Ricordo di un'estate lontana

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2023.

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Alessandro Mazzi
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Ricordo di un'estate lontana

Messaggio da leggere da Alessandro Mazzi »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Attraverso la finestrella del trabocco, l’uomo osserva il sole inabissarsi lentamente dietro il promontorio.
Il cielo poco alla volta si tinge del rosso che anticipa la sera; una brezza leggera proveniente dal mare increspa le onde, le spinge docili contro gli scogli.
Il legno umido della struttura scricchiola sotto i passi dell’uomo. Esce sulla piattaforma per godersi gli ultimi istanti di luce; le profonde rughe sul viso risaltano nel caldo bagliore del tramonto come scrigni di antiche memorie mai dimenticate.
Da tempo nessuno osa più avvicinarsi al suo trabocco: i più piccoli se ne tengono a distanza e chiacchierano tra loro sviscerando racconti e leggende che parlano di quel luogo costruito su una scogliera a capofitto sul mare; gli adulti la ricordano bene la drammatica storia che ancora permea le vecchie assi dell’edificio.
Condannato alla solitudine, l’uomo soffre della sua condizione di eremita: dietro la corazza che si porta appresso, c’è un cuore tormentato d’angoscia.
Il tempo ha lasciato sulla sua pelle vistose cicatrici a testimonianza di ciò che accadde una notte di tanti anni prima, quando il trabocco era vivo e i pescatori del posto vi trascorrevano intere giornate a sbrogliare matasse di reti e sistemare il pescato del giorno.
Seduto sull’ampio terrazzo, cullato dallo spettacolo del mare assapora l’odore del sale penetrargli nelle narici e farsi strada attraverso i cunicoli della memoria; vaghe reminiscenze di un incubo lontano riaffiorano violente in superficie: la tempesta che infuria, le onde che si innalzano a sfidare il cielo per poi infrangersi contro il trabocco. L’acqua avviluppa nelle sue spire salmastre il corpo dell’uomo, lo trascina a sé, giù dalla scogliera. In preda ai flutti e alle correnti danza come una marionetta esanime.
Riapre gli occhi: solo un sogno, visione onirica di una tragedia passata. Si passa una mano tra i radi capelli bianchi: eccola lì, la cicatrice.
Una profonda spaccatura attraversa tutto il cranio, scende fino al viso e lo divide in due parti. Ogni tanto se ne scorda; da troppo tempo non fa più male.
Il cartello piantato alle sue spalle che avverte del pericolo e intima ai visitatori di non avvicinarsi, quello si che fa male.
Quanto vorrebbe poter parlare con qualcuno almeno un’ultima volta, sentire il tocco caldo di una mano stringerlo come quando un abbraccio valeva più di mille cose.
Mentre la notte si appresta a inghiottire anche l’ultimo spiraglio di luce, le nubi si addensano all’orizzonte e il vento aumenta d’intensità.
Una folata d’aria gelida fende il viso dell’uomo.
Chiude gli occhi, allarga le braccia e in un istante svanisce via leggero come il ricordo di un’estate lontana.
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Il_Babbano
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Messaggio da leggere da Il_Babbano »

Dunque, appare di giorno (o forse solo al tramonto, chissà).

Godibile questo racconto, tra sensazioni note (e ben evocate - mai termine più azzeccato) e incubo che arriva - ma frammisto anche a un po' di pace, nonostante la solitudine forzata del protagonista. Almeno 4, per me.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

racconto strano, fuori dalla norma, secondo me.
mi è piaciuto, forse anche per questo.
un fantasma diurno? può darsi.
in ogni caso si legge con piacere dall'inizio alla fine.
buone le descrizioni visive, un po' meno quelle a livello emozionale.
lavoro positivo.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Odhem89
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Messaggio da leggere da Odhem89 »

Mi ha colpito il tuo racconto. La scelta delle parole e le descrizioni sono attraenti. La lettura è scorrevole e il colpo di scena finale lascia sorpresi. Inoltre, mi hai insegnato una nuova parola. Ho visto alcune volte queste costruzioni, ma non sapevo il loro nome. Voto 5.
Merceds Cortani
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Re: Ricordo di un'estate lontana

Messaggio da leggere da Merceds Cortani »

Mi è piaciuto il ricordo poetico ricco di nostalgia, mi sembrava di leggere i ricordi di un nonno anziano che raccontava di un mondo genuino che adesso è andato perduto. L'unica pecca è la quasi totale assenza di trama, ma è il pregio e il difetto del racconto. Voto 4.
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Massimo Baglione
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Re: Ricordo di un'estate lontana

