
Il volo del calabrone




Descrizione: descrizione da definire...
Ho provato, purtroppo, il dolore del calabrone e della sua caduta a terra dopo avermi punto proprio nel bel mezzo del seno. Ebbene sì ero in costume, stavo passeggiando in riva al lago e avevo sentito un ronzio fastidiosissimo, mentre prestavo attenzione a questo noioso stridio
me lo vidi puntare addosso, neanche il tempo di prendere una decisione. Un dolore tremendo mi prese tutto il corpo, la testa mi stava per scoppiare e caddi a terra.
È trascorso moltissimo tempo, ma quel dolore pungente non lo dimenticherò facilmente.
Come non scorderò la vista della bestia che ronzava a terra proprio di fianco a me.
Lei terminò la sua vita in una giornata soffocante di fine agosto, io mi ripresi, ma mi spaventai tantissimo.
Brano scorre a meraviglia.
Renato Bruno
L'analogia tra calabrone e morte/vita è inadeguata, il parallelismo tra volo e finalitá raggiunta è astruso. Tutto il raccontino è pretestuoso: vorrebbe dire chissá quale veritá profonda ma lo fa utilizzando un linguaggio inappropriato ("credendo di cosa mi poteva accadere; quale temiamo per una sua puntura; che nonostanteÂ… che abbiamo; solo per citare alcune espressioni dalla grammatica zoppicante), e volendo, per di più, piegare all'intento moraleggiante del testo la natura di un povero calabrone (di per sé istinto senza finalitá ). Un calabrone non può essere responsabile di nessun "insegnamento sulla vita". Affinché gli si possa attribuire questa finalitá pedagogica deve essere descritto e vissuto come portatore esso stesso di una parabola esistenziale chiara e semplice nel suo svolgimento: non può essere semplicemente preso a pretesto per dire qualcosa che nulla ha a che fare con la sua natura d'insetto che solo "eventualmente" punge e dá , forse, la morte.
La conclusione: "Â… sta a noi non fare come il calabrone che nel suo volare e temporeggiare ha trovato la fineÂ…" è grammaticalmente corretta ma concettualmente azzardata, verrebbe da dire sconclusionata, proprio come le prime sei righe del testo. Da rifare.
Arcangelo Galante
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