Per l’eternità
Per l’eternità
La strada prosegue passando tra alte rocce, il bosco si fa più fitto. Manca poco, ormai, e arriverò nel mio posto speciale. Dopo una breve salita irta, il sentiero si apre su una gola allargata i cui pochi alberi lasciano spaziare lo sguardo fin dove le cime dei due versanti s’incontrano. Lì, il ghiacciaio si sdraia come un gigante addormentato, lasciando, ogni tanto, cadere un braccio lungo il pendio. M’incanto a guardare i suoi colori che vanno dal bianco immacolato a un azzurro che nemmeno il cielo più terso. L’aria è ferma, il momento magico. Mi sembra di essere in una cartolina e mi aspetto di vedere qualche animale da un momento all’altro. Sono l’unico essere umano a lasciare impronte in questo scenario da fiaba.
“Bzzz...non....prob...che....devo reset....”. Apro gli occhi e, per un attimo, non capisco. Affondo le mani nella soffice neve e ricordo. Devo essermi addormentata, mi è sempre piaciuto dormire sulla neve. Che strano sogno, con quelle voci gracchianti come di disturbo radio. Mi alzo, è ora di andare, sorrido ancora mentre guardo alcune farfalle colorate che risaltano sullo sfondo. Ripenso a ciò che ho detto. Farfalle? Sbatto gli occhi più volte. Sono proprio farfalle. Farfalle a Gennaio sulla neve? Ma sei fuori?! Tra l’altro si sta facendo buio, penso alzando gli occhi al cielo. E mi blocco. Al centro del cielo bianco, sono comparsi dei quadrati neri. “Prima...se...attenz...è un bug...resettare”. Ma sto ancora sognando? I quadrati neri aumentano. Ora ho davvero paura. Non capisco cosa stia succedendo, ma mi metto a correre a perdifiato, giù per il pendio! È la fine del mondo! Ma dove diavolo vado, se è la fine del mondo?! Fa niente, chissenefrega! Mi giro a guardare. Il nero è aumentato, ha inglobato tutto il paesaggio, è in aumento, io corro, ma lui mi raggiunge. È qui! Scivolo sulla neve, mentre il nero mi prende.
“Bug rimosso. Reset in corso. Procedere con deframmentazione. Controllare valori fisiologici”. La voce meccanica del robot incaricato di vegliare sull’umano U_2945.8799 ripete i passaggi del protocollo, senza farsi domande. Non prova nulla, mentre guarda la capsula in cui l’umano femmina è chiusa dormiente a vivere sogni indotti, prodotti tramite ricordi registrati chissà quando da chissà, in un tempo in cui gli umani mangiavano cibo, camminavano e parlavano tra loro. Da quando le risorse terrestri si erano esaurite e le malattie avevano iniziato a essere decisamente mortali, gli umani, uno dopo l’altro, erano stati incapsulati, fino a rimanere solo quelli che istruirono i robot. Era l’unico modo per sopravvivere. Ovviamente, correnti di pensiero libero rimarcarono la perdita della qualità della vita. Da qui, il ricorso ai sogni indotti, ricordi di un tempo che non esisteva più, di cose chiamate alberi, di persone che si potevano toccare. Ma la fantasia dei robot non è mai stata sufficiente. Così, non hanno potuto far altro, e continuano a fare, copie dopo copie di quei preziosi file. Ma, dopo ogni copia, il file si riduce e si altera, proprio come il DNA. Era già capitato che qualche umano si svegliasse dentro la capsula e tentasse di suicidarsi. Nessun problema. Basta resettare, deframmentare il cervello, controllare i valori fisiologici e far ripartire il sogno d’accapo. Da 15 anni l’umana U_2945.8799 sognava la stessa cosa a ripetizione. I robot fanno l’ultimo controllo, i valori sono a posto, l’umana può continuare a sognare le montagne per altri 15 anni. Poi cambieranno il sogno e così via, fino all’eternità.
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Re: Per l’eternità
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però mi permetto di dire che non mi pare espressa nel migliore dei modi.
qualche riga in più non avrebbe guastato, così come alcune spiegazioni.
non è che non si comprenda, anzi, però sarebbe stata più scorrevole, a mio parere.
ci sono delle ripetizioni da sistemare, mentre la stesura mi pare buona.
peccato che le descrizioni non arrivino.
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Re: Per l’eternità
Grazie!
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Grazie mille del consiglio!Lucia De Falco ha scritto: ↑28/12/2020, 19:37 Questo testo si può dividere in tre parti. La prima parte, descrittiva, ambientata in montagna, tra paesaggi innevati, ricordi d'infanzia e riflessioni sull'uomo moderno, è quella che preferisco. La seconda parte non è ben chiara, perchè è avvolta dalle sfumature tipiche di un incubo. Si passa, poi, alla terza parte, con un brusco cambiamento di tono, dal carattere fantascientifico. Il racconto è apprezzabile, perchè la parte descrittiva è ben scritta e il finale sembra presagire un futuro non molto lontano da ciò che potrebbe accadere. Forse manca quel "qualcosa" per armonizzare le tre parti, perchè sembrano avere tre stili molto diversi.
