Anna sa volare - (autore: Ombra #03)

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Anna sa volare - (autore: Ombra #03)

Messaggio da leggere da Il Guru »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

La prima volta che andarono a trovarla fu nel cuore della notte.
Non era buio fitto, la luce artificiale imboccava sempre la sua via per infilarsi nel sonno, attraverso i fori delle tapparelle, sotto agli spifferi delle finestre, portata dai lampioni appesi agli angoli del quartiere.

Non era neppure il giorno.

Era piuttosto quel momento esatto in cui sui muri giocavano le ombre. Fu così che due sagome di luce si staccarono dalla parete e presero forma posizionandosi ai lati del letto. Non fecero alcun rumore, anzi parevano nutrirsi del silenzio.
Anna le avvertì e si svegliò d'un colpo.
Stavano in piedi a guardarla, come se fossero sempre state lì, al pari dei due colonnini in legno lavorato che sbucavano dalla pediera del letto, camuffati dalla polvere e dalle coperte e Anna non se ne fosse mai accorta.
Le dissero che poteva volare e la invitarono a dirigersi verso la finestra. La loro voce non aveva suono, ma pensiero. Anna sapeva che a volare erano soltanto gli uccelli e gli aerei. Chissà per quale ragione andò a cercare con la mente il pappagallino blu che la sua amica Monia teneva in gabbia sul terrazzo del quinto piano.
Aveva in testa quel ricordo perché era stata da Monia qualche settimana prima e insieme avevano rifornito la mangiatoia del pappagallo con i semi di pomodoro essiccato. L'uccello aveva preso a battere le ali contro le sbarre metalliche e dalla gola gli usciva un suono stridulo. Monia sorrideva: «Senti che canta» aveva detto «...è felice perché gli diamo da mangiare».
Ad Anna sembrava soltanto spaventato nel vedersi invadere i confini vitali e si chiese cosa avesse fatto di male per star chiuso dentro a una prigione. Nell'attimo in cui fece quella connessione, nel taglio di cielo di fronte al terrazzo, un rondone attraversò la visuale. Il suo era un volo egoista, si prendeva tutto lo spazio e sembrava non bastargli, lo percorreva in picchiata dall'alto verso il suolo, sfiorava il selciato e risaliva inarcando la piccola schiena. Anna fu sicura di avvertire una fitta nel petto e di scatto tirò via la mano dalla gabbia.
«Il tuo pappagallo non è affatto felice, ci vuol poco a capirlo!» sbottò verso Monia. Lo disse con un impeto tale che le saltò via una molletta dai capelli, rimasti incastrati nella gabbia. Quel pomeriggio uscì dalla casa di Monia giurando a se stessa che non vi avrebbe più rimesso piede. La rabbia le fece annebbiare la vista, tanto che inciampò nello scalino mentre scendeva verso la sua porta, due pianerottoli sotto quello dell'amica.
Quella sera stessa, dinanzi al piatto di minestra che la madre aveva cucinato, Anna sentì di non avere fame. Non provò fame nemmeno davanti all'arrosto di pollo, la domenica seguente. Comunicò alla famiglia che non avrebbe più giocato con Monia.

La madre alzò le spalle. «Oggi nemiche, domani sorelle» disse.
Anna ribatté che Monia era un'aguzzina.
La risata di sua madre fece il giro della stanza.
Da quel giorno, pensò che ogni qualvolta fosse uscita sul balcone, avrebbe evitato con lo sguardo il terrazzo del quinto piano.


