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faccio i miei complimenti all'autore.
scritto benissimo, forse solo qualche virgola da rivedere, descrizioni fantastiche e storia magnifica.
caratterizzazione dei personaggi ottimale.
sei riuscito a farmi vedere immagini nitide, davvero complimenti.
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Forse è proprio così, e gli ultimi anni ce lo confermano: il mondo corre altrove, e noi europei scompariremo piano piano, tra un selfie e una preghiera rivolta a un Dio ormai indifferente.
Uno splendido racconto, saluti
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Re: Commento
Ciao, Fausto. Da un pezzo non passavi da queste parti, ben ritrovato. E grazie per i riscontri, il tuo parere non è quello di uno che passa.Fausto Scatoli ha scritto: ↑20/07/2023, 21:52 che posso dire se non che è uno splendido pezzo?
faccio i miei complimenti all'autore.
scritto benissimo, forse solo qualche virgola da rivedere, descrizioni fantastiche e storia magnifica.
caratterizzazione dei personaggi ottimale.
sei riuscito a farmi vedere immagini nitide, davvero complimenti.
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Re: Commento
Ciao, Andr. Il racconto è più intimista di quelli miei soliti. Non possiedo la tua caparbietà nel trattare in modo continuo certi argomenti. Anzi il protagonista, i protagonisti, sembrano scivolare, al limitare delle loro perdute illusioni, in un universo anodino dove ogni senso si perde, si annichilisce, per lasciare spazio solo a un grande Nulla.Andr60 ha scritto: ↑21/07/2023, 14:58 Il respiro del mare e l'odore della salsedine permeano il vecchio marinaio che non desidera che una cosa sola, perdersi nella natura ancora incontaminata. Colpisce il netto contrasto con le ragazze del posto, la giovinezza e la leggerezza del vivere rispetto alla cupezza dell'europeo, appesantito dagli anni e da una civiltà ormai esausta.
Forse è proprio così, e gli ultimi anni ce lo confermano: il mondo corre altrove, e noi europei scompariremo piano piano, tra un selfie e una preghiera rivolta a un Dio ormai indifferente.
Uno splendido racconto, saluti
Grazie per il passaggio.
- Marino Maiorino
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è "toccante" (una volta messi tutti i filtri empatici a mia disposizione), e in realtà sarebbe "bello" finire così: scegliendo quando finire.
Per noi (sono nato nel '70) i posti come Bora Bora stanno scomparendo rapidamente. Restano solo i deserti. E la vita di città non è molto più ricca di rapporti umani, oggigiorno, quindi lo spostamento non vale quasi più la pena.
Un'immagine bellissima:
"Il tono era stato così perentorio e solenne che il tramonto rimase sconvolto in un impulso di paura, o forse pudore, simulò di fermarsi, e magari lo fece davvero.", ma la fai perdere nel mare delle seguenti. Non esprimerò cosa ho sentito perché mi è parso troppo intimo. Dal punto di vista dello scrivere (e del leggere), hai messo in sequenza dei paesaggi e metafore così belli da riempire interi romanzi, ma in un racconto (breve) è troppo. Eloc che piange inginocchiato davanti alla propria croce blu è più che sufficiente.
Ma come Eloc aspettava Gaetano (senza saperlo), così anche tu.
E ti assicuro, no, non è oggi.
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Re: La passe
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Scorrendo il tuo racconto mi chiedevo cosa siamo sempre stati in fondo, cos'è che ci spinge alla scoperta di nuove rive, nuove vette dove trovare, o poter infrangere, arrampicare con fatica i nostri ultimi sogni, le nostre speranze di cambiamento... Ecco, la "fatica" forse è proprio questo nella sua banalità apparente un fattore ormai dimenticato, la fatica di una vera ricerca al di fuori delle nostre comodità, al di fuori di ciò che già conosciamo, il tornare per un breve momento a quel primo vagito inconsapevole, a un diverso modo di approccio su ciò che ci rende coscienti di noi stessi, una riflessione, oppure un lavoro manuale mai sperimentato, la comprensione di un nuovo aspetto, il provare a perdersi piuttosto che tracciare un percorso, questo può essere ancora meta di un nostro ipotetico viaggio, un posto meno trafficato, un sentiero impervio ai più, se non la nostra ultima, al contempo antica e moderna, frontiera; una delle poche qualità da scoprire, o riscoprire, dentro, non solo al di fuori di noi stessi. Più che il testo in sé pertanto, tornando all'inizio di questa recensione, è questo che mi ha spinto a suo, e mio modo a viaggiare, il messaggio.
Voto 4.
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Ma, per sapere quale e dove stia, dovrete leggere almeno il 98% di questo commento che – ovviamente - è più lungo del racconto stesso. Perché sennò è troppo comodo, perché sennò non si impara niente, perché lo faccio per voi. A dirla sincera: Perché sono bastardo dentro, ecco perché.
