I figli della notte

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2024.

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Giampiero
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I figli della notte

Messaggio da leggere da Giampiero »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Quando me lo ritrovai davanti ebbi l’impressione che le ossa del suo scheletro rimanessero in piedi per scommessa. C’era qualcosa in lui che mi disturbava, ma lì per lì non seppi capire da dove provenisse tale avversità. Seguivo, come sempre, il mio istinto di poliziotto, che raramente si sbagliava.
In cima alla lunga scalinata fiancheggiata da piccoli pilastri di mattone, lui decise di non indugiare oltre e si congedò da me con uno sguardo di sfida. Si era evidentemente accorto che lo stavo seguendo da quando, dietro l’angolo, lo avevo beccato mentre molestava alcune studentesse davanti all’ingresso della scuola. Raggiunto l’androne delle palazzine in fondo, si era voltato di scatto ed era rimasto alcuni secondi a fissarmi con aria provocatrice.
Quando la sua schizofrenica sagoma sparì dal mio campo visivo, una voce tonante si impadronì della mia mente e disse: “Seguimi, ficcanaso, se ne hai il coraggio!”
Lo stomaco mi si strinse. Dal pendio dove mi trovavo, l’ingresso della scalinata sfiaccolava della luce tetra delle lampade. Mi venne in mente l’ascesa agli inferi.
Deglutii e poi mi inumidii le labbra aride. Fissai la scalinata e uscii in qualcosa di simile a un rantolo di terrore. Sentii che un vincolo di inimicizia si era stabilito tra me e lo strano essere. Il quale ritornò nuovamente a parlarmi con quella voce sinistra che non poteva essere di questo mondo. “Noi eravamo davvero curiosi di conoscere questo poliziotto zelante che s’interessa tanto delle nostre attività clandestine” disse.
“Chi sarebbero [i]noi[/i]?” risposi in una botta di lucidità.
“I figli della notte” disse la voce.
A quel punto, le luci delle lampade si spensero e il buio totale inghiottì la mia anima. Gettai un’occhiata dietro di me. Anche il lampione all’angolo del viale era spento. La sua esile sagoma si stagliava in un flebile chiarore di una luce riflessa da altra luce sul muro al di là dell’incrocio. Una luce spettrale, malata, che polarizzava la polvere in un alone impuro intorno alla lampada a collo d’oca del lampione. Ma più che il collo di un’oca sembrava il collo di uno struzzo con la peluria irta in testa.
Mi girai. Ormai i miei occhi si erano abituati all’oscurità e mi accorsi che l’uomo era rispuntato all’ingresso della scalinata. Fermo nella stessa posizione di prima. Rivolto verso la scalinata, mi guardava con la coda dell’occhio. Era un invito a seguirlo, pensai, e lo sentii ridere silenziosamente.
Un gufo chiurlò dai rami di un albero, e mi ritrovai a sentirmi non solo profondamente a disagio ma anche pieno di paura.
"Va bene" dissi. "Ti seguo."
L'uomo iniziò a scendere le scale. Lo seguì, stringendo la pistola nella tasca della giacca. Le scale erano buie e strette, e l'aria era densa di umidità. Sentivo il cuore che mi batteva forte nel petto, le gambe mi tremavano.
L'uomo si fermò. "Ecco" disse. "Questo è il nostro mondo."

Mi sporsi oltre l'uomo e guardai in basso. Era un grande cortile buio e squallido, pieno di uomini e donne vestiti in nero che si muovevano in modo frenetico.
"Cosa fate?" chiesi.
"Facciamo ciò che dobbiamo fare" disse l'uomo. "Ci prepariamo per la nostra ascesa."
Non capivo cosa volesse dire l'uomo. "Ascesa?" chiesi.
"Sì" disse l'uomo. "Ascesa al potere. Ascesa al mondo."
Sentii un brivido lungo la schiena. "Non ci riuscirete mai" dissi.
L'uomo rise. "Lo vedremo! Ora, va. E non tornare mai più.”
Tornerò invece, pensai, ma non dissi nulla.
Mentre camminavo, sentivo gli occhi dell'uomo su di me. Era come se fossi stato marchiato, come se l'uomo avesse messo un sigillo su di me.
Non sapevo cosa significasse quel sigillo, ma ero certo che sarebbe stato lì per sempre.
Entrai in casa e mi chiusi la porta alle spalle. Mi appoggiai allo stipite e mi lasciai andare. Ero ancora scosso. Mi resi conto che non avrei mai potuto fermare gli uomini del cortile. Erano troppo potenti. Ma avevo deciso di combatterli comunque. Promisi a me stesso che avrei fatto tutto il possibile per fermarli, prima che fosse troppo tardi.
“Continua pure a indagare sui figli della notte” disse la voce nella mia testa “non riuscirai a fermarci.”
La paura è un cavallo con le ali: una volta lanciato al galoppo perde il contatto con il suolo e incomincia a volare.
Giovanni p
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commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Buongiorno, Giampiero ben trovato!

Credo che sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo, parto con dirti che la storia ha del potenziale anche se, secondo me, va rivista completamente-
Hai tanti caratteri a disposizione e li sfrutterei per sviluppare al meglio il racconto, così è molto opaco.
Sullo stile si può fare di meglio, ti lascio qualche suggerimento ma prendilo esclusivamente come tale.