La sagoma più alta le ordinò di oltrepassare il muro, l'altra allargò le braccia verso il soffitto simulando un paio di ali. Anna si strinse forte nella maglia del pigiama, sentiva freddo e cercò di controllare le gambe che le tremavano. Concluse che a farla tremare era la paura per quella visita inattesa. Si passò una mano sugli occhi, nella convinzione che riaprendoli tutta la scena sarebbe sfumata, come quando finiva il film alla tv il giovedì sera. Non fu così. Le sagome erano ancora lì e adesso si erano spostate agli angoli opposti della stanza. Anna fece un calcolo veloce, se fosse meglio urlare o piangere in attesa che venisse la madre a rassicurarla. Un dolore pungente le trapassò la testa, da tempia a tempia, a poco a poco si sentì allagata di qualche cosa dentro. Rimase bloccata cercando di capire cosa le stesse succedendo. Poi, in tutto quel silenzio riuscì a sentire in maniera chiara il proprio respiro, era capace di scendere fino oltre le ginocchia, non ci aveva mai fatto caso. Erano diventate leggere. Provò a respirare due volte di seguito, in velocità, e fu sicura che si trattasse proprio di un ritmo che poteva comandare a piacimento, anche nel suo percorso, fluido verso la pancia, a zigzag nelle costole fino al cuore. Lì si fermava.
Sembrava di possedere una bacchetta magica.
Si spostò i capelli dietro le orecchie e, per mezzo di quel naturale istinto di avvertire il pericolo che hanno tutti i bambini, capì di non avere affatto paura.
Le sagome ora parevano sorridere, a guardarle bene però una bocca non ce l'avevano.
«Ma volete che io muoia?» chiese Anna, facendo un gesto con le dita ad indicare il vuoto oltre la finestra.
In risposta la sagoma più alta la fissò.
Accadde che i piedi si sollevarono dal pavimento, cercando il soffitto, obbligandola a rimanere a testa in giù per qualche secondo. Le sagome le furono a fianco, anch'esse a due metri da terra. Aprirono le braccia, incurvando le loro schiene. Attesero. Rimasero ferme, il tempo che fu necessario ad Anna per comprendere che doveva fare lo stesso.
Fu sbalordita nel realizzare di come fosse facile restare in equilibrio a metà altezza e, al contempo, stupita nello scoprire la nuova prospettiva della camera. Il letto disfatto stava sotto di lei come un vecchio sacco a pelo dimenticato sulla spiaggia.
Le sagome ordinarono di imitare la sequenza dei loro movimenti.

Allargare il diaframma
Sollevare le braccia
Spingere verso il pavimento.

Anna volò.

Oltre la finestra chiusa.
_______________ * _____________

Al mattino ricordava ogni cosa. Il colore grigio dei tetti sopra le case spente, le fronde rigogliose degli alberi ora che era primavera, le auto messe in fila nei parcheggi del rione. Un gatto che correva rasente al muro per cibarsi di un topo, prima che si gettasse nella fogna.

Aveva visto anche i nidi dei rondoni.

«Stanotte ho volato!» disse rivolgendosi alla madre che le dava le spalle, intenta a sminuzzare delle verdure sopra un tagliere.
Le rispose con un profondo sospiro. Il clacson dello scuolabus avvertì che era ora di scendere. Anna si precipitò giù per le scale, saltando tre gradini alla volta.
Sullo scuolabus quella mattina Monia non c'era.
Non ci fu nemmeno il mattino seguente.

Dissero che Monia aveva la febbre che non voleva scendere. Tutta colpa di quel pappagallo che non aveva retto al vento della notte e lo avevano trovato morto intirizzito. Lo avevano seppellito nell'aiuola condominiale, tra le rose, sotto un coccio di vaso di terracotta. Monia era disperata.

In classe la maestra fece l'appello. Il suo sguardo si posò sul banco di Anna, poi fece il giro di tutti gli altri banchi.

______________ * ________________

Le sagome tornarono molte altre volte.

Anna non fu mai lasciata da sola a volare. Era diventata un'abitudine, come mangiare o pettinarsi.
Anche quella mattina si era trattenuta più del previsto sopra il campanile. Non aveva fatto in tempo a rientrare per prendere lo scuolabus. Il sole era ormai alto nel cielo e creava un gioco di bagliori contro i vetri delle finestre.
Vide uscire dal portone la madre.
Le spalle ricurve, si teneva lo stomaco e in mano aveva tre rose bianche. Il primo pensiero di Anna nel vedere la madre fu che si stesse trascurando.
Si sforzò di capire dove stesse andando, vestita di nero, nonostante fosse primavera. Aveva un passo lento. Poi, con quell'aria scanzonata che appartiene ai bambini stanchi di aspettare, sollevò una spalla facendo una smorfia. Anna voleva giocare.

Fischiò nell'aria verso sud-est, in direzione dello scirocco.

Le sagome le furono a fianco.
Lo vide arrivare da lontano.

Agitava le ali avanzando dall'orizzonte.

Fece altrettanto. Spalancò le braccia e iniziò a galleggiare, nuotando nel cielo, in mezzo alle nuvole sopra la città.

Anna virò a sud-est, in compagnia dello scirocco.

Con lei volava un piccolo puntino blu.
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Re: Anna sa volare-commento 1

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Un racconto che ha all’inizio dell’onirico: il sogno di una ragazzina, in cui si ripropone un brutto litigio con Monia, uno di quei litigi che poi si ricompongono. Capita, quasi un modo della parte nascosta della nostra mente di trovare un appiglio per recuperare un rapporto.

