Va' dove ti porta il cuore

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2023.

Sondaggio

Sondaggio concluso il 23/12/2023, 23:00

1 - non mi piace affatto
0
Nessun voto
2 - mi piace pochino
1
20%
3 - si lascia leggere
0
Nessun voto
4 - mi piace
4
80%
5 - mi piace tantissimo
0
Nessun voto
 
Voti totali: 5

Athosg
rank (info):
Apprendista
Messaggi: 101
Iscritto il: 17/12/2016, 13:41

Author's data

Va' dove ti porta il cuore

Messaggio da leggere da Athosg »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Avevano parcheggiato la macchina nello spiazzo del cimitero, appena in tempo per lasciar esplodere quel desiderio infoiato tenuto a freno con tanta fatica. I vestiti volarono via sparpagliandosi nell’abitacolo, mentre le mani scivolavano affamate sui loro corpi.
Si fermarono un attimo e lui le disse di andare dietro.
Scesero mezzi nudi nel freddo novembrino e risalirono nella parte posteriore dell’auto. Presero la posizione preferita e Luana cominciò a salire e scendere a ritmo forsennato. Attraverso i vetri appannati, occhi malati lampeggiavano nel buio, richiamati da un sordido passaparola.
Nel silenzio ovattato d’autunno i gemiti salirono fin oltre le cime degli alberi, nella luce accecante dell’orgasmo.
Stremati, abbracciati senza forze e senza respiro, si aggrapparono come schiavi incatenati alla loro lussuria. Rimasero una decina di minuti straniti, lontani dal mondo reale. Soli, anche gli occhi malati si erano allontanati, sino a sparire nella bruma.
Quando Rocco tornò a casa, erano le undici di sera. Come scusa, mentre indossava l’impermeabile per uscire, aveva inventato sui due piedi un incontro con alcuni colleghi di lavoro.
Entrò in casa quatto quatto cercando di non far rumore. Si diresse verso la stanza da letto tentoni, rischiarando l’ambiente con la fioca luce del cellulare. Lucia dormiva, con l'abat-jour accesa che dava un alone sinistro alla stanza.
Rocco si spogliò, si mise il pigiama, spense la luce e si cacciò sotto le coperte, cercando di fare il minimo rumore possibile. Lei si mosse leggermente, allungandogli un piede sulla gamba. Era una buona cosa, pensò Rocco, stava dormendo oppure era in un profondo dormiveglia. Si stese e rilassò i muscoli. Quasi ansimava ancora, dopo quel fantastico incontro con Luana. Cercò di addormentarsi ma non ci riuscì. Sentiva un dolore sordo ai genitali, un ritmico picchiare, batteva come un tamburo dal ritmo sincopato. Decise di alzarsi e andare in bagno a vedere cosa fosse accaduto.
Accese la luce e chiuse delicatamente la porta. Si calò pigiama e mutande e subito notò la punta del pene ingrossata. Era rosso-violacea, gonfia come un palloncino da luna park, un poco lacerata sulla parte sinistra. Gli doleva. Molto probabilmente il dente scheggiato di Luana aveva procurato quel danno. Si mise sul bidet a far scorrere dell’acqua fredda.
TUM, TUM, TUM sentiva tutto lì, tra cappella, cuore e cervello. Le tre C pensò sorridendo sornione.
Cercò una pomata nello scaffale. Ne trovò di tutti i tipi e per tutti i problemi. Per i brufoli, per le emorroidi, per i dolori articolari, insomma pomate per ogni tipo di dolore ma nessuna di queste lo convinceva. In fondo allo scomparto, rovistando frettolosamente, trovò un tubetto mezzo vuoto. Era la crema per i piedi tanto utilizzata l’estate appena passata. Ne spremette un po’ e subito uscì una sostanza bianca e inodore, morbida e fresca. La spalmò sulla parte lesa. Provò subito una sensazione di benessere. Trasse un sospiro e chiuse il comparto, proprio mentre la porta del bagno si apriva.
Lucia se lo trovò davanti, con il membro ancora in mano e una faccia sonnolenta. Guardò il marito e anche più in basso.
La punta era ancora gonfia, e faceva capolino dai boxer di Rocco, per l’occasione frettolosamente indossati al contrario. Lei aveva il volto disteso, con quel sorriso gioioso che negli ultimi tempi si era smorzato agli angoli della bocca. Poi divenne seria.
“Qualcosa è andato storto Rocco? Mi sembri un ornitologo” gli chiese
Rocco si rivestì frettolosamente, un po’ confuso. Il dolore sembrava passato.
“Niente, cosa c’è Madame Ironia? Non si bussa alla porta?”
“Fammi vedere bene, cosa ti è successo? Ti sei messo la pomata dei piedi sul pisello.”
“Niente Lucia, mi bruciava, penso sia la cistite. Ho messo la pomata per avere un po’ di sollievo.”
Rocco, immobilizzato nel ruolo, cominciava a sentire il dolore riacutizzarsi, trovandosi in estremo imbarazzo. Sapeva che la moglie avrebbe voluto controllare.
TUM TUM TUM
“Fai vedere.” Sembrava un feldmaresciallo delle SS. Attendeva dinanzi a lui, con calma e sicurezza. Rocco dovette cedere e si calò tutto di nuovo, mettendo il membro in bella mostra.
La moglie lo prese in mano con due dita, lo voltò a destra e sinistra e gli sfiorò il glande. Rocco ebbe un sussulto, il dolore divenne veramente forte.
TUM TUM TUM
“Oh Rocco, l’alzabandiera si fa al mattino, non ti ricordi? Me lo dicevi sempre nelle tue avventure in caserma. O volevi cantare Morning Glory degli Oasis? Adesso chiamo Liam Gallagher e mi faccio spiegare bene tutta la faccenda.” Lucia in questo era imbattibile, pensò Rocco. Dove c’era una piaga, lei ci metteva il piede.
La guardò, chiedendo un minimo di disperata comprensione.
“Alzabandiera? Mi si è impigliato nella lampo, un cavolo d’incidente.”
Ormai la tattica era quella dell’utilizzo del fioretto, doveva cercare di tenerle testa con un misto d’ironia e indignazione. Lucia ne prese atto, sapeva come i bambini insistono nella bugia, anche quando l’evidenza dei fatti è lampante. Lasciò stare e ritornò a letto.
Anche Rocco la seguì tra le coperte. La cinse alla vita, con il viso sulla sua spalla. La pomata aveva prodotto un effetto lenitivo e il silenzio notturno lo aiutò ad addormentarsi.
Da qualche mese tra Rocco e Lucia le cose non funzionavano bene. Lui usciva spesso la sera, e a lei capitava di chiamarlo durante il giorno e trovare il cellulare spento. Lucia ne era insospettita e un paio di volte lo aveva aspettato davanti all'azienda in cui lui lavorava. Un giorno lo vide uscire con una donna. A braccetto, con un’amabile conversazione in corso. Lui parlava e muoveva le mani ad ampi gesti, mentre lei guardava dritto sulla strada. Sembrava stringersi a lui, ma di questo Lucia non ne era certa. Li vide entrare in un bar e bere un aperitivo. Guardandoli attraverso le ampie vetrate, sembrava una normale coppia di colleghi o di amici, niente che potesse far pensare a qualcosa di più intimo.
La sera gli aveva chiesto com'era andata la giornata di lavoro. Lui le aveva risposto alzando le spalle annoiato, le solite cose, inclusa una chiacchierata con Luana, la sua giovane collega, disse. Lucia aveva creduto a metà, perché Rocco non fece il minimo accenno all'aperitivo.
Si era sentita molto triste, questi sospetti stavano cominciando a insinuarsi in maniera quotidiana nel loro rapporto. Intuiva che il suo Rocco, l’uomo sposato quattro anni prima, stava cambiando e lei cominciava a non aver più voglia di rincorrerlo.

