La pozzanghera magica
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La pozzanghera magica
Era davvero solo al mondo, perché, da quando aveva memoria, aveva sempre vissuto in un orfanotrofio; gli avevano poi detto che i suoi genitori erano scomparsi in un incidente.
Non aveva fratelli, non aveva sorelle, non aveva nessuno.
Viveva in quel grande e triste collegio, fatto di camerate tutte uguali, con letti tutti uguali, coperte tutte uguali.
Jimmy – questo era il suo nome - vestiva con indumenti che riceveva in dono dalle famiglie benestanti, abiti di seconda mano fuori moda, che ai loro figli non piacevano più.
Mai una carezza, mai una parola gentile, mai un sorriso speciale solo per lui. Quante volte in piena notte si era svegliato di soprassalto restando deluso, perché aveva sognato di avere una famiglia tutta sua, dove la mamma lo accoglieva con un sorriso al ritorno da scuola, con la tavola imbandita, la tovaglia a fiori e un raggio di sole che filtrava dalla finestra ad illuminare la cucina, mentre il papà, che leggeva il giornale in poltrona, toglieva gli occhiali per chiedergli con dolcezza:
- Com’è andata oggi? -. Chiaramente erano genitori immaginari, non erano i suoi veri genitori, non li ricordava più, non li aveva mai ricordati…
Un giorno, durante una lezione di storia, all’improvviso, scoppiò un violento temporale. Dopo un po’, uscì l’arcobaleno: tutti si erano alzati per guardarlo meravigliati, tranne Jimmy, che continuava a stare seduto nel suo banco con aria indifferente.
Dopo un po’ era suonata la campanella, che segnava la fine delle lezioni. I ragazzi erano usciti fuori correndo, ansiosi di continuare a guardare l’arcobaleno e di poter scattare delle foto con i loro cellulari all’ultima moda. Jimmy, invece, si era avviato di mala voglia verso l’uscita della scuola e si era incamminato da solo, come ogni giorno, verso il Collegio. Gli altri ragazzi lo ignoravano: forse era troppo fuori moda con quei suoi vestiti di seconda mano, senza cellulare e occhiali da sole firmati. Era sempre taciturno e solitario.
Quel giorno camminava pensando tra sé e sé: - Non capisco cosa ci sia di così tanto speciale in un arcobaleno! -.
Proprio in quel momento un bambino gridò: - Lo sapete che alla fine di un arcobaleno si trova una pentola d’oro? –.
-Che sciocchezze! – borbottò Jimmy.
Continuando a camminare, Jimmy all’improvviso trovò davanti a sé una pozzanghera. Stava per oltrepassarla, quando vide il riflesso dell’arcobaleno nella pozzanghera e si fermò ad ammirarlo. – È davvero meraviglioso! – pensò Jimmy, ma si sporse un po’ troppo e…
Puff! All’improvviso si ritrovò in un mondo sconosciuto e incantevole: sembrava quasi un bosco incantato, con cespugli pieni di bacche e more. All’orizzonte splendeva l’arcobaleno. Da lontano scorreva un ruscello dall’acqua luminosa e tutt’intorno c’erano fiori dai petali color arcobaleno, sui quali si posavano farfalle fosforescenti. Tutt’intorno saltellavano coniglietti con dei cestini.
Uno di loro, con un fiocchetto rosa in testa, gli si avvicinò e gli parlò:
- E tu chi sei? -.
- Io mi chiamo Jimmy…- rispose il ragazzo con aria incredula.
- Ma tu chi sei? Come fai a parlare? Sei un coniglio! – disse Jimmy.
- Io mi chiamo Pinkie! Qui tutti i conigli parlano! - rispose la coniglietta.
- Seguimi! Ti farò conoscere il mio mondo! –esclamò Pinkie.
Boing! Boing! Boing! Si allontanò saltellando.
Jimmy la seguì sempre più incredulo.
La coniglietta si avventurò tra fiori, alberi e cespugli, salutando i suoi amici animaletti, che incontrava strada facendo.
Com’è possibile che tutti questi animali parlino? Forse sto sognando? Si chiese Jimmy.
- Mi puoi dare un pizzicotto? – domandò a Pinkie.
