Dov'è finito il palloncino? -(autore: Ombra #12)

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Dov'è finito il palloncino? -(autore: Ombra #12)

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Non doveva pensarci. Se l’era imposto mesi prima, quando il palloncino le era sfuggito di mano, in una calda giornata dell’inizio dell’estate.
Non pensare portava a dimenticare. Così dicevano. “Non ci pensare!”.
Peccato che, di quel che dicessero gli altri, Morena non si era mai curata.
Il pensiero di lui tornava prepotente nei momenti più improbabili, prendeva forma in un riflesso della luce, in un accenno di canzone, nel battere fragoroso di una batteria soprattutto, in una scia di profumo… Lui non sarebbe mai andato via del tutto e, ogni volta, il cuore scricchiolava tra la ruggine.
“Pelle di luna”: l’aveva chiamata spesso così in quei sussurri d’emozione. Non era stata farina del suo sacco, l’aveva solo adottata per definire il suo incarnato candido. Molto prima di lui, Battiato l’aveva cantato Strano come non se ne fosse mai accorta prima, lei che era sempre una miccia d’intuito.
Che qualche forma di sentimento le avesse ottuso i sensi?
Ci pensava in quel momento, ancora.
La vita era andata avanti, nel frattempo, mentre il palloncino si era sgonfiato tra le nuvole, con ogni probabilità.
Nessuno sa che fine facciano una volta scappati di mano: i palloncini sono di passaggio.
Prima, quando ancora erano due conoscenti, Morena aveva una vita piena… Non aveva interesse a comprare palloncini nel parco, ma passeggiava leggera tra i viottoli.
Lui era spiritoso, inventava giochi di parole a giro di valzer, aveva un bagaglio di esperienze da raccontare e sapeva come mantenere vivo l’interesse riguardo ai suoi viaggi, al suo lavoro di ingegnere, alla sua famiglia, ai suoi figli, a sua moglie, soprattutto sua moglie, sempre sua moglie…
Dava l’idea d’infilarla nei discorsi per tutelarsi da possibili accuse di avance, piuttosto che per puro e sincero sentimento. Una volta, a domanda diretta, se ne fosse così innamorato da non poter fare a meno di tirarla in ballo, si era detto “egocentrico”, ammaliato soltanto da se stesso.
Quegli sprazzi di discorsi, ora, erano un rovello per Morena.
Ma allora non erano ancora quello che sarebbero diventati.
Cosa erano stati? Amanti platonici, amici sui generis, anime affini e inconsistenti?
Amico, lei, non l’aveva mai reputato. Non era il tipo da prestare orecchio, non a lei almeno; diceva che le donne erano sempre istintivamente portate a raccontarsi e confidarsi con lui ma, per tutto il tempo, non le aveva mai chiesto della sua vita a fronte del fatto che lei non gli parlava…
Quella che poteva sembrare superficialità dettata dal disinteresse era, in ultima analisi, un disperato tentativo di mantenere viva la sua attenzione su di lui, come se ne avesse bisogno, in quella sua vita fatta di contorni senza contenuto.
Non era il suo tipo d’uomo, ammesso che ne avesse mai avuto uno.
Dell’età non le importava, anche se era nel pieno della maturità mentre lei esplodeva nella femminilità avanzata di una giovane donna.
Lui aveva pochi capelli, una barbetta canuta, una pancia lassa… Ma anche un gran bel fondoschiena, coscie robuste, occhi infantilmente inquisitori…
Ogni volta che tentava di smontare l’idea di lui, la mente le forniva un vasto assortimento di pregi che, purtroppo, non riusciva a misconoscere.
Aveva una dialettica accattivante, una sincera passione per la Bellezza in ogni sua forma, un’attraente vena luciferina che non faceva sconti alla gente.
Ce le aveva ancora, tutte quelle doti, ma lei non poteva più goderne.
Il palloncino le era sfuggito di mano, in un attimo di distrazione.
Era stata lei a mollare la presa, ad un certo punto, stanca della tensione del filo.
Dopo tutte le parole, sincerato che il quid tra loro era reciproco ormai, al diavolo la vita quotidiana: Morena avrebbe voluto di più.
La moglie non rappresentava affatto un problema, gliel’aveva garantito. Quando lei aveva ceduto alla sua corte sibillina, gli argini dell’emozione erano straripati per entrambi, colti irreparabilmente da una passionalità smaniosa di attuarsi nel contatto.
Si desideravano, corpo e mente. Dei cuori non volevano parlarne.

