Recensione o commento # 1, data 00:00:00, 13/10/2010
Bellissimo componimento che inquadra con disincanto e amara consapevolezza la vita nell'unico senso e certezza che ha: l'"oggi". Con un richiamo al meccanicismo illuministico di una natura che trasforma la materia in un continuo processo di nascita e morte, scomponedola negli elementi che la costituiscono, si perviene alla realizzazione che quello che abbiamo è solo il presente. Il passato inghiotte il nostro vissuto, il futuro non c'è ancora,(e non possiamo comunque esserne certi), quello che abbiamo è l'oggi. Se amiamo qualcuno, non esitiamo a dirglielo e non rimandiamo in tempi successivi qualcosa che bisogna afferrare "adesso", mentre oggi noi ci siamo e vogliamo bene a qualcuno. Il classico motivo di oraziana memoria ("cogli l'attimo") si colorisce di un significato ancora più pregnante e profondo. Infatti non dobbiamo afferrare l'occasione materiale ma cercare di non perdere con le parole non "dette" la persona a cui teniamo. Domani potrebbe essere troppo tardi. La lirica è semplice e tersa, trasmette genuinitá e sensibilitá . Lascia nel lettore un certo disincanto ma la sentita speranza di riuscire a dare valore a quello che "oggi" conta davvero per noi.
risposta dell'autore, data 00:00:00, 13/10/2010
Ti ringrzio Angela, per questa e per altre recensioni: argomenti sempre in modo ricco e non scontato. Ma mi viene da chiederti: ti piace sempre tutto?
Rivolsero questa domanda una volta a Vincenzo Mollica, il critico che recensisce film e musica per il TgUno. Perchè in effetti lui usa sempre aggettivi positivi, al grado superlativo per di più.
Ti dico lui come rispose:"Io recensisco solo quello che mi piace". Però un critico dovrebbe anche criticare...
Scusami Angela per questa osservazione, e recensiscimi ancora!
recensore:
Giuseppe Novellino
Recensione o commento # 2, data 00:00:00, 13/10/2010
Martin Buber diceva che l'uomo più felice è colui che giunge in punto di morte "sazio di giorni". Non nel senso che ha dietro le spalle un numero elevatissimo di giornate, ma nel senso che può ricordare tanto tempo speso bene nel prendersi cura agli altri e di se stesso. L'uomo felice è colui che vive di giorno in giorno con apertura verso l'esistenza umana e i suoi grandi valori. Ebbene, questa bella poesia mi ha fatto venire in mente il pensiero di Buber e tutta la saggezza che racchiude. Infondo, se ci pensiamo bene, siamo chiamati non a starcene tranquilli, ma ad assaporare la vita in quello che veramente vale. E che cosa veramente vale, se non amare, essere vicini a chi soffre, crescere in consapevolezza e sapere? Solo così si è in grado di accettare la morte. E questo è un dono grandissimo, forse il dono più grande che Dio (o la natura) ci ha elargito. In questo sta la vera grandezza dell'uomo. La poesia è un vero canto alla vita, una meditazione profonda che si accompagna a un sentimento che mi sembra molto sincero.
Recensione o commento # 3, data 00:00:00, 14/10/2010
mi colpisce particolarmente questa breve poesia, mi sono ritrovata in più di un'occasione a pentirmi di non aver colto tanti piccoli attimi prima che fosse troppo tardi, eppure la vita frenetica ci distoglie troppo spesso da piccoli gesti che contano più di quelli grandi solo per il fatto di essere spontanei. Carpe diem, cogliamo l'attimo, ascoltiamo il nostro cuore e assecondiamolo di più.
Recensione o commento # 4, data 00:00:00, 14/10/2010
Ti rimando indietro la tua domanda: "Sei sicuro che il tuo testo meriti necessariamente una critica"? Detto questo, mi pare il caso di dare pubblicamente dei chiarimenti di carattere generale. IL ruolo di critico o di recensore cambia a secondo la finalitá , il testo e il contesto. Se tale ruolo è svolto per diletto o per passione, deve seguire alcuni criteri, se è svolto per professione ne deve seguire anche altri.Qualsiasi recensione che si rispetti deve valutare il contenuto e la forma. Ancora, un conto è recensire un testo di poesia, un altro conto è recensire un testo di prosa. Quello che vale per un testo di prosa (punteggiatura, maiuscole, sintassi e connettivi) non vale necessariamente in un testo di poesia in cui il poeta ha una grande libertá espressiva e può usare le parole in un ordine, una struttura e un significato personale e originale.Anche il contesto ha la sua rilevanza, in quanto in una lettura libera e disimpegnata come quella che avviene in questo portale sulle opere inserite, la valutazione deve essere certo onesta ma non può essere una critica distruttiva fine a se stessa nè è possibile in uno spazio ridotto e non interattivo effettuare una "correzione" alternativa. Altra cosa è se un recensore o un critico riceve una richiesta esplicita di valutazione (che comporta il riconoscimento di una professionalitá competente) in cui comunque è necessario articolare il commento con una "proposta alternativa" tesa eventualmente a elogiare,migliorare o demolire il testo. Infatti per tale ragione ci sono altri luoghi e altri spazi in cui si può fare questo. Come si sa bene, qualsiasi recensione dipende dalla sensibilitá ,dai gusti e dalla cultura pregressa del suo autore, e ciò determina la valutazione sul tema o sul contenuto dell'opera. Altra cosa è la valutazione che si fa sulla forma che deve basarsi sui dati oggettivi (regole di grammatica, semantica, morfologia e sintassi) che connotano qualsiasi codice linguistico.Il gusto personale qui non vale più.
recensore:
Ida Dainese(socio onorario, collaboratore)
donatore 2019 (2 dal 2015)
Recensione o commento # 5, data 11:52:44, 25/03/2021
Una poesia dalla bellezza lucida e un po' amara. La considerazione del nulla che aspetta ogni generazione è poetica: in realtà non ce ne andiamo, continuiamo a fluttuare in altra forma, con altra coscienza, ma con una voce che non può più essere udita. Morire, inteso come annullamento, è molto più complicato del canonico "vivere", è un eterno trasformarsi. Perciò, nel breve tempo che ci è concesso per comunicare, non dobbiamo essere avari con le parole buone, con le carezze, con il dire che amiamo.