Che me lo ha chiesto lui, eh? Dico, un commento da parte mia – illuso che sarebbe stato come uno di quelli del concorso “a modo mio”. E invece…
Allora, iniziamo a dire che questo racconto è una vera epopea degna di un grande scrittore: c’è un avvio che pare semplice, una storia che pare subito al limite del credibile o, quantomeno, scritta da uno che vive fuori dal mondo (spiego il dettaglio poi), e che tuttavia ci regala un viaggio da sogno, tra panorami stupendi, per poi farci scoprire che uno dei personaggi non è esattamente quel piccolo commerciante bastardo che frega i turisti che abbiamo incontrato durante la nostra ultima vacanza, ma un pezzo da novanta (o forse, come dicevano in “quei bravi ragazzi”, "da centoventi") dello scorrere della vita.
Non posso che essere d’accordo con chi ha commentato prima di me: il racconto merita un cinque pieno, per la capacità di far viaggiare a diversi livelli, da quello basico - “l’ultima vacanza al mare, e come avrei voluto che fosse” - a “la Vita, l’Universo e Tutto Quanto in riva al mare”, passando per “mannaggia a me che mi sono sposato/a”.
Fuori dal mondo: vado a spiegare.
Dunque, abbiamo un marinaio che paga per guidare una barca. Si inizia da 500 franchi, si passa a mille per via della strana richiesta di vedere un atollo disabitato – il sogno di ogni marinaio, no? - e poi, quando Eloic (“Cielo”? Perdona l’ignoranza mia) si rende conto che il nostro è un marinaio, arriva a pentirsi di non avergliene chiesti dieci volte tanto. Ora, non so il cambio del tempo, ma mi pare strano: perché per portare uno capace dovresti chiedere di più che a portare un turista imbranato? Che fine ha fatto la solidarietà tra colleghi? E perché, se uno fa un mestiere, appena va in vacanza paga per fare quello che fa a pagamento? Sto per caso correggendo/commentando scritti gratis di domenica? Ma io mica faccio quello, di mestiere (e si vede, suppongo)…
Però una spiegazione c’è:
“e mi costringerai ad arrivarci sul serio alla tua dannata isola deserta”
È chiaro che il furbissimo Eloic conta di scarrozzare turisti in giro promettendo destinazioni da sogno (chessò: uno scoglio in mezzo al nulla, un punto dove l’acqua è freddissima o ci stanno gli squali ad aspettarti...) e poi, sul più bello, fargli scoprire che la destinazione non si può raggiungere (o vendergli un luogo per un altro) e tornare indietro avendo impiegato solo la metà del tempo, questo malandrino. Col marinaio esperto, ovvio, il gioco non riesce: uno a zero per gli italiani (purché navigatori)!
Aggiungo: l’espressione “sedie” (impagliate) “diversamente solide” è bellissima .
Poi: tu vinci una “Full Ultimate Clock Killer Babbano Punteggiatura Review”[*], una cosa che riservo solo alle persone più care in gara per qualche concorso o ai professori di lettere, di quelli che rifilano insufficienze ai loro studenti perché “te lo dico io come si scrive” – nella speranza che, a mostrargli cosa succederebbe se correggessero loro sé stessi, forse al sei non ci arriverebbero, e magari al prossimo compito in classe sarebbero un filo più indulgenti...(che poi: aspetta la revisione del testo di un certo animale che ha partecipato a un concorso fighissimo, e vedrai se non la pianta di andare in giro a rompere le scatole per la punteggiatura. Di passaggio: di là Giori ha preso 10. Ma non è ancora finita, che si sappia: ti sto commentando prima del tempo perché l’estate è finita e non volevo che il concorso chiudesse prima che io rispettasi l’impegno che tu hai preso per me...).
“Con un tono denso di acida ironia, in un inglese approssimativo, ”
Tutto giusto, però suggerirei “approssimato” anziché “approssimativo”, che è più lungo e quindi più impegnativo.
Sono un fiero sostenitore della possibilità di mettere una virgola prima di una “e”, ma non “a prescindere”: serve quando si voglia indurre una breve pausa prima di quel che segue, oppure se la frase che recede la “e” è una subordinata (e la congiunzione lega in realtà due principali o anche due relative di livello superiore).
Come qui:
“finché sulla sabbia, leggera come talco, non incrociai un manufatto d’altri climi, e di diverse latitudini dell’altro emisfero, languire placido sul bagnasciuga,”
quel “, e di diverse latitudini dell’altro emisfero,” ci sta, perché è un inciso, una specificazione, nell’inciso.
Questo è un altro esempio:
Eloic entrò in casa, senza dire una parola, e ne uscì con un secchio di latta
La “e” unisce le due frasi “entrò in casa” e “ne uscì”, le virgole separano l’inciso “senza dire una parola”. Ottimo.
Anche qui:
“Non ebbi tempo di pensare ad altro, e alle mie spalle udii una voce cavernosa frammezzata da un respiro agitato.”
Ci sta: facciamo una piccola pausa (per quanto, quella “e” si potrebbe anche togliere sostituendola con un “che”, ma non è che cambi il succo)
Idem qui:
“Mi voltai, e fui di fronte a un uomo magro come un Cristo in croce”
la pausa è anche dovuta per l’azione: si è girato con calma relativa, quindi ottimo.
