




Descrizione: da definire...
Incipit: Le chiacchierate tra due filosofi improvvisati continuano: OBIEZIONE 1 ‹L'inganno o meglio l'autocon…

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"
L'io prepara e gestisce gli stimoli ambientali, le relazioni oggettuali ed è il principale mediatore della consapevolezza. Si può immaginare l'Io come il gestore centrale di tutte le attività psichiche, che rivolge verso sé stesso e verso l'ambiente esterno generando, appunto, la consapevolezza propria e della realtà.
>(cioè quello che sostengo io con la mia tesi)<
Mentre il Sé enuclea la persona nella sua totalità rispetto all'ambiente, l'Io, inscritto nel Sé, è la struttura che percepisce sé stessa ed entra in relazione con altre persone (con il "loro" Io), distinguendole come "non-Io
>il sé è a mio avviso il dissociamento dell'Io in essere. <
Sigmund Freud, iniziatore del movimento psicoanalitico, considerava l'Io (in tedesco Ich) come un'istanza psichica, vale a dire una struttura organizzatrice che ha il compito di mediare pulsioni ed esigenze sociali, rappresentate da altre due istanze in conflitto fra loro (l'Es e il Super Io). In psicoanalisi l'Io corrisponde all'Ego, dal momento che è la traduzione italiana del termine latino usato da Freud.
L'Io gestisce i meccanismi di difesa, dei processi psichici deputati alla protezione dell'Io rispetto ad esperienze pulsionali troppo intense o ad altre esperienze minacciose. Alcuni esempi di meccanismi di difesa sono: rimozione, sublimazione, formazione reattiva, scissione, proiezione. Una scuola psicoanalitica creata da Anna Freud è la Psicologia dell'Io, che si è occupata prevalentemente di descrivere i meccanismi di difesa di cui l'Io dispone per rapportarsi con la realtà.
>scusa? <
" L'Io gestisce i meccanismi di difesa, dei processi psichici deputati alla protezione dell'Io rispetto ad esperienze pulsionali troppo intense o ad altre esperienze minacciose"
>Ti ricorda qualcosa?<
La psicoanalisi dell'Io: rafforzamento dell'Io e adattamento
In alcune scuole psicoanalitiche come la "psicoanalisi dell'Io", tradizionalmente considerata tra le più ortodosse, si è fatta l'idea che il principale obiettivo della psicoanalisi fosse rafforzare l'Io in modo che non accada che come una nave rischi di rimanere in balia delle forze impetuose dell'oceano dell'inconscio
Il decentramento dell'Io: il discorso dell'inconscio in Lacan
Lo psicoanalista Lacan e la sua scuola nel loro "ritorno a Freud" considerava questa operazione un vero tradimento dello spirito della psicoanalisi, in quanto la psicoanalisi è da considerarsi come una rivoluzione copernicana, svolta però al livello del sistema psichico. Essa ha spodestato l'Io dal suo posto centrale in tale sistema, decentrandolo a profitto dell'inconscio e del discorso dell'inconscio.
Egli considerava porre la psicoanalisi, a suo dire come scienza rivoluzionaria, al servizio di un rafforzamento adattativo dell'Io, quale un'operazione che nulla aveva a che fare con la psicoanalisi. Infatti nella psicoanalisi di orientamento lacaniano, che pone i suoi referenti epistemologici nello strutturalismo, l'Io è semplicemente un sintomo come un altro del discorso di verità proprio dell'inconscio, di conseguenza rafforzare l'Io significherebbe rafforzare un sintomo, vale a dire proprio una difesa quale resistenza alla verità dell'inconscio.
>Anche qui nell'ultima frase, si può ritrovare parte della mia tesi, qui però è gia inteso come quello che poi loro chiamano sè dal mio punto di vista, cioè ad inganno già avvenuto in noi da noi stessi (cioè passare dall'io al sè)<
Lo spodestamento dell'Io: il Sé in Jung
Anche nella psicoanalisi di orientamento junghiano l'Io subisce parimenti un tale affronto, in quanto qui l'operazione psicoanalitica consiste nel cacciare l'Io dal ruolo di padrone del sistema psichico, e di conferire invece tale scettro regale al Sé quale nuova identità dinamico-relazionale in divenire, a cui l'Io sottostà come una sorta di servo fedele.
