Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Qui ci sono tutte le vecchie Gare letterarie, dal 2008 all'estate 2018.
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Anto Pigy
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

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Nooooo ancora Braccino corto??? :smt109 Essì che son stata buonissima :smt083
Son d'accordo con Ser, siete voi troppo buoni :lol:

Complimenti ai vincitori e anche a tutti gli altri. :smt006
…Alla fine di questa giornata rimane ciò che è
rimasto di ieri e ciò che rimarrà di domani;
l’ansia insaziabile e molteplice dell’essere
sempre la stessa persona e un’altra…

Fernando Pessoa, "Il libro dell’inquietudine"
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Massimo Baglione
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

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Bravissimi tutti! :smt023
"Braccino corto" i sbellica dalle risate! ahaha
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

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Visto che qui abbiam concluso, mi permetto di invitarvi a dar un'occhiata a Biblioteca Labirinto N. 25.
Il concorso langue!
Dai Braviautori! andate a vedere e a scrivere qualcosa! :smt024
…Alla fine di questa giornata rimane ciò che è
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Monica Porta may bee »

Complimenti al podio di 38 :smt023
e un applauso ai suoi partecipanti! :smt006
Tra uno spazio e l'altro ci sono spazi ancora più grandi.
Non ne teniamo conto, perché in quelli non possiamo fermarci.
Sui passaggi pedonali, fra i parcheggi incontriamo il nostro futuro.
Amare, litigare, cadere nell'oblio e morire. Senza nemmeno accorgerci
di quando accade. Le membrane che ci separano dalla follia, dal baratro,
dai mostri sono così sottili. Nient'altro che muri di carta.

John Ajvide Lindqvist

77, le gambe delle donne
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concorso per racconti sulle donne

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Biblioteca Labirinto N° 25
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Concorso per antologia di 25 racconti dedicati ai libri e alle biblioteche
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Anto Pigy ha scritto:Visto che qui abbiam concluso, mi permetto di invitarvi a dar un'occhiata a Biblioteca Labirinto N. 25.
Il concorso langue!
Dai Braviautori! andate a vedere e a scrivere qualcosa! :smt024
Brava, ottimo promemoria!
Ecco dove trovare i nostri concorsi attivi: https://www.braviautori.it/concorsi.php
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

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Lodovico, ricordati di mandarmi via email un doc o pdf con i migliori 3 classificati, da presentare alla rivista Terre di Confine!
info: viewtopic.php?f=80&t=2472
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Lodovico »

Massimo Baglione ha scritto:Lodovico, ricordati di mandarmi via email un doc o pdf con i migliori 3 classificati, da presentare alla rivista Terre di Confine!
info: viewtopic.php?f=80&t=2472
Vuoi un file unico con tutti e tre o tre file diversi?
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

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Spedito a Nunzio:
- Attestato di vittoria
- Accompagnatoria. In questa edizione con le immagini a colori!!! (Il progresso avanza!!!)
- Bannerino commemorativo.

Prego Nunzio che, quando passa, mi dia conferma di aver ricevuto il tutto e di segnalarmi eventuali errori che, ogni volta che rileggo l'accompagnatoria, puntualmente trovo. Penso che fra un paio di decadi sarà passabile :)

Buon proseguimento sui canali braviautoriani.
:smt006
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

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Lodovico, come preferisci :-)
Accertati che siano le versioni corrette.
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

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Ser, tutto ok! Vedi il banner, che sinistramente soggiace?




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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Ser Stefano »

Grande Nunziooo :)
Bisognerebbe fare un monumento hai coraggiosi che ogni due mesi sfoggiano i miei bannerini!
Ahahaha
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

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ahaha fortissimo!
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Segnalo che ho dato una sistematina alle regole generali delle Gare letterarie.
Invito i partecipanti (sia i nuovi arrivati che i veterani) a prenderne visione integralmente, soprattutto per quanto riguarda la pulizia del testo.
Grazie, e buone Gare!
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Yendis »

Complimenti a Nunzio per il primo, meritatissimo, posto (mi piacciono molto i racconti di questo genere)
Mannaggia a me, perchè "per un punto Cristin... perse la cappa" :lol:
Complimenti a Ser e
grazie grazie e stragrazie a Lodovico per il premio della critica ( a cui confermo che sono una femmina, oh sissssì, mi chiamo Cristina.
Ops, dimenticavo... Complimenti alla severissima Anto Pigy :-D e a tutti quelli che hanno partecipato!
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Yendis »

