




Descrizione: Un ponte tra il passato e il presente. La prima parte, l’incidente nella riserva, vuole porre l’accento sul carattere umiliante, persecutorio di quello che è stato a tutti gli effetti un vero e proprio olocausto in nome del profitto e dell'avidità.
Incipit: Montana, 2003. Il piccolo Falco ha fatto un disegno a scuola. La maestra ha chiesto alla classe di raffigurare, ognuno a suo modo, la bandiera americana. George W. Bush ha appena avallato la seconda guerra del Golfo e lei ha pensato probabilmente che infondere un po’ di sano patriottismo nei giovani virgulti, non potesse certo far male. I disegni sono stati tutti esposti nel corridoio. Be’, quasi tutti. Quello di Falco è finito nel cestino, su diretta indicazione della preside.
La condizione dell'esule è difficile, ma ne esiste una peggiore: quella di colui che è spossessato del proprio mondo, straniero a casa sua. I nativi americani, i cosiddetti indiani, ne sono un esempio tipico, tra gli altri. Quello dei nativi americani è uno degli olocausti di cui non si parla (quasi) mai, e a nessuno è venuto in mente di dedicare una giornata per ricordarlo. Mi sa che nemmeno tu concorrerai For President…
Niente presidenza, in effetti. Vabbè, ci faremo una ragione anche di questo. Grazie della lettura Andr. Buona giornata.
Mi permetto di inserire due link interessanti:
https://www.avvenire.it/agora/pagine/bambini-rubati-unombra-sulla-svizzera
http://www.agoravox.it/La-civilissima-svizzera-e-gli.html
Nel caso dei nativi d'America il motivo era logico. Logico per chi pensava e pensa che il proprio modo di vivere - basato sul costante bisogno di essere migliori degli altri (che spesso significa "avere di più"), migliori degli animali e della natura - sia più evoluto. Non avere mire di espansione, ma vivere il presente e la natura, era probabilmente considerato come sinonimo di passività. Questa era la giustificazione morale (noi ce la meritiamo questa terra e loro no) per le orde di immigrati (che sbandieravano la volontà di Dio, e molti americani lo fanno ancora, consumando nel frattempo 4, 5 volte il loro fabbisogno alimentare) per i quali la terra fertile non era mai abbastanza. Se poi cerchiamo un elemento comune che possa farci riagganciare ai tuoi link, possiamo dire che le culture diverse dalla propria (laddove la propria va per la maggiore) disturbano perché in primo luogo costituiscono spesso qualcosa che potenzialmente può mettere in dubbio la cultura maggioritaria. Eliminare o soggiogare le differenze, di conseguenza, funziona per i persecutori come una conferma della bontà dei propri principi. O perlomeno questa è la mia convinzione.
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descrizione: Questa è la storia di Bert.
incipit: La palestra della scuola era illuminata solo in parte, la luce cadeva perpendicolare sulle sette sedie disposte in circolo. Il locale sapeva di lucido da parquet, le tribune erano vuote e il segnapunti elettronico spento. Le finestre, arrampicate sulle alte pareti, erano bersagliate da una fitta e insistente nevicata. Bert occupava una delle sedie, calzava un berretto di lana, era avvolto in uno sporco giubbotto e teneva le gambe accavallate. Aveva le mani una dentro l'altra e il suo ...
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descrizione: Esistono numerose canzoni intitolate al supereroe in questione ma, per quello che può valere, il brano che ho associato a questo racconto fin dall'inizio è indubbiamente il classico di Elton John, "Rocket man".
incipit: «Lois era davvero così bella, l’altra sera?» «Non era bella, Jimmy. Era uno schianto.» «Me la descriva, la prego.» No, io prego. Prego che la cantante, laggiù, la smetta con Billie Holiday. Vuole forse vedermi morto? Non lo sa che era la preferita di Lois? Non lo sa che Lois mi ha piantato? È uscita con Lex indossando il vestito verde. Io odio il verde, ma le stava d’incanto sopra le gambe abbronzate e lucenti come il rame, le braccia e la vita sottili da silfide, il collo lungo e flessuoso…
descrizione: L'elevazione e allo stesso tempo lo sprofondamento, di un fantasioso ragazzo americano,in una vita diversa, lontana dal mondo terrestre. Che in qualche modo era già scritta nel suo destino.
incipit: William Haggerty, nato a Seattle nel 1938 era un bambino timido e silenzioso. Il padre, Arthur, lavorava come meccanico in un’officina a Piooner square. La madre Linda invece, nella fabbrica Filson. Tra la quinta e la settima strada di Utah Ave, entrambi per dieci ore al giorno, sei volte la settimana. Per questo durante l’infanzia vedeva molto poco i genitori e la passò quasi esclusivamente con i nonni.
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descrizione: Trenta giorni di storie per Inktober 7 Fan
incipit: Scuotiti e strepita sul palco, si dice che anche gli alligatori salgano sulle assi in legno del locale per osservarla più da vicino. Quando suona 'Love and Alligators' si contorcono tutti come fossero rettili. Senti la pelle che si arrota e affila, e cambia colore come delle squame. Nella palude ci sono le condizioni di eccellenza, possiamo diventare tutti quanti Alabama Monroe.
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