- Perché? – disse Pinkie.
Ma non fece in tempo a rispondere, perché il ragazzino restò a bocca aperta di fronte a uno spettacolo davvero incredibile…
Vide sull’arcobaleno dei puntini, che in realtà, avvicinandosi un po’ di più, erano degli animaletti, che, con straccio e secchio, con grande impegno, pulivano l’arcobaleno. - Perché stanno facendo questo? – domandò curioso Jimmy.
- Così diventerà più lucido e splendente! – disse una vocina.
- Chi ha parlato? – chiese il ragazzo.
- Io ho parlato – disse un pulcino così piccolo che non si vedeva, anche perchè lucidava l’arcobaleno da dietro i suoi raggi ed era coperto dalla sagoma di una carota.
- Non sapevo che ai pulcini piacessero le carote! – osservò ridendo Jimmy.
- Carota a chi?! – borbottò la carota.
- Io sono un coniglio, e questo è il mio travestimento da carota, perché oggi è la giornata internazionale delle verdure e tutti devono mangiarle o travestirsi da verdura! – esclamò il coniglio travestito da carota.
- Piacere! Io sono Pulino, perché pulisco sempre e lui è il mio amico e collaboratore Tino il pulcino. Siamo una squadra di pulizie fortissima! – esclamò fiero il coniglio.
A Jimmy iniziò a girare vorticosamente la testa e stava quasi per svenire, ma, in quel momento, passò Tilly la farfalla, che col suo battito d’ali sparse un po’ di zucchero a velo rosa, che, andando nelle narici di Jimmy, lo fece riprendere e anche fare un gran starnuto.
- Eccì! Eccì! – starnutì il ragazzo, facendo balzare in aria lontano dei simpatici moscerini, che passavano di lì e che, per festeggiare la giornata delle verdure, si stavano esercitando in un balletto delle verdure, che dovevano fare proprio quella sera.
- Uffa! Hai rovinato le nostre prove! – esclamò offeso il capo della scuola di danza dei moscerini.
Jimmy era un po’ intontito.
- Ma cos’hai? – domandò Tilly la farfalla.
- Siediti su questa roccia e mangia un po’ del mio zucchero a velo. Lo spargerò sui biscotti di pan di zenzero che ha preparato nonna farfalla per la festa di stasera – disse Tilly, porgendogli un biscotto.
Jimmy lo assaggiò dubbioso, ma, quando si sciolse in bocca, sentì un sapore che non aveva mai provato prima: tanta dolcezza, calore, una sensazione che non sapeva descrivere, il sapore di “casa”.
Molti animaletti del bosco gli si avvicinarono incuriositi.
- Vieni anche tu alla festa di stasera! – gridarono al nuovo ospite.
- Ti faremo noi un vestito da verdura! – dissero degli uccellini, che erano molto bravi a cucire.
- Ma perché siete così gentili con me? In fondo non mi conoscete! – osservò Jimmy.
- Un sogno! Dev’essere per forza un sogno! – continuava a ripetere tra sé e sé il ragazzo.
- Io mi vestirò da patata! – esclamò Pinkie.
- Tu da cosa vuoi vestirti? – chiese Tilly la farfalla.
Vedendo la faccia imbambolata di Jimmy, Tilly disse con aria decisa:
- Ho in mente io un vestito per te! Tu chiudi gli occhi! Sarà una sorpresa! Faremo tutto noi, con l’aiuto dei nostri amici uccellini! – gli disse e gli bendò gli occhi con un nastro rosa.
In men che non si dica, il vestito era pronto.
- Ora specchiati nel ruscello! – disse Tilly togliendogli la benda con delicatezza.
- Da cosa sono vestito? – domandò Jimmy con aria sempre più incredula.
- Ti piacciono i broccoletti? – chiesero gli uccellini.
- Non molto! – rispose con aria disgustata il ragazzo.
- Ci dispiace, ma è proprio il costume che abbiamo scelto per te. Comunque ormai è tardi per cambiare vestito: la festa sta per iniziare! – risposero gli uccellini.
- Ma è ancora giorno, di solito le feste sono di sera – osservò Jimmy.
