Baracci
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Baracci
Non riuscì mai a scrivere in maniera comprensibile. Per cavarsela costruì una macchinetta che scriveva per lui, con il motorino del girarrosto della Barbie e le batterie rubate all'apparecchio acustico di suo nonno. Era talmente piccola che si poteva nascondere nella sua mano di bambino. Adottò analoga soluzione per la matematica e l'algebra; senza questo doping meccanico non ce l'avrebbe mai fatta a scuola.
Arrivato a quindici anni si accorse che aveva paura delle ragazze.
"Mi costruirò una macchina che non abbia paura delle ragazze" pensò "già, ma nessuna macchina ha paura delle ragazze. A cosa mi servirebbe? No, ho bisogno di qualcuno che mi dia dei consigli".
Prese i rulli di una pianola meccanica, vecchi ingranaggi, dei fogli magnetizzati, e introdusse nella matrice un bignami di Logica filosofica.
Assemblò così una macchina logica, e gli chiese: «Che cos'ho che le ragazze mi fanno paura?»
«Non hai niente» gli rispose la macchina «è logico avere paura delle ragazze. Farebbero venire i brividi pure a me».
«Allora cosa posso fare?»
«Devi aspettare il momento giusto, ma ci vorrà tempo. A meno che tu non voglia barare».
«Sì, sì, dimmi, dimmi!»
«Costruisci una macchina che ti assomigli, ma falla più intelligente di te e soprattutto disinvolta e sicura di sé. Però ci devi mettere una cosa speciale dentro, se tu dovessi perderne il controllo. Te la dico in un orecchio, è pericolosa».
Così Antonello costruì Michael, un fantoccio che sembrava lui, ma parlava molto più rapidamente, e lo riempì con antologie di battute umoristiche e poesie. Andarono insieme a trovare Emma.
Michael iniziò sparando subito battutacce: «Sai qual è il colmo per un vegano? Morire sepolto sotto il crollo di un muro di cinta. Sai come si chiama la modella rom più famosa del mondo? Sinti Crawford. E il fumettista più stitico? Zerocacare».
Emma rideva come una matta. «Che forte che sei, Michael! Perché non sei come lui Antonello?»
Antonello farfugliò: «Eh ma...boh!»
Poi Michael, con un tono di voce più basso e sensuale, passò alla parte poetica: «Sai Emma, vedo un futuro insieme, in campagna, nei paesi baschi, con tanti tanti figli. Io ti preparerò una torta di Luna mentre tu ti fai un tè con una bustina di pericolo. Comprerò un’auto col cambio automatico così potrò tenerti la mano anche quando guido. Il tuo sorriso mi fa venire in mente quando a scuola da piccolo iniziavo un quaderno nuovo. E parliamo di tutto: a cosa serve un ragno, dove dorme il vento, chi erano gli Ittiti, se si può toccare il buio…»
Emma estasiata gli porse la mano. «Oh Michael, tutto quello che vuoi. Usciamo noi due e lasciamo qui Antonello, senza di lui ci divertiremo di più».
«No, no! Me ne vado io!» disse il ritardato quasi in lacrime. Aveva perso il controllo della situazione, non gli restava che una cosa da fare. Giunto a un centinaio di metri dalla casa di Emma schiacciò un bottone che aveva in tasca. Si udì una terribile esplosione. Poco dopo una pioggia di brandelli di carne e pezzi di metallo ricoprì l’asfalto. Mai fare qualcosa che non si possa disfare.
Alla fine Antonello divenne un uomo, almeno all'anagrafe; ma aveva sempre quell'aria da ragazzino goffo. Si ridusse a vendere le sue macchinette a ladri e truffatori, poi però costruì una macchina per investire in Borsa e divenne straricco. Entrò così a far parte di quel gruppo di personaggi loschi che ci ha sempre perseguitato. C'era quel fenicio che non ce la faceva a imparare i geroglifici, allora inventò l'alfabeto, che era una roba per deficienti. Poi ci fu quell'arabo che non riusciva a contare oltre il dieci, allora inventò il sistema decimale per i cretini come lui. Gutenberg era incapace come copista e si inventò i caratteri mobili. Ecco, adesso faceva parte di quella miserabile compagnia. Non era bravo in niente, ma aveva il bernoccolo delle macchine.
Col passare degli anni, Antonello divenne sempre più ricco e potente, ormai i presidenti di Cina, Russia, Stati Uniti e Germania erano sue macchine. Ma era anche sempre più complessato e solo. Si fabbricò quindi un amico, una macchina che fosse più stupida di lui, per farlo sentire meglio, e la chiamò Povero Carlo. Povero Carlo era quasi incapace di pensare, quasi...infatti pensò bene di costruirsi a sua volta una macchina logica che lo aiutasse.
Una volta andarono a trovare Antonello in una delle sue cento case, e la macchina di Povero Carlo con voce monotona, li redarguì: «Solo i disadattati come voi inventano. La storia lo dimostra: una delle più grandi civiltà di tutti i tempi, quella greca, non aveva bisogno di strumenti. Usavano gli schiavi, non si sporcavano le mani con congegni meccanici, e poterono così dedicarsi alla filosofia, al pensiero. L'incompetente inventa. I delinquenti inventano. Povero Carlo, andiamocene e lasciamo questo idiota da solo».
«No no, me ne vado io!» disse il ritardato quasi in lacrime, anche se quella era casa sua. Aveva perso il controllo della situazione, non gli restava che una cosa da fare. Giunto a un centinaio di metri da casa sua schiacciò un bottone che aveva in tasca. Si udì una terribile esplosione. Mai fare qualcosa ecc. ecc.