Re: Commento
La ringrazio molto della sua critica costruttiva. E' la mia prima esperienza in un blog di questo tipo e sono contenta che stia avendo proprio il senso che cercavoFausto Scatoli ha scritto: ↑28/12/2020, 20:47 allora, l'idea è splendida e su questo non ci piove.
però mi permetto di dire che non mi pare espressa nel migliore dei modi.
qualche riga in più non avrebbe guastato, così come alcune spiegazioni.
non è che non si comprenda, anzi, però sarebbe stata più scorrevole, a mio parere.
ci sono delle ripetizioni da sistemare, mentre la stesura mi pare buona.
peccato che le descrizioni non arrivino.
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Nella stesura, forse a causa della brevità, noto un certo squilibrio fra la parte iniziale, più interessante, quasi poetica, e quella finale, un po’ troppo documentario, asettica, anche se, parlando di robot…
Dopo aver letto il racconto quel “io vivo” assume un altro significato, quasi sarcastico.
Qualche volta la punteggiatura non mi convince e nel finale l’alternanza dei tempi verbali mi stona un po’, invece le immagini, soprattutto nella prima parte, sono belle.
A rileggerti.
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Re: Commento
Quando ho letto il racconto tuo e di Selene, ho pensato 'Wow! Questi sanno scrivere!' Quindi, leggere i vostri commenti, sono sincera, mi ha un po' emozionata. Grazie dei consigli che, oltre a essere utili, sono piuttosto chiari da comprendere e seguire. A presto, non vedo l'ora di migliorare! P.S. non stupirti se il messaggio per Selene sarà identicoRoberto Bonfanti ha scritto: ↑01/01/2021, 13:07 L’idea, pur non nuovissima (Matrix) è intrigante.
Nella stesura, forse a causa della brevità, noto un certo squilibrio fra la parte iniziale, più interessante, quasi poetica, e quella finale, un po’ troppo documentario, asettica, anche se, parlando di robot…
Dopo aver letto il racconto quel “io vivo” assume un altro significato, quasi sarcastico.
Qualche volta la punteggiatura non mi convince e nel finale l’alternanza dei tempi verbali mi stona un po’, invece le immagini, soprattutto nella prima parte, sono belle.
A rileggerti.
Re: Commento
Ho letto il racconto tuo e di Roberto di seguito e ho sinceramente pensato 'Wow! Questi sanno scrivere!' Poi ho letto anche i vostri commenti assieme e, davvero, mi sono un po' emozionata. Grazie dei consigli che, oltre a essere utili, sono chiari e diretti. Spero che vorrai leggere altri miei racconti. A presto!Selene Barblan ha scritto: ↑01/01/2021, 17:22 Mi auguro vivamente di schiattare prima che uno scenario simile si verifichi... detto questo trovo la seconda parte non proprio innovativa ma comunque ben descritta. Nella prima parte mi piace come descrivi la natura, in particolare il ghiacciaio paragonato ad un gigante. Questa frase "Lasciaci quietare qui, noi gente che sta bene per davvero." secondo me andrebbe riformulata. Globalmente trovo sia una lettura godibile.
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Re: Per l’eternità
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collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Angela Catalini, Mirta D, Umberto Pasqui, Verdiana Maggiorelli, Francesco Gallina, Francesca Santucci, Sandra Ludovici, Antonio Mattera, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Laura Traverso, Romina Bramanti, Alberto Tivoli, Fausto Scatoli, Cinzia Iacono, Marilina Daniele, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, Isabella Galeotti, Arcangelo Galante, Massimo Tivoli, Giuseppe Patti, SmilingRedSkeleton, Alessio Del Debbio, Marco Bertoli, Simone Volponi, Tiziano Legati, Francesco Foddis, Maurizio Donazzon, Giovanni Teresi, Sandro Pellerito, Ilaria Motta.
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Kriminal.e
Kriminal.e è una raccolta di testi gialli "evoluti", che contengono cioè elementi tecnologici legati all'elettronica moderna.
Copertina di Diego Capani.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Tullio Aragona, Nunzio Campanelli, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Emanuele Finardi, Concita Imperatrice, Angelo Manarola, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Antonella Pighin, Alessandro Renna, Enrico Teodorani.
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I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 65 - Viaggi, amici, bagagli
A cura di Ida Dainese.
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La Gara 69 - Le parole che non ti ho mai detto
A cura di Lorenzo Iero.
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