- Ma da noi c’è sempre il sole, non viene mai la luna, comunque, anche se non si vede, ora è notte – spiegò Pinkie la coniglietta.
La festa cominciò, ma, ad un tratto, puff una signora precipitò dall’arcobaleno, come era successo a Jimmy.
-Ma dove sono? – disse la signora.
- Ciao! Io sono Pinkie e sei nel paese dell’arcobaleno –.
– Come? Un coniglio parlante?! – disse la donna.
- Ma come sei arrivata qui? –domandò Jimmy alla signora.
- Tornavo dalla spesa, quando, ad un tratto, mi sono fermata a guardare uno splendido arcobaleno riflesso in una pozzanghera. – rispose la donna.
- Proprio com’è successo a me! – disse il ragazzo.
- Che strano! Comunque mi chiamo Margaret – si presentò la signora.
- E io Jimmy – disse con un sorriso il ragazzo.
Poi aggiunse: - Sai, questo è un paese incantato, dove gli animali parlano e festeggiano. Oggi è la festa delle verdure e guarda come mi hanno conciato! -.
Margaret non credeva ai propri occhi: le sembrava di trovarsi in una fiaba.
- Ecco quel magnifico arcobaleno che avevo visto nella pozzanghera! – esclamò la donna.
- Ma qui è diverso, lo puliscono anche per farlo essere più brillante e non smette mai di splendere in nessun momento della giornata! – esclamò orgogliosa Tilly.
- Che graziosa farfalla! In questo paese sembrate tutti così carini e gentili – disse Margaret.
- Unisciti anche tu alla festa! Provvederemo noi al tuo vestito – le propose Pinkie e, mentre lo diceva, già uccellini iniziarono a ricoprire la donna di petali rossi per travestirla da pomodoro.
La festa fu molto bella e Margaret e Jimmy si divertirono molto e fecero amicizia.
Il giorno dopo si svegliarono ricoperti di rugiada, rannicchiati su un mucchio di morbidi petali di fiori variopinti.
Margaret e Jimmy chiacchierarono molto e, a un certo punto, Jimmy le disse: - Che strano che anche tu ti sia fermata a guardare la mia stessa pozzanghera! -.
La donna rispose: - Io vado spesso a fare la spesa vicino ad una scuola, perché mi piace guardare i bambini ed i ragazzini che escono felici -.
- È proprio la mia scuola! Anche i tuoi figli vanno lì? – chiese il ragazzo.
- No, purtroppo io non ho figli, anche se sono sposata da molti anni – rispose Margaret con aria triste.
Jimmy rimase un attimo in silenzio e poi disse: - I miei genitori sono scomparsi quando ero molto piccolo ed ora vivo nel collegio vicino alla scuola. - .
I due erano quasi sul punto di piangere, quando, all’improvviso, arrivò saltellando Pinkie, che, con voce squillante, disse: - Ehi ragazzi! Venite con me a fare colazione e poi vi mostro ancora un po’ il nostro mondo.
Margaret e Jimmy lo seguirono e passarono quel giorno e moti altri ancora a visitare gli incantevoli paesaggi e a conoscere le meravigliose creature del paese dell’arcobaleno: ruscelli, lucciole, gattitopi, unicorni e gattiunicorni. Fecero amicizia con elefanti, si fecero anche il bagno nel ruscello… Vissero tante avventure fantastiche!!!!!
I giorni passarono e si dimenticarono del tempo che scorreva veloce.
Un giorno, però, Margaret disse: - Penso che mio marito sia preoccupato per me, credo che dovrei tornare -.
Lo sguardo di Jimmy diventò triste e disse: - Io non ho proprio voglia di ritornare in quell’orribile collegio! -.
- Anche tu dovresti partire, saranno preoccupati. – gli consigliò Margaret con dolcezza.
Pinkie disse: - È vero, Jimmy. Tanto puoi tornare a trovarci quando vuoi. C’è un modo: venite con me! Vi mostro un passaggio segreto.
Il coniglietto li condusse fino ad una cascata: lì l’arcobaleno finiva nell’acqua con dei riflessi meravigliosi. Entrate nell’acqua, chiudete gli occhi e … vi ritroverete nel vostro mondo -.