> paro paro al mio discorso<
Psicosintesi
L'Io, in psicosintesi, rappresenta una scheggia di pura coscienza senza contenuti. L'Io è neutro, è un'emanazione del Sé. L'Io ha un aspetto "statico" (è consapevole testimone di sé stesso), crea l'"osservatore", ed ha un aspetto "dinamico" cioè gestisce con la volontà, ciò di cui è consapevole ed è anche una rappresentazione di sé."
>Allora, ecco quindi l'inganno, l'errore è credersi come invece sosteneva Jung, sè e non IO. (se volete credermi, non avevo letto questa pagina prima di adesso, ma non è importante trovo solo ulteriori definitive conferme a quello che già avevo intuito sull'IO)
quindi quando dici IO sò già sbagli.
la forma più corretta è semplicemente
So
Penso
Agisco
(cioè il soggetto è l'azione o il pensiero stesso in essere, essendo questo l'io stesso. )
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"Due ipotesi
L'idea che ci siano due centri della personalità distingue la psicologia junghiana. L'ego è visto come il centro della coscienza, mentre il Sé è definito come il centro della personalità totale, che include la coscienza, l'inconscio e l'ego; il Sé è sia il tutto che il centro. Mentre l'ego è un centro autonomo del cerchio contenuto nel tutto, il Sé può essere inteso come il cerchio più grande.[4][5]
Emersione del Sé
Jung riteneva che dalla nascita ogni individuo avesse un senso originale di totalità - del Sé - ma che con lo sviluppo una coscienza dell'ego separata, si cristallizzi dal sentimento originale di unità.[6] Questo processo di differenziazione dell'ego fornisce il compito della prima metà del proprio corso di vita, sebbene gli junghiani vedessero anche la salute psichica come dipendente da un periodico ritorno al senso del Sé, qualcosa di facilitato dall'uso di miti, cerimonie di iniziazione e riti di passaggio.
Ritorno al Sé: l'individuazione
Una volta che la differenziazione dell'Io è stata raggiunta più o meno con successo e l'individuo è in qualche modo ancorato al mondo esterno, Jung riteneva che fosse sorto un nuovo compito per la seconda metà della vita: un ritorno e una riscoperta cosciente del Sé: l'individuazione. Marie-Louise von Franz afferma che "Gli effettivi processi di individuazione - il consapevole venire a patti con il proprio centro interiore (nucleo psichico) o Sé - iniziano generalmente con una ferita della personalità".[7] L'ego raggiunge un'impasse di un tipo o dell'altro; e deve rivolgersi per chiedere aiuto a quella che ha definito come "una sorta di tendenza nascosta di regolazione o di direzione… [un] centro organizzativo" nella personalità: "Jung ha chiamato questo centro il 'Sé' e lo ha descritto come la totalità del tutto psichico, per distinguerla dall'io, che costituisce solo una piccola parte della psiche ".[8]
Sotto la guida del Sé, emerge una successione di immagini archetipiche, avvicinando gradualmente i loro aspetti frammentari del Sé sempre più vicini alla sua totalità.[9] La prima ad apparire, e la più vicina all'io, sarebbe l'ombra o l'inconscio personale, qualcosa che è allo stesso tempo la prima rappresentazione della personalità totale e che può effettivamente essere a volte fusa con il Sé.[10][11] I prossimi ad apparire sarebbero l'Anima e l'Animus, l'immagine dell'anima, che può essere considerata come il simbolo dell'intero Sé.[12] Idealmente, tuttavia, l'animus o anima entrano in gioco in un ruolo di mediazione tra l'ego e il sé.[13] Il terzo archetipo principale che emerge è la figura del Mana del vecchio saggio/donna[14] - un rappresentante dell'inconscio collettivo simile al Sé.[15]
Dopo viene l'archetipo del Sé medesimo - l'ultimo punto sulla via dell'autorealizzazione dell'individuazione.[16] Nelle parole di Jung, "il Sé… abbraccia la coscienza dell'ego, l'ombra, l'anima e l'inconscio collettivo in un'estensione indeterminabile. In quanto totalità, il sé è una coincidentia oppositorum ; è quindi luminoso e scuro e tuttavia nessuno dei due ".[17] In alternativa, ha affermato che "il Sé è l'uomo totale e senza tempo… che rappresenta la mutua integrazione tra conscio e inconscio".[18] Jung ha riconosciuto molte immagini dei sogni come rappresentanti del sé, tra cui una pietra, l'albero del mondo, un elefante e il Cristo.[19]
Pericoli del sé
