E la chiamano estate...
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E la chiamano estate...
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Per la sintassi ti segnalo solo: A tredici anni infatti, la maledizione delle donne della sua famiglia materna, aveva iniziato il suo lavoro con lei. Fino ad ora, gli sguardi della gente erano stati di discredito, di riprovazione, di ripulsa persino.
Separi il soggetto, la maledizione, dal predicato, aveva iniziato, ed è un errore. Dopo quel Fino ad ora lo vedrei più corretto con un Fino ad allora, dato che poi adoperi un trapassato.
Ho notato anche un ponzare adoperato correttamente, predicato certo non frequente, e un anodino riferito ai pensieri. Bello.
Quanto alla forma, alla struttura, il discorso è più complicato, la voce narrante si rivolge al lettore in seconda persona, pensavo di aver solo io la prerogativa, e invece... Il punto di vista è quello della protagonista, mentre la voce narrante rimane nell'ombra, distante, quasi nascosta.
La lunga sequenza iniziale è descrittiva, il ritmo quindi lento, solo con quel 6 agosto 1965 decidi di iniziare a narrare e a farci sapere qualcosa, qualcosa che è avvenuto. Non un'analessi, ma un ricordo. E qui hai forse perso l'occasione per spiegare, per far sapere al lettore in modo meno sibillino. Il titolo è evocativo, e rimanda all'immortale titolo del brano di Bruno Martino, ma rimane sospeso, non si aggancia al racconto, non dice poi nulla al lettore. Evocativi come anche il Gassman e Trintignant del Sorpasso, le spiagge non meglio localizzate del 1965.
Ma il lettore, anzi il lettore che sono io, si domanda della necessità di quel rimando al 6 agosto 1945 e alla madre morta e al suo essere contro la guerra, senza spiegare ulteriormente, dando il là a un'analessi esplicativa. Solo un'evocazione, fine a se stessa? Come l'essere Heiko una mezza orientale, si desume dalla lettura. Qual è il fine? A proposito, ma perché proprio Heiko, che è un prenome maschile tedesco, l'abbreviazione del tedesco Heinrich, un po' come il nostro Francesco e Franco?
Anche il luogo, lo scrivi tu stesso nel tuo incipit, sembra una location, non un luogo vero, e infatti non lo precisi ulteriormente come fosse un'astrazione rammemorante.
Alla fine la sequenza dialogica segna l'incontro scontro tra Heiko e il ragazzo dall'accento meridionale. Ma il contrasto tra i due è poco accentuato, non si capisce in cosa Heiko sia diversa dagli altri, se non, per forza di cose, nelle fattezze fisiche. Quale sia insomma la peculiarità di Heiko tale da farla sentire diversa rispetto agli altri. E dal racconto non si evince alcun altra diversità, se non quella geografica unita a una certa asperità del carattere. Appunto, una contrapposizione debole, a mio avviso, che indebolisce il discorso narrativo.
Un racconto insomma capace di evocare moltissimo, promettere molto, restituire, ahimè, poco.
La scrittura è matura, generosa, a tratti bella, segno che chi scrive non è certo un foglio bianco come pretende l'epigrafe.
Credo che tu abbia molti altri racconti da mostrare, e di sicuro hai iniziato solo a scaldarti o a sondare il terreno.
A rileggerti
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Re: E la chiamano estate...
Per quel che riguarda la descrizione iniziale, devo confessarlo: mi divertito l'idea di un personaggio, non certo di buonumore, perché sinceramente inorridita da ciò che è accaduto venti anni prima, che senta una certa affinità più con "il sorpasso", piuttosto che con i filmetti in voga in quegli anni, sai appunto quelli con i cantanti, li ho visti in tv all'inizio degli anni '80, e , lo confesso di nuovo, in una sorta di immedesimazione, ho dato al personaggio la mia idea: cioè che di buono ci fossero solo le "spalle" comiche, soprattutto Franco e Ciccio e Nino Taranto - Heiko non lo dice apertamente, ma la pensa così, del resto basti pensare a quale sono i suoi gusti musicali, Bob Dylan e i Rolling Stones, e cinematografici, "la trilogia del dollaro" di Sergio Leone, ovviamente non solo quello, ma anche quello.
Riguardo al titolo, certo il riferimento è alla canzone, ma soprattutto in quanto mi sembra evidenzi simbolicamente cosa si rivela quella che dovrebbe essere l'estate della vita del personaggio, i suoi venti anni.
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commento E la chiamano estate...