Affacciata alla finestra, Morena confondeva il passato e il presente.
No, non avrebbe dovuto pensarci.
La macchina sotto alla finestra non era la sua. Non sarebbe sceso lui, diretto al suo citofono come le aveva promesso.
“Suonerò al campanello”: quel futuro non ci sarebbe più stato.
Se nel pensiero i tempi si accavallavano, in quell’ondata di ricordi, la realtà era sincrona e li vedeva lontani, dimentichi e anonimi, come i passanti nel parco.

Cosa rappresentava quel palloncino se non la felicità sfuggita?
Lui, col tempo, si era fatto meno loquace, per rogne di ogni genere che lo assalivano da ogni dove ma non era stato chiaro. A Morena non era dato sapere se la fantomatica moglie si fosse accorta della gioia negli occhi del suo uomo e avesse rimesso tutto nell’ordine giusto.
Stremata dal rollìo del suo atteggiamento scostante e discontinuo, aveva preferito mollare, allora. Era stata lei a decidere.
Dicevano che, se qualcuno ci tiene fa di tutto… A cose del genere, Morena non credeva più da tempo.
Un’altra sigaretta andata e poteva anche bastare. Troppi pensieri inconcludenti.
Il palloncino era lei, dispersa tra le nuvole ma ancora in volo.
Se lui avesse tentato un salto, la corda appesa al suo cuore, dopotutto, non sarebbe stata difficile da acciuffare.
I palloncini dispensano una felicità invitante.
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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 1

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E' un racconto che si fa leggere, ma non ho potuto trovare punti o passaggi particolarmente interessanti, sia nella modalità di penna, sia nella trama. Un amore finito, lei, lui, l'altra, storie molte frequenti e comuni che mirano a consegnare sul finale il dolore per la perdita di ciò che poteva essere e, invece, non è stato. Lasciando nella confusione della vita chi dei 3 deve poi gestire l'abbandono. (per essere felici occorre il coraggio)

Scrivere di "amore" è una delle cose più difficili da fare, il rischio è quello di creare un testo scontato e ri-visto in molte salse, a meno che i fatti narrati, la caratterizzazione dei personaggi o la struttura del racconto non lascino il segno.

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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 2

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Una storia d’amore, non certo una novità, che viene qui condotta in modo molto serio e introspettivo da parte dell’autore. Nel complesso mi manca un po’ la narrazione, ovvero sarei sceso più nei particolari per raccontare, non so, il primo incontro fra i due, un episodio divertente, ecc… A vincere sono invece le emozioni, queste ben descritte e delineate, molto interessanti anche se forse un po’ scontate, come anche il grande classico della differenza di età fra i due.

Lo stile è nel complesso buono, funzionale e incisivo, ma macchiato da qualche sbavatura: all’inizio manca un punto (capita, di certo non è un elemento penalizzante!), i puntini di sospensione abbondano, qualche frase è costruita un po’ male… il tutto resta però sempre perfettamente comprensibile e mirato, rendendo quindi il testo pienamente fruibile un po’ a tutti, non solo agli appassionati di lettura o a grandi letterati.

Nel complesso quindi un bel racconto, anche se si sarebbe potuto osare di più, magari con un piccolo colpo di scena oppure, ma qui non vorrei sfociare nell’arroganza, cercando di riannodare l’idea del palloncino con qualcosa che si concretizzi all’interno della narrazione (ad esempio, un palloncino “fisico” regalato dall’uomo e poi smarrito).

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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 3

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Il racconto è scritto abbastanza bene, ma manca di picchi emotivi.

Le sensazioni di Morena non decollano mai, si intravedono appena.

Si fa cenno a una vita fatta di contorni senza contenuto, su quella vita si doveva aprire una finestra che avrebbe reso più interessante la storia.

Senza spunti particolari sui quali riflettere mi viene difficile dilungarmi nel commento e, a dire la verità, la cosa che è ho apprezzato maggiormente è la citazione del pezzo Cuccurucucù di Battiato (le gesta erotiche di squaw Pelle di Luna).