Von Franz riteneva che "il lato oscuro del Sé è la cosa più pericolosa di tutte, proprio perché il Sé è il potere più grande della psiche. Può far sì che le persone "cambiano" in modo megalomanico o cadano in altre fantasie deliranti", in modo che il soggetto "pensi con crescente eccitazione" di aver afferrato i grandi enigmi cosmici. Rischia quindi di perdere ogni contatto con la realtà umana.[20]
> questo a prima vista potrebbe anche sembrare, ma io ho solo appuntato una tesi che mi riporta paro paro a quello che difatti è la realtà delle cose, nessuna anima, nessuno spirito, ma energie fisiche e limitate nel loro stesso essere, universo e vita quindi delimitati entrambi dallo spazio e dal tempo, sia nostro in essere che come quello universale, non sto quindi mai uscendo da concetti o ipotesi comunque di tipo logiche/realistiche, che riguardano cioè gli aspetti a noi comprensibili<
Nella vita di tutti i giorni, degli aspetti del Sé possono essere proiettati su figure o concetti esterni come lo stato, Dio, l'universo o il destino.[21][22] Quando tali proiezioni vengono ritirate, può esserci un'inflazione distruttiva della personalità - un potenziale controbilanciamento, essendo tuttavia gli aspetti sociali o collettivi del Sé.[23]
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>Vedi il sè quindi trasla se stesso fuori da sè (appunto) per autoconservazione e speranza di salvezza aggiungo io, ora che l'io quindi non è più pienamente conscio del suo ruolo, essendosi dissociato da se stesso almeno in parte, avendo cioè relegato quindi al sè (cioè quello che recepiamo noi quando poi pensiamo o agiamo nella nostra testa, quello che dice jung) a capo di se stesso, in modo da potersi poi traslare fuori da sè (appunto, ma è sempre l'io che fa questo, credendosi e percependosi poi ora realmente come due entità separate, "Altro" quindi, dal solo se stesso), quindi dal corpo, quindi ecco che ora abbiamo trovato dal nulla un anima, spirito ecc, come ancora di salvezza data in speranza di un possibile dopo la vita e corpo stesso… <
Quindi come vedi il mio discorso torna anche applicato sulle stesse parole di chi queste cose le ha studiate per tutta la vita, come dicevo a mio parere (e non spetta certo a me poi farlo) andrebbe presa seriamente la mia teoria da chi di dovere, e alla luce di questa poi vedere se sia il caso di rivedere anche determinate convinzioni, sò che risulta comico detto poi da uno che lavora in un supermercato, comprendo di non avere nessuna credenziale a mio merito, ma se rapportate le mie conclusioni a quelle scritte tanto da Freud come da Jung, continuano ad avere logica, anzi ne danno ulteriore prova in essere.
Quando Einstein ha compreso la teoria della relatività essa era incomprensibile applicata alle percezioni sensoriali umane, ma risultava assolutamente veritiera se si guardavano le cose da un punto di vista differente da come potevano comunemente apparire. Rifletteteci un attimo su.
Detto questo quindi nutro e ho constatato per dipiù (dai padri stessi della psicanalisi moderna e dalle loro stesse parole) pienamente conferma di quello che invece credo e penso sia successo, a giorni porterò avanti poi il discorso sulla consapevolezza.
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Allora il tuo è un punto di vista che può essere reale solo soggettivamente al tuo stesso percepire la realtà in essere.
Se fossimo fermi, se l'universo stesso fosse fermo, niente si muoverebbe in esso, sarebbe quindi un infinito tempo presente, per tutto e tutti, viventi e non viventi. Quindi se il ferro che non ha consapevolezza di sé che tu come me è anche prima di me, giustamente anche a mio avviso ora sostieni viaggiare alla velocità della luce, se il ferro quindi viene immerso nell'acqua e diventa ruggine vuol dire che l'entropia è in atto su tutto. Quindi tu sostieni che tutto sia già esistente e fermo nel tempo e solo la consapevolezza che abbiamo NOI ci porta viaggiando alla velocità della luce a comprendere tramite l'io che, non POTENDO esso procedere alla stessa velocità, ma arrivando sempre dopo di essa riceve comunque l'informazione nel passato, quindi una volta morto il corpo, finito l'io, questa consapevolezza viaggia libera come un fascio di luce quale è per il cosmo o magari oltre a questo. Giusto?