“Pronto, cara come stai?”
“Carla, che piacere sentirti. Abbastanza bene, e tu? Matrimonio in vista?”
Era una compagna dei tempi delle medie e del liceo, e da quei tempi erano sempre rimaste amiche. Un rapporto resistente ai cambi di direzione e all’usura del tempo. Carla era separata e viveva una felice vita da single.
“Sto bene. Per il resto tutto normale. Perché non prendi un giorno di ferie domani e andiamo al lago? Ci dovrebbe essere un sole splendente.”
Lucia ci pensò dieci secondi, e alla fine accettò.
Avvisò in ufficio e non disse nulla a Rocco.
Il giorno dopo partirono di buon mattino con direzione alto lago. La giornata era limpida con un sole caldo. Cominciarono a passeggiare e a confidarsi. Carla stava attraversando un bel periodo di libertà, anche se le ripeteva che era stanca di stare sola e avrebbe voluto conoscere qualcuno con cui organizzare un viaggio. Lucia era sempre stata la più tranquilla delle due. Si era sposata e, anche se non lo aveva mai ammesso esplicitamente, avrebbe voluto avere un bambino. Un desiderio intimo per completare una coppia innamorata dove però il maschio era esuberante.
Si sedettero in un ristorantino sul lago. Ordinarono il piatto per eccellenza, il risotto con pesce persico e una bottiglia di bianco locale. Mangiarono con appetito quel cibo sostanzioso e bevettero di gusto.
Scherzavano e ridevano come due compagne di tante battaglie, che si ritrovavano adulte con le proprie esperienze alle spalle.
Lucia a fine pasto sembrava giù di corda.
“Carla, forse ho preso la ciucca storta e mi sento un po’ triste.”
“Cosa c’è che non va?
Lucia si asciugò gli occhi, guardando il tavolo e muovendo nervosamente le briciole di pane sulla tovaglia.
“Non so, non ne sono sicura, ma ho paura che Rocco stia uscendo con un’altra donna.”
“È un dubbio o sai qualcosa di più?”
Lucia non aveva voglia di raccontargli quanto successo in bagno alcuni giorni prima.
“So che esce con una sua collega, una certa Luana. Li ho visti andare in un bar a bere un aperitivo. Non so se gatta ci cova, però sta cominciano ad assentarsi da casa troppe volte. Una sera il calcetto, un’altra una riunione di lavoro oppure gli amici che a sentire lui lo cercano sempre. Mi sento molto sola.”
Cominciò a singhiozzare. Il cameriere si stava avvicinando al tavolo, vide la scena e si allontanò.
“Lucia, non so cosa dirti. Sono sempre situazioni in cui non si riesce a dare un consiglio. Però... idea! Lo pedino io per qualche giorno. Ti va?”
Lucia guardò Carla che le sorrideva e anche il suo viso s’illuminò.
“Dai, di te mi fido. Vedi se scopri qualcosa. Mi sento una stupida, ma devo avere qualche certezza su di lui, altrimenti vivo sempre nel dubbio, e ciò non mi fa bene.”
Le due amiche chiamarono il cameriere per chiudere il pasto con un caffè e una grappa. Cominciarono a ridere, per l’assurdità della scelta. Carla non aveva nulla da perdere, pensò Lucia, lo faceva veramente con il cuore, di questo era sicura. E sapeva che le avrebbe raccontato la verità, qualunque potesse essere.
Ritornarono verso casa a ritmo lento, e Lucia sentiva una sorta di vento dietro di sé che la spingeva.
Tre giorni dopo Carla la chiamò.
“Cara, ho scoperto alcune cose.”
“Spara.”
L’amica si era segnata tutto su un taccuino, perché aveva preso sul serio il suo compito di detective.
“Allora, la ragazza si chiama Luana come mi hai detto. Ha circa trentasette anni ed è separata. Sono riuscita a saperlo perché è la cugina di un mio amico.”
“Ah, ho capito.”
“Per quanto riguarda Rocco, in questi tre giorni è uscito con lei due volte a pranzo e due sere si sono bevuti l’aperitivo. Lucia, preferisco essere sincera con te. Ho visto i due baciarsi sulla sua auto. Poi si sono spostati al cimitero. A quel punto me ne sono andata.”
“Sull'auto di chi, di Rocco o di Luana?” chiese nervosa Lucia.
“Di Rocco.”
“Testa di cazzo. Rocco è una gran figlio di puttana. Allora la macchia sul sedile non è di gelato come mi ha detto. Ma quando mai mangi il gelato? gli ho chiesto. Faceva caldo, mi ha risposto. A novembre? Brutta testa di cazzo. Sono stanco, mi dice, devo riposare il cervello. Sì, sì, ecco dove gli è finito il cervello, nella minchia del celoduristaaaaaaa!”
“Ahahah, sei simpatica!”
Lucia aveva il fiato grosso.
“Grazie Carla, sei una vera amica.”
“Anche tu sei un’amica e sono felice di poterti aiutare.”
Lucia aveva ripreso a urlare e Carla teneva il telefono distante dall'orecchio. Capiva quanto l’amica fosse follemente arrabbiata, ma lei quelle cose doveva dirgliele, non poteva tacere.

