Non sono nessuno
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Non sono nessuno
- Alberto Marcolli
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Commento : Non sono nessuno
una volte al mese –
«È libero? » - togliere lo spazio
a se stessi - - manca l’accento
tutto se stesso - - tutto te stesso
metterla così... » - - togliere lo spazio
ho avuto il coraggio… » idem c.s.
è la mia condanna. » - - idem c.s.
in questa frase: “Ma hai appreso a trincerarti dietro il tuo riserbo…” il verbo appreso è giusto?
in questo periodo ci andrebbe qualche virgola:
“Sei un viaggiatore, ma allergico agli aerei, la cui unica alternativa all’automobile per spostarsi tra le due città è il Freccia Rossa Lione Milano in partenza dalla stazione di Part Dieu alle 17.20 con arrivo a Milano Centrale poco dopo le ventidue.”
Avrei lo stesso suggerimento in altri periodi, se fossi io l’autore, ma non lo sono, quindi non vorrei fosse una mancanza voluta. Per me ci vorrebbero, giusto per agevolare la lettura, ma “de gustibus…”
Sempre in tema di gusti personali, è presente, specie in alcune righe, una concentrazione eccessiva di “che”.
A un certo punto, in circa 750 parole usi ben 15 volte la parola “senso”.
Breve commento:
affronti in questo racconto il problema dell’esistenza umana e non è semplice uscirne vivi. Ci sarebbe materiale a sufficienza per un romanzo.
Io l’avrei scritto in un altro modo, ma il bello dello scrivere è che ognuno lo fa a modo suo e se il lettore apprezza, lo scopo è raggiunto. A me è piaciuto.
Commento
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Non sono in grado di dare un giudizio su come è scritto ma aspetto un nuovo viaggio
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Re: Commento : Non sono nessuno
Ciao, Alberto. Grazie per la considerazione, tengo molto al tuo punto di vista.Alberto Marcolli ha scritto: ↑31/01/2023, 14:46 Refusi
una volte al mese –
«È libero? » - togliere lo spazio
a se stessi - - manca l’accento
tutto se stesso - - tutto te stesso
metterla così... » - - togliere lo spazio
ho avuto il coraggio… » idem c.s.
è la mia condanna. » - - idem c.s.
in questa frase: “Ma hai appreso a trincerarti dietro il tuo riserbo…” il verbo appreso è giusto?
in questo periodo ci andrebbe qualche virgola:
“Sei un viaggiatore, ma allergico agli aerei, la cui unica alternativa all’automobile per spostarsi tra le due città è il Freccia Rossa Lione Milano in partenza dalla stazione di Part Dieu alle 17.20 con arrivo a Milano Centrale poco dopo le ventidue.”
Avrei lo stesso suggerimento in altri periodi, se fossi io l’autore, ma non lo sono, quindi non vorrei fosse una mancanza voluta. Per me ci vorrebbero, giusto per agevolare la lettura, ma “de gustibus…”
Sempre in tema di gusti personali, è presente, specie in alcune righe, una concentrazione eccessiva di “che”.
A un certo punto, in circa 750 parole usi ben 15 volte la parola “senso”.
Breve commento:
affronti in questo racconto il problema dell’esistenza umana e non è semplice uscirne vivi. Ci sarebbe materiale a sufficienza per un romanzo.
Io l’avrei scritto in un altro modo, ma il bello dello scrivere è che ognuno lo fa a modo suo e se il lettore apprezza, lo scopo è raggiunto. A me è piaciuto.
Ho corretto gli spazi, dove hai segnalato. Quanto alle virgole, non sempre concordo con i suggerimenti. Sull'abbondanza di relative hai ragione, proverò a diminuirle. Quando si parla di senso è difficile adoperare sempre sinonimi, vedrò quel che posso fare. Su se stesso hai però torto. Quando è preceduto da medesimo o stesso il sé non va accentato, perché la sua funzione è chiara. È un errore l'accento, non la sua mancanza.
Sull'utilizzo del verbo apprendere, non mi pare vi sia errore. Apprendere come sinonimo di imparare, coniugato come prendere e quindi appreso al participio. Se sai qualcosa di diverso fammi sapere.
Un caro saluto
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Re: Commento
Ciao, Francesco.Francesco Pino ha scritto: ↑31/01/2023, 21:27 Un racconto incentrato su degli ottimi dialoghi che poi sfocia nel dramma della malattia senza scampo.
C'è il pensiero dell'autore, espresso attraverso il protagonista. C'è il confronto tra un punto di vista maturo e quello di chi è più giovane. Le descrizioni, a differenza di altri tuoi racconti, mi sembrano particolarmente ben misurate e fanno da buon corollario al tema centrale.