Anche ammettendo questo fatto dal tuo punto di vista, come ti dicevo nel commento in risposta al mio testo sulla consapevolezza, dopo, in ogni caso, alla tua morte però nulla di te o di ciò che comprendi ora o in futuro, può lasciare il tuo corpo perché la comprensione della consapevolezza stessa è fisica, quindi è elaborazione e lettura sub conscia, poi divenuta conscia con il pensiero, e quindi la comprensione della stessa attuata tramite possibile azione fisica, cioè movimento corporeo. Senza questa lettura l'informazione non la recepisci la subisci istantaneamente nel corpo senza però coscienza di essa, come l'informazione al cuore che deve battere per continuare a vivere. Quindi anche se fosse come dici tutto ciò che tu comprendi, o speri, o ti illudi che possa essere poi dopo morto, rimane iscritto nel tuo corpo. Morale fine dei giochi.
Oltre a questo c'è una gigantesca falla, se è vero che è la nostra consapevolezza l'unica cosa che si muove nell'universo, muovendosi alla velocità della luce, o il fascio di luce stessa nell'universo, come te lo spieghi tutto l'universo che ha avuto comunque, avendolo noi rilevato, subito un mutamento derivato da entropia nonostante noi non ne avevamo minimamente ancora consapevolezza in quel determinato presente del tempo? Cioè di questo tempo prima di rilevare i dati stessi? Tipo l'eco di fondo del big bang per dire. Quelli sono dati, cifre, le cifre sono informazioni, non emozioni. Se due dati non coincidono quando dovrebbero non c'entrano i punti di vista é semplicemente un errore di calcolo, non è soggettivo al sentire, cioè alla consapevolezza o alla comprensione di questa singola e individuale. È la realtà stessa che ti dice una verità oggettiva, tramite matematica applicata alla fisica. Oppure se non è così viviamo tutti in un mondo illusorio, dove ogni singolo aspetto della realtà (tu stesso compreso, quindi anche consapevolezza e comprensione) è solo una nostra soggettiva percezione. Un matrix globale, come diceva Bravoautore un ologramma percettivo.
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É su questo punto che trovo la difficoltà nel farmi capire.
Quando dico che l'universo è fermo, non intendo quello che noi vediamo e dove crediamo di essere. Quello è la realtà oggettiva misurabile da tutti noi, che sottostà a tutte le teorie della scienza così come la conosciamo e non ho nulla da obbiettare su quanto dici.
E se la consapevolezza fosse energia della stessa natura dell'universo non potrebbe comportarsi come dici di aver capito. Non è così.
È evidente che la mia supposizione logica si basa sulla non dimostrata esistenza dello spirito il quale non sottostà alle leggi della materia-energia fisiche dell'universo.
L'esistenza dello spirito è quella famosa intuizione che tu stesso ritieni illusione e inganno della psiche.
Naturalmente è inutile che mi porti a sostegno le teorie degli psicoanalisti più illustri in quanto nessuno di loro ha mai sostenuto che esista una soluzione diversa alla materialità dell'uomo.
Nessuno è mai riuscito a dimostrare che esiste lo spirito, eppure la questione ritorna ancora oggi dopo millenni perché le risposte che dà la scienza evidentemente non soddisfano tutti. Manca ancora qualcosa e io lo "sento" come altri. Chi cerca giustificazioni come la paura della morte o l'esigenza di prevaricazione dell'ego o altre teorie, non fa altro che acuire la necessità di trovare una vera soluzione. E ripeto se di fede si tratta non è nell'esistenza dello spirito ma nella certezza che non ci sono ancora le risposte. Se c'è una fede cieca è nella certezza che lo spirito non esiste quando invece la logica dice che vale il dubbio.
Le due obiezioni sono quindi strettamente collegate.
Alla prima devo considerare che le nozioni che riporti da Wikipedia sono sicuramente parte della storia della psicanalisi e descrivono come le illustre menti razionalizzano le paure o gli ideali dell'uomo (ricavati in primis dalla loro stessa personale esperienza). Bene se ci si attiene alle loro definizioni per evitare di fare confusione tra i vari IO, Sé, Ego, ecc.