Salutatatesi, prese il diario dal cassetto e cominciò a scrivere. Era una Moleskine nera acquistata appena tornata dal viaggio di nozze. Aveva cominciato a prendere appunti in cui parlava del suo amore per Rocco, dei giorni felici trascorsi insieme. Con il tempo era diventato il suo luogo segreto, dove riversare le gioie e le tante paure di quei giorni. Andò a rileggere gli scritti degli ultimi mesi e rimase basita. Quello che pensava si trattasse di un problema sorto negli ultimi giorni, scoprì essere un’angoscia compagna da tanto tempo, anestetizzata nel tran tran di tutti i giorni. In alcune righe lesse che avrebbe voluto lasciarlo subito, ma era insicura. Non avevano problemi economici e una soluzione si sarebbe trovata. E non aveva paura di rimanere sola. Si riteneva, in quegli scritti buttati di getto, una donna indipendente, sapeva come un po’ di solitudine le avrebbe permesso di pensare a se stessa, in quella fase della vita. E non aveva nemmeno sentimenti di rivalsa verso i due. Li aveva pesati per i loro comportamenti, e ormai era quasi indifferente al pensiero. Però non gli piacevano gli addii, le smobilitazioni, le chiusure improvvise. Forse avrebbe potuto sopportare ancora un po’, facendo finta di niente o, al massimo, lanciargli qualche battutina, instillargli qualche piccolo dubbio. Anche se sapeva benissimo che erano tutti palliativi a una storia declinante verso i titoli di coda. Mentre leggeva, pensò a quando erano a letto e al solo pensiero di sentirsi sfiorare avvertì una sensazione di fastidio. No, farò così. No, farò il contrario. Mille pensieri aveva nella testa. Scrisse a chiare lettere – è finita - quando suonò il campanello.
Era Rocco, tutto pimpante e allegro al rientro dal lavoro.
“Lucia, cara, mi ha chiamato Pasquale. Andiamo al cinema domani sera?” esordì abbracciandola.
Stava arrivando il weekend, e lei non se ne era nemmeno accorta.
“Non lo so, mi fa male la pancia.”
Lui non disse nulla, aveva già perso la baldanza iniziale. Andò verso il frigorifero e prese una birra.
“Da quando bevi la birra prima di cena?”
“Boh, ho sete.”
“Come il gelato.”
“Che gelato?”