Anto Pigy ha scritto:Visto che qui abbiam concluso, mi permetto di invitarvi a dar un'occhiata a Biblioteca Labirinto N. 25.
Il concorso langue!
Dai Braviautori! andate a vedere e a scrivere qualcosa! :smt024
Ecco dove trovare i nostri concorsi attivi: https://www.braviautori.it/concorsi.php[/quote]

Potremmo mettere i cinque autori di Biblioteca labirinto alla gogna... e capire cosa non attira seguaci...
Oppure si potrebbe pubblicare qualche messaggio promozionale di "chiarimento", magari le nostre storie non danno apparenti appigli per la continuazione....
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Pardan »

Finalmente riesco a collegarmi, ero finita in un loop, il sistema mi riconosceva e appena entravo nel forum mi buttava fuori :)
Complimenti vivissimi a Nunzio e agli altri vincitori!
Nei prossimi giorni farò le correzioni al mio racconto, prima di andare al mare per un paio di settimane (sto finendo tutte le cose in sospeso prima di partire e sono un po' in affanno)

:smt006
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Pardan ha scritto:Finalmente riesco a collegarmi, ero finita in un loop, il sistema mi riconosceva e appena entravo nel forum mi buttava fuori :)
Mi scuso per questo. Il meccanismo del login unificato sito-forum non è ancora perfetto.
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Lodovico »

Yendis ha scritto: Oppure si potrebbe pubblicare qualche messaggio promozionale di "chiarimento", magari le nostre storie non danno apparenti appigli per la continuazione....
Non ho seguito molto questo concorso, secondo me l idea di Yendis di una promozione potrebbe essere utile...
Comunque vado a leggermi testi e regolamento!
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Yendis »

Ecco qui la mia versione corretta... L'immagine non so proprio metterla... :(



UNA SENTENZA ESEMPLARE

tribunale.jpg
tribunale.jpg (8.6 KiB) Visto 3040 volte
Era maledettamente tardi e non vedeva l’ora di andare a dormire, ma lo stretto ballatoio non gli consentiva di superare l’ostacolo che gli si era parato davanti e che non aveva nessuna intenzione di spostarsi.
- Lei non può impedirmi di tenerlo! Mi faccia passare - fece Malcolm inviperito. Erano già sufficienti gli imprevisti che gli erano capitati durante la giornata, ci mancava una discussione con quella iena del terzo piano.
- Non ci penso nemmeno, questo animale non può vivere in un condominio! –. L’anziano era il proprietario dello stabile ed era ostile verso tutti i suoi inquilini, indistintamente. La sua tolleranza a rumori, feste ed eccentricità era pari a zero.
- Le leggi sono cambiate, caro signore. Non siamo più ai suoi tempi, per fortuna. – Riuscì a scansarlo, dribblandolo con una finta e dando contemporaneamente uno strattone al guinzaglio di Rex, affinché lo seguisse senza far storie. Indispettito, l’anziano gli urlò contro, mentre Malcolm si chiudeva in casa:
- Vedremo cosa ne pensa davvero la legge, caro lei, l’aspetto in tribunale! -. E aveva picchiato rabbioso contro la sua porta un paio di volte prima di andarsene.
Malcolm sospirò di sollievo nel sentirlo allontanare, tranquillizzò Rex con una carezza e, dopo essersi assicurato che avesse acqua fresca e crocchette a volontà, si buttò direttamente sul letto, addormentandosi all’istante.


Aveva perso una giornata di lavoro per essere lì. Il palazzo di giustizia era dall’altra parte della città, pioveva a dirotto, i tombini erano otturati come sempre, le strade si erano trasformate in fiumi in piena e i mezzi di trasporto sembravano arche al completo, tanto erano stracolmi.
Il giudice lo stava guardando severamente, mentre ascoltava le sue argomentazioni .
-E’ la mia famiglia Signor Giudice, io non ho nessun altro. – aveva concluso Malcolm. Lui voleva davvero bene a Rex, da quando sua moglie era morta erano rimasti soltanto loro due.
L’anziano proprietario non l’aveva quasi lasciato finire: - E’ una vergogna, Signor Giudice, consentire a un animale del genere di vivere in un ambiente dove ci sono VERE famiglie con figli anche piccoli, è troppo pericoloso -. La sua voce aveva vibrato isterica nell’aula semivuota.
- E’ un animale tranquillo, potete controllare, nessuno se ne è mai lamentato - aveva replicato l’inquilino, stanco di dover constatare che in certi ambienti esistevano ancora luoghi comuni così radicati.
- E’ un predatore feroce,invece! L’istinto ce l’ha nel Dna, non può cambiare – aveva concluso l’altro, attirandosi l’approvazione di una parte dello sparuto pubblico ammesso.
Fuori c’era il pubblico vero, a cui non era stato permesso di entrare. Cartelloni e striscioni ondeggiavano tra la piccola folla che si era riunita davanti al tribunale e che si era divisa quasi equamente per sostenere l’una e l’altra parte. Su un lenzuolo c’era scritto: “Non esistono razze pericolose ma solo padroni indegni” e in un altro “Eliminiamo per sempre le razze pericolose dal mondo”. Le associazioni animaliste erano presenti in massa e avevano organizzato una fiaccolata contro la pena di morte a cui rischiavano di essere condannati animali docili e mansueti come Rex, colpevoli solo di appartenere a una razza etichettata come particolarmente aggressiva.