Lo scambio di battute che segue il punto in cui Clelia rivela la sua malattia mi sembra la parte più debole della storia. Ma, d'altrocanto, che parole usare in una situazione del genere? Last but not least, l'uso della seconda persona dà un tocco di stile in più.
Voto 5
Occhi chiari che sembrano chiari?
Grazie per il voto stellare. Belle considerazioni. Hai ragioni, è più asciutto rispetto ad altri miei, con meno descrizioni, ho lasciato spazio al dramma della protagonista. Questo rivelare la malattia è il punto nodale della storia, hai ragione. E potrebbe apparire debole, anzi è il punto meno credibile. Ma se il racconto ti è risultato gradito significa che la sospensione dell'incredulità, il patto narrativo tra lettore e scrittore, ha comunque funzionato.
Occhi chiari che sembrano più chiari. È un modo per far risultare quei magnifici occhi senza adoperare inutili aggettivi.
Grazie, alla prossima.
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Re: Commento
Ciao, Andr. Grazie, splendide riflessioni le tue. La adotta, è vero. È come se fosse sua figlia, la accompagna nelle mani dei genitori, letteralmente.Andr60 ha scritto: ↑07/02/2023, 11:25 Ho aspettato molto prima di scrivere un commento, perché il tema è piuttosto impegnativo, e pone il lettore nella posizione di doversi chiedere: che cosa avrei fatto, al posto di Olmo? Non tutti (sinceramente, credo quasi nessuno) avrebbero fatto come il protagonista, ovvero aiutato la ragazza nel dare il tragico annuncio. Io, come sempre in treno, avrei dormito o fatto finta di dormire pur di non rivolgere la parola a nessuno. Ma Olmo no, lui è diverso: si prende cura della ragazza, la "adotta" anche se per poco e l'accompagna a casa. Credo che il tema, più che il significato della vita, sia il senso di ingiustizia che la ragazza sente, quello di avere pescato il biglietto perdente della lotteria della vita.
Voto 5
Anch'io dormo, come Olmo. Ma una cosa molto simile a quella narrata mi accadde in un viaggio in bus tra Roma e Palermo. Ricordo ancora le sue mani tra le mie, secoli fa. Non era una malattia mortale la sua, ma una cosa molto grave. Provai ad aiutarla e alla fine di quel viaggio mi sentii profondamente gratificato per esser riuscito ad aiutare una sconosciuta.
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Re: Commento
È la prima volta che ci incrociamo. Benvenuto su BA. Le tue riflessioni non sono banali. Ho provato a far salire il lettore su quel convoglio, è vero, la scelta del treno, di un luogo chiuso da cui non è possibile tirarsi fuori non è casuale. E se tu hai sentito il bisogno di continuare il viaggio in compagnia di Olmo e Clelia vuol dire che a te sono riuscito a consegnare la necessità di questo mio viaggio.RMarco ha scritto: ↑07/02/2023, 20:14 Questo racconto ha la capacità di farti salire sul treno. Sei seduto poco lontano ma puoi vedere i loro sguardi e forse ascoltare qualche frammento di conversazione. Non sei fortunato come Olmo che è protagonista non di meno non vorresti che il treno arrivasse in centrale ma proseguisse ancora. Anche quando le infinite possibilità della vita sembrano volgere al termine, seppur compresse in un tempo ridotto il terzo viaggiare attende che Olmo e Clelia parlino ancora alla sua anima
Non sono in grado di dare un giudizio su come è scritto ma aspetto un nuovo viaggio
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Grazie ancora.
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capace ogni volta di vivisezionare i sentimenti.
Fuochino. Non nel senso che il tuo racconto non meriti il massimo (infatti non avrei potuto attribuire di meno), ma che ho indossato panni simili a quelli di Olmo. Hai dipinto alla perfezione quello che si sente.
Non riesco a dire di più.
P.S.: Avevo notato ma ho dimenticato di commentare sulla forma in seconda persona. È ovvio il tentativo di far calare il lettore nei panni di Olmo ma non so se sia perfettamente riuscito. Alle volte la forma sembra virare sulla terza persona, almeno narrativamente, e questo genera un leggero disorientamento.
Racconti alla Luce della Luna
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Una curiosità: perché, nella seconda stesura hai cambiato origine e destinazione del viaggio, mezzo di trasporto e nome della ragazza?
E poi, se non sbaglio, non è il primo racconto dei tuoi dove usi la seconda persona come pov, soluzione difficile, che trovo solo nei grandi, Calvino, per esempio, ma tu la padroneggi con maestria.
Voto massimo.
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Come sempre i tuoi racconti riescono a incollarmi allo schermo. Tratti un argomento difficile, dove non esiste giusto o sbagliato, ma solo la coscienza. Io avrei assecondanto la ragazza ad esempio.
