essa in essere e divenire del suo spazio, nel suo tempo già deciso (dell'universo/realtà), quindi non nostra di diritto o di appartenenza, ma derivata e abbandonata ad un solo ed unico sentimento di fede in/su questa stessa volontà, totalmente Altra da noi e dalla nostra stessa consapevolezza e comprensione.
Questa è la vera fede, la morte in vita consapevole e accettata in Altro, dell'io, o almeno questo è a ciò che si dovrebbe puntare per porre in essere e divenire un reale e veritiero sentire e sentimento di fede presente in noi e sull' abbandono totale a/su questa stessa, poi posto.
Da qui i diversi gradi di fede presenti.
Quindi il nostro libero arbitrio possibile anche in questo caso rimane solo se credere o meno a questo o su quale grado decidiamo consapevolmente di farlo, ad ogni modo comunque, il nostro tempo e spazio sono già presenti, a prescindere da qualsiasi ottica noi poi decidiamo di guardare percepire o ragioniare su questo.
Recensione o commento # 2, data 17:22:10, 01/07/2022
Ecco, ora però arriva il problema vero, ogni nostro sentimento provato ha origine dall'io, ogni nostra comprensione in noi posta, data, recepita e compresa ha origine dall'io.
Quindi anche il sentimento di fede può avere ed essere percepito tale solo se registrato dall'io.
Quindi se comprendiamo la fede (serenità interiore, pace, beatitudine, tutte cose che ci riguardano in essere tramite questa, la fede è un sentimento/emozione quindi a noi comprensibile in essere, come l'amore, l'odio, la rabbia ecc, applicato poi su qualcosa di incomprensibile), la fede non deriva e non può derivare per questo da Dio ( che invece non comprendiamo, esattamente come lo spirito o l'anima in essere).
Conclusione, sempre quella.
Se viene dall'io, vuol dire che viene da noi stessi, dal nostro sentire a cui noi associamo poi tutto il resto, esattamente come crediamo poi che lo spirito o l'anima ci è data da Dio, anche la fede in esso poi diventa per tenere in piedi tutto il castello, il risultato di un suo dono, invece essa, è il dono che noi, a seconda del nostro grado di abbandono poi in essa, poniamo a noi stessi, come mezzo provato e reale in noi, per arrivare a Dio (salvezza in questo caso), tramite l'anima da esso lasciataci in dote.
E se lo facciamo, tolta la superficialità del/nel sentire un sentimento di pace, serenità ecc, scavando, guardando più in profondità lo facciamo solo per noi stessi per la nostra paura dell'ignoto (la morte del corpo) e dall'egoismo da essa portata (speranza o dubbio di una possibile salvezza da questa).
Quando preghiamo, preghiamo per noi stessi o per chi teniamo, vicini o lontani da noi, preghiamo per guarirci internamente od esternamente restando in vita però, mai per il dopo, quella rimane solo la proforma della preghiera, "sia fatta la tua volontà", ma la volontà che preghiamo realmente che venga fatta è sempre la nostra. "Salvami/lo, aiutami/lo, perdonami/lo ecc.".
Conclusione sempre la stessa.
Esiste una volontà creativa fuori da questa realtà, volontà però che non ci tocca minimamente in essere, ci è totalmente estranea, ma di cui noi siamo solo espressione creativa data e posta tramite la nostra stessa evoluzione in vita e quindi corpo cosciente di esserlo (niente anima o spirito).
risposta dell'autore, data 19:27:35, 01/07/2022
Ma cosa sarebbe questa "volontà creativa fuori da questa realtà, " se non un Essere creatore?
"volontà però che non ci tocca minimamente in essere, ci è totalmente estranea, " come se fosse in altra dimensione?
"ma di cui noi siamo solo espressione creativa data e posta tramite la nostra stessa evoluzione in vita e quindi corpo cosciente di esserlo"
In pratica un'illusione psicologica creata da noi stessi prevista nell'evoluzione? (niente anima o spirito).
Non ho capito cosa c'entra la fede. Fede in che cosa?
Mi sembra un discorso che non sta in piedi… oppure non capisco.
risposta dell'autore, data 19:36:27, 01/07/2022
Come dicevo, la fede in un qualcosa che non si può capire lascia spazio ad una scelta di fede comoda che sia compatibile con i propri bisogni come "serenità interiore, pace, beatitudine, tutte cose che ci riguardano in essere tramite questa, la fede è un sentimento/emozione quindi a noi comprensibile in essere, come l'amore, l'odio, la rabbia ecc, applicato poi su qualcosa di incomprensibile)" tutto inventato dall'IO.
Ma di cosa stiamo parlando?
Recensione o commento # 3, data 19:50:36, 01/07/2022
Chiaro se tu vai sempre a ritroso in qualsiasi logica applicata a qualsiasi teoria, tutto dovrà comunque dipendere da una causa iniziale, da un "qualcosa/creatore" che tramite volontà in essere, a noi totalmente ignota e incomprensibile, crea da fuori della stessa questa o altre realtà che a catena (nelle poi diverse spiegazioni) possono o abbiano portato a questa nostra stessa realtà.