Il Giudice Hanclet, incerto sulla decisione da prendere, che avrebbe avuto in ogni caso fastidiose ripercussioni mediatiche, aveva fatto portare Rex in aula dal suo padrone. Tutte le testimonianze raccolte lo descrivevano come un animale di carattere tranquillo e buono, che non aveva mai dato problemi a nessuno.
Malcolm fu invitato a fare un giro per tutta l’ampiezza dell’aula con Rex al suo fianco, che lo seguì ubbidiente.
A un certo punto l’anziano che l’aveva denunciato, deluso dalla piega che stava prendendo il processo, scavalcò la balaustra che divideva il pubblico dai banchi. – Maledetto!- ghignò minaccioso, dirigendosi verso Malcolm. – Sono quelli come te che... - e senza finire la frase gli si avventò contro, brandendo artigli affilatissimi che aveva tenuto nascosti fino ad allora. Rex reagì istintivamente e, per difendere chi più amava al mondo, lo attaccò. Con tutta la sua forza lo atterrò, ferendolo gravemente alla testa.


Quando il magistrato rientrò, pronto a decretare il suo giudizio, il brusio cessò immediatamente. Una televisione era stata ammessa in aula e stava trasmettendo in diretta, alternando le riprese interne con quelle esterne puntate sulla piazza, dove la polizia stentava a contenere le proteste della folla.
Hanclet si sistemò gli occhiali e prese a parlare:
-Poco più di seicento anni fa, l’uomo regnava incontrastato nel mondo, sfruttandolo senza pietà. Molti di voi hanno relegato questa era nella freddezza dei testi storici, altri negano che sia mai avvenuto un olocausto di queste proporzioni. Non è, questo, momento né luogo per ricordarvi il numero delle specie viventi estinte a causa della crudeltà e della ferocia proprie della genia umana. Ma voi tutti sapete dell’orrore a cui mi riferisco: foreste divorate, ecosistemi distrutti, intere comunità estinte a seguito della cancellazione sistematica dei loro habitat o per l’impossibilità di accedere all’acqua, negata arbitrariamente, seppur proveniente dal Cielo – fece una pausa, alzando volutamente gli occhi al soffitto. Poi riprese: – Stermini effettuati con indifferenza, spesso per divertimento. E senza alcuna necessità se non quella del profitto indiscriminato, dell’avidità fine a se stessa. E poi il caos, provocato ancora una volta dall’aggressività estrema dell’essere umano, la distruzione di quasi tutta la sua stirpe e della vita sulla Terra – Fece un’altra pausa, stava per pronunciare la sentenza: - Dopo il buio di secoli, la vita è tornata a splendere e l’armonia a regnare. E non sarò io a permettere che la presenza di esseri abbietti e privi di ragione infettino di nuovo l’Universo. Per questo dispongo per Rex l’immediata soppressione, tramite iniezione letale. E auspico che il governo intervenga con urgenza affinché venga imposto lo sterminio preventivo dell’intera razza umana sopravvissuta alla guerra nucleare, da essa stessa provocata.
Il Gufo si alzò e concluse: - L’udienza è tolta. – Applausi e fischi lo accompagnarono all’uscita.
Malcolm, immobile e arrotolato su se stesso in strette spire, distrutto completamente dalla sentenza, fu accerchiato dai giornalisti, pronti a scavare nel suo dolore.
Sul pavimento, proprio a fianco a lui, c’era ancora qualche macchia di sangue dell’anziana iena. I fotografi si scatenarono.
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Nunzio Campanelli »

Allego l'immagine per il mio racconto.
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Lucia Manna »