Comunque non è un brutto racconto.
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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 4

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Disillusione, apatia, amarezza, rassegnazione: questo è quello che questo racconto mi trasmette. Non il dolore per un amore finito, un amore forse dal destino già segnato come tanti uguali. Ma si pensa sempre che certe cose capitino solo agli altri, che a noi venga riservato un finale diverso. Lui che continua a parlare della moglie: non ho capito cosa significhi che lui è egocentrico. Parlasse sempre di sé stesso, ci starebbe.

Forse è più egocentrico perché si è costruito un modo di essere che attira le persone, quasi obbligandole a porlo al centro della loro attenzione: mi viene in mente un uomo in fondo debole, senza una personalità davvero significativa, che necessita della sicurezza di un “matrimonio” in cui rifugiarsi quando si accorge che gli viene chiesto cose che non è in grado di dare, affettivamente..

Magari l’autore me lo spiegherà.

Resta il fatto che proprio per quella patina di apatia che pervade il racconto, non mi ha emozionato: eppure la fine di una storia dovrebbe colpire, per gli strascichi che si porta dietro. Il fatto che sia lei a troncare forse nasce dalla consapevolezza che nessun sforzo per tenerlo legato a sé avrebbe dato come risultato un rapporto solido e destinato a durare.

Il racconto comunque è scritto bene, una struttura lineare in cui sono stati inseriti i tanti luoghi comuni che accompagnano vicende simili.
cantato Strano: manca il punto; coscie: cosce.

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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 5

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Un argomento già letto e trattato infinite volte. Un gran rischio. Riuscire a non essere banale è una grande impresa!

Qui non c’è nulla di banale. Tutto è descritto minuziosamente, nulla è fuori posto. La cosa più intrigante è che la carnalità del rapporto prende forma solo verso la fine. Sino a quel momento sono rimasto incerto che il tradimento fosse avvenuto realmente o che si trattasse solo di una infatuazione, di un amore non ricvambiato o addirittura immaginario.

La mano scrivente potrebbe essere realmente femminile, a mio avviso. Alcuni dettagli me lo fanno pensare.

Il paragone di un amore clandestino con un palloncino coglie nel segno. Il palloncino è prima l’oggetto del desiderio di lei, ma alla fine è lei stessa ad essere il palloncino che può ancora essere raggiunto.

Intenso. Ben costruito. Tempi ben equilibrati. Qui c’è stato molto lavoro, a mio avviso.

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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 6

Messaggio da leggere da Il Guru »

Il racconto è ben scritto. Una storia d'amore? La storia dal punto di
vista di Morena. Dal suo punto di vista. Organizzato bene, scritto
correttamente, anche dalle domande\considerazioni sul palloncino che
tutti, o quasi, si sono posti, senza risposta,o quasi.
Che fine fanno i palloncini sfuggiti dalle mani? Scientificamente o
metaforicamente? Lo chiede (o se lo chiede) l'autrice o autore e dà
una risposta, condivisibile o meno.
Il testo mi è piaciuto.
Il finale anche.
Potrei dire molto ma non aiuterei.
Il racconto, secondo il mio modesto parere, trasmette delle sensazioni
di realtà.

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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 7

Messaggio da leggere da Il Guru »

Ho trovato il racconto alquanto stereotipato: viene descritto un tipico amore finito, un tipico uomo maturo che non si decide a lasciare la moglie per l'amante più giovane, la tipica disillusione dell'amante che si è resa gradualmente consapevole di essere stata sfruttata dall'altro, etc... Allo stesso tempo il racconto è scritto molto bene, non posso negarlo, con descrizioni incisive, che rendono palpabile lo stato d'animo della protagonista e, per questo motivo, non posso non dare la sufficienza.

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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 8

Messaggio da leggere da Il Guru »

Il racconto è scritto in maniera direi piuttosto corretta, il linguaggio a tratti mi pare eccessivamente ricercato, la storia direi che è molto realistica e ci si può facilmente rispecchiare. Anche l’inserimento del palloncino come filo conduttore e metafora del tutto direi che è ben dosato e appare/scompare nei momenti giusti. Segnalo due cose riguardo la stesura:

“Non era il tipo da prestare orecchio, non a lei almeno; diceva che le donne erano sempre istintivamente portate a raccontarsi e confidarsi con lui ma, per tutto il tempo, non le aveva mai chiesto della sua vita a fronte del fatto che lei non gli parlava…
Quella che poteva sembrare superficialità dettata dal disinteresse era, in ultima analisi, un disperato tentativo di mantenere viva la sua attenzione su di lui, come se ne avesse bisogno, in quella sua vita fatta di contorni senza contenuto.” Tutto questo passaggio mi sembra abbastanza contorto e di difficile lettura.