Dico fuori perchè per fare ciò per forza di cose deve essere fuori dalla realtà di tempo/spazio a noi nota e comprensibile in ogni sua concezione, sia relativistica e non.
Quella semplice è la fede cieca, in cui tu smetti totalmente di porti domande.
La fede reale deve portare allo stesso risultato, ma, e qui stà il difficile, nonostante i dubbi posti e presi in considerazione dalla ragione, riuscire nonostante questo cioè ad abbandonarti ad essa. Tu dici che hai provato senza riuscirci (non importa il perchè) se fosse semplice farlo, tutti crederebbero, perchè come dici giustamente, converrebbe vederla così. Purtroppo tacere consapevolmente il proprio io non è affatto facile se fatto onestamente.
Questo non toglie che tutto questo procedimento mentale è portato nei fatti logicamente come ho spiegato (mia opinione sia chiaro) da noi stessi, rapportato solo in diversa misura e applicabile perciò ad ogni diverso sentire, un diverso grado della fede stessa.
Recensione o commento # 4, data 20:03:00, 01/07/2022
Se ci rifletti un secondo il tuo non è poi così diverso dal sentire una fede reale, solo applicando però lo stesso concetto in maniera o presupposti differenti.
Nel tuo caso togliamo Dio e mettiamo lo spirito che raffigura la tua essenza dopo la morte.
Tu nutri una fede che questo spirito, possa sopravvivere in essere insieme o meno alla tua coscienza dopo la morte del corpo.
Questo nonostante i dubbi posti dalla ragione, ma il dubbio stesso di questa possibilità è più forte di ogni dubbio a riguardo posto dalla ragione, che anzi porta la tua ragione stessa, la tua logica a questo applicata ( questo tipo di fede che tu riponi in questo dubbio) a credere questo come la tua "realistica" possibile risposta/speranza/dubbio per il tuo sentire come più plausibile.
Quindi fede in una speranza eventuale di mantenimento in essere della tua essenza, diversa tipologia, ma sempre di fede si tratta, di abbandono della propria eventuale possibile comprensione verso qualcosa che comunque ci porti (la tua essenza nel tuo caso) verso altro in essere.
Cambiano i soggetti, ma la sostanza è la stessa di fondo.
Seguendo invece il mio modo di ragionare ora la questione, elimino difatti ogni dubbio, quindi ogni possibile fede in esso riposta su qualsiasi dopo voluto/cercato/sperato in essere dopo la morte del corpo.
Non pretendo sia la logica da seguire più giusta per tutti, ma sicuramente è la più realistica.
Senza speranza, ma proprio per questo senza inganno dato, tale in sostanza, dato e posto da me stesso, per me stesso.
Recensione o commento # 5, data 21:06:29, 01/07/2022
Per concludere si la fede o dubbio in essa riposta di una qualsiasi presupposta via di salvezza, fisica o non fisica, quindi mentale, essenza, spirito, anima, tutte queste non importa come vengano chiamate o percepire tali, dopo la morte del corpo, questo è solo uno stato di passaggio mentale illusionistico dell'io per accettare consapevolmente il proprio trapasso, quindi la propria cessazione in essere non avendo totalmente per questo, o accettando solo tramite questo, la paura stessa della morte.
Questo finché non si toglie questa illusione, e si prende reale coscienza della morte di fatto per quello che è, la fine del nostro essere.
Così facendo o non si continua ad accettare questo per paura e quindi si torna punto e a capo, o si accetta che ogni altra scappatoia appunto sia solo illusione autoimposta, quindi un inganno autoindotto, quindi essere schiavi a nostro modo dello stesso. Ecco diciamo quindi che nel mio caso preferisco morire consapevolmente da essere libero, come essere libero (prima cioè che l'io diventasse pienamente cosciente di tutto questo) sono venuto al mondo.
Senza contare che questo stesso fatto poi disvela molto di noi e su di noi in termini di comprensione data.
Comprensione che poi io reputo infine il senso e scopo ultimo infatti di questa vita che relazionata poi al proprio grado di consapevolezza su di essa, tramite e grazie al sistema cognitivo più o meno evoluto in essa presente, della vita stessa in ogni sua forma posta. In realtà in virtù di questo per noi sono due, uno riproduttivo per la specie, ed uno interno al singolo di comprensione di se stesso e quindi per mezzo di questo anche del mondo/universo a lui circostante.
È questo che siamo ed è questo che abbiamo sempre fatto in fondo. Questo è un senso ed uno scopo più che sufficiente visto che non sono ancora bastati miliardi di vite per portarlo a suo compimento reale. Quanto ancora di noi stessi ci rimane da scoprire? Quanto ancora poco sappiamo dell'universo?
Mi sembrano sufficenti come domande poste, sia come specie che come singolo, ognuno per sé stesso e per la specie quindi deve continuare a suo modo e grado la progressione/comprensione su/di questo.