La scheggia nel cuore
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La scheggia nel cuore
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Re: La scheggia nel cuore
Ti ringrazio tantissimo sia per i suggerimenti che per il voto. Riguarderò il racconto, ti chiedo solo il favore di validare il commento così da validare anche il voto.Ishramit ha scritto: ↑28/04/2023, 9:31 L'ho trovato molto bello, complimenti. Fin dall'inizio mi ha ricordato i racconti di Poe. Una cosa che sarebbe da migliorare (pur comprensibile soprattutto in uno spazio ristretto) è la gestione della prima persona: risulta artificiosa nei momenti in cui la usi per dare al lettore le informazioni di contesto, che nel pensiero umano attuale non sono così ordinate in genere, figuriamoci nella mente di una persona sconvolta. Ti invito poi a rileggerlo per rimediare ai refusi, ce ne sono diversi.
Grazie mille a presto.
- Ishramit
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Re: La scheggia nel cuore
Dalle precedenti edizioni ricordavo che bastasse che ogni commentatore avesse un commento validato tra tutti i racconti, ad ogni modo credo di averlo fattoGiovanni p ha scritto: ↑28/04/2023, 13:10 Ti ringrazio tantissimo sia per i suggerimenti che per il voto. Riguarderò il racconto, ti chiedo solo il favore di validare il commento così da validare anche il voto.
Grazie mille a presto.
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A me piace, in prima persona.
Ti segnalo qualche piccolo refuso e qualcosa di sistemabile
Giovanni p ha scritto: ↑11/04/2023, 17:39 Prova ad alzarmi (provo)
da vicino il suo aspetto è peggio di quanto sembrava. (sembrasse)
i suoi abiti laceri perdono povere (era "polvere"?)
un enorme torcia elettrica (apostrofo)
Ad un certo punto (forse meglio "a un certo punto")
vedo rotolare per terra una pigna che è caduta dall’albero, per poco non spacca la testa. (per poco non *mi* spacca la testa)
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Il_Babbano ha scritto: ↑29/04/2023, 12:20 Bello. Si fa leggere, in attesa di scoprire che accade, mentre ci si chiede se si sprofonderà ancora di più o se sorgerà una nuova alba.
A me piace, in prima persona.
Ti segnalo qualche piccolo refuso e qualcosa di sistemabile
Ciao Babbano, che bello trovarti qua!
Grazie mille per il voto ma soprattutto per il I suggerimenti che sono utilissimi.
Buona gara!
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Re: La scheggia nel cuore
Anche a me fa piacere incontrarti.
Non partecipo a questa gara, ma leggo e sbrodolo in giro, come da personaggio (che ti basta guardare il livello sotto al nik o a "rank" per capire, casomai avessi qualche dubbio).
Sì, insomma, mi diverto
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commento La scheggia nel cuore
Refuso - ed alcuni aghi – e alcuni aghi
Refuso - ad ogni passo - a ogni passo
Refuso - ad urlare – a urlare
Refuso - Prova ad alzarmi - Provo ad alzarmi
“Fa freddo, lo sento sulla pelle e dentro ogni fibra del mio corpo.”
Usi già il sostantivo “pelle” quattro righe più in basso.
Io direi: Fa freddo, lo sento dentro ogni fibra del mio corpo.
“Parte tutto dal petto e come in un’onda d’urto tutto viene raggiunto.” – tutto … tutto
Possibile variazione – Come un’onda d’urto, partendo dal petto tutto viene raggiunto.
“Non sembra essere pericoloso, anche se il suo aspetto è talmente inquietante da non sembrare neppure” … sembra … sembrare
“perdono povere come i cipressi…” – povere? – forse – polvere
“sono vividi e brillando di intelligenza.” – brillano
“chicco di gradine” - - grandine
“cenno si stare” di stare
Non mi sembra probabile che un “corpo (è) coperto di escoriazioni che lacrimano pus.” Possa fare l’occhiolino, ma forse mi sbaglio.
Sei riuscito a piazzare 55 “che” in 202 righe di racconto. Non ho ancora capito come mai il lettore, diciamo amatoriale, si lasci talmente coinvolgere dalla storia da non curarsi quasi mai della forma scritta, anzi, spesso nemmeno i refusi lo distolgono dal suo intento di correre sulla pagina.
