Ben tornato a casa, Mr. Jones
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Re: Ben tornato a casa, Mr. Jones
- Lodovico
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E, nell'era di Onlyfans, anche molto attuale.
A me è piaciuta molto, complimenti!
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Re: Commento
Sarò breve,Lodovico ha scritto: ↑25/03/2024, 10:37 Ciao Antonio. Bella storia, secondo me scritta bene. Né troppo corta né troppo lunga. Rende bene l'idea della ragazza viziata, che sfrutta la sua fortuna per avere ancora più agio.
E, nell'era di Onlyfans, anche molto attuale.
A me è piaciuta molto, complimenti!
Lodovico, sono contento che il mio racconto ti sia piaciuto.
E che non sia stato frainteso il finale che non ha nulla di malizioso/erotico o altro: poi ognuno è libero di vederci quello che vuole, perché una cosa una volta scritta diventa a sé stante: per fortuna! Ma è solo rappresentativo di un personaggio che avevo in mente e che “per necessità” ho dovuto descrivere usando parole e una “scena finale” un po’ audaci per una 15enne.
A presto!
Antonio
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Re: Commento
Volevo creare un racconto leggero e divertente, senza drammi o dilemmi, sfruttando il mio senso dell'ironia. Isabella, con i suoi difetti di civetteria, vanità, la sua furbizia, propensione alla bugia, rappresenta un tipo di intelligenza pratica tipica di molti giovani, ma anche più grandicelli, che hanno un approccio concreto alla vita. Perché "i giovani veri di oggi e di sempre" non si legano "necessariamente e pretestuosamente" (essendo pochi i veri idealisti) a grandi ideali, ma tendono a concentrarsi maggiormente su se stessi e sui propri obiettivi, anche a livello più concreto e non futile, come può essere "apparire in un certo modo". E magari fanno bene! Un po' di egoismo ci vuole nella vita. Grazie di avermi letto, Andr60.Andr60 ha scritto: ↑12/04/2024, 17:19 Per una ragazzina abituata a social, GF e isola dei famosi, la scena finale più che audace è necessaria, per mettere in imbarazzo l'adulto di turno. Un racconto ben scritto che evidenzia le aspettative e i desideri delle adolescenti, o almeno della maggior parte di loro. L'unico augurio che mi sento di fare alla cara Isabella è che stia lontana dai pandori
Isabella è quindi un espediente, riscontrabile ovunque, per estremizzare "questa idea che avevo nella testa".
Magari il gatto… Mr. Pandorino! Ci penso su…
Il racconto riporta oltre venti correzioni, perché l'ho terminato quasi sul sito. E mi meraviglio che abbia un 5 e un 4. Vuol dire che tanto male non scrivo.
Tante belle cose, Andr60
Antonio
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Concordo con chi mi ha preceduto, il racconto è scritto bene, ho poco o nulla da segnalarti, se non le maiuscole uscendo dal discorso diretto in presenza di segni di interpunzione che richiedono la maiuscola. Ma so bene che la maggior parte delle case editrici se ne fotte.
Il racconto segue due strade, quella dell'incontro tra il protagonista e Mr. Jones, a cui si deve il titolo, e quella dell'incontro tra il protagonista e Isabella. I due racconti non si incrociano, ma, a un certo punto, il primo prosegue nel secondo. All'inizio l'attenzione del lettore si concentra sul gatto, nella seconda parte il gatto diventa un mezzo per l'incontro tra la Lolita di turno e un maturo Humbert, che rimane attratto da quell'ombelico e da quei modi spicci, allusivi, provocanti, della disinibita ragazzina. Una faccia da bambina in un corpo di donna. Ho finto di crederci, a Mr Jones che si perde realmente otto volte in un anno per far guadagnare cinquanta euro alla sua padroncina, alla madre che offre per otto volte di seguito tale ricompensa, alle foto del gatto, alla ragazza che adesca un estraneo con tanta naturalezza e che non si scompone quando il suo gatto ritorna (è sparito davvero?), al gatto che ritorna con Humbert al guinzaglio, come se fosse il Behemot di Bulgakov, all'incontro tra Humbert e Mr Jones insieme a Isabella in un parco. Ma un gatto non è un cane, però io ci ho creduto, a tutte queste strane coincidenze, perché sei stato bravo a lasciarmelo credere.
