La città incantata
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La città incantata
L’animazione di questi film (e di molti altri) ha un linguaggio suo particolare, un suo modo di filtrare la realtà, come se le immagini provenissero da una dimensione parallela, analoga ma inafferrabile, come un sogno. L’animazione sembra cogliere, a volte, il senso più autentico delle storie e dei personaggi che mette in scena.
Non voglio confondere la fantasia con la realtà (ho già dato, in questo senso, e non è cosa buona, né per l’una e né per l’altra) ma nemmeno voglio esimermi dal bacchettare sulle dita (virtualmente parlando) tutti gli esimi professori che mi hanno fatto due palle così con "L’isola del tesoro" (senza nulla togliere a quel grande che è stato R.L. Stevenson e al suo grande romanzo) e poi si permettono di ignorare capolavori di questa portata soltanto perché cadono qualche metro più in là del loro orticello culturale.
Per non parlare poi, in questo senso, del grande potenziale educativo di certi bellissimi videogiochi di ruolo, ma questo è un altro discorso. Meglio non allargarsi troppo, per ora.
Certo è che i film che ho citato fanno parte di un mondo vastissimo in cui nemmeno io mi sono addentrato più di tanto, e nel quale mia figlia ci si destreggia senz’altro molto meglio. Un mondo dove i cosiddetti “cartoni animati” non sono soltanto le storie di animali parlanti umanizzati, ma parabole di vita straordinariamente significative.
Arriviamo al punto. "La città incantata". Insieme agli altri due di Miyhazaky che ho citato, l’ho sempre considerato arbitrariamente parte di una trilogia, credo perché nessuno di quelli precedenti mi aveva colpito così tanto (pur essendo a loro volta molto belli). Difficile dire dei tre quale sia il punto più alto. Non credo nemmeno abbia senso oltre un certo livello artistico. Io prediligo "Mononoke", perché la condanna dell’uomo che prevarica la spiritualità della natura in nome del progresso lì è molto dura, ma obbiettivamente credo che gli altri due siano più maturi e complessi.
Per tornare al discorso iniziale, a proposito del linguaggio dell’animazione, gli esempi sono moltissimi.
Penso all’avversione per il cambiamento della piccola Chihiro, alla sua insofferenza latente nei confronti degli adulti, quando si trova in macchina con i genitori verso la casa nuova in cui debbono trasferirsi. I disegni (perché tali sono, non va dimenticato. Dove qualcuno degli schiavetti di Hayao ha fatto scorrere la matita, prima c’era soltanto un foglio bianco) sono così fluidi, naturali, da rendere certe sensazioni estremamente tangibili, e credo che molti possano riconoscercisi, avendole a loro volta provate nel corso dell’infanzia e delle faticosissime vacanze familiari.
Penso alla metafora apparentemente innocente dei genitori che si ingozzano nella versione diurna della città incantata, quando è deserta e le pietanze sono messe in bella mostra per farli cadere in tentazione e trasformarli in maiali. Io la trovo straordinariamente attuale, critica e impietosa nei confronti della nostra società e delle responsabilità mancate dagli adulti. Basti dire che mi sono dovuto trattenere dal regalare il DVD del film alla figlia di una coppia di amici proprio per paura che potessero ritenerlo lesivo della propria autorità genitoriale.
Del film intero si potrebbe discorrere per ore e io l’ho rivisto almeno tre volte, per il momento, ma per finire voglio parlare di un piccolo particolare apparentemente ininfluente. Se avete visto il film, avete presente quando Chihiro si rimette le scarpe nella stanza delle caldaie? Quel leggero colpetto con la punta del piede per calzare meglio le scarpe, ve ne siete accorti? Non vi sembra un’incredibile testimonianza dell’amore che un artista possa nutrire per il proprio lavoro, della cura e dell’attenzione ai particolari necessarie per renderlo più vero del vero?
Meraviglioso, non trovate? Non occorre tornare bambini. Basta rimanerlo.
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Re: La città incantata
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IperStore - il lato oscuro dello Shopping
È il giorno dell'inaugurazione di un supermercato, uno davvero grande, uno iper, uno dei tanti che avrete voi stessi frequentato e arricchito. Durante questa giornata di festa e di aggregazione sociale, qualcuno leggerà un dattiloscritto ancora inedito il cui contenuto trasformerà l'impossibile in normalità.
"...come se dal cielo fosse calata la mano divina di un Dio stanco e dispiaciuto dei propri errori, o come se tutte le altre grandi divinità finora inventate dal Genere umano per compensare la propria inconsapevole ignoranza tribale e medievale verso i misteri della Natura e della Vita, si rivoltassero ai propri Creatori e decidessero di governare le loro fantasie".
La storia è leggermente erotica, vagamente fantasy, macchiata di horror e forse un po' comica.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Time City
amanti nel tempo
Con questo romanzo scopriremo in che modo un rivoluzionario viaggio nel Tempo darà il via a un innovativo sistema di colonizzare la Luna e, forse, l'intero Universo. Partendo dalla Terra con una macchina del Tempo, è possibile arrivare sulla Luna? In queste pagine vi sarà raccontato del lato "Tempo" di questa domanda. La parte "Luna" (qui solo accennata) verrà sviluppata più corposamente nel seguito di questo libro auto-conclusivo. L'autore ha cercato a lungo qualche riferimento a opere che narrassero di un crononauta che sfrutti il viaggio nel Tempo per raggiungere il nostro satellite naturale, ma non è riuscito a trovarne alcuna. Lo scrittore Giovanni Mongini (autore, tra le varie cose, dello splendido articolo "Viaggio al centro del tempo") lo ha confortato in tal senso, perciò si vuole concedere il lusso di indicare la sua persona come colei che ha inventato per prima questo tipo di viaggio Terra-Tempo-Luna. Concedeteglielo, vi prego, almeno per un po' di… tempo.
Di Massimo Baglione.
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L'Animo spaziale
Tributo alla Space Opera
L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
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