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" nel campo "Titolo" del messaggio usato per commentare i racconti (senza prefissi come "Re:" o altro), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Troppe cose sono state lasciate solo all'immaginazione del lettore, troppi perché, troppe domande, ma di quelle che basta una virgola in più per chiarire. È ben scritto ed è evocativo, ma sento di essere stato abbandonato dallo scrittore a mettere insieme un sacco di capi sciolti. Alcune cose si capiscono, altre molto meno.
Perché il protagonista è solo? Perché nessuno gli si avvicina? Solo per paura di un volto sfigurato? E decide di suicidarsi?
Incidenti, tragedie che sfigurano o mutilano, ne accadono, ma il vero dramma non è nell'incidente, è in ciò che ne segue: il dileggio, l'incomprensione, l'allontanamento, la cattiveria del prossimo contro chia ha già subito una sventura. Qui trovo solo il cartello che avvisa della pericolosità del luogo e solitudine. Per me, ad esempio, non è una condizione sgradevole di per sé.
Un'ultima nota: "Attraverso la finestrella del trabocco" mi fa pensare che il vecchio osservi il tramonto dall'interno del trabocco, ma "Una folata d’aria gelida fende il viso dell’uomo.
Chiude gli occhi, allarga le braccia e in un istante svanisce via leggero come il ricordo di un’estate lontana." mi fa pensare che sia all'esterno. Non è necessario chiarire quando sia uscito, ma un suggerimento non starebbe male.
E "quello sì che fa male", il "sì" vuole l'accento.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Alberto Marcolli
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commento : Ricordo di un'estate lontana

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Refuso
“quello si che fa male.” – sì –
Ci sono un po’ troppi “che” ravvicinati. In alcuni casi sono eliminabili, a mio parere.
Credo di aver riletto il “corto “ almeno una decina di volte e tuttavia confesso di avere una certa difficoltà nel commentarlo. Se dovessi prendere delle clamorose “cantonate” mi scuso in anticipo.
Questa frase:
“Il cartello piantato alle sue spalle che avverte del pericolo e intima ai visitatori di non avvicinarsi, quello si che fa male.”
A me suonerebbe meglio al passato. (io lo considero un ricordo che il fantasma dell’uomo sul ponte rivive.
- Il cartello piantato alle sue spalle avvertiva del pericolo e intimava ai visitatori di non avvicinarsi, quel ricordo sì che fa male.

“quando il trabocco era vivo e i pescatori del posto vi trascorrevano intere giornate a sbrogliare matasse di reti e sistemare il pescato del giorno”
Non sapevo che i trabocchi servivano ai pescatori come posto per sbrogliare matasse di reti, ma evidentemente mi sbaglio.

Se tutto il racconto è di fatto la descrizione del fantasma dell’antico gestore del trabocco, come si intuisce alla fine, non mi spiego la seguente frase:
“Il legno umido della struttura scricchiola sotto i passi dell’uomo.”
Capisco che all’inizio del racconto si voglia stare sul vago, ma la frase per me è fuorviante, un fantasma non fa scricchiolare la struttura.

Anche la “la drammatica storia che ancora permea le vecchie assi dell’edificio.” che ha causato nell’uomo “vistose cicatrici” e “profonda spaccatura attraversa tutto il cranio” dovrebbe almeno essere non dico descritta, ma almeno lasciata intravvedere.
“il cartello piantato alle sue spalle che avverte del pericolo e intima ai visitatori di non avvicinarsi,” lascia ipotizzare una caduta in mare, ma come si spiega la spaccatura…? Per quello che so, i trabocchi sono piazzati in punti dove il mare è abbastanza profondo o lungo coste scoscese, ma sabbiose. Cosa ci poteva essere di tanto pericoloso su un trabocco, non protetto da opportune barriere, da intimare ai visitatori di non avvicinarsi?
Sono perplesso. Questa è la verità.

Ci sarebbe dell’altro, ma errare è umano, perseverare è diabolico.

Voto 3 – per lo stile e la sostanziale validità della scrittura.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Una prosa gradevole, ma non vedo molto altro. Il racconto è una lunga sequenza descrittiva, non viene narrato nulla o quasi. E quel quasi, quel poco di narrazione, che lascia molto all'immaginazione, non torna. Assenti i dialoghi. Ha ragione Alberto. Dalle mie parti i trabocchi non esistono perché la costa è quasi sempre una scogliera a strapiombo sul mare. Impossibile costruirli. Ma in Adriatico ne ho visti parecchi. Tutti sappiamo com'è la costa adriatica. E in più l'Adriatico ha un fetch minore del Tirreno o dei canali delle due isole maggiori. Va beh.
Al contrario di Alberto non sono perplesso.
Racconto discreto, a rileggerti.
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