Mentre i dubbi laceravano l'anima, il dolore alla pancia aumentava. Si chiese se era la lettura del diario a provocargli qualche tensione interiore che si somatizzava nel ventre. Si sdraiò un poco sul divano e chiuse gli occhi.
”Lucia, stai bene?” Rocco si era avvicinato, sfiorandole la fronte gelida.
“Mi fa male la pancia. Non ho mai provato un dolore simile. Chiama l’ambulanza, sto male.”
“Aspetta ancora un po’, magari ti passa.”
“No, sto male” urlò Lucia.
Rocco prese il telefono e compose il numero dell’ospedale.
Dopo venti minuti arrivò l’ambulanza. Scesero un dottore e due barellieri.
Fu visitata e subito il medico decise di portarla all'ospedale. Ripartirono a sirene spiegate.
Rocco chiuse la casa e prese l’auto. La clinica distava circa una decina di minuti e lui si diresse a buona velocità. Prese
il telefono e chiamò i genitori di Lucia.
Appena giunti in ospedale, Lucia fu subito intubata e portata in laboratorio per un esame.
Ci fu un gran trambusto, perché gli accertamenti avevano svelato una peritonite urgente da operare. L’equipe medica si mosse all'unisono, lei fu trasportata in camera operatoria, dove cominciarono l’intervento.
Fu un’operazione relativamente semplice nella tecnica, mentre rivestiva di un’importanza vitale la velocità e l’immediatezza dell’intervento.
Erano accorsi all'ospedale anche i suoi genitori. Rocco baciò mamma Franca e strinse la mano a papà Alfredo.
“Rocco, sono spaventatissima. Fortuna ti trovavi in casa” gli disse la donna in tono agitato.
“Non si preoccupi Franca. I dottori sono stati bravi e l’hanno operata in fretta.”
Riuscirono a parlare con il primario che l’aveva operata, il quale confermò loro la perfetta riuscita dell’intervento.
Chiesero a un’infermiera se potevano vederla, ma ricevettero un diniego. Lucia era in terapia intensiva per il post-operatorio.
“Vi porto a casa” disse ai suoceri.
“Grazie Rocco, sei molto caro. Lucia è una donna fortunata ad avere un marito come te” disse la madre.
Rocco arrossì vistosamente uscendo dall’ospedale.
Li riportò a casa promettendo di informarli sul decorso. Li avrebbe portati a visitare la figlia non appena le condizioni di salute lo avrebbero permesso.