Scusate, ma leggo adesso i commenti.
Per Monica Porta may bee
L'errore che avevo fatto notare era proprio la i mancante come ha detto Freecora: avevo messo le virgolette per distaccare la frase citata, dal mio commento.
Per Lodovico.
Vero, ho sbagliato l'effetto sorpresa, forse anche perché sapendo che il racconto doveva portare un colpo di scena è servito anche un po' a far capire la trama.
Forse dovevano essere due donne, anziché due uomini! (Sorriso)
Comunque, complimenti ai vincitori!
Spero per l'inizio della settimana di poter inviare il racconto con le correzioni.
Naturalmente non cambierò molto la trama, poiché so che non si può fare.
Ancora complimenti.
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Pardan »

Invio il mio racconto corretto (grazie per i suggerimenti) :)
Avevo mandato un'immagine della luna, ma ora non ricordo come ho fatto a infilarla nel file :oops:
Comunque non era un gran che, se trovate qualcosa di meglio va bene tutto :wink:
Ciao :smt006



Caccia notturna


La guardò ancheggiare tra i tavoli del ristorante. Non passava certo inosservata, con quell’andatura quasi danzante sui tacchi altissimi, il top ricamato dal quale emergevano le spalle abbronzate, i pantaloni di pelle dorata dipinti sulle gambe nervose. Un insieme un po’ vistoso, ma tanto sexy.
– Ecco, il nostro tavolo è questo.
Come sempre si era fatto riservare il tavolo migliore, affacciato sul lago. Il cielo purtroppo era coperto, una cappa di nubi incombeva dal pomeriggio, rendendo soffocante quella serata di fine estate, ma le luci della sponda opposta si specchiavano sull’acqua scura.
– Forse non devo essere qui con te.
Irina non padroneggiava ancora perfettamente la lingua, del resto era in Italia solo da un paio d’anni.
– Ma va là, te l’ho detto, è il mio compleanno, non vuoi che lo passi da solo, no? Se Alberto non fosse stato via avrei invitato anche lui, siamo amici dalle elementari!
Mariano compiva spesso gli anni, era una buona scusa per invitare le donne che gli interessavano. “L’amica del mio amico è mia amica” pensava, mentre le versava lo champagne.
– Dato che stasera è la mia festa, berremo champagne dall’inizio alla fine, fa male mescolare i vini, sai?
Se quel coglione di Alberto non si sapeva tenere una donna così, affari suoi, non ne aveva colpa, lui.
– Veramente ti volevo parlare di problema... – gli occhi dorati della ragazza si fissarono su di lui, cauti.
– Ora pensiamo a mangiare, dei problemi parliamo poi, promesso. Ti piace questo filetto al pepe verde? Io lo trovo favoloso.
Le piaceva di sicuro: i piccoli denti bianchissimi laceravano la carne con voluttà, la lingua saettava a leccare le labbra generose. Mariano avvertì il desiderio salire dal basso ventre. Si asciugò la fronte col tovagliolo; la sua ex moglie diceva che era roba da cafoni, ma lui se ne fregava, era Mariano Forni, lui, mica un pirla qualunque, e se era arrivato dove era arrivato non era certo per la sua conoscenza del galateo: se voleva una cosa la prendeva, la usava come gli pareva, e all’inferno le convenzioni della gente senza palle.
L’afa stava aumentando. Le pale sul tetto della terrazza ristorante muovevano appena l’aria. Irina allontanò dalla fronte i capelli umidi. Una goccia di sudore si insinuò nel solco tra i seni.
Mariano sapeva che non si era vestita così per sedurlo, si abbigliava sempre in modo provocante; per quello il locale di Alberto aveva tanto successo, sempre pieno di gente, uomini soprattutto. Irina rideva e scherzava con tutti, ma non si concedeva a nessuno. Quella sera però la vedeva impressionata dal lusso dell’ambiente, dall’eleganza delle donne sedute ai tavoli vicini (che le lanciavano occhiate velenose). Altro che quel pidocchioso Bar Garden di Alberto: quello era il locale più esclusivo del lago.
– Ti ho vista ieri al Garden, nella pausa pranzo.
– Ah, sì? – di nuovo gli occhi dorati si fissarono nei suoi.
– Tu sembravi un torero e quel porco di Gianni il toro: eri bravissima a schivare le sue mani senza rovesciare neanche un bicchiere, e lui tutte le volte che passavi lui ci provava a toccarti.
– Si siede apposta vicino a porta di cucina, Alberto tante volte sgrida, dice tu spostati, Irina deve passare. – La tensione si era sciolta, la ragazza rideva, rovesciando la testa all’indietro, rivelando ancora di più il seno prepotente. Una risata sgraziata, quasi un latrato, di una poco abituata a ridere di gusto. Mariano era soddisfatto: lo champagne stava facendo il suo dovere.