Chiamiamola deformazione professionale, ma già al quinto “che” io mi blocco.
Fin dalla prima pagina, c’era qualche cosa che mi suonava storto: ci sono
troppi “ma”. Ho provato a contarli: 34! Capisco la loro necessità nel dover legare due frasi in opposizione logica tra loro, ma (ma!) non imposterei una storia ruotando tutto attorno ai “ma”.
Di refusi ce ne saranno altri, temo. Ho comunque deciso di fermarmi qui, caro Giovanni.
Rivedilo e sistemalo, ti prego, perché, nonostante tutto, il racconto merita un bel 4, ma senza tutti quegli errori + il pacco di “che” e di “ma”.
- Il_Babbano
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Re: La scheggia nel cuore
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Re: La scheggia nel cuore
mille volte grazie sia per il voto, ma più di ogni cosa per tutti i suggerimenti e le correzioni che mi hai scritto.
Grazie davvero, in bocca al lupo per la gara.
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È un racconto su cui vale la pena lavorarci su. Lo so, il tempo e tutto il resto, ma migliori in fretta.
Il sole irradia tutto, la sabbia e gli aghi di pino secchi come fiammiferi.
Parto da questa frase. Il sole illumina, brucia, rivela, riscalda, picchia, ma perché irradia? Sì, lo so, il Sole è la maggior fonte di radiazioni in prossimità della Terra, ma una TAC irradia, non il sole. E poi, il Sole irradia tutto. Ma tutto cosa? Sabbia e aghi di pino. Sono due cose, non tutto, e sono cose specifiche ubicate in un luogo specifico, la tua pineta. E quindi... il sole brucia la sabbia e gli aghi di pino, secchi come fiammiferi. E dopo sabbia avrei inserito un altro termine di paragone.
I che e i ma sono tanti, ha ragione Alberto. Proviamo a eliminarli... Mi ripeto che quella che è caduta a terra è solo una pigna, ma il tremore non passa. Luca non è morto per colpa mia, lo so ma il tremore non passa.
Scriverei... Provo a far passare il tremore e mi ripeto, quella caduta a terra è una pigna, è solo una pigna. Luca è morto, non per colpa mia.
Ho fatto ricorso a un pensiero diretto libero per eliminare due che e due ma e snellire la prosa.
Il racconto è per me un lungo monologo interiore interrotto quando il protagonista incontra l'uomo misterioso, quando inizia una sequenza dialogica. L'uomo in realtà non esiste, perché il protagonista è morto.
Per Chatman il monologo interiore è una sorta di pensiero diretto libero prolungato. E infatti credo che tu debba ricondurre l'intera narrazione con questa tecnica seguendo questi tratti distintivi: prima persona, al presente, perché il tempo narrativo in atto coincide con il tempo della storia, linguaggio idiolettico, proprio dello stile del personaggio, ogni esperienza del personaggio non è spiegata o commentata se non dal flusso delle sue stesse idee, si esclude la presenza di un destinatario, ci si affida a operazioni presuppositive e pragmatiche del lettore.
Il monologo è una forma di autoanalisi, non implica la presenza di un ascoltatore o il discorso del personaggio.
La seconda parte invece adotti la tecnica del dialogo con un personaggio immaginario. Secondo me non funziona.
Forse avresti potuto adoperare il soliloquio, a differenza del monologo ha un destinatario e il suo intento è di solito la confessione, confessione a se stesso del suo stato nella fattispecie.
È un racconto ambizioso, Giovanni, e impegnativo dal punto di vista tecnico. Non del tutto riuscito, a mio avviso, per il tuo espediente, nel finale, di rivelare al lettore la vera condizione del protagonista attraverso il dialogo e la contrapposizione con una presenza non reale (che sposta l'attenzione su di sé, mentre è la condizione del protagonista al centro della scena). Avrei continuato col monologo e avrei concluso adottando un soliloquio, magari di carattere ironico, perché no.
A rileggerti.
- Laura Traverso
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Re: Commento
Buongiorno,
capisco e mi dispiace che che non ti sia piaciuto, ma il finale non è stato finito frettolosamente, finisce così e basta.
Un uomo vestito di stracci non deve per forza aver rubato una torcia, ma il mio protagonista la pensa così...che posso farci?
