Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
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Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
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Re: Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
Sul sito dell'editore non mi pare di poter accedere a un'anteprima del libro, cosa questa che per me è fondamentale per valutare un libro e il suo eventuale acquisto.
Se l'editore è d'accordo, e se ovviamente vuoi tu ehehe, puoi allegare qui le prime 10-15 pagine, in un unico pdf, così sono sicuro convincerai molti di quelli che ancora non sanno come scrivi (e il loro è un più che legittimo dubbio).
In ogni caso, complimenti!
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Re: Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
Era all’incirca mezzogiorno quando il camion si fermò in uno spiazzo. Lui ancora dormiva steso nel fieno, riparato dal sole da un telone, quando sentì qualcuno tirarlo per un piede.
– Ehi, sveglia! Certo che ne avevi di sonno arretrato, eh!
Cercando di vincere la stanchezza che lo spingeva giù, alzò la testa, sforzandosi di abituare gli occhi alla luce del giorno.
– Dove siamo?
– A Sorrivoli, – rispose il camionista. – Io scarico il fieno qui vicino, poi torno indietro. Se vuoi proseguire per casa tua il resto del viaggio lo devi fare a piedi.
La prospettiva di farsi dei chilometri a piedi attraverso le colline romagnole per tornare a casa non era delle più felici, ma d’altronde non c’erano alternative. Saltato giù dal camion si incamminò per la strada principale del paese in cerca di qualcosa da mangiare.
In lontananza vide l’insegna dell’osteria, un edificio bianco poco fuori del centro del paese, senza altre case intorno, e si ricordò di Teresa. Teresa era stata la prima ragazza di cui si era innamorato, addirittura fin da quando giocavano insieme da bambini, ma la famiglia di lei non lo vedeva di buon occhio. Tutti quanti dicevano che era una testa calda, e forse non avevano tutti i torti. Così la convinsero a sposare Faustino, una brava persona, per quanto ne sapeva, un tipo che non si metteva nei guai e che, pur non essendo ricco sfondato, non era uno spiantato come lui: viveva bene gestendo la sua osteria a Sorrivoli. Lui non l’aveva presa bene: da allora aveva fatto di tutto per non incontrarla più. Ma ora, con la fame che mordeva, non era il momento per prove d’orgoglio. Affrettò la camminata e si diresse verso l’osteria.
Arrivato alla porta ebbe un attimo di esitazione. Per una frazione di secondo ebbe la tentazione di voltarsi e riprendere il cammino per la strada principale, ma la ricacciò indietro ed entrò. E subito la vide. Stava dietro il bancone, con gli occhi bassi perché intenta ad asciugare una caraffa con un panno. Non era cambiata, era sempre bellissima. Anzi, forse era ancora più bella di come se la ricordava. Il cuore cominciò a battergli più velocemente nel petto e si sentì uno stupido. Si era ripromesso di innalzare un muro ideale che tenesse fuori addirittura il suo ricordo e poi, alla prima occasione, si faceva fregare dai sentimentalismi. Scacciò ogni pensiero di tenerezza dalla mente, o almeno ci provò, e schiarendo la voce disse: – Teresa?...
Lei alzò gli occhi, i suoi magnifici occhi neri, e uno splendido sorriso le illuminò il volto: – Teodoro! Sei tu!
Sentirsi chiamare così lo riportò indietro di anni. Solo lei lo chiamava così. Certo, quello era il suo nome, ma tutti, anche in famiglia, sin da bambino lo avevano sempre chiamato Durìn, perché aveva la testa dura, dicevano. Quel nome, pronunciato da qualsiasi altro, lo avrebbe percepito come un qualcosa di alieno da sé, ma detto da lei, dalla sua voce dolce e sottile, lo sentiva stranamente appropriato.
Teresa uscì da dietro il bancone e gli corse incontro: – Da quanto tempo non ti vedevo!
– Eh, sì, – rispose Durìn cercando di ostentare freddezza, – negli ultimi tempi ho avuto un po’ di affari da sbrigare…
– Ah! Che affari?