Erano le nove di sera. Poteva tornare a casa per una doccia veloce e poi andare all’appuntamento con Luana.
L’appartamento gli sembrò vuoto appena vi fu entrato, ma quasi non ci fece caso. Pensò agli indumenti da portare all'ospedale il giorno dopo, doveva cercare le camicie da notte e la biancheria intima. Sistemerò tutto dopo, pensò.
Arrivò al punto di ritrovo in perfetto orario. La ragazza era già lì ad aspettarlo. Salì in macchina e il profumo eccitò subito Rocco. La baciò e le passò una mano tra le cosce.
“Mi sono dimenticata di…” sussurrò Luana.
“Di…” fece eco Rocco, con la vista annebbiata e il piede pesante sull'acceleratore.
“Di mettere le mutandine.”
Rocco non ci vedeva più, le alzò la gonna e appurò che non aveva nulla indosso. Il sangue picchiava sulle tempie. E finalmente arrivò al parcheggio. Uscirono dalla macchina e rientrarono sui sedili posteriori. Cominciarono ad armeggiare con gli inutili orpelli della vita quotidiana. Entrambi avrebbero voluto vivere sempre nudi, uno dentro l’altro. Luana salì cavalcioni su Rocco, nella posizione in cui poteva lasciarsi andare e urlare tutto il suo piacere.
“Perché mi hai chiamato così tardi?” gemette.
“Ah…amore…Lucia è finita all'ospedale.”
Ormai era dentro profondo.
Luana gemeva di piacere ma appena udì le parole di Rocco si fermò improvvisamente. Lo guardò con gli occhi pieni di stupore, gli prese il viso tra le mani.
“Lucia in ospedale? Che cosa ha avuto?”
La voce era diventata dura, fredda, una copia sbiadita dei sussurri di pochi secondi prima.
“Ha avuto una peritonite, è già stata operata. Ora si trova in rianimazione, i dottori ci hanno rassicurato. Il problema dovrebbe essere superato.”
Luana si divincolò mettendosi di fianco. Cominciò a rivestirsi silenziosamente. Scese dalla macchina e risalì sul sedile anteriore.
“Cos’hai amore?”
“Mi fai pena. Tua moglie è ricoverata, ha rischiato la vita e tu subito dopo hai avuto il coraggio di venire da me. Non hai avuto rispetto e neanche un briciolo di cuore.”
“Ma amore, volevo vederti.”
“Non era il caso, avremmo avuto tutto il tempo.”
Rocco si mise le mani tra i capelli, sfiduciato e stanco.
“Portami a casa.”
Accese la macchina e ritornò a trenta all'ora verso l’incrocio di riferimento. Luana non disse più nulla, aprì la portiera e scese senza salutare. Rocco rimase una decina di minuti con il motore acceso, intralciando il traffico serale. Non si era ancora sistemato la camicia nei pantaloni e non trovava più la cravatta. Con un profondo sospiro ritrovò la forza per tornare verso casa. Doveva preparare la borsa da portare alla moglie.
Il giorno dopo Lucia fu ricoverata in corsia, ancora intubata ma fuori pericolo.
La stanza aveva solo due letti ed era abbastanza grande e arieggiata. L'altro posto era occupato da una ragazza con una gamba e un braccio ingessati.
Era debolissima, riconobbe a malapena i suoi genitori e Rocco, che le portò un bellissimo mazzo di fiori. Arrivò anche Carla, a trovare l’amica e confidente.
Il marito la salutò con una certa freddezza. Lucia cercò di parlare con tutti ma aveva ancora dei dolori e si sentiva stanca, viveva in un continuo dormiveglia.

Rocco nei giorni successivi tentò di riconciliarsi con Luana. La ragazza era rimasta molto scossa dagli avvenimenti dell’ultima sera, e si era chiusa a riccio. Gli aveva solo detto che doveva ripensare al loro rapporto, perché era molto confusa. Lui continuava a cercarla e appena usciva dalle visite ospedaliere si costruiva mille occasioni per incontrarla a vis a vis. Ma non ci riusciva e si sentiva sempre più depresso. Era ancora in grado di reggere la parte con la moglie, i suoceri, le amiche e i dottori ma dentro di lui qualcosa si era rotto e la stanchezza affiorava già alle prime ore mattutine.
Passarono alcuni giorni e la salute di Lucia era in chiaro miglioramento. Rocco veniva a trovarla un’ora nell'intervallo di lavoro e un’ora la sera. Ogni giorno le portava dei fiori freschi.
“Lucia, non vedo l’ora che torni a casa. Mi manchi, la casa è fredda e vuota senza di te” le disse. Lei lo guardò con gli occhi socchiusi, sentiva la sua voce banale giungere da lontano.
“Qui non mi fanno stare più dell’orario consentito. Ci vediamo domani. Ti amo.” Le baciò la mano e se andò via frettolosamente.
Lucia con il passare dei giorni riprendeva le forze. Intratteneva lunghi discorsi con la sua compagna di stanza e spesso si udivano ridere. Poco alla volta si sentiva rinascere e la grande paura era quasi passata. Fiorenza, una robusta infermiera del turno di notte, rimaneva con lei a parlare nella penombra della stanza, fino a quando Lucia non si addormentava serena.
Le aveva raccontato che non si era mai sposata e si sentiva libera. Una notte le disse: “Che bella persona è tuo marito. E com'è galante, un uomo d’altri tempi. Ogni giorno ti porta dei magnifici mazzi di fiori. Si vede che è molto innamorato.”
“Sì.” Le rispose Lucia controvoglia.
“Gli dico sempre di restare anche oltre l’orario delle visite, perché non c’è nessun problema, nessuno avrebbe da ridire. Il lavoro, ho un mucchio di pratiche da sbrigare, mi risponde, e scappa via. Deve proprio avere un impiego importante. Si capisce lontano un miglio che è una persona intelligente.”
“Sì, poi ti spiego” rispose Lucia con gli occhi umidi e con un senso di nausea crescente.

