Incontri
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Incontri
L’uomo scendeva lungo il sentiero fermandosi ogni tanto a osservare le montagne oltre la valle.
Il sole splendeva tranquillo in un cielo pulito, ma intorno alle vette già facevano capolino nuvole bianche, pronte a sciogliersi in piccoli acquazzoni pomeridiani. Le fronde dei pini si muovevano docili, lasciando che il vento sussurrasse tra i loro aghi.
Era quasi mezzogiorno e l’uomo si fermò per assaporare meglio il suo momento preferito, quando le campane dei paesi cominciavano a rintoccare l’ora e il suono si spandeva nella vallata, portato dall’aria, riecheggiando tra le rocce. Gli piaceva quel dissolversi del suono nel silenzio solenne.
A volte, se stava fermo abbastanza a lungo, riusciva a scorgere qualche scoiattolo arrampicarsi velocissimo o un uccellino che spiccava il volo. Al rintoccare della valle rispose un breve grido acuto. L’uomo alzò la testa e individuò la poiana che girava in cerchio altissima sui pascoli, forse disturbata nella sua caccia. Ogni volta gli faceva sempre lo stesso effetto, richiamando ricordi di guerra che gli avevano raccontato, quando gli aerei solcavano il cielo e non si sapeva mai se erano in ricognizione o se sganciavano bombe.
La valle tornò silenziosa, turbata qua e là da borbottii di motori che si udivano appena. Rumori destinati ad aumentare a breve, con l’inizio della stagione turistica.
Il paese sarebbe diventato troppo stretto, troppo chiassoso, troppo colorato.
“E poi dicono delle marmotte” pensò sorridendo. Nei pascoli più alti, le aveva sentite tante volte fischiare e schioccare, con i suoni amplificati dalle pareti rocciose. Spesso aveva scorto qualche camoscio pascolare abbarbicato lassù in posizioni assurde.
Il ricordo dei camosci gli fece tornare in mente la cerbiatta ferita che aveva trovato l’anno prima, mentre tornava dal fare legna. La bestiola era incappata in un cespuglio di rovi e agitandosi si era procurata delle ferite sul muso e alle gambe. Non era un cucciolo ma neanche un adulto e accortasi della presenza umana si era immobilizzata guardandolo fisso con occhi spalancati.
L’uomo si era avvicinato strisciando lento, con le mani coperte dai guanti che sapevano di legno e di bosco, l’aveva raggiunta e le aveva coperto il muso con delicatezza cercando di estrarla dai rami.
A casa le aveva medicato le ferite e steccato una delle zampe. La teneva in un angolo riparato del fienile, lontana dalla curiosità di Dodo che con il suo abbaiare avrebbe potuto spaventarla, lontana dagli sguardi e dalle carezze dei bambini. Non le aveva dato un nome, né si era fatto illusioni. Non era Bambi, era un animale selvatico che doveva tornare al suo mondo il prima possibile.
Una volta guarita la portò con sé nel luogo dove l’aveva trovata. All’alba, quando il sole ancora non si era arrampicato sulla montagna, l’uomo si tolse lo zaino, svolse la coperta e lasciò libera la cerbiatta. Lei prima restò immobile, annusando l’aria col musetto rovinato dalla cicatrice, poi sparì nel bosco.
Chissà se ce l’aveva fatta. Sospirò, perché per quanto avesse mantenuto il distacco, un po’ ci si era affezionato lo stesso.
Riprese il cammino battendosi sulla coscia: — Qui, Dodo… — ricordando subito dopo che il cane non era con lui, lo aveva perso un mese prima. Non aveva mai capito perché un animale destinato a essere un amico così fedele dovesse vivere così poco. Dodo gli mancava ancora molto e a volte gli sembrava di averlo ancora dietro di sé o si aspettava di vederlo spuntare al suo fianco. Quando era più giovane correva su e giù per il sentiero percorrendo alla fine cento volte la lunghezza del tragitto. Spaventava le lepri che si avventuravano sul percorso, i passeri che rubavano le briciole, abbaiava alla poiana in alto e ai ranocchi tra l’erba. Senza di lui le giornate erano troppo tranquille.
Dopo qualche passo urtò col bastone un sasso sul lato del sentiero e si chinò a osservarlo. Da piccolo raccoglieva e collezionava i pezzi di roccia più strani, lucidi, ruvidi, screziati di colori, scintillanti al sole. Ora si fermava a guardarli, rigirandoli ammirato tra le dita e poi li lasciava al loro posto.
Sedette sul lato erboso del sentiero, assaporando il fatto di non avere fretta.
Invecchiando si sorprendeva spesso assorto in riflessioni. Gli piaceva stare in silenzio e lasciar correre i pensieri, anche se a volte non erano dei più felici. Il cielo, la terra, le montagne, esseri umani e animali che vivevano più o meno insieme, rapporti che si intrecciavano a volte per diventare straordinari. Dopotutto la vita, con i suoi momenti belli e brutti, era degna di valore e gli sarebbe dispiaciuto andarsene.