Il mio voto è 2, prova a modificare il racconto e vedrai che andrà bene!

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Quando me lo ritrovai davanti ebbi l’impressione che le ossa del suo scheletro rimanessero in piedi per scommessa. - proverei a scriverlo meglio

ma lì per lì non seppi capire da dove provenisse tale avversità.- rivederei la forma


Si era evidentemente accorto che lo stavo seguendo da quando, dietro l’angolo, lo avevo beccato mentre molestava alcune studentesse davanti all’ingresso della scuola.  - sembra più un referto che una narrazione

Quando la sua schizofrenica sagoma sparì dal mio campo visivo- semplificherei con “dalla mia vista”


Lo stomaco mi si strinse – lo rivedrei evitando il “mi si”


Non capivo cosa volesse dire l'uomo. "Ascesa?" chiesi.
"Sì" disse l'uomo. "Ascesa al potere. Ascesa al mondo."
Sentii un brivido lungo la schiena. "Non ci riuscirete mai" dissi. - i questo dialogo il protagonista dice di non capire gli argomenti del suo interlocutore, ma poi si esprime dicendo "Non ci riuscirete mai" come se capisse le intenzioni della persona con la quale sta parlando, secondo me non torna.

Entrai in casa e mi chiusi la porta alle spalle.- “mi” chiusi lo eviterei
Yakamoz
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Messaggio da leggere da Yakamoz »

Salve,
il tuo racconto sembra l'incipit di una sorta di "thriller/fantasy" in cui vengono vagamente presentati dei personaggi: principalmente il poliziotto e "i figli della notte", identificabile all'inizio con l'uomo misterioso "con le ossa del suo scheletro che rimangono in piedi per scommessa" e poi in quegli/lle "uomini e donne vestiti in nero che si muovevano in modo frenetico". Ma a parte l'inseguimento, le voci nella testa, le vaghe atmosfere inquietanti e gli altrettanti inquietanti avvenimenti che dovranno poi accadere, alla fine resta poco. Tutto molto vago, ambiguo, misterioso. Sì, esiste qualcosa di intuibile, ma non sempre di facile discernimento. È più simile, data anche la brevità, a una quarta di copertina, uno spoiler, di un testo più ampio dove tutto verrà poi sviscerato nel suo sviluppo con maggiore chiarezza, e ciò che rimane, dopo averti letto, è solo un senso di sospensione di un racconto non raccontato.

Mi spiace, e non voglio neppure mortificarti con un voto basso. Il racconto non c'è, per come la vedo io, ma solo le premesse, tra personaggi e abbozzo di trama, di un racconto, volendo anche avvincente.

Tante belle cose, Giampiero

Antonio Giordano

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Lodovico
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Messaggio da leggere da Lodovico »

Indubbiamente è scritto bene, ma lascia più domande che risposte.
Non è per forza un male, ma, forse, avendo a disposizione uno spazio molto superiore a quello occupato, avrei preferito avere una storia un po' più strutturata.

Alla prossima! :D
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Messaggio da leggere da Marirosa »

Lo scritto si lascia leggere, le atmosfere sono ben descritte, non è difficilissimo tradurre in immagini le parole, ma ci sono troppi elementi, e troppi personaggi, sebbene i protagonisti siano da subito individuabile e contrapposti. Quanto letto incuriosisce, e spingerebbe di sicuro alla lettura di un testo più lungo, ma non si tratta di un racconto, non ne ha la struttura. A mio avviso questo è più un incipit, l' inizio di un racconto/romanzo ben più lungo e complesso, di cui mi piacerebbe leggere il seguito.
Di fatto il testo non finisce, non c'è una conclusione vera, quanto piuttosto una pausa, una sospensione, che spinge il lettore a porsi davvero molte domande.
Sulla parte più tecnica non entro in merito, perché ho notato delle stonature e dei refusi, ma sono già stati evidenziati.
Il mio voto è 3. Spero ancora di rileggere qualcosa di suo in futuro, magari più corposo e autoconclusivo. Comunque i miei complimenti per aver saputo incuriosire con un genere ultimamente fin troppo abusato. Buona giornata.
Jacopo Serafinelli
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Messaggio da leggere da Jacopo Serafinelli »

@Giampiero
… in effetti leggendolo e leggendo i commenti l'impressione che si tratti di un "intro" si rafforza. Il lettore resta deluso da un finale che non è un finale.
Magari la tua intenzione era proprio questa… quella di lasciare in attesa di un seguito… mah!
Jacopo
Giampiero
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Re: I figli della notte

Messaggio da leggere da Giampiero »

Grazie a tutti, a chi ha commentato e letto questo mio breve racconto. In questo periodo sono incasinato con il lavoro, ma appena trovo un ritaglio di tempo conto di lasciare dei commenti ai vostri testi. Alcuni li ho già letti, ma rileggerli a distanza di tempo penso possa giovare a farmi capire che cosa mi trasmette la lettura. Un caro saluto.
La paura è un cavallo con le ali: una volta lanciato al galoppo perde il contatto con il suolo e incomincia a volare.
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