La scrittura come sempre è di altissimo livello, quindi complimenti.
Voto 5
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Re: Commento
Non sbagli, già avevo provato in passato con la seconda persona. Il punto di vista è quello di Olmo, la seconda persona permette, per come la vedo io, di rendere intense le vicende dei protagonisti, permette una compenetrazione emotiva del lettore. Non è una questione di genere, e forse neanche di temi trattati. Ma la seconda consente all'autore una intimità coi suoi personaggi che la prima (a volte troppo autoreferenziale) e men che mai la terza (a volte distante, asettica) lasciano raggiungere e per il lettore, credo, l'elemento più attrattivo sia proprio questa vicinanza.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑16/02/2023, 21:35 Ottimo racconto, come sempre, impreziosito dalle considerazioni personali del protagonista dove emerge l'ombra dell'autore. Olmo sa, pur con qualche reticenza, quando è il momento di tirar fuori umanità e solidarietà, che in un mondo di individualismi non sono per niente scontati e quando è opportuno farsi da parte e scivolare via in silenzio.
Una curiosità: perché, nella seconda stesura hai cambiato origine e destinazione del viaggio, mezzo di trasporto e nome della ragazza?
E poi, se non sbaglio, non è il primo racconto dei tuoi dove usi la seconda persona come pov, soluzione difficile, che trovo solo nei grandi, Calvino, per esempio, ma tu la padroneggi con maestria.
Voto massimo.
Il racconto l'ho cambiato in corsa, è vero. Ho preferito una versione più breve, meno connotata geograficamente, e in seconda persona. La verità è che i miei racconti li scrivo e li riscrivo con tecniche diverse, per vedere come va.
I
Sempre puntuali le tue osservazioni, Roberto, e i riferimenti letterari.
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Re: Commento
Ciao, Giovanni, grazie per la visita e la lettura, e per quell'altissimo livello. Sono convinto che una struttura narrativa funzioni se in qualche modo la contrapposizione tra diversi elementi rimanga viva. Senza contare che il protagonista, l'eroe, non può perdere.Giovanni p ha scritto: ↑19/02/2023, 20:41 Buona sera, Namio
Come sempre i tuoi racconti riescono a incollarmi allo schermo. Tratti un argomento difficile, dove non esiste giusto o sbagliato, ma solo la coscienza. Io avrei assecondanto la ragazza ad esempio.
La scrittura come sempre è di altissimo livello, quindi complimenti.
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Mi sono anche chiesta se non sarebbe stato meglio che la giovane seguisse il suo intendimento di non raccontare nulla, così da evitare, anticipatamente, il dolore straziante ai suoi genitori, espresso come bene hai descritto, tra urla e pianti. Mah, non saprei...
D'altra parte il finale non avrebbe potuto essere di così bell'effetto che immaginare Olmo allontanarsi solo nella notte.
Molto belli i dialoghi tra i protagonisti che si sono addentrati (addentrandoci...) tra i lati più profondi della vita.
Scritto, come sempre, molto bene. Alla prossima, ciao
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E poi il finale mi ha messo i brividi. Non per quello che accade, ma per quel "non sono nessuno" che sembra sovrapporsi e quasi sostituirsi al "ero suo padre" pronunciato dal mio protagonista. Insomma una sorta di déjà vu, che mi ha lasciato di stucco.
Ottimo lavoro, ovviamente - come ci si deve aspettare da te. Un forte abbraccio!
Blue Bull
Poliziesco ambientato a Chicago e Nuovo Messico
Un poliziesco vecchio stile, cazzuto, ambientato un po' a Chicago e un po' in New Mexico, dove un poliziotto scopre di avere un figlio già adulto e, una volta deciso di conoscerlo, si accorgerà che non sarà così semplice. Una storia dura e forse anche vera.
Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.
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77, le gambe delle donne
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Antologia di 77 opere e 10 illustrazioni per esplorare, conoscere e rappresentare la complessità e la varietà dell'universo femminile. Ognuno dei testi presenti in questa antologia riesce a cogliere tanti aspetti, anche contrastanti, di questa creatura affascinante e sorprendente che assieme agli uomini per millenni ha contribuito, nell'ombra o sul palco della storia, all'evoluzione della civiltà così come la conosciamo oggi. è inutile aggiungere che 77 opere soltanto non hanno la presunzione di fornire una rappresentazione esaustiva, ma lasciamo che la parte di questo "iceberg" femminile ancora sommerso rimanga pronto per emergere in prossime indagini e, perchì no, per costituire ancora la materia prima di altre future opere di ingegno.
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B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
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Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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La Gara 22 - Un'estate al mare.
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La Gara 18 - Brividi a Natale
A cura di Mastronxo.
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La Gara 12 - Dopo mezzanotte
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