Qui invece:
“L’uomo scosse la testa, e dopo aver bevuto un sorso dalla bottiglia, e tirato una boccata dal sigaro, disse:”
cambierei in:
L’uomo scosse la testa e, dopo aver bevuto un sorso dalla bottiglia e tirato una boccata dal sigaro, disse:
(o in:
L’uomo scosse la testa e, dopo aver bevuto un sorso dalla bottiglia, e tirato una boccata dal sigaro, disse:)
per unire meglio “L’uomo scosse la testa” e “disse”, che sta in fondo.
Qui toglierei l’ultima virgola (bisogna leggere anche il resto del discorso):
non è per sfiducia, sai, ma magari inizi a vomitare non appena usciamo in mare aperto, e mi supplichi di ritornare a terra.
Per questo:
“«Italiano, lo immaginavo, solo voi amate il francese più dell’inglese: e poi andate in giro sempre come se vi trovaste a una maledetta sfilata.”
Propongo:
“«Italiano, lo immaginavo: solo voi amate il francese più dell’inglese. E poi andate sempre in giro come se vi trovaste a una maledetta sfilata.”
(ho anche spostato “sempre” perché, sebbene meno corretta, è la forma più comune nel parlato, almeno dalle mie parti – se è una cosa locale mia, come non detto)
Qui, invece, metterei una virgola oppure una “e” prima di “così” (ma solo se piace anche a te, sennò pace):
Si accorse subito che sapevo dove mettere le mani così, senza dirmi niente, mi lasciò il timone.
Metterei (sempre opzionale) “forse” tra due virgole:
“non significava altro forse se non che quella era l’impronta della fantasia di Dio nella Creazione.”
E qui sostituirei la virgola dopo “birra” con due punti (ma, anche questo, se si vuole):
“«Allora per punizione mi offri anche una birra, ti ho chiesto troppo poco per un’esperienza del genere.»”
Niente che non vada, ma perché scrivere:
“mi disse, e la tracannò d’un sorso la sua birra,”
anziché:
“mi disse, e tracannò d’un sorso la sua birra,”?
Oppure allora mettere “la sua birra” tra due virgole:
“mi disse, e la tracannò d’un sorso, la sua birra,”
Questa frase va bene così com’è, però, per renderla più leggibile, la girerei un poco e cambierei un “virgola, e” con un punto e virgola, sopprimendo una virgola:
“Eloic urlò qualcosa alle ragazze indigene, nella loro lingua, e loro si mossero scomposte, mentre io, per la prima volta, le potei osservare “
Eloic urlò qualcosa nella loro lingua alle ragazze indigene; loro si mossero scomposte mentre io, per la prima volta, le potei osservare
Qui comunque due punti servono, mi pare, al posto della virgola, dopo “trattava”:
Eloic sembrava il loro cupo sovrano dalla pelle bianca, senza reggia né corona, e come un re le trattava, ruvido impartiva loro ordini ai quali, in modo maldestro, provavano a ubbidire.
A costo di sembrare anche più pedante di quel che sono (che è comunque tanto, ma lo sto facendo apposta perché mi è stato chiesto, e mi ritrovo a leggere con attenzione smodata un testo anziché fare un giro in bici, come vorrei fare in questa domenica di tempo sereno e mite – maledetto Intile: colpa tua!):
“Tutti sotto la palma, seduti sui vecchi fusti, con le tre ragazze a divorare il pesce, come noi con le mani, a ridere e parlare fra loro, nella loro lingua, senza badare a noi, come se la nostra esistenza non le riguardasse.”
Avrei scritto (non che sia chissà che rivoluzione, eh?):
“Tutti sotto la palma, seduti sui vecchi fusti, con le tre ragazze a divorare il pesce come noi, con le mani, e a ridere e parlare fra loro, nella loro lingua, senza badare a noi, come se la nostra esistenza non le riguardasse.”
“Ebbi l’impressione che rincorresse un demone invisibile e trasparente, perturbava l’aria e fermava il vento, poi all’improvviso chinò la testa,”
Ummm. Che ne pensi di:
“Ebbi l’impressione che rincorresse un demone invisibile e trasparente, che perturbava l’aria e fermava il vento; poi all’improvviso chinò la testa,
“«Voglio vedere la Creazione, prima che scompaia» gli dissi «prima che l’uomo”
ci sta. Però:
«Voglio vedere la Creazione, prima che scompaia», gli dissi, «prima che l’uomo
o anche:
«Voglio vedere la Creazione, prima che scompaia,» gli dissi, «prima che l’uomo
anche solo per venire incontro a esigenze tipografiche, intendo.