Ma anche qui tutto è coerente con la certezza che tutto si può spiegare senza prendere in considerazione l'esistenza dello spirito. Molte cose non quadrano ma nel complesso le teorie stanno in piedi soprattutto se consideriamo aspetti particolari dell'uomo e se non pretendiamo di capire cosa siamo nel complesso della nostra natura come esseri completi.
Quando tentiamo di spiegare come il pensiero o forza psichica immateriale riesce in un modo o nell'altro a far muovere la materia, nessuno dà risposte certe. Così quando si vuole spiegare, non come funziona la vita, ma in cosa consiste e come si applica alla materia (evitando di parlare di misteriosa energia vitale… cos'è?)
Parlare di consapevolezza che sfugge alla legge dell'entropia perché ne è al di fuori nonostante il fatto che ne sia testimone, resta un mistero che non cambia la quotidianità della nostra vita, ma che è ben compresa dalla nostra intelligenza (illusione dell'io ?).
Se nei licei si studia storia della filosofia e non filosofia un motivo c'è.
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Convengo con Freud con quello che definisce come Io.
Convengo con Jung con quello che definisce come sé.
La mia teoria quindi prevede l'io che a un certo punto in tutti noi (non dall'oggi al domani, serve un processo di comprensione del proprio sentire, che lo porterà o verso un sentire religioso o verso uno scientifico, oppure una qualsiasi via di mezzo tra questi due poli, chiaramente poi anche mutable nel corso della propria vita), compresa quindi, la sua stessa natura limitata e legata indivisibilmente al corpo. Quindi si dissocia in sé per un processo di autodifesa dal suo essere finito. Dissocia dođi in Altro da (sé), si autoconvince e si percepisce da questo momento in poi solo un surrogato, una funzione di questo Sé. Questo perché capendo per intuito e logica che al di fuori dell' universo finito ci deve essere Altro, lo stesso Altro quindi potrebbe far anche forse parte di Sé (spirito/anima), potendo accedere così in essere, fuori dal finito o almeno possedere il dubbio per una via d'uscita dal corpo stesso, la speranza di una sua qualsiasi salvezza. Oppure polo opposto, segue un percorso non "mistico", ma che lo porta a credere o sperare che il corpo in questo caso (non lo spirito), con le dovute scoperte in ambito scientifico, permettano il mantenersi dello stesso più a lungo possibile (tendendo all'infinito) affinché, allo stesso modo del polo mistico, non possa perdere alla morte di questo la coscienza o comprensione di quello che crede il suo essere di base cioè il sé (che in realtà è sempre l'io che non si riconosce piu tale). Entrambe illusioni autoprotettive indotte dall'io.
Questo spiega oggi, immediatamente, il perché è soprattutto il perché d'origine stesso è da cosa derivi quindi la fede, della religione, oppure il perché tendiamo al sogno di voler vivere per sempre nello stesso corpo volendo vincere in vita la morte, spiega il perché del suicidio se ci si riflette un attimo, ecc… rende chiaro e pienamente comprensibile cioè, la maschera della nostra stessa paura primordiale che associata poi al nostro egoismo ci descrive nel nostro stesso essere in divenire.
La consapevolezza invece credo che sia il lascito di questa energia fisica universale derivata da volontà creativa presente però (chiamiamolo come vogliamo) solo fuori da questo universo stesso. Energia fisica che a questo punto credo sia tale e quale ad un fascio di luce, fascio di luce che quindi si trova all'interno di ogni materia sia vivente che non vivente.
Questa poi tramite evoluzione/cambiamento dovute a interazioni fisiche a livello di particelle elemental tra materia con altra materia che la integra, con determinati causa effetto e mix delle stesse, la materia nuova creata sia divenuta che sia per caso, o volontà evoluzionistica già iscritta nel tempo stesso, di creazione della suddetta energia posta all'interno della materia, tramite volontà creativa posta in essa) cellula vivente, il resto poi è storia dell'evoluzione come la conosciamo.
Quindi nell'animale/pianta : fascio di luce +sistema neuronali vari =Io İstinto animale/ambientale con diversi gradi a seconda dello sviluppo di questo, quindi comprensione data istintiva quasi totale dell'ambiente + piccola parte di spettro emotivo, Ma non consapevolezza del proprio essere finito.