La degenza proseguiva bene e i medici le avevano comunicato che nel volgere di due o tre giorni le avrebbero tolto tutti i tubi che le impedivano anche i movimenti più semplici.
Alla una del pomeriggio arrivò puntuale Rocco. Le mise sulle gambe un bellissimo mazzo di rose rosse e la baciò su una guancia.
“Amore.”
Lucia lo guardò incuriosita. Sbatté le palpebre un po’ assonnate.
“Come va a casa?” gli chiese.
“Come vuoi che vada. Aspetto di rivederti tesoro. È un po’ sottosopra, come quando ero single. Mi vedrai arrivare sempre più trafelato, immagino, perché voglio sistemare ogni cosa e farti trovare tutto come nuovo.”
Si avvicinò e la baciò.
Lucia accettò quel bacio come l’istantanea di un addio, poi lo prese per la cravatta e lo tirò a sé. Lui rimase sorpreso dalla forza di quella mossa. Gli parlò all'orecchio, lasciando la presa lentamente. Rocco si alzò, riprese il mazzo di fiori, e uscì velocemente dalla stanza.
Ora era serena, stesa in quel letto d’ospedale che di lì a qualche giorno avrebbe finalmente lasciato. Lo aveva mandato via dicendogli ciò che aveva in testa da qualche mese. Forse non tutto il male viene per nuocere, pensò Lucia, che cominciava anche a progettare il futuro. Avrebbe voluto fare qualche viaggio una volta ristabilitasi completamente, e anche sistemare l’arredamento della casa. E recuperare alcune amicizie. Gli ultimi mesi erano corsi via anonimi e silenziosi, e ora aveva una gran voglia di recuperare il tempo perduto.
Quando, poco dopo, entrò Fiorenza con una tazza di the, le due donne si scambiarono un sorriso d’intesa e si abbracciarono.
“Gliel'hai detto?” le chiese. “L’ho visto uscire di corsa, tutto stranito e con il mazzo di fiori che sbatteva sulla gamba.”
“Sì, cara. È stato un po’ difficile, ma mi sono tolta un peso.”
“Tesoro, non vedo l’ora che tu esca dall'ospedale. Vedrai che il ritorno alla vita sarà fantastico.”

Passarono un paio di giorni tranquilli. Le furono tolte le flebo e cominciò a prendere degli integratori per recuperare l’appetito. I muscoli delle gambe si erano afflosciati durante la degenza, e quando camminava nella corsia del suo reparto, dopo qualche passo si sentiva stanca.
La terza mattina si alzò di buonumore. Fece colazione con la compagna di stanza e quando entrò Fiorenza le chiese:
“Ciao Fio, è possibile andare nel reparto maternità? Mi piacerebbe tanto vedere i nuovi nati. Le statistiche dicono che sono sempre meno in questa società disillusa.”
“Ma certo” le rispose l’infermiera “prendi l’ascensore e vai al secondo piano. Chiedi e sicuramente ti faranno accedere.”
Lucia si alzò e uscì dalla stanza. Salì sull’ascensore e uscì al secondo piano come le aveva indicato Fiorenza. Entrò in reparto e chiese a un’infermiera se era possibile avere accesso alla nursery. Certamente, le rispose la ragazza, mentre le faceva strada. Superata una porta, si ritrovò in un corridoio più stretto e, separati da un vetro, vide una decina di culle occupate.
In quella stanza c’erano tutti i popoli del mondo, neonati bianchi, di colore, un paio di bimbe con una piccola fessura negli occhi disegnata perfettamente. Lucia pensò che se fosse stata una pittrice, si sarebbe messa a dipingere ciò che in quel momento stava vedendo. L’avrebbe intitolato Mistero e se con gli occhi bendati avesse toccato i capelli di tutti quei neonati, avrebbe capito la loro provenienza e, forse, anche il loro destino. Si sentì depurata da tutte le tristezze recenti, rinata e con il respiro regolare. Al cospetto della naturalezza di quelle piccole vite, le tornò alla mente l'innocenza perduta. Augurò a quegli esserini indifesi di trovare nel cammino una stella polare, una sorta di guida libera, consapevole, priva di qualsiasi condizionamento esterno, per cercare il proprio posto nel mondo.
Un tocco leggero la distolse dai suoi pensieri.
“Fiò, sono bellissimi!” disse.
“Non passa giorno che non venga a vederli.”
Lucia la guardò in preda a un’emozione profonda.
“E se ne adottassimo uno?”
Un lungo bacio, con le lingue a sfiorarsi, sancì la loro complicità.
Selene Barblan
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 737
Iscritto il: 11/07/2016, 22:53

