Un racconto del vecchio nostromo
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Un racconto del vecchio nostromo
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- Marino Maiorino
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È piacevole lasciarsi trascinare nel racconto e nel suo tempo, perché tutto è così verosimile che non si fa alcuna fatica.
Solo al principio ho notato qualche tennennamento nell'ortografia delle parole (Botsma finisce o no con "n"?)
E un passaggio: "giocando a carte e cantando strofe che a San Pietroburgo gli sarebbero costate l'esclusione dai salotti della buona società, e forse anche di peggio." (per inciso, io avrei preferito "e forse anche peggio").
Mi ha fatto riflettere, questo passaggio, perché l'esclusione dai salotti della buona società è la tipica reazione di un'aristocrazia decadente come la nostra, mentre la percezione che ho dell'aristocrazia russa è diversa, più rude e schietta, e che quindi se ne sarebbe fregata dei men che disdicevoli vizietti di un loro pari. Quindi la domanda è: il passaggio è corroborato da esempi del genere nelle cronache russe?
D'altro canto, è anche vero che l'ostracismo per futili motivi è proprio ciò che ci si aspetta dall'aristocrazia, e quindi il passaggio ha buon gioco a creare l'atmosfera di vizi personali.
A questo punto, come scrittore che si rende conto della validità delle due possibili vie, cosa vale di più? La fedeltà alla storia o la fedeltà alle idee del lettore?
Ancora grazie mille per la storia e per lo spunto di riflessione.
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In mezzo questo periodo interlocutorio: "Se, Il fatale "se" di Konstantin: se avesse prestato attenzione a una delle storie del Nostromo…
Avrebbe dovuto, non fosse altro perché quella sera, per più volte, lo sguardo del vecchio aveva attraversato il vetro del bicchiere e si era puntato negli occhi di Konstantin, che ne era rimasto turbato; "dagli occhi di un uomo si giunge alla sua anima", dice un proverbio russo, e gli era parso che quell'uomo pieno di misteri stesse appunto leggendo il libro nero della sua anima."
Da lettore però mi chiedo quale senso abbia quel se. E quale sarebbe la storia del Nostromo che Konstantin avrebbe dovuto ascoltare. Eppure dovrebbe essere il punto di volta del racconto, tuttavia l'autore lascia il lettore senza altri riferimenti.
Solo nel finale qualcosa ci è rivelato, quando Konstantin ricorda le parole di Nostromo: "Il gabbiano che fisserà gli occhi di una persona morta nel peccato, sarà posseduto dal suo spirito e tormenterà gli uomini sino a portarli giù, nell'inferno, con lui."
Ecco, forse l'avvertimento, per essere tale, doveva esser inserito prima. Nel finale ha un senso solo esplicativo, non certo di avvertimento.
E infatti Konstantin viene tormentato in modo tanto terribile (ma forse troppo subitaneo) dal gabbiano da scegliere di lanciarsi immediatamente dalla scogliera verso il cadavere dell'amante che ancora galleggia.
Il finale rivela la connessione tra il gabbiano e il vecchio Nostromo (che sembra identico a questo punto alla vecchia signora con la falce) "nel punto indicato dall'animale, il vecchio Nostromo scorse due corpi che affioravano addossati l'uno all'altro. Si diresse verso un barcone dove alcuni uomini stavano lavorando, avrebbe dato l'allarme.
Sul suo viso antico, un mezzo sorriso, come un taglio nella pelle incartapecorita, gli conferiva un'espressione sinistra.
Parlava solo a se stesso.
«Se mi avesse ascoltato, ora non avrei un'altra storia da raccontare.»"
Quest'ultima frase ha il sapore di un avvertimento postumo, dato che il lettore non ha potuto ascoltarlo prima questa benedetto avvertimento.
Quindi il vecchio Nostromo ci appare come una specie di Tiresia, o di Cassandra, o nei panni maschili della signora con la falce. E questo gli fa perdere un po' di smalto a mio parere, perché lo innalza a un livello super umano. Tuttavia l'incontro tra i due protagonisti del racconto, nella prima sezione, lo ribadisco ancora, rimane sospeso, non dice molto, e alla fine rimane il dubbio del perché Konstantin avrebbe dovuto ascoltare parole che il lettore non ha mai udito.
Un racconto, a mio avviso, riuscito solo in parte per questa mancanza di collegamento tra i due protagonisti, tra le due sezioni del racconto.
Per il resto, la scrittura è buona, la struttura narrativa funziona, soltanto avrei adoperato il trapassato nel racconto dell'omicidio anziché il passato remoto.
Un'altra piccola indicazione, di poco conto, la costa russa del golfo di Finlandia è bassa e sabbiosa. Le alte scogliere di granito da cui Konstantin si è precipitato non so perché mi hanno ricordato quelle irlandesi.
A rileggerti
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Forse è già stato segnalato ma è scappata una lettera di troppo qui: "Una popolana di uno sperdutoa villaggio di pescatori?“ sperdutoa
- Alberto Marcolli
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commento Un racconto del vecchio nostromo
… era certamente --- certamente con la gioventù
… dai salotti … nei salotti
Konstantin, ancora assurdamente stretto con le ginocchia alla sella, vide il mare avvicinarsi sempre più rapidamente e il bianco di un corpo nudo…
Una mia regola è la seguente: non sempre gli avverbi sono necessari. Spesso preferisco evitarli e lasciare al lettore la libertà d’immaginarsi l’azione. Proposta per il periodo precedente:
Konstantin, ancora stretto con le ginocchia alla sella, vide il mare avvicinarsi e il bianco di un corpo nudo…
con passo assolutamente fermo si diresse alla porta. – proposta .. con passo fermo si diresse alla porta.
Anche l’uso degli aggettivi deve essere “moderato”. Spesso gli aggettivi descrivono troppo e annoiano il lettore.
Esempi di aggettivi da valutarne la necessità: dolorosa – freddo vento - la grigia – eleganti - delle forti – sconvolta – antico –
L’intreccio tra il Nostromo e il nobile primogenito mi è piaciuto.
Voto 4
La Gara 10 - Dreaming of a Weird Christmas
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