Dove stiamo andando?

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Gabriele Pecci
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

"Fare molta attenzione a questo passaggio....in quanto la morale dipende dalla coscienza individuale, mentre i valori da quella sociale. Differenza e-nor-me."

Ragioniamo un secondo su questa tua frase e comprenderai che ti sei dato la risposta da solo anche senza rendertene forse pienamente conto.


Allora hai detto che la morale dipende dalla coscienza individuale, mentre i valori da quella sociale, giusto?

Quindi se la società è formata e definita dall'insieme delle coscienze individuali, esse ne definiscono singolarmente la morale, ma, nel loro insieme, anche i valori che da questa si vengono a creare.

Perciò se questi valori dipendono dall'insieme delle coscienze dei singoli, allora essi per forza di cose dipendono anche e principalmente dal tempo e dallo spazio in cui queste singole coscienze morali si rappresentano e si definiscono, quanto al loro meglio, quanto al loro peggio, espresso e dipeso, sia nei massimi, che nei minimi termini, dalla propria comprensione di sé, e di conseguenza anche su quella del prossimo.

Essi perciò (i valori) non possono essere punti fermi su e per ogni nuova generazione, uguali o rappresentativi allo stesso identico modo di quelle passate, cioè da quelle passate, perdurare o mantenersi sempre tali, o a lungo termine, anche su quelle già presenti e soprattutto future, ma di volta in volta, al massimo, rappresentare ed esprimere, solo le singole individualità, sulla e nella loro diversa morale , in cui poi queste ultime, prese nel loro insieme, portano e delineano così i nuovi termini di scala dei valori su cui queste morali vengono poi espresse, definendo a loro volta la capacità o l'incapacità emotiva, di una società che si viene così a creare e basare su questi nuovi valori, così espressi e definiti sempre tali però, come abbiamo appena specificato, dalle singole e nuove percezioni morali, presenti e vigenti nella nuova generazione sotto esame.

Quindi della generazione che sarà poi storicamente più presente e attiva socialmente in un determinato arco generazionale, in cui si vanno a definire
e rappresentare le stesse coscienze morali singole e quindi attribuire e sovrapporre su queste, determinati e inesorabilmente ora differenti valori, o scale di valori più rappresentativi al loro stesso tempo e spazio esistenziale, iniziando questo procedimento da oggi e proseguendo così nel loro costante definirsi e delinearsi, nell'immediato o sull'immediato, futuro di una società.

Ecco perché anche i valori cambiano, non è un fatto né di moda, né altro, semplicemente cambiando la generazione, cambia la coscienza morale, che a sua volta assegna e delinea la nuova scala di valori in cui si rispecchia la società venuta così a formarsi da queste nuove singole coscienze morali.

Quindi come dicevo all'inizio il tutto si gioca solo sulla comprensione di sé e quindi anche sulla relazione diretta con il prossimo, se viene a meno, o viene limitata questa, sia come alterazione dovuta da diversi fattori presenti nel nuovo contesto sociale , sia per ormai una propria incapacità personale ed espressiva, da questi fattori essenzialmente ora portata in divenire, in concomitanza o in seguito, di una assente , latente, o non ottimale comprensione emozionale ed emotiva di tipo inizialmente genitoriale, non pervenuta al meglio nell'età dell'infanzia e/o adolescenza (le più critiche), conduce poi inesorabilmente ad una mancanza o incapacità di dialogo propria verso sé stessi, o riconoscimento di sé di tipo diretto e interno, che può realmente definirsi in noi solo tramite un iniziale riconoscimento di sé, avvenuto però tramite il riconoscimento e lettura di una componente emozionale portata e derivata dall' ascolto e comprensione del prossimo in ogni concezione emozionale o di termine. Tutto questo se non pervenuto va poi direttamente o indirettamente ad alterare ed influire drasticamente sulla propria capacità di comprensione emotiva, quindi a cascata, scende poi di livello, anche la singola coscienza morale presente in questo tipo di soggettività, essendo questa il frutto di una buona comprensione emotiva. Soggettività che come abbiamo appena appurato però, prese nel loro insieme, delineano poi i nuovi valori, o nuova scala di valori, in cui si rispecchia o si può rispecchiare una nuova società , da esse ora come per tutto il loro specifico arco di tempo e spazio generazionale, poi composta e costituita.
Ultima modifica di Gabriele Pecci il 13/11/2022, 10:32, modificato 7 volte in totale.
Mauro Conti
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

La questione che i valori sociali dipendono dall'individuo mi pare di capire che siamo bene o male tutti d'accordo.
Comprendo la vostra analisi e non avrei nulla da eccepire.
Facciamo un passo in più, almeno proviamo…
Quindi questo declino dei valori - secondo il vostro ragionamento - dovrebbe dipendere UNICAMENTE dal singolo soggetto dato che è lui che costituisce la società e abbiamo detto che è il singolo ad instaurare quello che è considerato un valore nella comunità sociale.
Allora? questo declino è frutto del "singolo socializzato"? oppure della società individualistica?
è la società che condiziona il singolo sui valori? oppure - come voi dimostrate giustamente - è il singolo che è in forte declino e in automatico essendo parte della società ne avvia di conseguenza diretta il declino?