La spider aggrediva agilmente i tornanti, arrampicandosi sulla collina. Sotto di loro il lago velato dalla pioggia battente rimpiccioliva ad ogni curva. A Mariano era un po’ dispiaciuto rovinare l’effetto della sua bella macchina sportiva alzando la capote, ma non si poteva fare altrimenti.
Un debito di gioco, Alberto non aveva perso il vizio. Quelli cui doveva i soldi volevano contanti, e subito. Gente brutta, pericolosa, aveva spiegato la ragazza.
– Se mi collego col pc di casa posso fare un bonifico anche subito, stasera. Alberto me li renderà con comodo – aveva proposto lui. Irina l’aveva ringraziato con entusiasmo: ci sta, aveva tradotto lui.
Il cancello automatico si spalancò compiacente; la pioggia era cessata, la notte ora era fresca, frizzante. Mariano aprì il portone della villetta e accese la luce.
Un grande divano di pelle bianca troneggiava nella sala, di fronte alla vetrata che guardava il lago. Il temporale era finito, la pioggia non si sentiva più.
Nella sala erano appesi scudi africani, una pelle di zebra, varie foto che ritraevano Mariano sorridente accanto alle prede uccise.
– Ah, quelle! – disse l’uomo con falsa modestia, seguendo lo sguardo della ragazza – Una volta facevo dei safari. Era divertente, ma ora preferisco un altro tipo di sport.
Irina lo fissò senza espressione. Bella ragazza, ma tonta, decise lui. La lasciò allungata sul divano e andò al computer nello studio.
Pochi minuti dopo tornò sventolando trionfante un foglio A4.
La donna aveva spento la luce centrale, era un’ombra scura sul divano candido, illuminato dalla luna. Ci sta, si ripeté lui per l’ennesima volta.
– Ecco fatto, problema risolto! – disse, tendendo il foglio a Irina – Che si dice? che si dice allo zio Mariano? – incalzò ridendo, sollevando il foglio fuori dalla portata della ragazza. Curioso come le brillassero gli occhi, forse era l’effetto dello champagne.
– Me lo merito un bacetto, no? – disse lui, lasciandosi cadere accanto a lei e circondandole la vita col braccio sinistro, mentre col destro teneva il foglio lontano.
Irina lo abbracciò forte, nascondendo il viso sulla sua spalla.
– Brava, così si fa!
Che combinava ora, piangeva? cos’erano quei tremiti? cavolo, e se gli avesse vomitato addosso? Forse aveva bevuto troppo... ma cos’aveva sulle spalle? una pelliccia? d’estate? cosa stava succedendo?
Un dolore improvviso, rovente, artigli conficcati nella schiena. Lottò per liberarsi, urlando terrorizzato, mentre un liquido caldo gli colava sul dorso, ma la stretta era troppo forte. Qualcosa gli azzannò la gola. Una lingua lappava avida il sangue che ruscellava sul petto. L’ultima cosa che vide, mentre la vita usciva pulsando dalla giugulare recisa, fu la luna piena e brillante che lo guardava beffarda in un cielo senza stelle.
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Monica Porta may bee
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

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Il mio :) ringrazio tutti per l’attenzione.