Alla fine, il tema del racconto qual è? Credo proprio il turbamento del protagonista nel finale, per quell'elastico e quell'ombelico messi in mostra con impudica innocenza. Non male, ma un po' - da gattaro - mi spiace per Mr. Jones, che passa da coprotagonista a volgare adescatore, il che regala a quel titolo un sapore un pizzico beffardo.
A rileggerti
Re: Commento
Grazie di avermi letto e del tuo commento, sempre accorto e dettagliato, Namio.Namio Intile ha scritto: ↑23/04/2024, 11:41 Ciao, Antonio.
Concordo con chi mi ha preceduto, il racconto è scritto bene, ho poco o nulla da segnalarti, se non le maiuscole uscendo dal discorso diretto in presenza di segni di interpunzione che richiedono la maiuscola. Ma so bene che la maggior parte delle case editrici se ne fotte.
Il racconto segue due strade, quella dell'incontro tra il protagonista e Mr. Jones, a cui si deve il titolo, e quella dell'incontro tra il protagonista e Isabella. I due racconti non si incrociano, ma, a un certo punto, il primo prosegue nel secondo. All'inizio l'attenzione del lettore si concentra sul gatto, nella seconda parte il gatto diventa un mezzo per l'incontro tra la Lolita di turno e un maturo Humbert, che rimane attratto da quell'ombelico e da quei modi spicci, allusivi, provocanti, della disinibita ragazzina. Una faccia da bambina in un corpo di donna. Ho finto di crederci, a Mr Jones che si perde realmente otto volte in un anno per far guadagnare cinquanta euro alla sua padroncina, alla madre che offre per otto volte di seguito tale ricompensa, alle foto del gatto, alla ragazza che adesca un estraneo con tanta naturalezza e che non si scompone quando il suo gatto ritorna (è sparito davvero?), al gatto che ritorna con Humbert al guinzaglio, come se fosse il Behemot di Bulgakov, all'incontro tra Humbert e Mr Jones insieme a Isabella in un parco. Ma un gatto non è un cane, però io ci ho creduto, a tutte queste strane coincidenze, perché sei stato bravo a lasciarmelo credere.
Alla fine, il tema del racconto qual è? Credo proprio il turbamento del protagonista nel finale, per quell'elastico e quell'ombelico messi in mostra con impudica innocenza. Non male, ma un po' - da gattaro - mi spiace per Mr. Jones, che passa da coprotagonista a volgare adescatore, il che regala a quel titolo un sapore un pizzico beffardo.
A rileggerti
Sì, il racconto si sviluppa su due binari paralleli che, anche se non intrecciati, convergono nel finale. Vero pure che esistono "coincidenze poco credibili", ma quando scrivo racconti mischio sempre reale e irreale. Li scrivo da poco e ho sempre paura di presentare testi troppo lunghi. Sto imparando, diciamo.
Mi lusinga molto, e spero che sia vero, che sia riuscito a farti credere questo:
"A Mr Jones che si perde realmente otto volte in un anno per far guadagnare cinquanta euro alla sua padroncina, alla madre che offre per otto volte di seguito tale ricompensa, alle foto del gatto, alla ragazza che adesca un estraneo con tanta naturalezza e che non si scompone quando il suo gatto ritorna (è sparito davvero?), al gatto che ritorna con Humbert al guinzaglio, come se fosse il Behemot di Bulgakov, all'incontro tra Humbert e Mr Jones insieme a Isabella in un parco. Ma un gatto non è un cane, però io ci ho creduto, a tutte queste strane coincidenze, perché sei stato bravo a lasciarmelo credere."
Il mio è un racconto leggero, che gioca sulle false apparenze, la furbizia, le bugie, la vanità, la verità.