Troppi punti di sospensione.

“miccia d’intuito” mi è piaciuto

Detto ciò non trovo che ci siano dei picchi a livello di stile o di contenuto, non è un racconto che, così com’è al momento, mi colpisce e mi rimarrà in mente. Sinceramente faccio fatica a individuare cosa manchi, forse trovo un po’ forzata l’immagine dell’uomo così negativa e l’amore incondizionato di lei così povero di senso critico; ne esistono tante di situazioni simili, ma forse, ecco, sì è proprio questo il punto, ce n’è già tante di situazioni simili, leggerne non mi porta molto. In ogni caso a mio avviso si lascia leggere.

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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 9

Messaggio da leggere da Il Guru »

Il racconto è un lungo monologo interiore della voce narrante. Non di un io narrante, come sarebbe stato forse più opportuno. L'autore sceglie il distacco dalla protagonista pure se a livello emotivo sarebbe stato più gratificante per me lettore sentire i pensieri di Morena recitati da lei stessa e non da un estraneo che non me la fa certo amare.

Lo schema narrativo invece sembra avere l'encefalogramma piatto. Nessuna esordio o antefatto, nessun climax, più che scontato il finale. Il racconto è composto poi da un'unica sequenza narrativa in cui si introduce, si sviluppa e si chiude il testo narrato.

Poche o nessuna riflessione, nessun accenno di critica della protagonista, forse a causa della struttura stessa del racconto, che finisce per essere un po' scontato.

Una nota, quel quid inserito in quel punto e in quel modo nel testo mi pare errato.

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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 10

Messaggio da leggere da Il Guru »

Si scrive di uomo e umanità, impossibile uscirne, raccontiamo noi stessi anche se scriviamo un racconto fantasy o fantascientifico. E il rischio, quando non “vogliamo” un appiglio curioso e attrattivo è che si arrivi a fare cronaca dei sentimenti. Quindi, a che genere può essere ascritto questo racconto? Mi ricorda un libro che ho fatto un po’ fatica a leggere, “Una Relazione Intima” di Zeruya Shalev. Lo lessi in quanto ho partecipato a un contest che aveva per tema l’erotismo e intendevo studiare quella forma. Ecco, in un quadro di ampio respiro veniva romanzata una storia come questa, ma l’attrattiva era il genere. Qui riesco a percepire solo cronaca di vita occidentale. L’espediente del palloncino avrebbe potuto essere più raccontato, meglio contestualizzato, rendere allegorica una storia di vita scontata. È scritto bene, a prescindere da alcuni veniali refusi, ma non mi ha entusiasmato molto.
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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 11

Messaggio da leggere da Il Guru »

Questo racconto sembra scivolare via nell’aria come se fosse esso stesso il palloncino del titolo, lasciando il lettore a mani vuote. I personaggi sono sfuggenti, uguali a tanti altri in racconti simili, e non riescono a suscitare un po’ di empatia o di irritazione o di sorpresa. Si avverte però una nota di infelicità, non tanto per un amore che si è interrotto quanto per una storia che non ha lasciato nel cuore della protagonista un qualcosa che valesse la pena ricordare nel tempo.

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Re: Dov'è finito il palloncino? - commento 12

Messaggio da leggere da Il Guru »

Testo scritto magistralmente, l’abilità certamente c’è , i temi anche e funzionano nel contesto .
Non trovo pertinenti le critiche che qualcuno certamente più esperto di me ha rivolto riguardo una certa stereotipicità del testo che io forse rilievo anche ma nessuno toglie la possibilità che l’autore lo abbia vissuto realmente.
Un testo che si fa leggere e funziona , forse l’unica pecca è che non ha incontrato il mio gusto al 1’’% altrimenti probabilmente si sarebbe anche meritato un voto più alto.
VOTO: 3
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