Alla soglia della pensione, Antonello Baracci ricevette il premio Tesla alla carriera. Ci si era infatti accorti che tutte le invenzioni degli ultimi cinquant’anni erano sue. Ebbe però la sciagurata idea di andare alla cerimonia senza il discorso scritto dalla sua macchina scrividiscorsi, sperando di parlare a braccio. Figuriamoci!
Salì sul palco e davanti a un pubblico di 100.000 persone circa cominciò a sproloquiare: «Eeeh allora...solo l'ostrica ammalata produce la madreperla. Senza il lievito non si può fare il pane, ma il lievito è un fungo, una malattia. Il primo attrezzo costruito dall'uomo è stata la stampella, lo sapevate? Siete tutti belli sani intelligenti e perfetti, ma come farete senza i ritardati come me che inventano? Eh? Ooh!».
Spalancò la bocca e si dimentico di richiuderla.
- Fausto Scatoli
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premesso che ci sono svariati refusi, non gravi ma ci sono, e alcuni errori e ripetizioni, non mi viene chiaro il senso del racconto. probabilmente non ci arrivo, perché so che dietro c'è un messaggio, però non riesco a leggerlo..
per ora non lo voto e mi riservo di farlo in seguito, dopo ulteriori letture

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Re: Commento
Fausto Scatoli ha scritto: 26/12/2020, 17:04 mah, sono piuttosto perplesso, non riesco a comprendere la storia.
premesso che ci sono svariati refusi, non gravi ma ci sono, e alcuni errori e ripetizioni, non mi viene chiaro il senso del racconto. probabilmente non ci arrivo, perché so che dietro c'è un messaggio, però non riesco a leggerlo..
per ora non lo voto e mi riservo di farlo in seguito, dopo ulteriori letture
Ciao Fausto, sarei interessato a sapere quali sono i refusi, almeno qualcuno, mi sembrava questa volta di essere stato attento nella formattazione. Anche gli errori e le ripetizioni, qualcuna, perché sfuggono sempre, l'occhio dell'autore è sempre troppo benevolo. Spero anche tu riesca a cogliere il messaggio, che a me sembra abbastanza esplicito, ma siamo sempre nella soggettività. Ti ringrazio intanto.
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Re: Baracci
"«Devi aspettare il momento giusto, ma ci vorrà tempo. A meno che tu non voglia barare»" manca il punto a fine frase, come in altri dialoghi.
"«Eh ma...boh!»." qui il punto è superfluo, c'è già l'esclamativo.
" «No no, me ne vado io!» disse il ritardato quasi in lacrime" è ripetuto pari pari.
ci sono altri piccoli refusi di questo tipo. non sono nulla di eclatante ma, messi insieme, qualche danno lo creano.
probabilmente sono troppo perfezionista, ma i miei commenti si basano anche su questo.

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Re: Baracci
Fausto Scatoli ha scritto: 26/12/2020, 18:28 "del girarrosto della Barbie, e le batterie " la virgola non serve.
"«Devi aspettare il momento giusto, ma ci vorrà tempo. A meno che tu non voglia barare»" manca il punto a fine frase, come in altri dialoghi.
"«Eh ma...boh!»." qui il punto è superfluo, c'è già l'esclamativo.
" «No no, me ne vado io!» disse il ritardato quasi in lacrime" è ripetuto pari pari.
ci sono altri piccoli refusi di questo tipo. non sono nulla di eclatante ma, messi insieme, qualche danno lo creano.
probabilmente sono troppo perfezionista, ma i miei commenti si basano anche su questo.
Grazie Fausto, sono indicazioni utili, altro che! Tuttavia la frase che dici è volutamente ripetuta, come una specie di tormentone, infatti viene ripetuto tutto quel periodo e infatti sfocia poi in un ecc. ecc. in quanto il lettore già lo sa.
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Re: Commento
Ahahahahaaah ci ho messo una manciata di secondi a capirla, in questo modo ho apprezzato di più )Andr60 ha scritto: 27/12/2020, 19:31 Per evitare la solitudine (almeno per un po'), Antonello avrebbe dovuto costruire un automa a forma di ragioniere, munito di valigetta capiente. E poi, adottare un barboncino bianco.
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Trovo ancora un po’ vacua la componente narrativa ma capisco che è lo stile dell’autore. Globalmente trovo che si lasci leggere.
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Mi è piaciuto questo racconto grottesco e surreale, ma quelle battute di Michael (fra l’altro dice anche “prepararo”)? Emma non doveva essere una tipa particolarmente esigente.
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Idra Loop
la strana verità di una fotografia che non dovrebbe esistere
In una tranquilla cittadina del Nord Italia, gli abitanti rivedono se stessi da giovani. Il CICAP vuole vederci chiaro e ingaggia un reporter specializzato in miti e misteri. Però anch'egli viene suo malgrado coinvolto in qualcosa di altrettanto assurdo, infatti appare dal nulla una misteriosa fotografia Polaroid che lo ritrae in una circostanza mai esistita.
Cosa lega questi due misteri?
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
A Quattro mani
antologia di opere scritte a più mani
Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
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Riportare la lettura e la biblioteca al centro dell'attenzione dovrebbe essere un dovere di ciascuno di noi. Se in qualche misura ci riesce una raccolta di racconti non si può che gioirne, nella speranza che possa essere contagioso, come deve esserlo tutto ciò che ci spinge a riflettere e a interrogarci sull'essenza del nostro esistere.
A cura di Lorenzo Pompeo e Massimo Baglione.
introduzione del Prof. Gabriele Mazzitelli.
Contiene opere di: Alberto De Paulis, Monica Porta,
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