Se un tizio fa quello che fa il tizio della mia storia per me è interessante, magari sarò un pó provinciale ma non sono proprio comportamenti nella norma.
Grazie per avermi per avermi letto e buona fortuna per la gara.
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Re: commento
Grazie mille Laura, sia per il voto che per i suggerimenti.Laura Traverso ha scritto: ↑27/05/2023, 21:16 Ciao Giovanni, il tuo è un racconto non facile ma ti ci sei destreggiato piuttosto bene: riuscendo a confondere il lettore tra "chiari e scuri" e tra realtà e immaginazione. La storia verte sul senso di colpa mai risolto del protagonista nei confronti dell'amico morto precipitando. Ci sono diversi refusi, parole incomplete, esempio: povere, invece che polvere, "da una ragazza bella ragazza" penso avrai voluto dire "da una bella ragazza", e ancora, "ma sputo gli esce dalla bocca", qui manca "uno", ma sono piccole cose... Ciò che conta soprattutto è il senso del racconto, che c'è sicuramente. Quindi per me è una buona prova, voto 4.
A presto.
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GrandPrix di primavera 2022 - Frammenti di una morte (2 novembre 1975) - e le altre poesie
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Gara d'estate 2020 - Anniversari, e gli altri racconti
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La Gara 32 - MOM - Storie di Madri (e figli)
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La donna dipinta per caso
racconti e poesie imperniati sulla donna in tutte le sue sfaccettature
Il libro contiene quattro racconti lunghi, undici racconti brevi e trentuno poesie. Il tema principale è la donna in tutte le sue sfaccettature: amante, madre, figlia, gioco, musa, insegnante, dolore, tecnologia, delusione e speranza. Nella prefazione è ospitato un generoso commento del prof. Carlo Pedretti, professore emerito di storia dell'arte italiana e titolare della cattedra di studi su Leonardo presso l'Università della California a Los Angeles, dove dirige il Centro Hammer di Studi Vinciani con sede italiana presso Urbino. Copertina e alcune illustrazioni interne di Furio Bomben.
Di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (2,11 MB scaricato 801 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
I sette vizi capitali
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A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Marco Bertoli, Federico Mauri, Emilia Pietropaolo, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Umberto Pasqui, Lidia Napoli, Alessandro Mazzi, Monica Galli, Andrea Teodorani, Laura Traverso, Nicolandrea Riccio, F. T. Leo, Francesco Pino, Franco Giori, Valentino Poppi, Stefania Paganelli, Selene Barblan, Caterina Petrini, Fausto Scatoli, Andr60, Eliana Farotto.
Vedi ANTEPRIMA (535,81 KB scaricato 103 volte).
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Hai mai pensato a cosa potrebbe accadere quando decidi di mettere piede in un ascensore? Hai immaginato per un attimo a un incontro fatale tra le fredde braccia della sua cabina? Hai temuto, per un solo istante, di rimanervi chiuso a causa di un imponderabile guasto? E se dietro a quel guasto ci fosse qualcosa o qualcuno?
Trentuno autori di questa antologia dedicata all\'ascensore, ideata e curata da Lorenzo Pompeo in collaborazione col sito BraviAutori.it, hanno provato a dare una risposta a queste domande.
A cura di Lorenzo Pompeo
Introduzione dell\'antropologo Vincenzo Bitti.
Illustrazioni interne di Furio Bomben e AA.VV.
Copertina di Roberta Guardascione.
Contiene opere di: Vincenzo Bitti, Luigi Dinardo, Beatrice Traversin, Paul Olden, Lodovico Ferrari, Maria Stella Rossi, Enrico Arlandini, Federico Pergolini, Emanuele Crocetti, Roberto Guarnieri, Andrea Leonelli, Tullio Aragona, Luigi Bonaro, Umberto Pasqui, Antonella Provenzano, Davide Manenti, Mara Bomben, Marco Montozzi, Stefano D'Angelo, Amos Manuel Laurent, Daniela Piccoli, Marco Vecchi, Claudio Lei, Luca Carmelo Carpita, Veronica Di Geronimo, Riccardo Sartori, Andrea Andolfatto, Armando d'Amaro, Concita Imperatrice, Severino Forini, Eliseo Palumbo, Diego Cocco, Roberta Eman.