Nell'uomo era già presente questo io istinto, ma passando da scimmie ai primi uomini preistorici, ulteriore evoluzione del sistema cognitivo, quindi dell'Io sviluppatosi ora da istinto a impulsi e pulsioni (amore, odio, rabbia, ecc… ) emotive. Quindi possibile totale comprensione dal proprio Io di questi stessi impulsi emotivi e di tutta la gamma di emozioni. Possibile totale comprensione dal proprio Io dell'ambiente esterno (universo) interno (l'Io stesso). Presente consapevolezza del proprio essere finito dall'io, avendo questo fascio di luce in ogni istante presente di vita che permette e trasmette istantaneamente informazioni vitali al corpo, corpo che poi a sua volta trasforma tramite processi fisici in battito cardiaco ecc… nel sistema cognitivo questa informazione permette e da il via allo sviluppo stesso dell'Io che poi leggerà da questa una volta sviluppatosi, la stessa sua consapevolezza di essere vivo, nel presente/passato e, al contempo anche la propria morte nel futuro/presente da lui sempre percepita in divenire (quindi comunque sempre il passato dell'informazione stessa, essendo essa invece sempre nel presente, presente che l'Io non può mai cogliere, nemmeno nella stessa morte futura quindi, da qui la paura dell'ignoto destino che lo porterà alla creazione/dissociamento in sé.
Solo che dato che questo raggio di luce trasmette informazioni vitali al corpo, se il corpo non risponde più a questi stessi impulsi ritorna energia in movimento dentro materia ora inerte.
Mettila come vuoi, e se ti piace chiamala autoconvinzione; resta il fatto che a prescindere dai motivi inventati dagli psicologi ( paure varie), questa scoperta e differenzazione si chiama prendere consapevolezza.
Il che significa che tu scopri che esiste lo spirito che chiamerai Sé il quale considera il tuo "Io" il suo surrogato, come dici tu in modo denigratorio.
Nella storia della psicologia e filosofia i grandi pensatori fanno sempre e solo ipotesi e nessuno è in grado di provare scientificamente se non pochissimi fenomeni e in generale restano scuole di pensiero. Pensiero che valuto sempre dopo il mio, perché vissuto da me.
Tu fai nascere la consapevolezza del sé da una complicata e misteriosa subcosciente dissociazione psicologica quasi pazzia, per cui la scoperta dell'Essere è una cazzata inventata per soggiogare i popoli al potere delle classi sacerdotali e poteri aggregati; invece io tendo ad attribuire a questi poteri il merito di aver da sempre sfruttato quello che negli uomini anche primitivi è una scoperta esistenziale trasformandola in religione.
Preciso che per me spirito non significa Spirito Santo che emette un raggio di luce che pervade le nostre anime al fine di assicurare loro la salvezza eterna…
Ho già spiegato cosa intendo.
"La consapevolezza invece credo che sia il lascito di questa energia universale che a questo punto credo sia tale e quale ad un raggio di luce, raggio di luce che quindi si trova all'interno di ogni materia sia vivente che non vivente."
Volevi spiegare cosa è lo spirito?
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Corpo = circuito
Fascio di luce = corrente
Lampadina accesa o spenta vita/morte.
Quando è accesa, cuore/cervello=battito/io
Quando è spenta buio e nulla (materia con energia inerte/scollegata al circuito).
Tutto questo iscritto in uno spazio/corpo finito e quindi in un tempo anch'esso finito.
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Immagina
Corrente/luce/informazione
Informa/impartisce (a livello cellulare o ancora più profondo) il comando al cuore di battere, il cuore (semplifico) recepisce l'informazione è quindi batte (sempre nel passato rispetto ad essa).
Al cervello l'informazione necessaria sempre presente è di essere, quindi il pensiero.
L'io la riceve tramite sistema cognitivo. La legge ed è ora quindi consapevole di essere (sempre nel passato della stessa informazione), cioè sa che fin che pensa é presente/vivo, come il cuore.
Quindi se per te essa è parte di cio di cui sei in essere consapevole, per me è diverso.
Per me questa è energia, fascio di luce vitale, la chiamo così solo perché è quello che fa in concreto nel corpo, cioè trasmette informazioni vitali sempre nel presente, altrimenti saremmo già morti, come poi succederà inesorabilmente.