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Ciao, trovo questo racconto bello e scritto bene, scorre veloce e li si legge facilmente e d’un fiato. Ci sono forse delle piccole imprecisioni qua e là, ma nulla che rallenti il flusso. Hai saputo descrivere una storia che è all’ordine del giorno con un misto di ironia e sensibilità, non ne risulta quindi un “già letto, già sentito”. Rimangono un po’ misteriosi e slegati quegli occhi malati del primo paragrafo, forse si vuole mantenere il mistero, forse non ho colto io qualcosa di importante.
Voto 4
Avatar utente
Maria Spanu
rank (info):
Apprendista
Messaggi: 102
Iscritto il: 16/09/2014, 18:09

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Maria Spanu »

ho apprezzato molto questo racconto, fatto di realtà e consapevolezza. Scorre meravigliosamente e mi ha coinvolto molto. Le ultime frasi finali mi lasciano qualche perplessità in quanto non viene fatto nessun accenno del rapporto tra lei e Fiorenza; risulta troppo netto, a mio avviso, il bacio, senza alcun preludio, accenno o indizio sull'avvicinamento tra le due, non saprei, avrei speso qualche parola per introdurre questo fatto ma magari lo hai fatto appositamente per far sorprendere il lettore. Fammelo sapere se vorrai.
A parte questo lo scritto è veramente d'impatto e, nonostante di storie così ce ne sono molte, hai saputo dare un velo di mistero e di coinvolgimento. Mi è piaciuto.
VOTO 4
Immagine

Immagine

Immagine
Immagine
Io sono nel Club dei Recensori di BraviAutori.it
Avatar utente
Alberto Marcolli
rank (info):
Necrologista
Messaggi: 283
Iscritto il: 08/05/2018, 18:06

Author's data

Commento Va' dove ti porta il cuore

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

14 avverbi in …mente – alcuni troppo vicini.
richiamati da un sordido passaparola. - - chiedo scusa ma non sono riuscito a capire cosa vuoi dire.
un ritmico picchiare, batteva come un tamburo dal ritmo sincopato - - Ritmico … ritmo
Rocco si rivestì frettolosamente, --- in verità si rimise solo il pigiama, presumo.
però sta cominciano - - sta cominciando
è una gran - - un gran
Salutatatesi, - - salutatesi
pensiero di sentirsi sfiorare avvertì una sensazione di fastidio. No, farò così. No, farò il contrario. Mille pensieri - - - - - pensiero… pensieri
e se andò - - -se ne andò

So che mi attirerò le critiche delle signore, spero comunque che vorranno essere comprensive se dal mio punto di vista ho trovato questo racconto irrealistico, pur descrivendo fatti reali. Troppo forzato e frettoloso il finale. Il comportamento di Luana è forse il più verosimile. La separazione tra due persone sposate non è semplice come la descrivi. Lucia semplicemente cambia vita, si mette con l’infermiera, pensano di adottare un bambino, quasi fosse automatico, basta volerlo, un bel bacio in bocca, e tanti saluti. Mah!
voto 2
Namio Intile
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 701
Iscritto il: 07/03/2019, 11:31

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Ciao, Athos.
La struttura del racconto è solida. Ottima la prosa, Hai voluto, nel finale, lasciare il lettore con la bocca aperta, come in ogni storia breve che si rispetti. Ma forse questa non è una storia breve: è quasi una novella. Dipingi bene Rocco, benissimo Luana. Alberto ha ragione: la reazione della ragazza è la parte più riuscita del racconto: perché è forte, vera, piena di autentico sdegno. Ben fatto. Anche la reazione di Rocco è ben tarata, anche se un po' stereotipata.
Ma è proprio la reazione di Luana quella che non ti aspetti. Sta là il vero colpo di scena.
E invece è forse proprio Lucia a uscirne più a pezzi. Col risultato di un finale poco convincente, forzato. Anche frettoloso. Bastano un paio di corna per trasformare Lucia da moglie fedele in moglie fedigrafa. Certo, accade nella vita reale. Ma il cambio di sponda si capisce poco in questo frangente. Perché sembri dire: ha scoperto di essere stata tradita e di essere omosessuale. Una forzatura.
E mi ripeto. La vera protagonista è Luana, non Lucia. Per questo forse sembra mancare qualcosa: l'equilibrio.
Io avrei concluso con Luana, Athos.
Immagine
Rispondi

Torna a “Gara d'autunno, 2023”


Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:


A modo mio

A modo mio

antologia AA.VV. di opere ispirate a storie famose, ma rimaneggiate dai nostri autori

A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwSusanna Boccalari, nwRemo Badoer, nwFranco Giori, nwIda Daneri, nwEnrico Teodorani, Il Babbano, nwFlorindo Di Monaco, Xarabass, Andrea Perina, Stefania Paganelli, Mike Vignali, Mario Malgieri, nwNicolandrea Riccio, Francesco Cau, Eliana Farotto.