L'incompreso

«E’ andata!».
Mi lasciai cadere sulla sedia con un sospiro soddisfatto.
«Ah ah ah, era ora» La calda risata di Renato accompagnò la mia seduta a tavola.
«Uh, non dirmi che l'hai rivisto!» Loretta si acconciò un ricciolo biondo dietro l'orecchio e assestò un calcio al suo ragazzo da sotto il tavolo.
«Ahia» Si lamentò, ma capì l'antifona: doveva solo stare zitto.
«E invece sì. Stavolta mi ha anche parlato».
«Ammazza… facciamo progressi. Io lo conosco?» Di nuovo, Renato aveva rotto il patto. Alzò subito le mani, proteggendosi dal ceffone del suo amore che stavolta mirava alla testa.
Lo ignorai.
Angela, seduta proprio di fronte a me, sbuffò.
«Ordiniamo?» Non aspettò nemmeno la risposta del gruppo. Le bastò guardare il cameriere per guadagnare attenzione.
Daniele strinse appena le labbra, sistemò metodicamente la sua tovaglia di carta, già in attesa.
Scorsi il menù. Non c’era molto da scegliere.
«Insalata mare e monti, acqua naturale, caffè» Ordinai.
Dalle finestre del locale il sole del crepuscolo ormai stava scomparendo fra le nubi.
Guardai l’ora. Il pub era ancora deserto, a parte noi. Un momento quasi perfetto.
«E com’è stato?» Loretta tornò a chiedermi prima di addentare il suo panino vegetariano.
«Strano» le risposi sogghignando e mi rivolsi agli altri «vincerà il Milan, stasera?».
«Si può sapere che hai?» Daniele sporse i gomiti ai lati del tavolo, si passò le dita fra i capelli corti e scuri, per poi ritornare composto a fissarmi.
Anche il suo sfilatino gamberetti e rucola in salsa cocktail fu servito. Era l'ultimo in attesa.
Ricambiai lo sguardo sorridendo.
«Io ho che non so se sono pronta per latino, e voi?».
«Grrr, è sabato. Tu mi vuoi morto!» Renato addentò il suo "triplo" imbottito di bacon e uova. Socchiuse gli occhi al piacere del cibo. L'olio dal pane colò sul mento costringendolo a pulirsi con il tovagliolo.
«Perché, tu no? Le schifezze che mangi ti uccideranno, questo è sicuro!» Gli ribatté la sua ragazza.
“Bene, ora o mai più” pensai cercando di farmi coraggio.
«Vi ricordate la nostra estate in montagna?» Esordii poi, quasi sottovoce.
Angela rise, stizzita. Renato si strozzò con la birra che stava bevendo. Loretta evitò il suo sputo per un soffio. Solo Daniele ebbe il coraggio di non distogliere lo sguardo.
Lo apprezzai contando ancora tre punti a suo favore.
«Due mesi fa mia madre mi ha convinto a incontrare uno psicologo».
Tutti smisero di mangiare tranne Renato.
«Solo per togliermi gli ultimi dubbi» Ora le mie dita si muovevano impacciate sulla tovaglia cremisi.
«E ne parli solo adesso?» lo sguardo di Loretta mi trapassò «secondo me, sbagli a insistere nel ricordare».
Esitò prima di aggiungere «Anche per noi è molto difficile raccontare di quella notte».
Non aveva mai compreso il mio bisogno di sapere, né io di chiedermi come poteva pretenderlo da me. Loretta ancora mi sfidava a pronunciare altre parole.
Deglutii. Non sapevo più cosa risponderle.
«Dovresti solo dimenticare e andare avanti come ho fatto io, questo fanno i veri amici» concluse poi.
Angela e Renato assentirono con vigore.
Anche Daniele, stranamente, si espose. «Sono cose che capitano.
Il ragazzo che stai vedendo…».
«Mi ha trovato lui» lo dissi in fretta, quasi anticipandolo «sostiene che ci ha incontrato sui monti quella notte».
Nessuno osò ribattere.
«Non è incredibile? Ho parlato giusto oggi di noi spiegandogli di cosa avevamo bisogno e lui ha detto…».
«Che cosa hai fatto?» Renato ora era paonazzo. Lasciò l'ultimo boccone del suo panino nel piatto e mi aggredì puntando l'indice «tu… tu non ne avevi il diritto!».
«Lo psicologo sostiene che il dialogo sia la miglior cura fra persone intelligenti» Ribattei.
La voce mi tremava, a stento trovavo le parole, ma ero ancora convinta di avere ragione.
Ora Loretta tremava, Angela nascondeva il volto tra le mani. Renato e Daniele sembravano i soli a non essere impressionati da ciò che stavo cercando di spiegare.
Non riuscii più a frenare l'adrenalina, alzai la voce «Dicevate di ricordare, che io ero la sola a non farlo. Invece mentivate tutti».
Mi aspettavo che negassero ancora come avevano sempre fatto, invece restarono in silenzio. Non mi restava che proseguire ormai.
Guardai il mio orologio. Dalla finestra vedevo un’ombra muoversi e decisi di fidarmi.
«Elisa…» Daniele scosse il capo interrompendomi «che quella notte fossimo strafatti lo sapevamo già, che ti sia fatta male è dispiaciuto a tutti, so che anche tu lo pensi… cosa mi serve ancora?» intanto si era alzato scostandosi dal tavolo. Teneva le braccia chiuse lungo il corpo e mi fissava accigliato.
«Sono inciampata su una roccia distorcendo la caviglia, ecco come mi sono fatta male. L'ho ricordato solo perché lui mi ha riportato indietro, proprio nel punto dove è successo».
Daniele si morse le labbra. Stava per andarsene, me lo sentivo.
Di nuovo, diressi il mio sguardo alla finestra. Gli altri ne seguirono il lento movimento.
«Non dirmelo… il tuo "bull boy" è qui» la voce sempre scanzonata di Renato adesso era serissima.
Assentii «Vorrei presentarvelo… vorrei che lo ascoltaste… per favore!».
Daniele mi guardò. Per un lungo istante temetti di averlo perso per sempre, poi cedette sedendosi di nuovo. Lo stesso fecero gli altri. Solo io rimasi in piedi, frapponendomi fra lui che stava ormai arrivando e i miei amici.
Fu l'attimo che fermò il mondo; pensai che fosse solo nella mia mente finché non mi scostai osservando il gruppo e capii che avevo fatto bene a insistere. I ricordi, come fontane accese, stavano tornando da noi mentre il ragazzo si presentava narrando dolcemente la sua versione della notte.
Avevamo gli occhi sgranati per la sorpresa, il luccichio di un istante perfetto sembrava moltiplicarci tutti dentro un solo sguardo.
Due occhi alieni ci stavano fissando.