Questo non vuol dire essere o che sia in essere la funzione stessa risultata, quello lo fa il corpo, per quello sono inscindibili, quindi essa non è consapevolezza, non è Battito cardiaco è ciò che poi consente al corpo di fare questo, cioè lo informa costantemente e inconsciamente delle funzioni vitali da compiere per rimanere in stato on/vivo. Tant'è che il cuore batte, ma tu non puoi fermarlotramite "consapevolezza" ma solo o per tua o non dipesa da te volontà tramite trauma, suicidio, incidente, malattia ecc… lo stesso vale per il pensiero.
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Per lo stesso motivo per cui ti sto dicendo che quello che intendi tu per "consapevolezza" non è legato all'atto stesso di essere consciamente o sub consciamente leggibile dall'io.
Ripeto la logica non si può associare allo spirito, non presente in noi quantomeno, essendo per noi totalmente un concetto privo di reale applicabile significato, non è logica la tua, è fede nel dubbio, come hai giustamente detto, cioè speranza di salvezza (come potevo averla prima anche io, diversa nella forma, ma non nella sostanza) quindi dal mio punto di vista, inganno dell'io (per logica, questa sì, potendo invece comprendere e applicare benissimo questo stesso processo autodifensivo, relativo alla nostra psiche).
Quindi se la sequenza è che l'informazione viaggia nel presente e la lettura della stessa arriva solo nel passato di questa, vuol dire che fino a una frazione di secondo prima della morte tu hai ancora "consapevolezza" di te, ma una volta morto il corpo, l'informazione cessa immediatamente con esso, quindi si muore solo nel presente. Questo vuol dire che se prima l'informazione era presente al tuo corpo in ogni istante essendo questo in vita, arriva nel presente la morte, quindi l'informazione si blocca non essendo più in vita il corpo. Questo vuol dire che il tuo io già non può più comprendere il passato di una informazione che non circola più nel corpo (o comunque non trasmette istantaneamente più alle cellule il messaggio essendo queste appunto morte), questo vuol dire che viviamo il momento stesso della morte solo inconsciamente nel momento stesso che essa sopraggiunge (presente), ma senza possibile informazione letta di essa (passato) conscia o sub conscia che sia, essendo il sistema cognitivo già morto e con questo anche la comprensione di questa da parte dell'io (tu che comprendi e pensi).
Quindi se tu ora non puoi smettere consciamente o sub consciamente di pensare (non per più di una frazione di istante almeno, vedi l'orgasmo o l'estraniarsi da tutto (dall'io) per un brevissimo momento) o di far cessare consciamente o inconsciamente il battito cardiaco (ma solo rallentarlo attraverso tecniche di respirazione), questo vuol dire che non è la tua "consapevolezza" cosciente o sub cosciente ad essere legata e presente in quello che tu definisci il tuo vero "Essere/spirito" e io invece "fascio informativo/luce". Il che riporta alla sequenza logica in essere da me descritta, venuta non da un sentire che va al di là del corpo e della comprensione, quindi che non possiamo comprendere, ma solo percepire tramite una sorta di dubbio/fede, ma comprendendo invece, secondo una logica reale, o che quantomeno si avvicina molto a questa, in essere e divenire i processi stessi che viviamo su di noi ogni singolo momento.
Io non ho più nessuna fede, ho superato il concetto di fede, ora ho logica e serena accettazione del mio destino, so perché sono qui, so quale è lo scopo dell'umanità relativo, non a dio (che è fuori), ma all'umanità stessa che è dentro.
Tu hai pieno e giustissimo diritto ad avere fede nel dubbio, però devi renderti conto e accettare che non in o per Giancarlo Rizzo ovviamente, ma lo stesso identico ma diverso (in forma) dubbio, derivato però da una stessa identica paura, ha portato applicato al sentire dell'umanità, lo stesso identico egoismo (cercare e volere salvare se stessi) da cui sono nate poi le religioni, le massonerie, le sette mistiche, la scienza eugenetica (se si chiama così, questa non è solo un problema, ma come ogni scienza dipende poi l'applicazione della stessa)…, e sappiamo tutti a cosa poi queste hanno portato nel tempo dell'uomo.
Comunque credo che riguardo a questo argomento più a fondo di così non si possa andare, dopo sarebbero solo speculazioni senza logica, quindi finito poi il mio testo dove parlerò della "consapevolezza"/fascio informativo, riguardo a morte e coma (che ho già toccato in parte anche in questo commento) penso che chiuderò questo discorso, salvo che successive rilevanti possibili intuizioni logiche sullo stesso.
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