La storia della strega di Hansel e Gretel
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La storia della strega di Hansel e Gretel
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In questo momento ho le favole dei Grimm (la versione originale del 1820, non quella successivamente edulcorata credendo che le fiabe siano cose per bambini) sul mio comodino, e ho già letto l'originale "Hansel e Gretel", quindi...
Il tuo stile e la tua tecnica sono sempre impeccabili, quindi...
Quindi.
Quindi DEVO leggere il tuo racconto da un altro punto di vista. La fiaba nota è una scusa (ottima), il plot-twist è una chiave d'aggancio (ottimo), la storia parla d'altro e riesce a farlo in uno spazio abbastanza ridotto.
Quindi, mi piace ciò di cui parla il tuo racconto? La "strega", una curandera, è la povera vittima di un'altra strega che resta nell'ombra: il male non mostra mai il proprio vero volto, fugge le punizioni, le fa infliggere ad altri, e resta in attesa di potersi esprimere di nuovo. Inoltre, non bisogna credere troppo nelle soluzioni "semplici" ed evidenti.
Nondimeno, qualcosa mi resta di incompiuto: la strega non è quella ma un'altra, ma sempre megera è. Come se il male non potesse cambiare il proprio aspetto, che invece è esattamente prerogativa del male.
Ecco, sei andato nella giusta direzione quando Hans e Greta sono stati abbandonati dalla loro madre adottiva, ma ormai nel racconto era già consolidato l'aspetto della vecchina. Se riuscissi a spezzare quest'idea e opporre alla curandera l'idea della madre (ancora meglio, mamma) adottiva giovane, bella e seducente, allora avresti realizzato perfettamente questo racconto, nel quale davvero il bene e il male invertono i propri ruoli.
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Ciao Marino,Marino Maiorino ha scritto: ↑16/04/2022, 10:30 Le fiabe mi piacciono, quindi...
In questo momento ho le favole dei Grimm (la versione originale del 1820, non quella successivamente edulcorata credendo che le fiabe siano cose per bambini) sul mio comodino, e ho già letto l'originale "Hansel e Gretel", quindi...
Il tuo stile e la tua tecnica sono sempre impeccabili, quindi...
Quindi.
Quindi DEVO leggere il tuo racconto da un altro punto di vista. La fiaba nota è una scusa (ottima), il plot-twist è una chiave d'aggancio (ottimo), la storia parla d'altro e riesce a farlo in uno spazio abbastanza ridotto.
Quindi, mi piace ciò di cui parla il tuo racconto? La "strega", una curandera, è la povera vittima di un'altra strega che resta nell'ombra: il male non mostra mai il proprio vero volto, fugge le punizioni, le fa infliggere ad altri, e resta in attesa di potersi esprimere di nuovo. Inoltre, non bisogna credere troppo nelle soluzioni "semplici" ed evidenti.
Nondimeno, qualcosa mi resta di incompiuto: la strega non è quella ma un'altra, ma sempre megera è. Come se il male non potesse cambiare il proprio aspetto, che invece è esattamente prerogativa del male.
Ecco, sei andato nella giusta direzione quando Hans e Greta sono stati abbandonati dalla loro madre adottiva, ma ormai nel racconto era già consolidato l'aspetto della vecchina. Se riuscissi a spezzare quest'idea e opporre alla curandera l'idea della madre (ancora meglio, mamma) adottiva giovane, bella e seducente, allora avresti realizzato perfettamente questo racconto, nel quale davvero il bene e il male invertono i propri ruoli.
condivido il tuo pensiero, le fiabe dei fratelli Grimm, naturalmente nella versione originale e non in quella edulcorata che ai giorni nostri va per la maggiore, sono davvero interessanti e mostrano uno spaccato di quei tempi sinistro e inquietante, altro che favole per bambini… Sto imparando a conoscerle tramite degli audiolibri che, quando riesco (il tempo è tiranno), ascolto con molto piacere. Il percorso per ascoltarle tutte è ancora molto lungo, si tratta, considerando anche versioni diverse dello stesso racconto, di quasi 300 storie…
Grazie per il tuo commento e per i tuoi suggerimenti, magari in futuro cercherò di approfondire il contrasto tra bene e male, concetti apparentemente lontani ma spesso così vicini da intersecarsi a tal punto che diventa (quasi) impossibile distinguere l’uno dall’altro, eh già, argomento affascinante ma allo stesso per nulla semplice da affrontare.