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Tra uno spazio e l'altro ci sono spazi ancora più grandi.
Non ne teniamo conto, perché in quelli non possiamo fermarci.
Sui passaggi pedonali, fra i parcheggi incontriamo il nostro futuro.
Amare, litigare, cadere nell'oblio e morire. Senza nemmeno accorgerci
di quando accade. Le membrane che ci separano dalla follia, dal baratro,
dai mostri sono così sottili. Nient'altro che muri di carta.

John Ajvide Lindqvist

77, le gambe delle donne
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concorso per racconti sulle donne

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Biblioteca Labirinto N° 25
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Concorso per antologia di 25 racconti dedicati ai libri e alle biblioteche
Lucia Manna
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Lucia Manna »

Ecco il raccontpo:
spero di aver ricordato tutti i suggerimenti.
Non ho fatto molti cambiamenti, perché non sapevo se si potevano fare e soprattutto non mi sembrava giusto.
Quindi ho corretto e ho fatto dei piccoli tagli.

L'uomo forestiero

Sera di fine agosto.
La luna si era rivestita di rosso.
Mi sedetti sulla panchina di un giardino pubblico a pochi passi da casa per respirare un po' d’aria fresca, dopo una lunga giornata afosa.
C'era un viavai di gente.
Amici che passeggiavano e scherzavano, madri che tenevano per mano i loro figli, uomini e donne che portavano a spasso i cani.
Io ero lì solo con il corpo: la mia mente era altrove.
Cercavo di mettere un po' di ordine nella mia vita, ultimamente sempre più confusa.
Confusione, che qualche giorno prima mi aveva fatto tentare di porre fine alla mia esistenza.
Dovevo fare la mia scelta: dovevo decidere se continuare a indossare la maschera e svolgere il mio lavoro di avvocato, o essere quel che sono e non quello che la gente e i miei famigliari volevano che fossi.
All'improvviso due occhi verdi come smeraldi e uno sguardo assente come il mio mi destarono, avvolgendomi come in un vortice.

Chi era quell'uomo?
Non l'avevo mai visto:
eppure potevo vantarmi di conoscere tutti, poiché abitavo in un piccolo paese.

Continuavo a fissarlo sperando non se ne accorgesse.
Mi bastarono pochi secondi per sentire in me il desiderio di fermarlo, di parlargli e addirittura di passare una vita con lui.

Non credevo esistesse il colpo di fulmine, ma quella sera evidentemente m'investì in pieno: forse era colpa della luna!
Infatti, mi è sempre piaciuto pensare che la luna rossa non sia dovuta solo a un fenomeno ottico durante le eclissi di luna, ma che siano gli Angeli a colorarla per invogliare i giovani ad amarsi.

Dovevo trovare una scusa per avvicinarlo, per tentare di far nascere un'amicizia: mi sarebbe bastata anche solo quella, dato che una storia d'amore mi sembrava poco probabile.
l'improvvisazione però, non è il mio forte: lo lasciai andar via, chi sa dove.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio, il pensiero andava sempre verso quell'uomo forestiero di gran fascino.