Porgo la mia domanda con un esempio
il "potere di cambiamento" (posivio o negativo che sia) è in mano UNICAMENTE al singolo anello della catena, oppure tutti gli altri anelli sono quelli che condizionano il singolo?

Sappiamo bene che le società consumistiche (soprattutto quella italiana mi duole dirlo) sono molto propense ad abbandonare determinati valori sociali, famigliari, comunitari e di unità/solidarietà a vantaggio di "valori" (tra 4 virgolette) consumistici, economici e basati sulla pura apparenza.
Penso di concludere dicendo che è un cane che si morde la coda. È molto semplicistica come conclusione ma sono convinto che sia il singolo che la società abbiano delle colpe per quanto riguarda il decadimento dei valori. Chi più se ne allontana, vince. Solo che in questo modo non c'è fondo e quindi ripeto, dove finiremo?
Gabriele Pecci
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

No. Non hai compreso ancora bene il concetto.

La società e tutti i suoi risvolti, non è relativa a me Pecci Gabriele o a te Mauro Conti, noi presi singolarmente o anche in coppia abbiamo potere di cambiamento di una società, praticamente nullo. Abbiamo cioè il potere di comprensione e attuativo di questo, solo su noi stessi, solo singolarmente. Quindi su cosa si basa la società? in base a cosa cambia, o per meglio dire chi ha il potere di cambiarla o influenzarla effettivamente?

Analizziamo.

La società non è basata sui singoli, ma sull'espressione socio culturale che emerge dalla massa di queste singolarità.

Cioè se davanti a me, per assurdo io vedo un muro colorato di rosso, ma tutta la mia città o gran parte di essa quel muro lo vede blu, quel muro per me rimane singolarmente rosso (se non voglio adeguarmi al pensiero comune, e qui già si vanno ad aprire e spiegare anche parte di innumerevoli questioni), ma per la società, per la maggioranza della massa che la compone e quindi l'idea che caratterizza il pensiero della società di cui io stesso faccio parte, quel muro non è rosso, ma è visto e percepito come blu.


Ora perché io lo vedo rosso e la società lo vede blu?

Perché io rispetto al pensiero espresso da queste singolarità che insieme la compongono (cioè la massa o società di massa), rispetto ad essa ho mantenuto una percezione o comprensione di me stesso differente, giusta o sbagliata che sia, non mi sono "accostato" solo per una convenienza sociale attributiva ad essa. Questo naturalmente mi lascia sì, mantenere un pensiero libero o in parte libero (se voglio continuare a comunicare comunque con essa) dal giogo di massa, ma al contempo mi estromette da questa nella misura in cui io espongo o paleso la mia diversa percezione che quindi entra in contrasto con quella comune. Ecco perché, seppur la massa è composta da singolarità con un pensiero comune o ad esso adeguato, la singola singolarità, finché non incontra un motivo di cambiamento o percezione comune ad essa, non ha praticamente nessun potere di cambiamento sociale, ma solo un miglioramento o peggioramento di tipo personale.

Quindi cosa cambia, cioè migliora o peggiora una società di massa?

Semplicemente ciò che detiene manipola o indirizza consapevolmente, il pensiero di essa secondo ciò che reputa sia più conveniente, semplice, facile e attuabile per mantenere sempre questa sua posizione di controllo.

Ora "conveniente" , "semplice", "facile" , aggiungerei anche "veloce" , "attuabile" , sono tutti aspetti o fattori più riconducibili a ciò che noi chiamiamo Economia o Mercato.

Quindi cosa influenza e decide il pensiero delle masse?

L'economia, e il mercato.

Cosa controlla l'economia e il mercato?

La tecnica.

La tecnica (che non è la tecnologia, essa né è solo "il braccio" la componente attuativa) che abbiamo inizialmente individuato più funzionante a raggiungere un determinato scopo preposto per cui è stata attuata, ma che poi nel tempo di poche generazioni (dalla rivoluzione industriale in poi sicuramente ha subito un netto acceleramento, ma il concetto è valido e applicabile su ogni epoca storica) , le è stato mano a mano relegato ogni aspetto pratico e teorico della vita, dal fabbisogno primario, a quello culturale e sociale. Quindi ogni aspetto pratico e di pensiero, di costume, di cultura, di una società.