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Grazie Myname per il commento!Myname ha scritto: ↑18/04/2022, 3:49 Una sovrapposizione di fatti e di persone che io leggo come una specie di doppia personalità della protagonista.Il racconto sembra la descrizione di un delirio interiore più che una narrazione di fatti.Lo dico apprezzando e non criticando, dato che le parole sono bene usate e il dramma ben descritto.
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Re: Commento
Ciao Domenico,Domenico Gigante ha scritto: ↑18/04/2022, 20:53 Ciao! Ho letto il tuo avvincente racconto d'un fiato. Non mi ha catturato subito, ma man mano ho iniziato a calarmi nella psiche di Gertrude e coglierne il delirio, che la conduce a svelare la sua segreta pulsione omicida nei confronti dei bambini che si raccolgono intorno a lei fiduciosi. Poi il ritrovare la calma e quel riassumere l'aspetto sorridente e rassicurante di sempre. Aggiungi qualcosa del moderno serial killer ai tradizionali serial killer delle fiabe. Veramente bravo!
troppo buono, grazie mille!
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Re: Commento
Ciao Roberto, ho fatto parlare la vecchia ad alta voce per dare maggior enfasi alle emozioni che si agitavano in lei, a tal punto che, in parte inconsapevolmente, ha dovuto esternarle a parole. Un po' come quando si pensa a un fatto passato che ci fa bruciare così tanto di rabbia che non ci si limita a rimembrare l'evento nella propria mente, ma magari si comincia a imprecare e a sbattere il pugno sul tavolo, una sorta di piccolo sequestro emotivo... Ovviamente l'espediente può piacere come non piacere.RobertoBecattini ha scritto: ↑19/04/2022, 0:25 Un'interessante riscrittura della crudelissima fiaba dei fratelli Grimm. O meglio, quasi uno spin-off, un racconto che si sovrappone alla storia originaria, con un ribaltamento dei ruoli tra buoni e cattivi. O almeno uno sfumare dei contorni tra personaggi più o meno negativi. L'unica cosa che un po' mi sfugge è perché la vecchia invece di ripensare alla vicenda se la racconta a voce alta. Poteva avere un senso se ci fosse stato qualcuno (i bambini) ad origliare, così non so, mi sembra che tolga efficacia alla seconda parte.
Grazie per aver letto e commentato il mio racconto!
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Re: Commento
Grazie FraFree per aver letto e commentato il racconto!
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Re: Commento
Grazie mille Alycetta7!Alycetta7 ha scritto: ↑20/04/2022, 21:07 Adoro le fiabe e ho letto con molto piacere la tua rivisitazione. Tra l'altro Hansel e Gretel è pure una delle mie preferite. Ottima l'idea che sia stata la matrigna dei due fratellini a far ricadere le colpe della loro sparizione sulla strega della casetta di marzapane. La scrittura è scorrevole, ho letto il tuo racconto con molto piacere. Morale della fiaba: mai fermarsi alle apparenze
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
Già, leggendola pensavo: "Che ###onza questa matrigna!" Chissà perché in queste favole è ricorrente il tema della matrigna cattiva, in fondo ci sono tanti genitori (direi la maggioranza) che amano i figli acquisiti come se li avessero concepiti.Marino Maiorino ha scritto: ↑23/04/2022, 10:25 Tra parentesi, nella versione originale è davvero la madre dei bambini a convincere il marito di abbandonarli nel bosco...
