Luigi Laserva
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Luigi Laserva
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Re: Luigi Laserva
La storia è stata pensata proprio per condannare queste ultimi due comportamenti che ritengo inaccettabili senza appello.
Ringrazio Alberto Marcolli per i consigli che mi ha dato e la mia compagna, come chiunque leggerà questa storia.
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Re: Luigi Laserva
grazie mille per il bellissimo commento e i suggerimenti. Non ho voluto scrivere una storia basata sull'anti-meridionalismo, ho cercato di mettere su carta alcuni dei discorsi che mi capita di sentire, e che in questo caso non mi piacciono.
Purtroppo di Nedo, Marsilio o Luigi ne sono piene le strade.
Questi tre personaggi rappresentano tre tipi diversi di disagio, Luigi è l'unico che subisce senza affliggere nessuno.
Grazie mille ancora.
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Purtroppo, per molte persone "l’imbarazzo che non riusciva ad evolversi in vergogna" è una caratteristica comune, che impedisce loro di trovare l'unico, vero colpevole della loro condizione: se stesse.
https://wblog.wiki/it/Swiss_cheese_model
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Re: Commento
Andr60 ha scritto: ↑04/01/2023, 12:44 Devo ammettere che mi sono un po' identificato nel protagonista-vittima, visto che anch'io ho avuto la malaugurata idea di laurearmi in scienze biologiche. A differenza di Luigi ho trovato un lavoro adeguato ai miei studi, però dopo quindici anni di precariato sotto-pagato, e avrei potuto benissimo finire come lui a fare un lavoro di ripiego. Hai descritto bene l'incontro-scontro di tre sconfitti, per motivi diversi, e la genesi di un omicidio che assomiglia alla teoria del formaggio svizzero, stavolta applicata ai comportamenti umani.
Purtroppo, per molte persone "l’imbarazzo che non riusciva ad evolversi in vergogna" è una caratteristica comune, che impedisce loro di trovare l'unico, vero colpevole della loro condizione: se stesse.
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Ciao, grazie mille sia per il voto che per il commento.
Appena ho tempo leggerò volentieri la teoria del formaggio svizzero, bel frattempo in bocca al lupo per la gara e grazie ancora.
- Laura Traverso
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Re: commento
Laura Traverso ha scritto: ↑05/01/2023, 17:18 Un racconto, il tuo, dove sono bene evidenziate le ingiustizie della vita a opera di personaggi privi di empatia e di umanità nei confronti di esseri a loro di gran lunga superiori: per intelligenza e bontà d'animo. Mi riferisco a Luigi e non certo al padre e al figlio che, devo dire, pur nella loro solitudine, non mi sono piaciuti per niente: esseri gretti come tanti ce ne sono. A farne le spese è stato Luigi, rispettoso e triste individuo. Il tuo racconto mi ha assai rattristata, ma ho voluto interpretare il finale, ossia la sua morte ingiusta e barbara, come una liberazione da questa vita, in cui viveva incompreso da tutti e in solitudine. Forse è andato a star meglio... Voto 5
Ciao Laura,
grazie mille per il voto ma soprattutto per il bellissimo commento.
A presto.
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Un bel racconto, triste e angosciante nel suo crudele realismo.
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Dico in parte perché ho qualche dubbio sulla tua decisione di mettere tutti e tre i protagonisti nel medesimo piano. Sia Luigi, che Nedo, che Marsilio, sono tre vinti dalla vita, ognuno a suo modo si capisce. Tre vuoti a perdere, ma soprattutto lo sono i due cattivi: Nedo e Marsilio. E forse questo è un errore non voluto. I due protagonisti, che hai voluto caratterizzare in modo negativo, sono in realtà i più fragili e assieme i più umani. Luigi, alla fine, prova a essere un vincente, e in fondo ci riesce, raggiunge qualche obiettivo; ma Nedo e Marsilio sono totalmente travolti da loro stessi, dalle loro debolezze, a anche solo dalla vita. Incapaci di reagire e di capire, a differenza di Luigi. E dunque, anche se li dipingi da cattivi proprio non riesco a non stare dalla loro parte, pure se Luigi è un terrone handicappato e pure un po' secchione. Ecco, forse al racconto manca una vera contrapposizione tra i personaggi. Uno degli elementi della narrazione è proprio la contrapposizione, l'adulto e il genitore, il buono e il cattivo, chi cerca e chi trova... e qui non la vedo. Non so se sia voluto o se è capitato, ma i tre protagonisti vivono tre diverse forme della medesima alienazione. Questo per me è un limite e rende didascalico il racconto anche oltre le iniziali aspettative del lettore.