Trascorse una settimana da quell'incontro, da quell'infatuazione che ancora non passava.
Ero al bar a prendere un caffè con un’amica, Francesca.
Si parlava di come la vita fosse diventata frenetica, mi diceva di quanto fosse dura lavorare e portare avanti tre figli.
All'improvviso ecco nuovamente il forestiero.
Il cuore mi batteva talmente forte che temevo lo sentisse anche Francesca.
L'emozione quasi mi soffocava.
Non credevo ai miei occhi:
si stava avvicinando a noi.
Francesca lo salutò e subito dopo me l'ho presentò.
— Ti dispiace se si siede con noi? — Mi chiese sorridendo.
— Certo che no! — Dissi trattenendo tutta l'eccitazione che avevo dentro.
Fu così che scoprì chi fosse il forestiero.
Era Alberto, suo cugino, nato e vissuto a Milano, venuto a stare giù da noi per le vacanze.
Oltre al fascino, Il suo parlare confermava che fosse anche un uomo colto e ben istruito,
a cui piaceva scherzare: aveva la battuta pronta su ogni argomento.
Sicuramente non sarebbe stato difficile far nascere quell'amicizia da me tanto agognata.

Un anno dopo.

Io e Alberto eravamo diventati veri amici, come avevo previsto e desiderato.
Il caso volle si stabilisse nel mio stesso paese, poiché aveva vinto un concorso e ottenuto un impiego: lavorava allo sportello dell'ufficio postale.
Era il 2 settembre.
Di Alberto sapevo quasi tutto, poiché si era confidato su molte cose con me,
Mentre La scelta che avrei dovuto fare l’avevo abbandonata in un cassetto: stavo sacrificandomi per vivere tranquillamente in una società che non sempre accetta il diverso.
Da come mi guardava, si capiva che anche lui provava qualcosa per me.
C'era solo un dubbio a tormentarmi:
perché non si decideva a fare il primo passo?
Forse temeva che non la pensassi come lui, del resto non gli avevo mai mostrato il mio vero io, che avevo imprigionato in un'armatura d'acciaio.
Quella sera decisi di dire basta.
Volevo gettare quella maschera che da troppo tempo indossavo e che mi soffocava l'anima.
Finalmente anche grazie ad Alberto feci la mia scelta.
Non m'importava di niente e di nessuno, nemmeno della mia carriera che mettevo a rischio.
Avevo un appuntamento con lui in pizzeria e gli avrei parlato, non m'interessava di come la prendesse o almeno non volevo pensarci.

Il silenzio non ha mai fatto per me, ma quella sera per quasi l'intera serata non pronunciai parola.
A fine cena, gli dissi che volevo uscire per prendere una boccata d'aria fresca.
Era arrivato il momento della verità, ma non potevo parlargli lì: troppa folla a puntarci gli occhi addosso.
Ci sedemmo su un'altalena nel giardino del locale.
Il cielo era pieno di stelle e un timido vento caldo scuoteva le foglie degli alberi alle nostre spalle.
Gli presi la mano.
Iniziò a fissarmi.
Mi sentivo stringere la gola, temevo che dalla mia bocca non riuscisse a venir fuori neanche un filo di voce.
Invece ce la feci.
Cominciai a balbettare qualcosa.
—Fin dal primo giorno che t'incontrai, ho sentito nel mio cuore quanto fossi speciale, ho avvertito in te una sensibilità in altri mai trovata.
Insomma, fin dal primo momento che ti ho visto, ho capito di amarti e di voler passare una vita con te.
Ora se ho sbagliato, se non la pensi come me, puoi anche mandarmi via a calci; io però dovevo provarci, non potevo più vivere senza dirti la verità; del resto sei tu che mi hai insegnato ad aver coraggio —.
Alberto strinse la mia mano più forte e sussurrò —.
—Anch'io provo per te gli stessi tuoi sentimenti.
Giorgio non m'importa di quello che penserà la gente; noi da oggi saremo una sola cosa —.
Tirai un profondo respiro di sollievo.
La luna era rossa come la prima volta che lo incontrai.
Avevo avuto sempre ragione, non era un fenomeno astronomico, almeno per quella sera; gli angeli l'avevano colorata per noi, per invitarci ad avere coraggio e a essere pronti a superare qualsiasi difficoltà si fosse presentata davanti a noi.

Oggi.
Vivo sereno con Alberto.
grazie a quell'uomo forestiero, finalmente posso dire di essere me stesso, guardo la gente a testa alta e non m'importa di chi, quando c'incontra per la strada storce il naso giudicando.
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Lodovico »

Dal primo di agosto avrei intenzione di preparare l'ebook di gara 38, se c'è ancora qualcuno che deve modificare il suo racconto lo posti qui entro fine mese. :smt024 :smt006

Grazie.

P.S. Se ci sono problemi comunicatemelo.
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

E' online l'ebook di Gara 38!

https://www.braviautori.it/ebooks

Usate questa sezione per commentarlo.
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Re: Gara 38 - commenti, pensieri e votazioni

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Evvai!
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Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.

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