Piegò le braccia sulle ginocchia, posò la fronte e chiuse gli occhi. Se Dodo fosse stato ancora con lui, quello sarebbe stato il momento in cui gli avrebbe spinto la testa col naso, alitandogli nell’orecchio. Ma non c’era e quello era diventato un momento triste.
Un lieve fruscio nel sottobosco alle sue spalle richiamò la sua attenzione. Alzò la testa proprio nell’istante in cui un cucciolo di cervo piombò saltellando sul sentiero e impietrì davanti al suo sguardo. L’uomo guardava la creatura trattenendo il respiro. Prima di bloccarsi a quel modo, i suoi saltelli erano un po’ tremolanti, doveva essere nato da poco, che ci faceva lì?
Senza fare rumore, con il muoversi aggraziato di una ballerina o di una farfalla, sua madre apparve tra i fili d’erba, lo raggiunse e poi voltò la testa verso l’uomo. Aveva una sottile riga bianca che le attraversava il muso.
— Sei tu! — mormorò l’uomo sorpreso, mentre la bestiola si lasciava guardare.
Si fissarono così per lunghi istanti senza che nessuno si muovesse, poi la cerbiatta si chinò sul piccolo e lo spinse sul fianco. Il cucciolo ripartì col suo buffo caracollare e lei lo seguì, altera come una regina. Sparirono nel giro di qualche secondo.
L’uomo sorrise, si alzò e riprese il suo cammino con l’animo lieve.
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Non sono mai tornato in quel luogo, ma spero vivamente che la sua vita sia stata lunga e serena dopo quell’episodio.
Le descrizioni sono impacciate e poco dicono delle emozioni del momento che so bene essere molto forti.
Voto
per aver partecipato 5, per le descrizioni ambientali e(d) emotive 3, per la stesura complessiva 4.
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piaciuto
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Scritto perfettamente, riesce a rievocare nel lettore ricordi ancestrali.
Mi è piaciuto che l'uomo chiami il suo cane prima di rendersi conto che non c'è più.
La frase più bella: "All’alba, quando il sole ancora non si era arrampicato sulla montagna."
Però "Sole" va con la S maiuscola (Dan il pignolo).
- Roberto Bonfanti
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Re: Incontri
Perché pensavo, ohibò, che fossero lo stesso animale. Ma, grazie a te, sono andata a informarmi e ho provveduto a correggere il racconto, risparmiandomi una figuraccia. Ho imparato qualcosa, ti ringrazio!Roberto Bonfanti ha scritto: ↑14/09/2018, 18:57 ... a un certo punto chiami la bestiola “cerbiatta” mentre in tutto il resto del racconto è un capriolo.
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Re: Incontri
Ciao Daniele, grazie per la stima e la tua consueta gentilezza. Ho scritto con la "s" piccola perché qui è un nome comune, non ne parlavo in senso scientifico. Ho trovato questi esempi che mi aiutano quando ho dei dubbi:
“La Terra gira intorno al Sole e ha come satellite la Luna”;
“La terra imbruniva mentre il sole calava all’orizzonte, e già sorgeva la luna”.
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Time City
amanti nel tempo
Con questo romanzo scopriremo in che modo un rivoluzionario viaggio nel Tempo darà il via a un innovativo sistema di colonizzare la Luna e, forse, l'intero Universo. Partendo dalla Terra con una macchina del Tempo, è possibile arrivare sulla Luna? In queste pagine vi sarà raccontato del lato "Tempo" di questa domanda. La parte "Luna" (qui solo accennata) verrà sviluppata più corposamente nel seguito di questo libro auto-conclusivo. L'autore ha cercato a lungo qualche riferimento a opere che narrassero di un crononauta che sfrutti il viaggio nel Tempo per raggiungere il nostro satellite naturale, ma non è riuscito a trovarne alcuna. Lo scrittore Giovanni Mongini (autore, tra le varie cose, dello splendido articolo "Viaggio al centro del tempo") lo ha confortato in tal senso, perciò si vuole concedere il lusso di indicare la sua persona come colei che ha inventato per prima questo tipo di viaggio Terra-Tempo-Luna. Concedeteglielo, vi prego, almeno per un po' di… tempo.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Kriminal.e
Kriminal.e è una raccolta di testi gialli "evoluti", che contengono cioè elementi tecnologici legati all'elettronica moderna.
Copertina di Diego Capani.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Tullio Aragona, Nunzio Campanelli, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Emanuele Finardi, Concita Imperatrice, Angelo Manarola, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Antonella Pighin, Alessandro Renna, Enrico Teodorani.
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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Haiku - il giro del mondo in 17 sillabe
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