– Beh, tipo una guerra…
Lei fece una faccia perplessa, come era solita fare in passato quando non capiva se Durìn stesse scherzando oppure no.
–Senti, Teresa, – disse Durìn facendosi improvvisamente serio, – arrivo subito al punto: sono di ritorno dal fronte e mi mancano ancora chilometri prima di poter arrivare a casa. Non so da quanti giorni non faccio un pasto decente, ma al momento non ho con me soldi per poter pagare. Mi chiedevo se tu potessi procurarmi qualcosa da mangiare e da bere facendomi credito. Ti prometto che una volta arrivato a casa farò in modo di farti avere i soldi…
– Sì, le conosco le tue promesse, – sorrise Teresa, – comunque non ti preoccupare, vado a prepararti qualcosa! Tu intanto siediti!
Durìn, ancora stanco nonostante le ore di sonno sul camion, non si fece ripetere l’invito due volte: afferrò una sedia e si sedette a un tavolo mentre Teresa scompariva nel retro dell’osteria. Nell’attesa cominciò a tamburellare nervosamente con le dita sul tavolo. Rivederla aveva avuto su di lui un effetto inaspettato: tutto il rancore che provava per lei era sparito di colpo e sentiva una gran leggerezza nel cuore. Tuttavia non poteva fare a meno di provare un grande imbarazzo per quella situazione. I suoi pensieri si spezzarono quando la rivide apparire tenendo fra le mani un piatto di minestra calda.
– Spero ti piaccia, – gli disse sorridendo mentre glielo porgeva.
Solo in quel momento, quando si avvicinò, Durìn si rese conto che dietro il grande grembiule bianco indossava un abito nero. Forse era solo un caso, si disse, ma la sua linguaccia non poté fare a meno di chiedere: – Scusa se sono indiscreto, ma per caso hai avuto un lutto di recente?
Lei si bloccò per una frazione di secondo in cui anche il suo abituale sorriso le scomparve dalla bocca, poi, sforzandosi di mascherare un dolore comunque evidente , disse: – Beh, ecco, sì… Anche se non è stato proprio di recente… Però immagino che tu non l’abbia saputo, se eri in guerra…
– Saputo cosa?
– Sono vedova. – Le parole sembravano uscirle a fatica. – Faustino è morto da quasi un anno.
Durìn pensò a quante volte aveva desiderato la morte dell’uomo che gliel’aveva portata via. A come aveva sempre immaginato di poter reagire alla notizia che aveva appena ricevuto. Cioè con un’esplosione di gioia. Ora invece tutto ciò che provava era una sincera pena per il dolore che vedeva nel volto di Teresa, e ribrezzo per sé stesso per essere stato capace di pensare una cosa tanto meschina. Avrebbe voluto trovare le parole per consolarla, ma in mente gli venivano solo banali frasi di circostanza, per cui preferì starsene zitto.
Lei stava per aggiungere qualcos’altro, quando due camice nere, con tanto di fez in testa e manganelli alla cintola, entrarono nell’osteria.
– Buongiorno Teresa, ci porti due bei bicchieri di vino?
– Subito, – disse lei, spostandosi verso il bancone.
– Tutto bene?, – disse uno dei fascisti notando la sua espressione triste e gli occhi bassi.
– Sì, sì, perché?
– Mah, hai una faccia strana…
Poi l’attenzione del fascista si spostò verso Durìn, ancora seduto al suo tavolo, che aveva appena iniziato a mangiare la minestra.
– Un forestiero, eh?
Durìn continuò a mangiare la sua minestra senza rivolgere lo sguardo al suo interlocutore.
– Non si vedono spesso dei forestieri in questo paesino: voi per quale motivo siete qui?
– Turismo.
– Volete fare lo spiritoso, eh?! Beh, a noi la gente che ha tanta voglia di scherzare non piace troppo.
– Lo immaginavo, visto che siete vestiti da beccamorti.
Il fascista diventò subito paonazzo in volto: – Attento, coglione, che ti faccio sputare tutti denti!