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
Ti nascono due bambini, nel parto muore tua moglie, hai 25 anni al massimo (visto che l'aspettativa di vita era quella che era), che fai? Non ti risposi?
E la donna (ragazzina, comunque) che prendi come seconda moglie, che amore nutrirà verso dei neonati (passa dalle bambole ai pestiferi urlanti) non suoi?
Terribile!
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
Sì, è una possibile spiegazione, effettivamente tutto va sempre contestualizzato. Di fatto queste favole sono una chiave di lettura della realtà di quei tempi (dove tutto viene estremizzato, almeno spero...)Marino Maiorino ha scritto: ↑23/04/2022, 11:42 Purtroppo basta rifarsi al tempo e considerare che, con l'umanità allo stato "naturale" (prima degli ospedali, della profilassi, dell'igiene e delle cure mediche gratuite per tutti), c'è un'incidenza di morti per parto del 20%...
Ti nascono due bambini, nel parto muore tua moglie, hai 25 anni al massimo (visto che l'aspettativa di vita era quella che era), che fai? Non ti risposi?
E la donna (ragazzina, comunque) che prendi come seconda moglie, che amore nutrirà verso dei neonati (passa dalle bambole ai pestiferi urlanti) non suoi?
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
Ma è così che riescono nel loro obiettivo di trasmettere qualcosa: legando l'insegnamento a una forte emozione.
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Niente di personale naturalmente, ma io sono fatta così, non sono una di quelle che giocano al "lecca e vinci"...
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Ciao Apa777, non sono sicuro di aver colto il significato del riferimento al "lecca e vinci", grazie comunque di aver letto il mio racconto, anche se l'argomento non rientra tra quelli di tuo gradimento.
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Non è che hai in mente altri racconti derivati da fiabe o simili? A me piacciono moltissimo tutte le storie che incrociano e giocano con altre storie…
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La morale della fiaba mi pare evidente: arrivati a un certo punto i genitori devono lasciare i figli soli e questi devono cavarsela da sé. Devono quindi crescere, emanciparsi dai genitori. E l'emancipazione è un percorso difficoltoso, pericoloso, un bosco buio, e spesso letale. Ma quando riusciranno essi potranno far ritorno a casa con la certezza comunque di essere ben accolti, anzi saranno proprio loro a portare ricchi doni e a nutrire i genitori ormai vecchi. Naturalmente nel racconto fiabesco sono nascosti anche molteplici simboli (da sym-ballo, ciò che unisce, il cui contrario è diavolo, dia-ballo, ciò che divide) quali la paura della fame come timore della morte, la madre come fonte di nutrimento e quindi di vita che all'occasione si trasforma nel suo opposto, colei che toglie nutrimento e vita. La contrapposizione donna madre donna strega, tra vita e morte, entrambe rappresentate al femminile. E anche il cibo come simbolo della vita, ma pure dell'amore.
E via discorrendo.
Nella tua fiaba, parti dal racconto nel racconto. Gertrude racconta che... e nella ripetizione, nella routine i bambini trovano la loro sicurezza. Anche qui la routine è un simbolo e lo adoperi correttamente. Gertrude poi si rivela al lettore per quella che è. Una donna madre e moglie felice un tempo ma poi, per la perdita della famiglia, divorata dai rimorsi a cui ha replicato con il risentimento verso tutti coloro che le apparivano felici. Un altro simbolo adoperato correttamente, la donna che dà la vita e la donna che la toglie, la vita contrapposta alla morte, ma anche l'impossibilità di raggiungere la felicità se non con la maternità, se non offrendo dei figli vivi al mondo. Ma la morale invece, trattandosi di una fiaba, quale potrebbe essere? In qualche modo quella di non fermarsi alle apparenze nel giudicare e nel far attenzione a prestar fiducia. Ma per esser tale dovrebbero essere i bambini in qualche modo ad effettuare la scoperta dopo l'inganno. Dovrebbero cioè vivere l'inganno e reagire a questo. Quindi da questo punto di vista la storia mi pare un po' monca.