- Un momento, voglio salutare i miei amici animaletti – disse il ragazzo.
Così fecero il giro del bosco per salutare tutti.
A un certo punto, Margaret prese Jimmy per mano e disse: - Andiamo, è arrivato il momento -.
I due diedero un ultimo abbraccio a Pinkie e attraversarono la cascata nel punto dove arrivava l’arcobaleno, chiusero gli occhi e si sentirono avvolti da una luce e oplà si ritrovarono nel loro mondo, proprio nel punto dove c’era la pozzanghera che li aveva spediti lì.
- La pozzanghera c’è ancora! - disse Jimmy stupefatto.
- Ha piovuto come quel giorno, oppure… - disse Margaret.
- Ehi Jimmy! Sei ancora imbambolato a guardare la pozzanghera? Sbrigati che al Collegio ti aspettano, vai a studiare, chè domani c’è l’interrogazione di storia! – lo canzonò un compagno.
Jimmy era a bocca aperta. – Incredibile! Il tempo si è fermato a quel giorno – osservò.
- Già! Deve essere così. Ora ti conviene andare, altrimenti veramente al Collegio si preoccuperanno per te – disse Margaret con tono triste.
- Vero. – disse il ragazzo con gli occhi fissi a terra. – Ora vado – disse fuggendo via, senza voltarsi indietro, con le lacrime che gli rigavano il volto.
Anche Margaret tornò a casa in lacrime e passò molti giorni senza sapere che senso avesse la sua vita.
Jimmy in Collegio non toccava cibo ed era più taciturno del solito…
Finché un giorno…
- Che temporale! – disse un compagno di classe di Jimmy, mentre l’insegnante di italiano stava spiegando e Jimmy, come al solito, era perso nei suoi pensieri.
- Non preoccuparti, Marc, perché, dopo ogni temporale, torna sempre il sereno. – lo rassicurò il professore.
Quando suonò la campanella, l’insegnante li salutò dicendo: - Avete visto? È spuntato l’arcobaleno! -.
Jimmy si girò di scatto verso la finestra e provò una strana emozione, mentre pensava: - Come quel giorno… -.
I ragazzi iniziarono a uscire di corsa da scuola.
Anche Jimmy si avviò lentamente verso il cancello.
Delle mamme aspettavano i più piccoli all’uscita.
Jimmy le guardò, ma, proprio in quel momento, un raggio di sole lo colpì in pieno viso. Il ragazzo abbassò lo sguardo e, quando lo rialzò, ebbe un colpo al cuore: Margaret era lì. Vicino a tutte le mamme, un po’ in disparte, lo aspettava emozionata con un grande sorriso.
Si guardarono un po’ incerti, poi lei allargò le braccia e lui le corse incontro, rifugiandosi tra le sue braccia.
Tutti e due iniziarono a piangere e a ridere di felicità.
- Sarai mio figlio? -, - Sarai mia madre? – si domandarono e si risposero nello stesso momento: - Sì -.
Poi, alzarono gli occhi verso il cielo e videro uno splendido arcobaleno, simbolo della loro felicità!
Lucia De Falco
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Non manca nulla, è scritta nel modo corretto per essere capita dai piccoli.
Rispetta aspettative, i tempi ed è tale da catturare l'attenzione di quel tipo di ascoltatore.
Mi piace particolarmente il modo in cui vengono descritte le scene, è il modo di fare dei piccini quando in un ambiente nuovo inseguono tutto apprezzandolo con entusiasmo, fin nei dettagli più nascosti. Dettagli che i grandi generalmente notano con meno facilità.
Il lieto fine è d'obbligo e da manuale.
Voto 4
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molto belle le descrizioni, a tutti i livelli.
di contro, segnalo qualche d e ufonica e alcune ripetizioni di troppo. certo, molte di queste sono volute, ma altre non credo.
segnalo anche che se il dialogo chiude la frase, il trattino finale non serve.
esempio "- E tu chi sei? -." qui non servono né il trattino né il punto successivo.
comunque è un buon lavoro
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Re: La pozzanghera magica
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Re: La pozzanghera magica
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Hai scritto una gradevole fiaba davvero, mi chiedo però qual è l'intento? Anche se non è una favola, anche le fiabe provano a lasciare un messaggio. Per Hansel e Gretel è di diffidare degli estranei, o di non essere golosi, per Pollicino è di ricordare sempre la strada di casa. Ma qui? L'incontro tra Jimmy e Margaret cosa dovrebbe comunicare a un bambino? Che avere un genitore è meglio che non averlo? Troppo ovvio. O di non perdere mai la speranza?