Quindi se domani tu trovasti e riusciresti a imporre (cosa già di per sé non semplice) un nuovo aspetto o modello tecnico perché più funzionale specificatamente ad un determinato scopo preposto, che risulti più evoluto in termini di fattore di convenienza, velocità, semplicità, ecc. non tu Mario Conti, come persona, che comunque conteresti solo relativamente al tuo nome associato a questo nuovo modello (dato che saresti facilmente intercambiabile con un'altra qualsiasi persona al tuo stesso posto) , ma sarebbe nella pratica lo stesso modello tecnico innovativo da te preposto, ad essere l'artefice per un determinato periodo di tempo di un nuovo "progresso" tecnico che andrebbe poi direttamente ad influenzare le leggi dell'economia e di mercato, che andrebbero a loro volta poi a toccare il pensiero di massa, e quindi a decretare che il famoso muro è blu o il colore che il modello tecnico imposto e poi adottato decide essere più conveniente al comune pensiero di massa.
Ultima modifica di Gabriele Pecci il 13/11/2022, 16:50, modificato 5 volte in totale.
Mauro Conti
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Ok forse ho inquadrato meglio il tuo pensiero.
Mi spiegheresti - per capire meglio e approfondire ulteriormente - somiglianze e differenze tra "società" e "massa di singolarità"?
e quindi tra "singolo" e "massa di singolarità"? Sono elementi tra loro analoghi, oppure sono dei contrapposti?
ho la mia idea ma sono curioso di sapere come me la spieghi. Secondo me è un punto focale. Grazie Gabri.
Graditissimo anche l'intervento di altri (Giancarlo dove sei? :-) )
Gabriele Pecci
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

Allora le coscienze morali delle nuove generazioni presenti, e quindi la generazione futura comportano e adottano a rappresentarsi al meglio, determinati valori, da noi vecchie o precedenti generazioni poi percepiti giusti o sbagliati, ma inesorabilmente e ovviamente non più idonei a nostra di rappresentanza.

Questo quindi comporta la rappresentazione poi etico morale più idonea o comunque rappresentativa sulla determinata nuova generazione sociale e quindi futura nuova società.

Questo a livello teorico, a livello pratico però questa società come tutte le precedenti, è influenzata poi direttamente o indirettamente, dal modello tecnico funzionale vigente nello stesso periodo generazionale in questione.

L'unione dei due fattori, cioè del modello tecnico, associato al livello di comprensione di sé (del singolo che, se appartenente o adeguato, nell'insieme decreta anche quello di massa, quindi coscienza e valori di questa rappresentativi) raggiunto dal pensiero di massa, definisce anche il livello di influenza attivo e passivo, diretto e indiretto del primo fattore (modello tecnico vigente), al secondo (pensiero di massa) , il risultato così ottenuto è la definizione più realistica poi di una società.
Ultima modifica di Gabriele Pecci il 13/11/2022, 18:39, modificato 1 volta in totale.
Gabriele Pecci
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

Perciò se il livello del modello tecnico vigente è superiore in influenza diretta o indiretta, alla comprensione di sé raggiunta da un determinato pensiero e quindi consapevolezza di massa, la società che ne risulta sarà più improntata o influenzata nella sua definizione e attuazione su un modello prevalentemente di stampo tecnico/economico, piuttosto che, o verso, uno etico/sociale.

Ecco dove stiamo andando, questo per rispondere alla tua domanda iniziale.

Riporto per chiudere, un piccolo mio testo scritto giusto ieri, dove cerco di esprimere che, se non si matura e coltiva una buona comprensione emozionale ed emotiva di sé, è proprio a questo che si giunge.


DOMANDA E RISPOSTA.

"Chi siamo noi veramente, se viviamo o percepiamo la realtà a noi pervenuta e compresa in essere solo tramite il giudizio degli altri, a nostra volta da noi giudicati?


Prodotti di mercato, (s)oggetti di scambio, da vendere, da saper(si) vendere, quindi, a nostra volta, da comprare, da venire ed essere, comprati."
Giancarlo Rizzo
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Giancarlo Rizzo »

L’analisi di Gabriele, per la verità come sempre descritta in uno stile ingarbugliato perché pieno di parole inutili, è condivisibile: riguarda la società.
Come dice giustamente, quello che pensa una sola persona è poco influente come pure quello che fa, se questo non diventa un fenomeno per cui coinvolge e converte gente alla propria idea.
Vendere un’idea significa ottenere, in cambio di quella, potere.
La gente si vende per avere le idee degli altri e fare quello che loro vogliono. E quando un sistema si afferma prevale sulle persone stesse.
Per fortuna ci sono i ribelli. Ci sono sempre. Essi garantiscono il cambiamento. E la ruota continua a girare.
I valori di per sé non hanno senso. Non hanno senso per me stesso.
Sono solo convenzioni accettate più o meno coscientemente al fine di vivere nella società in modo accettabile se non al meglio.
In una società appropriata, potrei uccidere senza senso di colpa, per esempio.
Mauro Conti
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Cosa intendi Giancarlo per "appropriata"?
Se sarebbe socialmente accettato uccideresti anche?
inoltre, non credi che "il senso di colpa" sia di per se un valore? Oppure anche questo per te è uno stereotipo convenzionale e sociale da superare? :-)
Giancarlo Rizzo
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Giancarlo Rizzo »