Ti segnalo, dal punto di vista formale, "che trovarono in un vecchio baule" che avevano trovato.
E la mancanza di una virgola prima di Gretel poco dopo.
Nella gestione visiva degli spazi nei discorsi diretti ti sei un po' complicato la vita allargando e formando dei paragrafi.
Altro punto, i fratelli Grimm scrivevano nel XIX secolo favole ambientate nel XVII secolo. Ai tempi di Hansel e Gretel dunque non esistevano i quotidiani, ma in quello dei Grimm certo sì. Ma se nel XVII secolo poteva ancora accadere che qualche donna venisse condannata a morte per stregoneria (ma bruciata era davvero difficile. Ho un bel volume con tutti i processi della Santa Inquisizione a Palermo nel XVII secolo e alla fine bruciavano vive nell'auto da fé solo pochissime disgraziate che erano completamente fuori di testa), ai tempi dei Grimm no di certo. Quindi la collocazione temporale del racconto mi pare un po' ambigua a causa di quel riferimento ai ritagli di giornale. Dal punto di vista logico poi mi pare un'incongruenza quando scrivi che Gertrude fa condannare la vecchina al rogo testimoniando di averla vista partecipare a un sabba infernale quando poi, immagino tempo dopo, avendo consigliato il suo nuovo marito di abbandonare i figliastri nel bosco, pensare di poter dare la colpa alla vecchina della loro scomparsa. Ma non era stata bruciata?
Spero di averti dato qualche dritta utile per definire quello che a ogni modo mi pare un buon racconto e una fiaba molto godibile.
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Ciao Bravoautore, grazie di aver letto e commentato il mio racconto.Bravoautore ha scritto: ↑09/05/2022, 5:02 Un intreccio interessante che propone un dubbio aldi là di quanto é scritto: le due donne sono la stessa persona?
Il racconto sembra essere una fantasia piú che la descrizione di fatti, la fantasia di una mente che viaggia su una doppia linea.
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Ciao Ilsestogatto,Ilsestogatto ha scritto: ↑12/05/2022, 18:54 Bello! Ho iniziato a leggere con un po' di, , . diffidenza, diciamo, perché mi aspettavo una qualche specie di rivisitazione. Invece poi sono stato preso un po' dalla trama e un po' da come la racconti, tanto che una volta arrivato alla fine ho dovuto rileggere per godermi quel che mi ero perso all'inizio. E mi è piaciuto di nuovo, anche perché sei partita dalla fiaba per raccontare un'altra storia, tragica e crudele magari, ma più realistica di quello che uno potrebbe pensare.
Non è che hai in mente altri racconti derivati da fiabe o simili? A me piacciono moltissimo tutte le storie che incrociano e giocano con altre storie…
sì, perché no, mi piacerebbe scrivere altri racconti simili a questo, anche perché, come a te, piace davvero tanto mischiare generi diversi di storie, bella cosa, abbiamo un interesse in comune…
Grazie mille per il bel commento e per aver letto per ben due volte il racconto, davvero!
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Ciao Namio,Namio Intile ha scritto: ↑13/05/2022, 10:54 Prendi le mosse dalla nota fiaba dei fratelli Grimm, che in realtà rielaborarono in chiave moderna le fiabe della tradizione germanica: Biancaneve, Hansel e Gretel, Cappuccetto Rosso e via discorrendo. Nella fiaba dei Grimm l'adorabile vecchina attira i due poveri bimbi nella sua casa con la gentilezza, offre loro cibo e rifugio per rivelare poi la sua vera natura. Ma i due riescono a destreggiarsi, a difendersi, e uccidono infine la vecchia; anzi trovano dell'oro in casa sua e riportano la ricca preda al genitore, che li accoglie con affetto.