Non fraintendermi però. È stato un bel leggere, apprezzo i generi sempre diversi ma la mano riconoscibile, lo stile tuo e quindi già maturo, e perciò ti rinnovo i miei complimenti.
A rileggerti
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Re: Luigi Laserva
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Re: Commento
Buonasera Namo, si grazie al lavoro svolto ma anche e sopratutto al vostro aiuto sono riuscito a migliorare. Mi sto impegnando e quello che mi hai scritto mi ha fatto datto piacere. Il lavoro da fare è ancora tanto però.Namio Intile ha scritto: ↑09/02/2023, 11:04 Rispetto agli altri tuoi racconti qui pubblicati questo mi pare più convincente nella forma, senza tutti quegli errori e incertezze soprattutto dei primi. Migliori velocemente e i tuoi racconti lo fanno altrettanto, di gara in gara, e la classifica lo dimostra. E quindi i miei complimenti. Convince in parte anche la struttura, con quel finale tragico per i tre protagonisti.
Dico in parte perché ho qualche dubbio sulla tua decisione di mettere tutti e tre i protagonisti nel medesimo piano. Sia Luigi, che Nedo, che Marsilio, sono tre vinti dalla vita, ognuno a suo modo si capisce. Tre vuoti a perdere, ma soprattutto lo sono i due cattivi: Nedo e Marsilio. E forse questo è un errore non voluto. I due protagonisti, che hai voluto caratterizzare in modo negativo, sono in realtà i più fragili e assieme i più umani. Luigi, alla fine, prova a essere un vincente, e in fondo ci riesce, raggiunge qualche obiettivo; ma Nedo e Marsilio sono totalmente travolti da loro stessi, dalle loro debolezze, a anche solo dalla vita. Incapaci di reagire e di capire, a differenza di Luigi. E dunque, anche se li dipingi da cattivi proprio non riesco a non stare dalla loro parte, pure se Luigi è un terrone handicappato e pure un po' secchione. Ecco, forse al racconto manca una vera contrapposizione tra i personaggi. Uno degli elementi della narrazione è proprio la contrapposizione, l'adulto e il genitore, il buono e il cattivo, chi cerca e chi trova... e qui non la vedo. Non so se sia voluto o se è capitato, ma i tre protagonisti vivono tre diverse forme della medesima alienazione. Questo per me è un limite e rende didascalico il racconto anche oltre le iniziali aspettative del lettore.
Non fraintendermi però. È stato un bel leggere, apprezzo i generi sempre diversi ma la mano riconoscibile, lo stile tuo e quindi già maturo, e perciò ti rinnovo i miei complimenti.
A rileggerti
Ho voluto costruire una storia realista, basata su emozioni e fatti reali, tralasciando per una volta il piacere di perdermi nella fantasia.
Grazie mille ancora.
- Domenico Gigante
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Altro personaggio che mi ha colpito per la sua funzione di regina ancestrale è Leda: colui che, in modo quasi inspiegabile, con i suoi gesti conserva e protegge l'ordine all'interno della famiglia. Mi ha fatto pensare a mia moglie e a come sarebbe la nostra esistenza senza di lei. Forse anche noi diventeremmo come Marsilio e Nedo. Complimenti!