Poi diventa qualcosa che porta in una dimensione mi vien da dire sovraumana, dove la realtà (la madre che non le risponde, Monia malata, la madre che esce mesta dal portone e un banco vuoto) si mescola con la presenza dell’essenza della bambina: non un fantasma o uno spirito, ma una presenza che si gode del suo nuovo modo di essere, libera e in grado di volare, in compagnia dello “spirito” del pappagallino blu. Liberi entrambi.

Qualcosa di inafferrabile dalla nostra mente, tanto ignoto ci è “il dopo”.

Uno spunto molto particolare per un racconto scritto discretamente: soprattutto l’inizio mi ha portato visivamente in quella stanza, con le due figure evanescenti e le sensazioni della bambina.

A disturbare sono quei tanti spazi: di solito con degli spazi, in un racconto breve che si legge a video, si utilizzano se si voglio creare, visivamente, dei capitoli. Sulla carta, volti pagina. Qui spezzettano una stessa azione nei vari momenti o una serie di azioni concatenate senza una ragione. È voluto? Non ha molto senso perché il testo perde di ritmo, come lettore mi aspetto qualcosa di nuovo. È un problema di formattazione nel trasferimento del testo originale?

Ho trovato qualche incertezza, ma poca roba, nella punteggiatura, mentre nella scena della gabbia, c’è discordanza temporale dei verbi: si passa dal trapassato prossimo (con cui tutto il passaggio del ricordo di quel pomeriggio andrebbe gestito) al passato remoto, come se una parte si svolgesse il giorno dopo. 

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Re: Anna sa volare-commento 2

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Complimenti per lo stile, a mio parere scrivi molto bene e mi hai fatto apprezzare il racconto malgrado il genere non mi piaccia molto. Hai scelto un argomento “pop”, di quelli che mette d’accordo tutti.

Fin dalle prime battute si puo’ intuire la storia di questo tuo lavoro, ma tu ce la fai scoprire a piccole dosi, delicatamente, nei tempi giusti. Un alone di tristezza avvolge l’intero racconto ma non lo appesantisce mai, nemmeno alla fine.

Il pappagallo sembra un protagonista estemporaneo, ma tu lo leghi al pensiero associativo di Anna nel suo primo incontro con le ombre; poi il pappagallo muore e non solo lui.

La morte si rivela indirettamente, attraverso la maestra che posa lo sguardo sul banco vuoto, attraverso la mamma che esce di casa vestita di nero.

Le sagome preparano la bambina al suo ultimo volo e una cosa mi ha colpito: tranne che nel loro primo incontro usi il verbo ordinare. Le sagome ordinano ad Anna di volare, non c’è altra scelta, non c’è alternativa.

Il puntino blu è la ciliegina sulla torta.

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Re: Anna sa volare - commento 3

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Un racconto delicato, con una dolcezza innocente palpabile tra le righe. Che la bambina sia morta o stia sognando, ad un certo punto, non conta più; si legge la sua avventura con un sorriso di accondiscendenza e fa capolino l’idea che tutto sia possibile, che i sogni si avverino e che la fantasia è la chiave della vita stessa.
Le due ombre, anziché incutere timore come ci si aspetterebbe per un bambino, sembrano piuttosto angeli custodi che “regalano” sicurezza e gioia. Un bel racconto, lascia un bella emozione e si legge volentieri.

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Re: Anna sa volare - commento 4

Messaggio da leggere da Il Guru »

Delicata descrizione del passaggio di una bambina da questa vita a un’altra dimensione. In tutto il racconto non c’è tristezza, sentimento che coglie invece il lettore alla fine quando percepisce i fatti, ma un leggero stupore, una lieve, piccola felicità. Anna non è sola, le ombre le fanno compagnia senza spaventarla, le insegnano a staccarsi dalla pesantezza concreta del suo corpo e l’accompagnano nel volo. La bambina sembra non rendersi conto di quello che avviene, non coglie più i particolari della realtà, le reazioni della madre, della maestra. Tutto diventa consapevolezza di libertà, capacità di volare via e perdersi nel cielo. Un particolare che rasserena il lettore perché Anna non ricorda nemmeno quell’inciampare sullo scalino, ricorda appena un’ombra di dolore e irritazione, che svanisce in fretta com’è tipico nei bambini; scrolla le spalle voltando la schiena al mondo anche quando non ha più un corpo, restando una bambina felice. La scrittura è un po’ incerta, presenta tutte le varie tappe dell’avventura di Anna senza riuscire sempre a fonderle insieme in un solo filo conduttore.