La morale della fiaba mi pare evidente: arrivati a un certo punto i genitori devono lasciare i figli soli e questi devono cavarsela da sé. Devono quindi crescere, emanciparsi dai genitori. E l'emancipazione è un percorso difficoltoso, pericoloso, un bosco buio, e spesso letale. Ma quando riusciranno essi potranno far ritorno a casa con la certezza comunque di essere ben accolti, anzi saranno proprio loro a portare ricchi doni e a nutrire i genitori ormai vecchi. Naturalmente nel racconto fiabesco sono nascosti anche molteplici simboli (da sym-ballo, ciò che unisce, il cui contrario è diavolo, dia-ballo, ciò che divide) quali la paura della fame come timore della morte, la madre come fonte di nutrimento e quindi di vita che all'occasione si trasforma nel suo opposto, colei che toglie nutrimento e vita. La contrapposizione donna madre donna strega, tra vita e morte, entrambe rappresentate al femminile. E anche il cibo come simbolo della vita, ma pure dell'amore.
E via discorrendo.
Nella tua fiaba, parti dal racconto nel racconto. Gertrude racconta che... e nella ripetizione, nella routine i bambini trovano la loro sicurezza. Anche qui la routine è un simbolo e lo adoperi correttamente. Gertrude poi si rivela al lettore per quella che è. Una donna madre e moglie felice un tempo ma poi, per la perdita della famiglia, divorata dai rimorsi a cui ha replicato con il risentimento verso tutti coloro che le apparivano felici. Un altro simbolo adoperato correttamente, la donna che dà la vita e la donna che la toglie, la vita contrapposta alla morte, ma anche l'impossibilità di raggiungere la felicità se non con la maternità, se non offrendo dei figli vivi al mondo. Ma la morale invece, trattandosi di una fiaba, quale potrebbe essere? In qualche modo quella di non fermarsi alle apparenze nel giudicare e nel far attenzione a prestar fiducia. Ma per esser tale dovrebbero essere i bambini in qualche modo ad effettuare la scoperta dopo l'inganno. Dovrebbero cioè vivere l'inganno e reagire a questo. Quindi da questo punto di vista la storia mi pare un po' monca.
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E la mancanza di una virgola prima di Gretel poco dopo.
Nella gestione visiva degli spazi nei discorsi diretti ti sei un po' complicato la vita allargando e formando dei paragrafi.
Altro punto, i fratelli Grimm scrivevano nel XIX secolo favole ambientate nel XVII secolo. Ai tempi di Hansel e Gretel dunque non esistevano i quotidiani, ma in quello dei Grimm certo sì. Ma se nel XVII secolo poteva ancora accadere che qualche donna venisse condannata a morte per stregoneria (ma bruciata era davvero difficile. Ho un bel volume con tutti i processi della Santa Inquisizione a Palermo nel XVII secolo e alla fine bruciavano vive nell'auto da fé solo pochissime disgraziate che erano completamente fuori di testa), ai tempi dei Grimm no di certo. Quindi la collocazione temporale del racconto mi pare un po' ambigua a causa di quel riferimento ai ritagli di giornale. Dal punto di vista logico poi mi pare un'incongruenza quando scrivi che Gertrude fa condannare la vecchina al rogo testimoniando di averla vista partecipare a un sabba infernale quando poi, immagino tempo dopo, avendo consigliato il suo nuovo marito di abbandonare i figliastri nel bosco, pensare di poter dare la colpa alla vecchina della loro scomparsa. Ma non era stata bruciata?
Spero di averti dato qualche dritta utile per definire quello che a ogni modo mi pare un buon racconto e una fiaba molto godibile.
innanzitutto, grazie mille per l’approfondita analisi del testo e per i suggerimenti che mi hai dato, ne farò tesoro. Nel frattempo ho provveduto a sistemare i refusi che mi hai segnalato (maledetta consecutio temporum…).