Refuso – “che Heiko con era una delle normali” - - non
“materna, aveva iniziato” - - la virgola non ci vuole
“Quasi subito però si bloccò e alzò” -- non saprei, ma queste tre ò ravvicinate sarebbero da evitare.
“Fino ad ora, gli sguardi della gente” - - preferisco: “Finora gli sguardi della gente”
“ad una ragazza… Ovviamente non ad una ragazza” – meglio: a una ragazza… Ovviamente non a una ragazza”
“i suoi capelli bruni” e più avanti “i suoi capelli neri” - - neri o bruni?
La distribuzione dei “che” a mio parere sarebbe migliorabile. Qualche esempio:
““E adesso in che modo ne veniva fuori?” proposta - E adesso come ne veniva fuori?
“Sferrò un’occhiata al giovane moro che sembrava presa da uno di quei film di Sergio Leone con quell’americano biondo che lei vedeva al cinema d’essai…” -- Proposta - - Sferrò un’occhiata al giovane moro che sembrava rubata da uno di quei film di Sergio Leone con quell’americano biondo, visti al cinema d’essai…
“Si voltò rapida come una volpe che pensa al da farsi.” Proposta - - Si voltò rapida. Come una volpe pensava al da farsi.
Considerazione.
Non vorrei non aver ben capito ma Heiko è nata in Italia? E la mamma è italiana? La mamma è uccisa da chi? Chi era il padre e dov’è? Morto anche lui?
La storia è una di quelle da me preferite. Mi ricorda quel libro di Simona Vinci "Dei bambini non si sa niente", trovato su una bancarella un mese fa.
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Qualche dettaglio in più sul personaggio e sul luogo, forse, ci stava, ma anche così il racconto è venuto bene comunque.
Voto 4.
Ciao e alla prossima !
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Re: E la chiamano estate...
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Re: COMMENTO
Grazie per il commento! Spero di leggere presto qualcosa di tuo...Roberto Di Lauro ha scritto: ↑20/05/2023, 17:12 Bel racconto. Nello spazio di poco tempo, hai narrato una mattinata sulla spiaggia di una giovane nippo-italiana nei nostri anni '60.
Qualche dettaglio in più sul personaggio e sul luogo, forse, ci stava, ma anche così il racconto è venuto bene comunque.
Voto 4.
Ciao e alla prossima !
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Re: E la chiamano estate...
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Re: E la chiamano estate...
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Re: E la chiamano estate...
La Gara 63 - Treni e stazioni
A cura di Ida Dainese.
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La Gara 11 - Parole in padella
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
Copertina di Pierluigi Sferrella.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Alessandro Carnier, Romano Lenzi, Francesca Paolucci, Pasquale Aversano, Luisa Catapano, Massimo Melis, Alessandro Zanacchi, Furio Bomben, Pierluigi Sferrella, Enrico Teodorani, Laura Traverso, F. T. Leo, Cristina Giuntini, Gabriele Laghi e Mara Bomben.
Le radici del Terrore
Antologia di opere ispirate agli scritti e all'universo lovecraftiano
Questa antologia nasce dalla sinergia tra le associazioni culturali BraviAutori ed Electric Sheep Comics con lo scopo di rendere omaggio alle opere e all'universo immaginifico di Howard Phillips Lovecraft. Le ventitrì opere selezionate hanno come riferimento la narrativa "lovecraftiana" incentrata sui racconti del ciclo di Cthulhu, già fonte di ispirazione non solo per scrittori affermati come Stephen King, ma anche in produzioni cinematografiche, musicali e fumettistiche. Il motivo di tanto successo è da ricercare in quell'universo incredibile e "indicibile", fatto di personaggi e creature che trascendono il Tempo e sono una rappresentazione dell'Essere umano e delle paure che lo circondano: l'ignoto e l'infinito, entrambi letti come metafore dell'inconscio.
A cura di Massimo Baglione e Roberto Napolitano.
Copertina di Gino Andrea Carosini.
Contiene opere di: Silvano Calligari, Enrico Teodorani, Rona, Lellinux, Marcello Colombo, Sonja Radaelli, Pasquale Aversano, Adrio the boss, Benedetta Melandri, Roberta Lilliu, Umberto Pasqui, Eliseo Palumbo, Carmine Cantile, Andrea Casella, Elena Giannottu, Andrea Teodorani, Sandra Ludovici, Eva Bassa, Angela Catalini, Francesca Di Silvio, Anna Rita Foschini, Antonella Cavallo, Arianna Restelli.
Special guests: gli illustratori americani e spagnolo Harry O. Morris, Joe Vigil and Enrique Badìa Romero.
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