– Ah, siamo passati a darci del tu, adesso! Bene, mi piacciono le persone amichevoli che entrano presto in confidenza!
– Fammi vedere se hai la tessera del partito. Scommetto di no. Scommetto che sei uno sporco rosso!
Durìn avvicinò le dita della mano alla tasca della camicia lisa e impolverata, come per prendere qualcosa, poi si bloccò con un sorrisetto sul volto: – Ops!... Devo averla lasciata nel vestito buono!
Il fascista si voltò verso l’altro che era sempre rimasto in silenzio: – Visto che questo qui vuol fare il commediante vorrà dire che gli dovremo insegnare noi a fare la persona seria.
– Hai bisogno del suo aiuto? Dì un po’, anche quando vai al bagno hai bisogno che lui ti regga l’uccello?
– Un pezzente come te posso schiacciarlo quando voglio, senza l’aiuto di nessuno, – fece il fascista, piccato nell’orgoglio.
Durìn allargò le braccia: – Vediamo!
Il fascista si avvicinò al suo tavolo con aria minacciosa.
– Per ora non sono impressionato, – disse con sufficienza Durìn, ma intanto fece scivolare lentamente la mano destra lungo i pantaloni, fino all’altezza del calzino.
La camicia nera si sfilò il manganello dalla cintola e lo alzò per colpire, ma con un fulmineo movimento Durìn afferrò un coltello che teneva nel calzino e lo puntò ai genitali dell’uomo.
– Prova a colpirmi col manganello e ti faccio fare la fine del cappone!
Lo spavento per come stava degenerando quella situazione fece sfuggire a Teresa dalle mani una brocca di vino, che si frantumò in mille pezzi sul pavimento, inondandolo di un mare rosso.
Per alcuni secondi tutti rimasero in silenzio e immobili, come se il tempo si fosse fermato. Poi il fascista che era rimasto più indietro disse: – Cosa facciamo?
– Niente, – rispose l’altro, cercando di simulare una calma apparente nonostante la lama puntata contro i suoi testicoli. – Non facciamo niente. Ora noi usciamo e avvisiamo il capo di ciò che è successo. Ci dirà lui come regolarci con questo forestiero.
Detto questo, il fascista cominciò a indietreggiare, sempre tenendo gli occhi fissi su Durìn e sul suo coltello, subito imitato dall’altra camicia nera. Non appena usciti dalla porta dell’osteria aumentarono il passo, per la fretta di trovare qualcuno che desse loro man forte.
– Che hai combinato!, – gridò Teresa.
Durìn guardò verso di lei: – Chi andranno a chiamare ora?
– Amedeo Lamberti. E’ il segretario politico del Fascio di Combattimento della zona, abita in quella grande casa laggiù – rispose la donna indicando attraverso la finestra.
Durìn si alzò dalla sedia e guardò nella direzione indicata da Teresa. Una lussuosa villa spiccava tra le misere case da contadini del paese.
– Di sicuro non deve essere uno che soffre la fame.
– Avere una buona posizione sociale non è una colpa.
– Forse, ma è per colpa di gente come lui che i poveracci come me sono costretti ad andare in guerra.
Lei sospirò. – Ma è possibile che in tutta la tua vita non riesce mai a esserci un momento in cui non ti metti contro qualcuno? Non sarebbe molto più bello stare in pace con tutti?
– Teresa, non sei cambiata in questi anni. Tu sei ancora convinta che sia bello non odiare nessuno, ma se vuoi amare tutti allo stesso modo, questo è peggio che impossibile, è sbagliato, specie quando si tratta di certe cornacchie nere!
– Sì, hai ragione, io in questo non sono cambiata. Tu invece mi sembri cambiato, e molto. Adesso nei calzini nascondi un coltello. Prima al massimo ci nascondevi le carte.
– Se non si può barare con gli amici, allora non val più la pena di giocare a carte.