Qui c’è una ripetizione di tutti – e anche qualcosa che non va nella punteggiatura:
“Io sono un medico, ero un medico, come tutti nella mia famiglia, ma dopo la laurea ho assecondato il demone del mare. Regate, traversate a vela, due giri del mondo con gente che ci sapeva andare, uno fra tutti Eric, il capitano, il migliore tra tutti”
Propongo:
“Io sono un medico - ero un medico, come tutti nella mia famiglia; ma, dopo la laurea, ho assecondato il demone del mare: regate, traversate a vela, due giri del mondo con gente che ci sapeva andare. Uno in particolare: Eric, il capitano. Il migliore tra tutti”
A seguire:
“la gente parla, parla e poi parla ancora perché non sa cosa dire, e se non lo fa non sa come giustificare a se stessa la propria esistenza. Lui invece stava sempre in silenzio, per lui parlava quanto faceva: e la folla, la gente, quando poteva la evitava…”
a scelta:
“la gente parla, parla e poi parla ancora perché non sa cosa dire e, se non lo fa, non sa come giustificare a se stessa la propria esistenza. Lui invece stava sempre in silenzio: per lui parlava quanto faceva, e la folla, la gente, quando poteva, la evitava…”
o anche:
“la gente parla, parla e poi parla ancora perché non sa cosa dire. E, se non lo fa, non sa come giustificare a se stessa la propria esistenza. Lui, invece, stava sempre in silenzio. Per lui parlava quanto faceva. E la folla, la gente, quando poteva, la evitava…”
Qui c’è un typo:
“Le persone con cui mi capitava di conversare. se avessero avuto l’ardire di ingoiare la propria saliva, sarebbero morte avvelenate, ecco cosa pensavo.”
O non ci va il punto dopo “conversare”, o la parola successiva deve iniziare con la maiuscola.
Ma immagino fosse un due punti:
“Le persone con cui mi capitava di conversare: se avessero avuto l’ardire di ingoiare la propria saliva, sarebbero morte avvelenate, ecco cosa pensavo.”
“«Vieni con me» disse, in modo inatteso, e si sollevò dal fusto con un ruggito da bestia ferita, ”
Mah. E se, invece, fosse:
«Vieni con me» disse in modo inatteso, sollevandosi dal fusto con un ruggito da bestia ferita,
(nonostante i gerundi abbiano una pessima fama, qui si legge meglio così, no?)
“Il tono era stato così perentorio e solenne che il tramonto rimase sconvolto, in un impulso di paura o forse di pudore, simulò di fermarsi, e magari lo fece davvero.”
Troppo barocco questo?
“Il tono era stato così perentorio e solenne che il tramonto rimase sconvolto. In un impulso di paura o, forse, di pudore, simulò di fermarsi; e magari lo fece davvero.”
“Nel dubbio”, tra due virgole?
“Il vento era girato intorno circospetto, nell’ansia di capire chi fosse stato in grado di sconvolgere l’ordine universale, e nel dubbio sospirò inquieto, infastidito da quell’ardire.”
Un punto e virgola dopo “testimoniare”? E perché qui non anche una virgola dopo “avvolgeva”, seguita da quella “e”?
“Cercai di non far caso ai segni, ma i segni erano là a testimoniare, l’inquietudine mi avvolgeva e mi sosteneva solo l’attesa del prossimo sorso di rum, la bocca arsa dal verme di un nuovo abisso.”
un punto e vorgola (o un punto e basta), dopo “cielo”?
“Le nuvole inquiete si scontravano, e combattevano, per riprendersi il dominio del cielo, una luna impaurita sorgeva dal mare in un tremolio d’improvvisa e inaspettata solitudine.”
Virgola piglia tutto? Manzoni è risorto e si è suicidato, sappilo!
“Adesso la vedevo, la scimmia era nuda, maligna la sua esistenza, i suoi passi di samba erano il terremoto estremo che sconvolgeva la terra, divorava le foreste, inacidiva il mare.”
Che ne pensi di:
“Adesso la vedevo: la scimmia era nuda, maligna la sua esistenza; i suoi passi di samba erano il terremoto estremo che sconvolgeva la terra, divorava le foreste, inacidiva il mare.”
C’è poi un periodo pieno di virgole. Eppure io dico che ne mancando due, intorno ai piedi:
“il tremito della sabbia(,) sotto i nostri piedi(,) aggrovigliarsi nella contorta preghiera antica”
Qui:
“Non vedemmo proprio niente, ma Eloic si fermò e si inginocchiò, si segnò il petto e si rovesciò il rum addosso, come in battesimo blasfemo.”
intanto: “come in un battesimo blasfemo”. Poi metterei almeno un punto e virgola prima del “ma”. Perché sì, e basta.
Di passaggio: ve l'ho detto che sono disgrafico e che, ai miei tempi, manco si sapeva cosa fosse, la disgrafia? Questo forse vi spiega il perché di tanta pignoleria e di tanto odio verso i professori di lettere (per non parlare dei maestri delle elementari, con le loro lettere che dovevano essere tutte uguali...)
[*]
F.U.C.K. B(abbano) p.r. - perché recidivo, o una cosa del genere. Comunque, quel cane di un gatto saccente se lo merita. A prescindere!
(Seguono novanta minuti di applausi, soprattutto da parte di chi avesse preso recensioni poco favorevoli o avesse letto tutto questo commento, nota compresa, per il “click bait” iniziale)
- Alberto Marcolli
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“boccale:« Ovvio…” manca lo spazio.
“« Le donne…” spazio
“affollate ,e mi…” spazio
Come sai io segnalo. Valutare, stabilire, trascurare, ignorare ecc. non è affar mio.