Vedi nwANTEPRIMA (1,22 MB scaricato 30 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon



I sette vizi capitali

I sette vizi capitali

antologia AA.VV. di opere ispirate alle inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell'anima umana

A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwMarco Bertoli, Federico Mauri, nwEmilia Pietropaolo, nwFrancesca Paolucci, nwEnrico Teodorani, nwUmberto Pasqui, Lidia Napoli, nwAlessandro Mazzi, Monica Galli, nwAndrea Teodorani, nwLaura Traverso, nwNicolandrea Riccio, nwF. T. Leo, Francesco Pino, nwFranco Giori, Valentino Poppi, Stefania Paganelli, nwSelene Barblan, Caterina Petrini, nwFausto Scatoli, nwAndr60, Eliana Farotto.

Vedi nwANTEPRIMA (535,81 KB scaricato 102 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon



Il sole è nudo

Il sole è nudo

Antologia di opere che mettono a nudo la pratica del nudismo.
Questo libro non vuole essere un dibattito pro o contro; non ci riguarda, abbiamo solo avuto il desiderio di spogliarci con voi.
A cura di Angelo Manarola e Massimo Baglione.
Copertina di Roberta Guardascione.

Contiene opere di: Concita Imperatrice, M. C, Gianni Veggi, 1 s3mpl1c3 nud1sta, Paolo De Andreis, nwMario Stallone, Leonardo Rosso, Iconat, Sergio Bartolacelli, Donatella Ariotti, nwFranca Riso, Lodovico Ferrari, Goldchair60, nwEmanuele Cinelli, nwVittoria Tomasi, Simone Pasini, nwAnna Rita Foschini, Matteone, Galiano Rossi, Franca Mercadante, Massimo Lanari, Francesco Paolo Catanzaro, Francesco Guagliardo, Giacobsi, nwBayron, nwMarina Paolucci, Guglielmo A. Ferrando, Stefano Bozzato, Marco Murara, Francesca Miori, Lorenzo Moimare, Vincenzo Barone, Rupert Mantovani, nwDomenico Ciccarelli, Siman, Roberto Gianolio, nwFrancesco Marcone, utente anonimo, nwJole Gallo, Giovanni Altieri, nwDaniela Zampolli, Robi Nood, Mauro Sighicelli, Lucica Talianu, nwGiovanni Minutello, Naturizia, Serena Carnemolla, Carla Bessi.

Vedi nwANTEPRIMA (407,33 KB scaricato 673 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon






Alcuni esempi di nostri ebook gratuiti:


La Gara 21 - Lasciate ogni speranza, oh voi ch'entrate.

La Gara 21 - Lasciate ogni speranza, oh voi ch'entrate.

(giugno 2011, 32 pagine, 424,38 KB)

Autori partecipanti: nwExlex, nwMastronxo, nwFeffone, nwAleeee76, nwSer Stefano, nwArditoeufemismo, nwJohanRazev, nwRoberto Guarnieri, nwAngela Di Salvo,
A cura di Conrad.
Scarica questo testo in formato PDF (424,38 KB) - scaricato 365 volte.
oppure in formato EPUB (226,82 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 237 volte..
nwLascia un commento.

Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2013 - (in bianco e nero)

Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2013 - (in bianco e nero)

(edizione 2013, 7,12 MB)

Autori partecipanti: (vedi sopra),
A cura di Tullio Aragona.
Scarica questo testo in formato PDF (7,12 MB) - scaricato 355 volte..

Gara di primavera 2019 - La contessa, e gli altri racconti

Gara di primavera 2019 - La contessa, e gli altri racconti

(primavera 2019, 49 pagine, 777,86 KB)

Autori partecipanti: nwAlessandro Mazzi, nwAngelo Ciola, nwAurora Gallo, nwDaniele Missiroli, nwDraper, nwFausto Scatoli, nwGabriele Ludovici, nwLaura Traverso, nwL.Grisolia, nwNamio Intile, nwN.B. Panigale, nwMarco Daniele, nwRoberto Bonfanti, nwSelene Barblan, nwTiziana Emanuele,
A cura di Massimo Baglione.
Scarica questo testo in formato PDF (777,86 KB) - scaricato 147 volte.
oppure in formato EPUB (354,48 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 72 volte..
nwLascia un commento.