E il "cangatto" Mr. Jones, Isabella e Humbert Humbert funzionano abbastanza bene nella piccola allegoria sfumata e simpatica di questo racconto non troppo pretenzioso, ma gradevole da leggere, penso.
Ultima cosa, le maiuscole uscendo dal discorso diretto in presenza di segni di interpunzione che richiedono la maiuscola: condivido, però si vede di tutto oggi, perché in teoria, per essere proprio pignoli, quando necessita, andrebbe messa pure una virgola dopo le caporali se la frase continua, e molti la usano. Me compreso, ma non in questo racconto.
Cari saluti, Namio Intile
Antonio
P.S. Gattaro anch'io
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è piaciuto anche a me, il tuo racconto, e non ripeterò cose già dette.
Isabella che a QUASI 15 anni vuole già tutto dalla vita... Dici che il finale non ha nulla di malizioso/erotico... Allora sono io
È appena finito Eurovision: Cipro ha fatto gareggiare una 17enne, qui a Barcellona spopola Rosalia, la rappresentante della Grecia (ma non solo lei) aveva una coreografia molto poco allusiva ed esplicitamente esplicita, la concorrente austriaca sembrava uscita da un festino sadomaso, la Gran Bretagna ha fatto talmente ... che non l'hanno votata nemmeno in patria (0 punti al televoto!!!), e il Paese che mi ospita ha mandato una "zorra" (zoccola) di 56 anni.
Nel tempo dell'immagine esplicita sbattuta in faccia ai minori (ero ragazzo quando si gridava allo scandalo per gli United Colours di un Oliviero Toscani), la tua Betty, che alle star dei social si ispira, fa tanta tenerezza, con la sua naturale malizia. Mi sembra di ricordare confidenze di coetanee, limort...cciloro, ricevute dieci anni e più dopo i fatti, quindi non credo che le Betty di oggi siano diverse dalle Betty di una volta. Quello che è cambiato è la società, il suo modo di far passare certi messaggi e di accettarli come materiale accessibile, a minori di quasi 15 anni e anche meno. Non sono cambiati i ragazzi o le loro pulsioni, ma ciò che la società permette loro di vedere/toccare/sperimentare.
In questo, non mi ritrovo. La nostra società millanta di proteggere i minori da tutto, proprio nell'età che è quella dell'esplorazione: del mondo, degli altri, del sé. Gli si fa "istituzionalmente" (scuola, famiglia, ma anche Soloni ministeriali) un "cordone sanitario" intorno, che oggi è vanificato (volevo usare "sfondato", ma il termine presuppone uno sforzo che non è assolutamente necessario) dai social e dai mezzi per accedervi. Li si vorrebbe eternamente minori (il potere vorrebbe minori proprio tutti), salvo poi pretendere che allo scoccare dei 18 anni siano adulti responsabili, irreprensibili e assennati... Con quale esperienza di vita?
Da ragazzo leggevo avidamente di altre culture, soprattutto "primitive", e del loro modo di educare i futuri adulti. Mi impressionava il legame tra sessuofobia di una società e violenza, ma credo che oggi non siamo incamminati verso una società meno violenta perché più permissiva: in qualunque società primitiva "sessualmente libera", gli adulti sanno qual è il loro posto, e le trasgressioni restano reprensibili.
Ecco, l'amaro che mi lascia il tuo quadro (perché certamente hai dipinto qualcosa di reale), è quello della nostra società che, nel suo progresso, ancora non sa conciliare la crescita dei giovani con la propria crescita, e finisce per proporre loro gli stessi messaggi che già propina agli adulti: arrivismo, ricerca del "benessere", ostentazione, "furbettismo" nel procurarsi i soldi per permettersi quello che, altrimenti, non sarebbe alla propria portata.
Lodovico ha proposto un racconto che fa il resoconto della generazione di 50 anni fa, coi suoi ideali che ancora oggi rimbombano. Tu non puoi fare ancora nessun resoconto ma io mi preoccupo, davvero, di ciò che sarà di questi ragazzi il cui obiettivo è un piercing o 50 euro per uno "sfizio", da qui a 50 anni.