Per quanto riguarda la collocazione temporale del racconto, sono stato volutamente vago, partendo dal presupposto che, stando a quello che ho letto nel libro “Il libro nero della caccia alle streghe” di Vanna de Angelis e (ahimè, chiedo venia) su Wikipedia (che utilizzo giusto quando ho bisogno di ottenere velocemente delle informazioni su argomenti che conosco poco), le più recenti esecuzioni di persone accusate di stregoneria risalgono al XVIII secolo, e quindi ho ritenuto di poter inserire nel racconto il riferimento ai giornali riportanti la scomparsa di Hansel e Gretel. Non ero sicuro che questa scelta fosse corretta, ma mi sono lasciato aperto la strada della licenza poetica… Aggiungo che, come hai affermato tu in un altro commento, anche solo un racconto di 20.000 righe dovrebbe essere basato sulla lettura di svariati libri sullo stesso argomento, in modo da evitare svarioni e bestialità di vario genere. Cosa che puntualmente non riesco a fare per mancanza di tempo (forse è solo una scusa...). C’è una bella canzone del trio Gazzè, Fabi, Silvestri che fa: “chi vuole scrivere, impari prima a leggere”. Per carità, soprattutto nei racconti di fantasia, credo sia lecito uscire dai binari della verosimiglianza, l’importante però è esserne almeno consapevoli (che nel mio caso specifico era una semi consapevolezza…).
Per quanto riguarda l’ordine degli eventi, Gertrude dopo la morte dei due suoi figli maschi si convinse che la colpa del tragico evento fosse dell'erbaiola, ma non fu in grado di incolparla, e solo alcuni mesi/anni dopo, dopo aver sposato il taglialegna e averlo convinto ad abbandonare i figli Hansel e Gretel, riuscì con la sua (falsa) testimonianza a farla condannare al rogo. Mi scuso di non essere riuscito a renderne chiaro il flusso.
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Grazie Giovanni per aver letto e commentato il mio racconto!Giovanni p ha scritto: ↑07/06/2022, 10:58 La storia non mi ha preso subito devo essere sincero, ma ho poi apprezzato l'originalità e gli spunti di riflessione che si possono trarre su cosa sia la malvagità intrinseca ed un etichetta attaccata addosso.
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Gara d'estate 2023 - La passe - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Calendario BraviAutori.it 2012 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 18 - Brividi a Natale
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L'Altro
antologia AA.VV. sulle diversità del Genere Umano
Attraverso il concorso "L'Altro - antologia sulle diversità del Genere Umano", gli autori erano stati chiamati a esprimersi sulle contrapposizioni fra identità, in conflitto o meno, estendibili anche a quelle diversità in antitesi fra di loro come il terreste e l'alieno, l'Uomo e l'animale, l'Uomo e la macchina, il normale e il diversamente abile, il cristiano e il musulmano, l'uomo e la donna, il buono e il cattivo, il bianco e il nero eccetera. La redazione cercava testi provocatori (purché nei limiti etici del bando), senza falsi moralismi, variegati, indagatori e introspettivi. Ebbene, eccoli qua! La selezione è stata dura e laboriosa, ma alla fine il risultato è questo ottimo libro.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Furio Bomben.
Contiene opere di: Furio Bomben, Antonio Mattera, Maria Letizia Amato, Massimo Tivoli, Vespina Fortuna, Thomas M. Pitt, Laura Massarotto, Pasquale Aversano, Ida Dainese, Iunio Marcello Clementi, Federico Pavan, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Giorgio Leone, Giovanna Evangelista, Alberto Tivoli, Anna Rita Foschini, Francesco Zanni Bertelli, Gabriele Ludovici, Laura Traverso, Luca Valmont, Massimo Melis, Abraham Tiberius Wayne, Stefania Fiorin.
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I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Human Takeaway
(english version)
What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.
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