– Non cercare di deviare il discorso! Ora devi andare via subito. Verranno a cercarti e io non voglio guai, non voglio essere coinvolta. Vai subito via, prima che arrivino! Se mi chiederanno di te dirò che non ti conosco.
– Va bene, non voglio crearti problemi con la mia presenza.
Durìn si avviò verso la porta dell’osteria. Mentre stava per uscire si voltò per incrociare ancora lo sguardo della donna, per vederla un’ultima volta. Ma lei si era già chinata a pulire il pavimento su cui si era versato il vino e a raccogliere i cocci della brocca infranta. Forse era giusto così, che cosa pretendeva? L’aveva rivista per la prima volta dopo anni e aveva quasi scatenato una rissa nella sua osteria. Era già tanto che non l’avesse cacciato a calci. Accennò un saluto, ma Teresa non si distolse dalle sue faccende. Forse non lo aveva sentito. O forse era giustamente arrabbiata con lui e non voleva rispondere. Durìn preferì non scoprire quale delle due ipotesi fosse vera ed uscì senza rinnovare il saluto. Arrivato in strada si incamminò a passo veloce per uscire in fretta dal paese. Aveva già provato in passato manganellate ed olio di ricino, ed era un’esperienza che non voleva ripetere.
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Re: Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
ed alcune recensioni di "Nero Romagnolo":
http://enricoteodorani.blogspot.it/2014 ... -nero.html
http://enricoteodorani.blogspot.it/2014 ... -nero.html
http://www.velutlunapress.com/site/?p=1234
http://vittoriodelponte.blogspot.it/201 ... nrico.html
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Re: Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
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Re: Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
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Re: Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
Se si legge il romanzo fino alla fine, la copertina ha anche un senso collegato all'epilogo della storia.Massimo Baglione ha scritto:Semplice ed efficace!
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Re: Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
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Re: Nero Romagnolo (romanzo breve di Enrico Teodorani)
Il link de mio messaggio precedente non funziona più; mando il link corretto: https://www.bombagiu.it/lhardboiled-rom ... teodorani/Enrico Teodorani ha scritto: ↑13/12/2020, 15:54 Un articolo dove si cita "Nero romagnolo": https://www.bombagiu.it/hardboiled-roma ... teodorani/
La Gara 37 - Il trinomio Fantastico
A cura di Mastronxo e Ser Stefano.
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La Gara 59 - Siamo come ci vedono o come ci vediamo noi?
A cura di Alberto Tivoli.
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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A Quattro mani
antologia di opere scritte a più mani
Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.
Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, Stefania Fiorin, Anna Rita Foschini, Ida Dainese, Alberto Tivoli, Marina Paolucci, Maria Rosaria Spirito, Marina Den Lille Havfrue, Cristina Giuntini, David Bergamaschi, Giuseppe Gallato, Maria Elena Lorefice.
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BReVI AUTORI - volume 2
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Daniele Missiroli, Fausto Scatoli, Angela Di Salvo, Francesco Gallina, Thomas M. Pitt, Milena Contini, Massimo Tivoli, Franca Scapellato, Vittorio Del Ponte, Enrico Teodorani, Umberto Pasqui, Selene Barblan, Antonella Jacoli, Renzo Maltoni, Giuseppe Gallato, Mirta D, Fabio Maltese, Francesca Paolucci, Marco Bertoli, Maria Rosaria Del Ciello, Alberto Tivoli, Debora Aprile, Giorgio Leone, Luca Valmont, Letteria Tomasello, Alberto Marcolli, Annamaria Vernuccio, Juri Zanin, Linda Fantoni, Federico Casadei, Giovanna Evangelista, Maria Elena Lorefice, Alessandro Faustini, Marilina Daniele, Francesco Zanni Bertelli, Annarita Petrino, Roberto Paradiso, Alessandro Dalla Lana, Laura Traverso, Antonio Mattera, Iunio Marcello Clementi, Federick Nowir, Sandra Ludovici.
Vedi ANTEPRIMA (177,17 KB scaricato 163 volte).
Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
Vedi ANTEPRIMA (357,78 KB scaricato 104 volte).