Racconti alla Luce della Luna
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Re: Commento
Grazie, Marino, per il tuo bel commento al mio racconto. Anzi, più che commento, è una vera e propria recensione. Sì, il mio voleva essere un racconto leggero, ma non privo di un messaggio sociale o visione del mondo d'oggi in riferimento ai giovani che lo popolano, e che tu hai perfettamente colto/individuato, e rivalutandomi in questo tuo passaggio:Marino Maiorino ha scritto: ↑ieri, 9:22 CIao Antonio,
è piaciuto anche a me, il tuo racconto, e non ripeterò cose già dette.
Isabella che a QUASI 15 anni vuole già tutto dalla vita… Dici che il finale non ha nulla di malizioso/erotico… Allora sono io
È appena finito Eurovision: Cipro ha fatto gareggiare una 17enne, qui a Barcellona spopola Rosalia, la rappresentante della Grecia (ma non solo lei) aveva una coreografia molto poco allusiva ed esplicitamente esplicita, la concorrente austriaca sembrava uscita da un festino sadomaso, la Gran Bretagna ha fatto talmente… che non l'hanno votata nemmeno in patria (0 punti al televoto!), e il Paese che mi ospita ha mandato una "zorra" (zoccola) di 56 anni.
Nel tempo dell'immagine esplicita sbattuta in faccia ai minori (ero ragazzo quando si gridava allo scandalo per gli United Colours di un Oliviero Toscani), la tua Betty, che alle star dei social si ispira, fa tanta tenerezza, con la sua naturale malizia. Mi sembra di ricordare confidenze di coetanee, limort… cciloro, ricevute dieci anni e più dopo i fatti, quindi non credo che le Betty di oggi siano diverse dalle Betty di una volta. Quello che è cambiato è la società, il suo modo di far passare certi messaggi e di accettarli come materiale accessibile, a minori di quasi 15 anni e anche meno. Non sono cambiati i ragazzi o le loro pulsioni, ma ciò che la società permette loro di vedere/toccare/sperimentare.
In questo, non mi ritrovo. La nostra società millanta di proteggere i minori da tutto, proprio nell'età che è quella dell'esplorazione: del mondo, degli altri, del sé. Gli si fa "istituzionalmente" (scuola, famiglia, ma anche Soloni ministeriali) un "cordone sanitario" intorno, che oggi è vanificato (volevo usare "sfondato", ma il termine presuppone uno sforzo che non è assolutamente necessario) dai social e dai mezzi per accedervi. Li si vorrebbe eternamente minori (il potere vorrebbe minori proprio tutti), salvo poi pretendere che allo scoccare dei 18 anni siano adulti responsabili, irreprensibili e assennati… Con quale esperienza di vita?
Da ragazzo leggevo avidamente di altre culture, soprattutto "primitive", e del loro modo di educare i futuri adulti. Mi impressionava il legame tra sessuofobia di una società e violenza, ma credo che oggi non siamo incamminati verso una società meno violenta perché più permissiva: in qualunque società primitiva "sessualmente libera", gli adulti sanno qual è il loro posto, e le trasgressioni restano reprensibili.
Ecco, l'amaro che mi lascia il tuo quadro (perché certamente hai dipinto qualcosa di reale), è quello della nostra società che, nel suo progresso, ancora non sa conciliare la crescita dei giovani con la propria crescita, e finisce per proporre loro gli stessi messaggi che già propina agli adulti: arrivismo, ricerca del "benessere", ostentazione, "furbettismo" nel procurarsi i soldi per permettersi quello che, altrimenti, non sarebbe alla propria portata.
Lodovico ha proposto un racconto che fa il resoconto della generazione di 50 anni fa, coi suoi ideali che ancora oggi rimbombano. Tu non puoi fare ancora nessun resoconto ma io mi preoccupo, davvero, di ciò che sarà di questi ragazzi il cui obiettivo è un piercing o 50 euro per uno "sfizio", da qui a 50 anni.