Ti segnalo ricorrenti imprecisioni nella punteggiatura. Il punto fermo dopo il segno esclamativo o interrogativo è inutile, anche uscendo dal discorso diretto. E dopo un punto fermo, o interrogativo o esclamativo, anche uscendo dal discorso diretto la prima lettera va maiuscola. Dopo il punto esclamativo scrivere esclamò è ridondante.
E ancora, la proposizione con chiaramente qui di seguito è pleonastica, in quanto dal periodo precedente si evince che il bambino è orfano e sta dormendo.
- Com’è andata oggi? -. Chiaramente erano genitori immaginari, non erano i suoi veri genitori, non li ricordava più, non li aveva mai ricordati…
Di seguito le mancanze ricorrenti nella punteggiatura.
- Non capisco cosa ci sia di così tanto speciale in un arcobaleno! -.
Proprio in quel momento un bambino gridò: - Lo sapete che alla fine di un arcobaleno si trova una pentola d’oro? –.
-Che sciocchezze! – borbottò Jimmy.
E ancora, punto esclamativo e interrogativo assieme sono un po' troppo. Come le esclamazioni alla fine di quasi ogni dialogo o le sospensioni.
Per i pensieri adopera un segno grafico diverso dai trattini, le virgolette ad esempio, o nessun segno.
Quel giorno camminava pensando tra sé e sé: - Non capisco cosa ci sia di così tanto speciale in un arcobaleno! -.
Dal punto di vista logico la non coincidenza tra scuola e collegio ha un senso bel far incontrare nella pozzanghera Jimmy e Margaret , ma la pozzanghera poteva trovarsi anche altrove a mio avviso lasciando più correttamente unite scuola e collegio.
E infine, un mio personalissimo pallino: perché adoperare anglismi anche nei nomi propri? Giacomino, Marco e Margherita ai bambini vanno benissimo, e a me anche.
Un buon lavoro
A rileggerti
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Re: La pozzanghera magica
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Re: La pozzanghera magica
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Re: La pozzanghera magica
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Re: La pozzanghera magica
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Re: La pozzanghera magica
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Re: La pozzanghera magica
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La Gara 37 - Il trinomio Fantastico
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A Quattro mani
antologia di opere scritte a più mani
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A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.
Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, Stefania Fiorin, Anna Rita Foschini, Ida Dainese, Alberto Tivoli, Marina Paolucci, Maria Rosaria Spirito, Marina Den Lille Havfrue, Cristina Giuntini, David Bergamaschi, Giuseppe Gallato, Maria Elena Lorefice.
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BReVI AUTORI - volume 2
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Daniele Missiroli, Fausto Scatoli, Angela Di Salvo, Francesco Gallina, Thomas M. Pitt, Milena Contini, Massimo Tivoli, Franca Scapellato, Vittorio Del Ponte, Enrico Teodorani, Umberto Pasqui, Selene Barblan, Antonella Jacoli, Renzo Maltoni, Giuseppe Gallato, Mirta D, Fabio Maltese, Francesca Paolucci, Marco Bertoli, Maria Rosaria Del Ciello, Alberto Tivoli, Debora Aprile, Giorgio Leone, Luca Valmont, Letteria Tomasello, Alberto Marcolli, Annamaria Vernuccio, Juri Zanin, Linda Fantoni, Federico Casadei, Giovanna Evangelista, Maria Elena Lorefice, Alessandro Faustini, Marilina Daniele, Francesco Zanni Bertelli, Annarita Petrino, Roberto Paradiso, Alessandro Dalla Lana, Laura Traverso, Antonio Mattera, Iunio Marcello Clementi, Federick Nowir, Sandra Ludovici.
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
Vedi ANTEPRIMA (357,78 KB scaricato 104 volte).