Proposta
L’incipit è chiaramente intenzionale, tuttavia a me suona meglio:
Oggi Bora Bora è un paradiso per turisti con le tasche gonfie, ma quand’ero ragazzo...
vocabolo ripetuto
“della vastità degli spazi marini… gli spazi vuoti”
proposte
“un atollo disabitato,»”
“disabitata del mondo,»”
“«Qualche volta,»”
“io mi chiamo Gaetano,»”
Seguono altri casi analoghi, chiaramente intenzionali. Non credo possano essere sviste, non nel tuo caso! Io la virgola la metterei, tu hai scelto di non metterla. Punti di vista e nulla più.
Proposta
“dove mettere le mani, e così, senza dirmi niente…”
vocabolo ripetuto
“anello di palme e sabbia lungo un paio di chilometri: luce e mare trasparente, boschi di palme… palme … palme
Proposta
“una birra gelata dopo una giornata di mare» mi disse, e la tracannò d’un sorso,
proposta
“Il lato della casa, che confinava con la spiaggia, sembrava…”
vocabolo ripetuto
“al suo fusto da tempi troppo lontani per poterli ricordare. Non vidi sedie diverse da altri fusti d’olio…” fusto … fusti
Conclusione
Ho riscontrato un’abbondanza forse eccessiva di aggettivi. La bellezza del posto direi che l’hai spiegata molto bene, io lascerei anche al lettore il piacere di fantasticare sul mare e sul cielo polinesiano.
Mi piacerebbe sapere come cavolo hai tirato fuori un racconto del genere! Soprattutto il pezzo finale, diciamo da “Ero uno di quelli, ma mi guardai bene dall’ammetterlo.” in poi.
I pochissimi siciliani che conosco amano tutti la terra ferma!
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Re: Commento La passe
Alberto Marcolli ha scritto: ↑03/09/2023, 15:34 Accidenti A Il_Babbano - chissà se un giorno meriterò anch'io un simile commento. Magari...
Caro Alberto, ti ho già detto che ho molto rispetto delle tue reviews? Con Namio, però, avevo un debito.
Ti dico una cosa: avevo in realtà iniziato ieri, ma stamattina mi sono accorto di non aver salvato il file. Però ora ricordo che ieri avevo fatto una proposta per l'incipit che, come ottimamente segnalato da te, claudica.
Proposta
L’incipit è chiaramente intenzionale, tuttavia a me suona meglio:
Oggi Bora Bora è un paradiso per turisti con le tasche gonfie, ma quand’ero ragazzo...
Comunque, di quella birra, gliel'ho detto, eh? Non è che, a un certo punto, hai skippato?
A prescindere, e come direbbero i giovani: "Stima, bro".
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So quanto costi in termini di impegno e di tempo metter mano agli scritti altrui.
Con Il Babbano ci siamo incontrati scontrati in sede di Officina, era marzo mi pare, dove avevo cominciato da non tanto tempo. Non sono stato molto cortese in quelle circostanze, perché convinto che il tuo fosse l'ennesima versione di un nick con cui da mesi avevo avuto discussioni. Max, in quel frangente, mi ha tranquillizzato e io mi scuso con te in ritardo.
In seguito ti ho seguito su NASF e BA: il tono sardonico e scanzonato, il linguaggio fresco e giovanile (ma ho l'impressione che tanto giovane tu non sia), le battute sempre pronte, le revisioni dei testi, che, ahimè, si fermano alla punteggiatura, e quindi a una certa consistenza esteriore del tessuto narrativo.
Eppure, giorni addietro, quando hai iniziato a recensire i racconti dell'antologia, ho visto anche dell'altro. La revisione dei testi era più approfondita: sintassi, lessico, logica informale. E mi sono detto, quanto è bravo Il Babbano. Quasi quasi gli lancio un guanto di sfida.
Non hai perso tempo.
Ecco, quando Gaetano incontra Eloic sa benissimo di trovarsi davanti a un marinaio. Perché un marinaio si riconosce per due ordini di elementi. Quelli fisici: pelle bruciata, mani callose, capelli incrostati di sale, piedi che sembrano mani, l'andatura dinoccolata e trasognante di chi è abituato a mantenere l'equilibrio sul ponte beccheggiante di una imbarcazione che non sulla solida terraferma. E quelli caratteriali: un certo modo di vedere il mondo e di rapportarsi alle persone, una sensibilità e una profondità non anodina. E anche Eloic, quando incontra Gaetano, nei suoi occhi vede il mare. Non sa chi abbia davanti, ma in un certo modo intravede la sua essenza. Così Gaetano lancia la sua sfida ad Eloic, che la raccoglie. Di questo il lettore non sospetta nulla, lo scoprirà piano piano. Il denaro (i miseri franchi CFP che valgono niente) non conta nulla. Ciò che conta è l'incontro scontro tra i due. Eloic è alla ricerca di un omologo, che possa capirlo, comprenderlo, con cui, nel finale, potersi confessare. Gaetano è, in fondo, il suo alter ego giovane. E in Eloic vede il suo futuro. Tu ti sei correttamente posto il problema della logica dell'incontro e della richiesta di denaro tra Eloic e Gaetano, giungendo alla conclusione, corretta, che un povero turista poteva essere gabbato e un marinaio no. Per questo Eloic doveva chiedere molto più denaro per quanto aveva detto che avrebbe fatto. Molto bene, questa è una revisione logica, di causa ed effetti, del testo. Mi è piaciuta.
Ma basta con le analogie.