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Re: Anna sa volare - commento 5

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Qualche errore di consecutio, qua e là, qualche refuso e qualche incertezza. 
Il pezzo è buono, l'idea è originale, la stesura è efficace.
Il tema mi fa rabbrividire! Ma apprezzo la naturalezza con cui lo affronti. 
Cosa sia successo lo si capisce più che bene, il come, un po' meno, ma fa parte della magia del racconto. Un modo originale e al contempo quasi macabro di descrivere la morte di una ragazza.
A una prima lettura mi ha lasciato un po' confuso. Poi rileggendo ho apprezzato le sfumature. 
Molto bene.

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Re: Anna sa volare - commento 6

Messaggio da leggere da Il Guru »

Trovo bella la descrizione iniziale, dove la luce è come se prendesse vita, è un immagine direi cinematografica. Mi piace meno l’aggiunta “non era neppure il giorno”; la descrizione che precede questa frase spiega che ci troviamo nel cuore della notte, per cui è ovvio che non è giorno, è un’aggiunta che stona, inoltre credo sia meglio “non era neppure giorno”.

Alcune frasi sono troppo lunghe, alcuni passaggi sarebbero da rivedere, alcune espressioni non mi convincono, ad esempio “ad Anna sembrava solo spaventato nel vedersi invadere i confini vitali”, il termine “connessione”, “attraversò la visuale”, “poco si sentì allagata di qualche cosa dentro”. E ci sono diversi altri passaggi che secondo me andrebbero rivisti, per come sono formulati.

Riguardo la trama ho colto l’intento di sorprendere, nel finale, riguardo ciò che succede a Anna; trovo però che ci siano delle incoerenze che rendono un po’ poco chiaro il tutto. Penso che questo sia dovuto proprio alla volontà dell’autore/autrice di seminare degli imput a volte fuorvianti per avere una svolta finale.

L’idea in generale non mi è dispiaciuta, c’è un po’ di magia infantile, un po’ di romanticismo, direi che globalmente si lascia leggere, e diventerebbe un buon racconto con una sistemata. Trovo che anche il personaggio di Anna potrebbe essere maggiormente descritto, così come anche quello della madre.

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Re: Anna sa volare - commento 7

Messaggio da leggere da Il Guru »

Il racconto denota una capacità di scrivere e di saper affrontare una storia, molto naturale. La sincerità e la sensibilità muovono la tua penna e mi fanno ricordare le parole, di non so più chi, che indicavano onestà intellettuale, senza calcolo.
Questo mi ispira il testo che sembra scaturito da una vicenda realmente accaduta.
Le figure della madre della bambina, del pappagallo e di Anna che, a modo suo, affronta una delusione con l'amica Monia, emergono, con pochi tratti. dalla pagina. Si avverte una sicurezza nella lingua davvero invidiabile.
ll puntino blu, che personalmente avrei tolto, sottolinea il finale e indirizza chi legge.
La dimensione del sogno o dell'immaginazione è espressa in maniera egregia.
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Re: Anna sa volare - commento 8

Messaggio da leggere da Il Guru »

Commento dopo la prima lettura: per il tema trattato e per lo svolgimento sembra quasi una fiaba moderna e forse, prendendo questa come riferimento, mi pare che la trama sia un po’ troppo piatta, ovvero mi manca quel qualcosa in più in grado di catalizzare l’attenzione del lettore e tenerlo con il fiato sospeso fino al termine

Commento dopo la seconda lettura (e dopo aver letto i commenti precedenti): interessante parallelo fra Anna e la sua anima che vaga libera, ecc, ecc… (non mi sovrappongo ai commenti degli altri lettori, che sono stati sicuramente molto più bravi di me a spiegare ciò)

Commento dopo la terza lettura: lo ammetto, sono troppo pigro per leggere tre volte lo stesso racconto!

A questo punto mi chiedo: siamo in un concorso, il nostro compito è giudicare e valutare, dunque una certa attenzione deve essere messa in ciò che facciamo, ma quanti lettori “medi” darebbero una seconda possibilità a un racconto?

Mi chiedo anche: perché non mi è passato subito il messaggio? La morte (o presunta tale) di Anna passa attraverso due piccoli particolari: la mamma che è vestita di nero e porta i fiori (ma potrebbero essere anche per un’eventuale morte dell’amica Matilde, che si dice stare male qualche riga prima) e il suo banco fissato dalla maestra (se fosse stato specificato “banco vuoto” la situazione sarebbe stata forse più chiara fin da subito). Forse un po’ pochino per un testo così lungo. Interessante anche il parallelismo del “puntino blu”, però la dissertazione su Matilde propende più verso quest’ultima che non sul suo uccellino, pertanto i fili si riannodano sì, ma lasciano qualche frangia scoperta.