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Domenico Gigante ha scritto: ↑19/02/2023, 18:45 Caro Giovanni! Devo dire che anch'io - come Namio - sono rimasto più profondamente colpito dalla figura tragica di Marsilio e Nedo, che da quella di Luigi. Sono loro due i veri eroi shakespeariani del tuo racconto nella loro incapacità di prendere in mano la propria esistenza. In fondo Luigi è, rispetto a loro, quasi un privilegiato che ha saputo dare una direzione alla sua vita, è stato capace di liberarsi del fardello di una famiglia irriconoscente (nel senso che non è stata in grado di riconoscerlo, come direbbe Hegel, di dargli dignità di uomo) e - soprattutto - ha progetti per il futuro (una seconda laurea non è roba da poco!).
Altro personaggio che mi ha colpito per la sua funzione di regina ancestrale è Leda: colui che, in modo quasi inspiegabile, con i suoi gesti conserva e protegge l'ordine all'interno della famiglia. Mi ha fatto pensare a mia moglie e a come sarebbe la nostra esistenza senza di lei. Forse anche noi diventeremmo come Marsilio e Nedo. Complimenti!
Buona sera Domenico e grazie per il bellissimo commento! Leda è una presenza assenza, qualcosa che non c'è ma regola la vita.
Grazie ancora, molte volte faccio il tuo stesso ragionamento pensando alla mia compagna.
- Marino Maiorino
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Ma il tuo racconto pesca in altro, ed è il confrontarsi di tre disagi (Luigi, Nedo, Marsilio) ai quali la società di per sé non vuole trovare rimedio. Il più "naturale" è quello di Marsilio che ha perso la moglie, e poi ci sono quelli di Luigi e Nedo.
Quello che tu, Giovanni, hai fatto, è solo metterli uno accanto all'altro e seguire lo svolgersi degli eventi, come d'altro canto accade così spesso nelle cronache, ma tu vai oltre. Facendoci conoscere queste tre vite, ci fai capire che delle tre nessuna è impazzita, nemmeno quella di Nedo. L'episodio efferato accade perché è perfettamente normale, in queste condizioni, ciò che descrivi.
Io leggo un'aperta condanna alla società che costringe persone con disagi a doversi confrontare con altri disagiati. In altre circostanze qualcuno potrebbe mantenere il sangue freddo per non infuriarsi come Marsilio, o come Luigi dopo di lui, o come Nedo alla fine. Insomma, la "reazione a catena" (usando un termine da fisica nucleare perché siamo davvero seduti su una polveriera sociale) potrebbe in condizioni normali fermarsi a un certo punto, ma sembra che invece a qualcuno faccia piacere disinteressarsi di ciò che sta accadendo alla società.
La vedo brutta, e temo che sarà sempre peggio.
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Buona sera Marino,Marino Maiorino ha scritto: ↑20/02/2023, 18:43 Non soffro di acufene e non sono andato a rubare il lavoro dove mi avrebbero chiamato "terrone" perché sono anche un cagasotto, ma questo non mi ha sottratto alla mia dose di episodi di discriminazione, quindi il racconto ha pescato nel pieno di sentimenti di una certa impotenza.
Ma il tuo racconto pesca in altro, ed è il confrontarsi di tre disagi (Luigi, Nedo, Marsilio) ai quali la società di per sé non vuole trovare rimedio. Il più "naturale" è quello di Marsilio che ha perso la moglie, e poi ci sono quelli di Luigi e Nedo.
Quello che tu, Giovanni, hai fatto, è solo metterli uno accanto all'altro e seguire lo svolgersi degli eventi, come d'altro canto accade così spesso nelle cronache, ma tu vai oltre. Facendoci conoscere queste tre vite, ci fai capire che delle tre nessuna è impazzita, nemmeno quella di Nedo. L'episodio efferato accade perché è perfettamente normale, in queste condizioni, ciò che descrivi.