Ecco, io in realtà ho cercato un omologo, qualcuno che, oltre al buon Alberto, sappia come fare la revisione di un testo, capisca dove mettere le mani per farlo funzionare, per renderlo più leggibile. E l'ho trovato.
Non sempre sono in grado di far respirare il narrato con le pause giuste e non sempre sono in grado di collegare le pause al corretto segno di interpunzione. Beh, tu ci riesci. Hai ragione quando scrivi che a volte un gerundio ci vuole, la sua eliminazione tout court ha un che di assiomatico, e ogni regola pretende eccezioni. Ma non sempre i due punti indicano una specificazione. Io li adopero per pause più lunghe della virgola e meno importanti del punto e virgola.
Hai trovato il refuso, è vero, quel punto fermo al posto dei due punti.
Ma quella ripetizione, quel tutti tutti, l'ho lasciata apposta. L'hai risolta egregiamente.
Insomma, la tua revisione mi è piaciuta e l'incontro anche. Seguirò le tue indicazioni al 98%.
Alla prossima, e grazie ancora.
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Re: Commento La passe
Ciao, Alberto.Alberto Marcolli ha scritto: ↑03/09/2023, 15:34 Accidenti A Il_Babbano - chissà se un giorno meriterò anch'io un simile commento. Magari...
“boccale:« Ovvio…” manca lo spazio.
“« Le donne…” spazio
“affollate ,e mi…” spazio
Come sai io segnalo. Valutare, stabilire, trascurare, ignorare ecc. non è affar mio.
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“Il lato della casa, che confinava con la spiaggia, sembrava…”
vocabolo ripetuto
“al suo fusto da tempi troppo lontani per poterli ricordare. Non vidi sedie diverse da altri fusti d’olio…” fusto … fusti
Conclusione
Ho riscontrato un’abbondanza forse eccessiva di aggettivi. La bellezza del posto direi che l’hai spiegata molto bene, io lascerei anche al lettore il piacere di fantasticare sul mare e sul cielo polinesiano.
Mi piacerebbe sapere come cavolo hai tirato fuori un racconto del genere! Soprattutto il pezzo finale, diciamo da “Ero uno di quelli, ma mi guardai bene dall’ammetterlo.” in poi.
I pochissimi siciliani che conosco amano tutti la terra ferma!
Voto 5
Grazie per la recensione e la revisione. L'apprezzo molto. Su palme e fusti hai ragione, me ne ero accorto, ma la pigrizia mi ha frenato. Sposterò anche quell'oggi. Ti ringrazio. I siciliani sono abbastanza terragni, è vero. Amano il mare, ma come sfondo o come luogo per nuotate. Sarà perché la malaria infestava le coste fino agli anni Cinquanta e, a parte le città, la gente viveva per lo più nei centri sui monti e all'interno. Sarà perché il nostro mare è stato sempre infestato dai pirati, almeno fino alla fine dell'Ottocento. Ma non per tutti è uguale. Io il richiamo dell'Aperto l'ho sempre sentito.
Mio nonno era un capitano della marina mercantile e ha passato in mare tutta la vita, ha fatto il giro del mondo cento volte e si è fatto pure due guerre mondiali, la prima con le motosiluranti in Adriatico. Non ne poteva più di mare, ed è morto in campagna mentre raccoglieva le olive. Le leggende familiari narrano anche che un mio bis bis bisavolo si fosse convertito all'Islam e battesse le coste meridionali della Sicilia al comando di una nave barbaresca.
In quel pezzo finale, caro Alberto, ci sono io, o almeno una parte di me.
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Re: Commento
Innanzitutto, benvenuta. Grazie per la lettura, e il passaggio. Ho letto il tuo racconto, scrivi bene già così: altre tecniche si possono sempre apprendere.Merceds Cortani ha scritto: ↑03/09/2023, 20:01 Racconto stupendo, emozionante, misurato, l'autore mostra grande padronanza dello stille e della lingua dando prova di poter asportare il lettore dove vuole, facendolo immergere nel paesaggio e immedesimare nei personaggi. Che dire, spero un giorno anch'io di imparare a scrivere così. Naturalmente voto 5.
Un caro saluto
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Re: La passe
Lieto che tu abbia apprezzato il lavoro del "giovane vecchio correttore (infame) di bozze".
Alla prossima.
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Re: La passe
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Re: La passe
Namio Intile ha scritto: ↑04/09/2023, 16:13 Correttore di bozze infame non è male. Peccato, perché verrai promosso prima o poi.
Vedrai che mi guadagnerò un titolo aggettivato anche più incisivo di questo - tipo: "Verme Piatto".
Per quanto, magari non verrò mai promosso, chissà.
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Grazie Gaetano – Eloic per raccontarci un poco di te.
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Re: Commento
A giudicare da quanto scrivi: storia noiosa e lenta, per nulla accattivante e incapace di suscitare alcun sentimento, letto e passiamo ad altro, faresti bene a non invidiarmi. Date le conseguenze, la premessa è priva di senso.Xarabass ha scritto: ↑07/09/2023, 13:51 Il racconto è davvero scritto benissimo ti invidio molto.
Trovo la storia molto lenta e noisa per i miei gusti.