"Cosa intendi Giancarlo per "appropriata"?
Se sarebbe socialmente accettato uccideresti anche?
inoltre, non credi che "il senso di colpa" sia di per se un valore? Oppure anche questo per te è uno stereotipo convenzionale e sociale da superare? :-)"

Se fosse socialmente accettato, ucciderei. Il senso di colpa è un valore attuale in una società che lo considera un valore.
C'è chi dice che l'uomo ha in sé valori etici a prescindere dalla società in cui vive. Io non ne sono assolutamente convinto.
Gli stereotipi convenzionali esistono perché sono utili e quindi prima di superali occorre fare attenzione.
Questo modo di ragionare si chiama Relativismo, vero?
Mauro Conti
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Giancarlo Rizzo ha scritto: 15/11/2022, 20:49 "Cosa intendi Giancarlo per "appropriata"?
Se sarebbe socialmente accettato uccideresti anche?
inoltre, non credi che "il senso di colpa" sia di per se un valore? Oppure anche questo per te è uno stereotipo convenzionale e sociale da superare? :-)"

Se fosse socialmente accettato, ucciderei. Il senso di colpa è un valore attuale in una società che lo considera un valore.
C'è chi dice che l'uomo ha in sé valori etici a prescindere dalla società in cui vive. Io non ne sono assolutamente convinto.
Gli stereotipi convenzionali esistono perché sono utili e quindi prima di superali occorre fare attenzione.
Questo modo di ragionare si chiama Relativismo, vero?
Sai invece che io si :)
Giancarlo Rizzo
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Giancarlo Rizzo »

E cosa te lo fa pensare?
Mauro Conti
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

un insieme di fattori.
Penso - a torto o a ragione s'intende - che l'uomo abbia qualcosa in se di intrinseco che lo rende simile a tutti gli altri.
Tutto ciò indipendentemente dall'etnia, dall'estrazione sociale, dall'età, dalla società in cui è inserito e via discorrendo.
Un minimo comun denominatore.
L'uomo è uomo (con i suoi pregi e difetti) ovunque tu lo metta.
Penso che l'etica sia piuttosto comune in tutti gli esseri umani. Qualcosa dall'alto che li accomuna.
L'uomo è un animale sociale e condivide molto con i propri simili.
NOn credo ad esempio che il "non uccidere" sia solo un articolo del codice penale da rispettare altrimenti si va in galera o uno dei comandamenti cristiano cattolici, penso che il rispetto alla vita degli altri uomini e/o degli altri esseri che abitano con noi questo pianeta sia un'etica comune, escludendo psicopatici e serial kliller :-)
Giancarlo Rizzo
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Giancarlo Rizzo »

Nel caso specifico dell'uccidere, pensa al contesto delle guerre e non solo quelle attuali. Chi rispetta chi?
Bene essere positivi, ma forse non è sufficiente a giustificare che certi valori siano innati.
Gabriele Pecci
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

Basta pensare al medioevo Mauro, ti ripeto è la rappresentazione del mondo che l'uomo di volta in volta, adotta in concomitanza alla sua progressione tecnica che lo ha prima accompagnato, e ora sovrastato, che vengono poi percepiti e così attribuiti i vari valori che meglio lo rappresentano nel contesto in cui esso di generazione in generazione è chiamato ad interagire e districarsi.
Mauro Conti
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Re: Dove stiamo andando?

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Avete ragione per carità. Le guerre sono fatte dagli uomini, l'odio è un "virus" prettamente umano....
Il medioevo, era buia e tempestosa, dove l'unica cosa che contava era proteggere con la spada e con i denti 4 galline e 3 cataste di legna...
non lo nego ragazzi.
Ma l'uomo sociale non ha connotazioni solo negative...
l'uomo ha costruito un mondo, magari oggi allo sbando, marcio, ma l'ha comunque costruito...
poi ha mandato tutti valori in vacca a favore dell'egoismo e del consumismo (come sono tuttora convinto nonostante le vostre considerazioni) :-)
L'uomo ha una parte di se' che dovrebbe far prevalere ma che invece tiene nascosta.
Fa "più figo" in società essere cinici, cattivi, farsi vedere agguerriti e pronti alla lotta invece che prendere consapevolezza che le leggi della jungla nel 2022 lasciano ormai il tempo che trovano...
Ma una parte buona c'è. Dell'etica innata a mio avviso c'è. Il fatto è che è l'altro lato che prevale :oops:
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