Io leggo un'aperta condanna alla società che costringe persone con disagi a doversi confrontare con altri disagiati. In altre circostanze qualcuno potrebbe mantenere il sangue freddo per non infuriarsi come Marsilio, o come Luigi dopo di lui, o come Nedo alla fine. Insomma, la "reazione a catena" (usando un termine da fisica nucleare perché siamo davvero seduti su una polveriera sociale) potrebbe in condizioni normali fermarsi a un certo punto, ma sembra che invece a qualcuno faccia piacere disinteressarsi di ciò che sta accadendo alla società.
La vedo brutta, e temo che sarà sempre peggio.
ho accostato i tre personaggi raccontando le loro vicende senza andare oltre perchè ho voluto creare una storia cruda in stile giornalistico.
Mi spiago peggio, sono stufo della retorica che si sente molto in parecchi programmi tv dove lo spettatore viene trattato da idiota da chi parla o sbraita raccontando fatti con una retorica che sbatte in faccia il pensiero di chi comunica senza lasciare adito a ragionamenti. I lettori, in questo caso VOI di braviautori non meritano un trattamento del genere, non voglio imporre i miei pensieri, anzi preferisco stimolare ragionamenti. Sbattere in faccia al lettore il proprio pensieo in un racconto del genere è offendere la vostra intelligenza e io di tutti voi ho il massimo rispetto Se avessi usato una retorica vittimistica per difendere Luigi lo avrei solo umiliato, cosa che sinceramente non merita, come non lo meritano i Luigi di tutto il mondo. L'uso di parole brutte come "terrone" non è da parte mia un gancio per sensibilizzare o impietosire, ma solo il risultato di tante volte in cui ho sentito personalmente offese del genere, che da italiano del "centro" inizio a tollerare poco.
In una società che si sta impoverendo, ma che è basata sui soldi e l'apparenza c'è seriamente da aspettarsi il peggio.
Grazie mille per il voto e il commento.
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Intellinfinito
Questo libro è il seguito di "Un passo indietro". Come il primo, è autoconclusivo.
"Esistevano davvero, gli dèi. Ma non erano dèi. Non lo erano stati per un'oscura volontà divina, ma lo erano semplicemente diventati mediante un'accanita volontà terrena di sopravvivenza".
L'Evoluzione umana (e non) come non l'avete mai immaginata.
Un romanzo postumano e transumano che vi mostrerà un futuro che forse non tarderà a divenire.
Di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (597,84 KB scaricato 93 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.
Contiene opere di: Alberto Barina, Angela Catalini, Enrico Arlandini, Enrico Teodorani, Fausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, Francesca Paolucci, Gabriella Pison, Gianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, Ida Dainese, Laura Usai, Massimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, Patrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, Silvia Ovis, Umberto Pasqui, Francesco Zanni Bertelli.
Vedi ANTEPRIMA (941,40 KB scaricato 126 volte).
Storie Gotiche, del Terrore e del Mistero
antologia di opere ispirate alla paura dell'ignoto
Nella ricerca di un tema che potesse risultare gradito a più autori, ci è sembrato infine appropriato proporre un'antologia di opere il cui fattor comune fosse il brivido. Un termine per molti versi ingannevole, almeno quanto lo sono certe credenze e immagini che la ragione volutamente ignora, o perfino deride. Eppure, l'ignoto ci aspetta al varco, silenzioso e paziente, per catapultarci nello strapiombo degli incubi o nel vortice di ansie e desideri repressi.
A cura di Roberto Virdo'.
Contiene opere di: Ida Dainese, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Fausto Scatoli, Annamaria Ricco, Francesco Cau, Valentino Poppi, Mario Flammia, Essea, Umberto Pasqui, Enrico Teodorani, Roberto Masini, Maria Perrella, Giacomo Baù, Eliseo Palumbo, Selene Barblan, Stefano Bovi, Ibbor OB, Andrea Teodorani, Simona Geninazza, Lidia Napoli, Mario Malgieri, Michele Silvi, Ida Daneri, Alessandro Mazzi.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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Gara di primavera 2019 - La contessa, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 29 - Storie parallele
A cura di Ser Stefano.
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