Sembra più un esercizio di stile e non è per nulla accattivante.
Non mi dà alcun sentimento positivo o negativo, sono quelle letture dove dici: letto, ora passiamo ad altro.
Mi scuso pertanto per averti annoiato e fatto perdere tempo, ma non credo che riuscirò a migliorarmi, ormai sono vecchio.
Posso chiedere qual è il tuo tipo ideale di lettura?
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Re: Commento
Ehi, Marcello. Ogni tanto ripassi ed è sempre un piacere ritrovarti. Ho visto un tuo racconto, né dentro né fuori la gara. Per quel poco che ti conosco non sembra casuale. Ti vengo a fare visita prima che scompaia. Io, come vedi invece, ci tengo sempre a farmi vivisezionare. Ma ho fatto una bella scoperta: Il Babbano, un vivisezionatore di quelli in gamba.Marcello Rizza ha scritto: ↑07/09/2023, 9:53 È sempre urgente, quando vedo che Namio Intile scrive, andare a godermi un suo racconto. Anche in questo non manca quella cifra, la sua, di “mestiere” elegante. Ogni parola è studiata e voluta, sempre perfetta a volte a scapito della scorrevolezza quando si è poco predisposti a una lettura attenta. Le sue figure sono sempre dettagliate, stimolano immagini precise e se vuole l’autore sono anche chiarificatrici. Le sue citazioni sono colte, alcune che riconosco e altre che mi invitano a fare ricerche sul santo net. Altri prima di me sono stati abili a trovare incertezze sulla punteggiatura o su altri aspetti della scrittura, o pronti a consigliare come avrebbero scritto le sue frasi. Non sono così bravo, o forse sono poco attirato dalla ricerca così tecnica. Preferisco godermi certi passaggi, come l’intuito che sussurra, gli sfiati dei delfini che imitano una benedizione, l’atollo come impronta della fantasia di Dio nella Creazione, solo per citare i primi. Questo racconto parla di malinconia per una vita che potrebbe essere e che non è stata, o quantomeno non è stata respirata: “ In Bretagna sono tutti marinai… Io sono un medico, ero un medico come tutti quelli della mia famiglia (…) ho assecondato il demone del mare (…) Poi, trascinato dal rimorso (…) trovai lavoro a Parigi…” per poi raccontare di una vita a rotoli e di una decisione coraggiosa che l’ha portato a ritrovare il mare. Eppure, anche questa nuova vita è intrisa di rimpianti, di dubbi, di disfacimento e di tombe in prospettiva. Sembrerebbe che Gaetano e Eloic siano la stessa persona, il primo che rappresenta la parte razionale alla ricerca della spiritualità “animale”, il secondo che racconta che non può esistere un ideale di vita, qualsiasi cosa si faccia prima o poi chiederà il conto: quello di far morire ogni sogno, in attesa della morte.
Grazie Gaetano – Eloic per raccontarci un poco di te.
È vero quanto scrivi, e forse vi ho accennato in una delle risposte ai commenti. Il centro della narrazione è l'incontro scontro tra Gaetano ed Eloic: due figure contrapposte, che si scontrano, ma anche equivalenti, che si incontrano. Sono forse l'uno la memoria dell'altro e l'altro l'immagine prospettica del primo, dove il presente dell'uno è per l'altro il passato o il futuro. Il racconto si nutre di questa contrapposizione, a prescindere dalle immagini, dall'ambientazione, e dal finale, che prova a lanciare uno sguardo più alto.
Insomma, ci provo a scrivere. Ci provo, ci provo, ci provo... e non mi consumo.
Se fossi un esperto di misture alcooliche ti direi che scrivere è: per il quaranta per cento tecnica, quindi razionalità, per il quaranta per cento emozioni, quindi empatia, per il dieci per cento esperienza, e quindi vita vissuta, e per il rimanente talento, ossia pura fortuna.
E bisogna anche dargli una mezza mescolata. Non accortezza, però.
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Re: Commento
Sul serio? Forse è un po' lungo, ma accorciarlo sarebbe un delitto. Magari lo hai letto che eri un po' stanco? A volte, fa tutta la differenza.
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Re: La passe
Quanto al finale... Moitessier e Tabarly, sono due autentiche icone per chi va per mare a vela. Non tanto per la bravura, indiscussa, ma per la scelta di vivere, e morire, in un certo modo. La sfida continua con se stessi e con la Natura, il desiderio di solitudine e di immensità. Delle divinità. Ma di questi dei, come ogni autentico Dio rivelato, il mio protagonista ne comprende la lontananza, l'indifferenza, la noncuranza. Ecco, la noncuranza. Mi ritorna sempre questo sostantivo in mente. E alla fine cosa rimane? Nulla, dopo aver compreso la noncuranza degli dei, di Dio, non rimane nulla se non quell'ultimo appuntamento, che ci attende sin dal nostro primo vagito. In fondo noi siamo in mezzo a due nulla.
Se è il disiderio di riconoscimento a condurmi per le impervie vie della gara, non è certo quello che mi spinge a scrivere. Creare, costruire racconti, entrare dentro la mente dei lettori e nei meandri del linguaggio, è un modo per sfuggire al nulla, per ingannarlo, ahimè.