"Ecco, l'amaro che mi lascia il tuo quadro (perché certamente hai dipinto qualcosa di reale), è quello della nostra società che, nel suo progresso, ancora non sa conciliare la crescita dei giovani con la propria crescita e finisce per proporre loro gli stessi messaggi che già propina agli adulti: arrivismo, ricerca del "benessere", ostentazione, "furbettismo" nel procurarsi i soldi per permettersi quello che, altrimenti, non sarebbe alla propria portata."
In cui, per coincidenza, sia le Brigate rosa, La cantautrice calva, in parte anche il racconto di Intile e il mio sono in qualche modo legati fra loro come "tema", o almeno lo lambiscono, simili a onde sul bagnasciuga, di quello che viene poi veicolato nei relativi racconti. Certo, lo facciamo in modo diverso, essendo persone diverse, con età differenti, stili diversi, argomentando in modo diverso: più formale Lodovico, And60 più ironico, Intile più introspettivo, io più "scenografico" per certi versi. Mi spiace che Intile abbia intravisto, travisando, in Isabella una specie di "Lolita", ma non c'è Lolita qui. Se avessi voluto rappresentare una Lolita, lo avrei fatto con maggiore spregiudicatezza e voluttà. Qui c'è solo la deriva di una società moderna da palcoscenico - e calza bene il tuo esempio dell'Eurovision, specchio dei nostri tempi, ma oggi tutto nella nostra vita è un po' palco - ricca e miserabile, e che fa storcere il naso o lascia l'amaro in bocca, come bene dici tu. In generale, per induzione e inconsapevolezza siamo tutti da show.
Per quanto riguarda invece la scena finale:
"E quando distolsi la mia attenzione da Mr. Jones per riguardarla, mi ritrovai di fronte a lei, tutta scosciata e profumosa di J'adore, e io accucciato ad altezza dei suoi shorts che lasciavano scorgere l'elastico delle mutandine, a fissare, turbato, il suo ombelico. Tanto vicino da poterlo toccare. In cui, simile a un anello, si incastonava una piccola pietruzza sbrilluccicante, al sole di quel pomeriggio, come d'un riflesso adamantino."
Sì, è maliziosa, molto allusiva ma non disturbante, e nondimeno iconica del mio voler far intendere, e un po' anche poetica.
Come si dice? Lancio la pietra e nascondo la mano = Vott' a preta e accov 'a mano!
È stato un piacere leggerti, Marino
Tante belle cose,
Antonio
Gara d'estate 2021 - In Paradiso si gioca tutto il tempo, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (a colori)
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La Gara 41 - Tutti a scuola!
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Storie Gotiche, del Terrore e del Mistero
antologia di opere ispirate alla paura dell'ignoto
Nella ricerca di un tema che potesse risultare gradito a più autori, ci è sembrato infine appropriato proporre un'antologia di opere il cui fattor comune fosse il brivido. Un termine per molti versi ingannevole, almeno quanto lo sono certe credenze e immagini che la ragione volutamente ignora, o perfino deride. Eppure, l'ignoto ci aspetta al varco, silenzioso e paziente, per catapultarci nello strapiombo degli incubi o nel vortice di ansie e desideri repressi.
A cura di Roberto Virdo'.
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Downgrade
Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (2,50 MB scaricato 280 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Antologia visual-letteraria (Volume tre)
Questa antologia a tema libero è stata ispirata dalle importanti parole di Sam L. Basie:
Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello, che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che patiscono quell'arrogante formicolio che, dalle loro budella, striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani. A voi, astanti ed esteti dell'arte.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Iunio Marcello Clementi, Noemi Buiarelli, Marco Bertoli, Liliana Tuozzo, Alessandro Carnier, Martina Del Negro, Lodovico Ferrari, Francesca Gabriel, Pietro Rainero, Fausto Scatoli, Gianluigi Redaelli, Ilaria Motta, Laura Traverso, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Ida Dainese, Marino Maiorino.
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