Commento sullo stile: mi pare un lenzuolo ricamato, nel quale, su una trama bianca e immacolata, fanno capo alcuni vezzi stilistici pregevoli, forse solo un po’ fini a sé stessi.

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Re: Anna sa volare - commento 9

Messaggio da leggere da Il Guru »

Il racconto propostoci è molto bello. E non sono sicuro di averlo pienamente compreso, ma come sa chi scrive, una volta che pubblica il suo lavoro diventa poi racconto del lettore, che ne dà una personale interpretazione. C’è un significato che tende al filosofico e all’escatologia che ne consegue: il fine ultimo, dove per ultima si intende la morte. Probabilmente, ma forse sbaglio, Monia comincia a morire a seguito della caduta dalle scale. Lo penso perché, altrimenti, sarebbe un’informazione inutile ai fini dell’economia del testo. Anche il fatto che dopo l’inciampo non avesse più voglia di mangiare lo leggo come la conseguenza di una commozione cerebrale in progressione. Quella fitta in testa e “l’allagamento” che ne consegue… E poi, tutto quello che segue con un simbolismo e una prosa che indica chiaramente la morte della bambina. Il racconto è bello perché non indugia in pietismi, non cerca di commuovere, c’è una delicatezza in tutto: nel comportamento dei due personaggi che le insegnano a “volare”, nella descrizione yoga della respirazione, nelle tre rose bianche che probabilmente spiegano l’età di Monia, nel restare come anima nei luoghi che conosce bene e che ama, in quel volo finale con il pappagallo, il puntino blu, anch’esso dipartito.
Non mi sono soffermato a scoprire errori nel testo, perché quando un racconto riesce a prendermi per mano ho solamente voglia di godermelo, non certamente di fare l’editing. Spero di leggere altro da questa Penna che ci ha voluto regalare un racconto da…

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Re: Anna sa volare - commento 10

Messaggio da leggere da Il Guru »

Un racconto gestito da una voce narrante esterna, che vede e valuta.

La tecnica adoperata è quella del mostrare senza dire, gestita con bravura. Questo forse il tratto distintivo del racconto, il suo unico punto di forza. Solo in quel breve commento a voce di Anna ci si fa scappare la parola morte, ma per tutto il racconto si descrive la morte senza citarla. Quindi va bene.

Per il resto l'intera narrazione procede abbastanza speditamente e linearmente sino a quel battito d'ali finale in direzione dello scirocco. Bella l'immagine, ma per l'impostazione generale tutto appare un po' scontato e già visto e alla fine non rimane molto da ricordare.

Nondimeno, la prova è discreta.

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Re: Anna sa volare - commento 11

Messaggio da leggere da Il Guru »

A dir la verità ho sperato fino alla fine che il racconto riguardasse la descrizione di un sogno, e anche se quest’ipotesi non è da scartare completamente, mi sono convinto che si tratti di una storia presentata in chiave onirica: speranza, andata purtroppo delusa, che il finale non fosse quello prospetto inizialmente… Il tema, comunque, di per sé inquietante, è presentato con discrezione dall’autore / autrice, che ha anche il merito di aver fornito al lettore, con arguzia e con i tempi giusti (pur con qualche incongruenza qua e là), un po’ alla Agatha Christie, tanti piccoli indizi, fino al (tristissimo, almeno dal mio punto di vista) finale. Racconto infine molto buono dal punto di vista stilistico.

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Re: Anna sa volare - commento 12

Messaggio da leggere da Il Guru »

il testo funziona benissimo , sin da subito si capisce il finale ma si spera per tutto il racconto che non sia quello .
La storia vaga tra realtà e irrealtà tra sogno e vita funziona particolarmente bene anche se talvolta perde un pò di consecutio.
Mi è proprio piaciuto questo testo ,proprio come stile , sarà che sono un pò main stream ma questo stile mi è piaciuto particolarmente.
Mi piace molto anche il _______________ * _____________ che permette di spaziare bene tra le varie parti del racconto.
Unica pecca ma rimediabile è un pò nel personaggio di Monia che ha una funzione che a volte non è chiarissima e dei tratti molto vaghi.
Piccola postilla finale ho apprezzato molto l'immagine di Anna con le tre rose in mano e la madre trascurata che ti fanno entrare nell'atmosfera che già si prospettava con la giusta leggerezza.
VOTO: 4
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