Spero di leggerti in gara.
Un caro saluto.
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Re: La passe
Le radici del Terrore
Antologia di opere ispirate agli scritti e all'universo lovecraftiano
Questa antologia nasce dalla sinergia tra le associazioni culturali BraviAutori ed Electric Sheep Comics con lo scopo di rendere omaggio alle opere e all'universo immaginifico di Howard Phillips Lovecraft. Le ventitrì opere selezionate hanno come riferimento la narrativa "lovecraftiana" incentrata sui racconti del ciclo di Cthulhu, già fonte di ispirazione non solo per scrittori affermati come Stephen King, ma anche in produzioni cinematografiche, musicali e fumettistiche. Il motivo di tanto successo è da ricercare in quell'universo incredibile e "indicibile", fatto di personaggi e creature che trascendono il Tempo e sono una rappresentazione dell'Essere umano e delle paure che lo circondano: l'ignoto e l'infinito, entrambi letti come metafore dell'inconscio.
A cura di Massimo Baglione e Roberto Napolitano.
Copertina di Gino Andrea Carosini.
Contiene opere di: Silvano Calligari, Enrico Teodorani, Rona, Lellinux, Marcello Colombo, Sonja Radaelli, Pasquale Aversano, Adrio the boss, Benedetta Melandri, Roberta Lilliu, Umberto Pasqui, Eliseo Palumbo, Carmine Cantile, Andrea Casella, Elena Giannottu, Andrea Teodorani, Sandra Ludovici, Eva Bassa, Angela Catalini, Francesca Di Silvio, Anna Rita Foschini, Antonella Cavallo, Arianna Restelli.
Special guests: gli illustratori americani e spagnolo Harry O. Morris, Joe Vigil and Enrique Badìa Romero.
Vedi ANTEPRIMA (2,02 MB scaricato 240 volte).
Antologia visual-letteraria (Volume uno)
Collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it
Il libro è un collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it e selezionate tenendo conto delle recensioni ricevute, del numero di visualizzazioni e, concedetecelo, il nostro gusto personale. L'antologia non segue un determinato filone letterario e le opere sono state pubblicate volutamente in ordine casuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Dino Licci, Annamaria Trevale, Sara Palladino, Filippo C. Battaglia, Gilbert Paraschiva, Luigi Torre, Francesco Vespa, Luciano Somma, Francesco Troccoli, Mitsu, Alda Visconti Tosco, Mauro Cancian, Dalila, Elisabetta Maltese, Daniela Tricarico, Antonella Iacoli, Jean Louis, Alessandro Napolitano, Daniela Cattani Rusich, Simona Livio, Michele Della Vecchia, Giovanni Saul Ferrara, Simone De Foix, Claudia Fanciullacci, Giorgio Burello, Antonia Tisoni, Carlo Trotta, Matteo Lorenzi, Massimo Baglione, Lorenzo Zanierato, Riccardo Simone, Monica Giussani, Annarita Petrino, Luigi Milani, Michele Nigro, Paolo Maccallini, Maria Antonietta Ricotti, Monica Bisin, Gianluca Gendusa, Cristiana, Simone Conti, Synafey, Cicobyo, Massimiliano Avi, Daniele Luciani, Cosimo Vitiello, Mauro Manzo.
L'anno della Luce
antologia ispirata all'Anno della Luce proclamato dall'ONU
Il 2015 è stato proclamato dall'Assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) Anno internazionale della luce e delle tecnologie basate sulla luce. Obiettivo dell'iniziativa adottata dall'ONU è promuovere la consapevolezza civile e politica del ruolo centrale svolto dalla luce nel mondo moderno. Noi di BraviAutori.it abbiamo pensato di abbracciare questa importante iniziativa proponendo agli autori di scrivere, disegnare o fotografare il loro personale legame con la luce, estendendo però la parola "luce" a tutti i suoi sinonimi, significati e scenari.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Carnier, Amelia Baldaro, Andrea Teodorani, Angelo Manarola, Anna Barzaghi, Annamaria Vernuccio, Anna Rita Foschini, Antonella Cavallo, Camilla Pugno, Cinzia Colantoni, Claudia Cuomo, Daniela Rossi, Daniela Zampolli, Domenico Ciccarelli, Dora Addeo, Elena Foddai, Emilia Cinzia Perri, Enrico Arlandini, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Francesca Santucci, Furio Detti, Gilbert Paraschiva, Giorgio Billone, Greta Fantini, Ianni Liliana, Imma D'Aniello, Lucia Amorosi, Maria Rosaria Spirito, Maria Spanu, Marina Den Lille Havfrue, Marina Paolucci, Massimo Baglione, Mauro Cancian, Raffaella Ferrari, Rosanna Fontana, Salvatore Musmeci, Sandra Ludovici, Simone Pasini, Sonia Tortora, Sonja Radaelli, Stefania Fiorin, Umberto Pasqui.
La Gara 67 - Cavalieri di ieri, di oggi e di domani
A cura di Ida Dainese.
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GrandPrix di primavera 2023 - Vento (a Susette) - e le altre poesie
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 30 - La verità è là fuori
A cura di Diego Capani e Luigi Bonaro.
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