Arma di difesa

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2024.

Sondaggio

1 - non mi piace affatto
0
Nessun voto
2 - mi piace pochino
0
Nessun voto
3 - si lascia leggere
0
Nessun voto
4 - mi piace
2
67%
5 - mi piace tantissimo
1
33%
 
Voti totali: 3

Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Aithia era una bimba come tante: occhioni azzurri, lunghi capelli neri, prepotente come il padre e dolce come la madre. L’unica persona capace di tener testa a quel carattere capriccioso era la nonna, la rispettata regina madre che, in una società patriarcale e guerriera come quella dell’antica Micene, riempiva i propri giorni dirigendo i servi ed educando i nipoti.
Al collo, la piccola portava sempre un amuleto di ceramica smaltata dai colori vivaci, ma alla nonna non era sfuggita l’espressione di terrore, sia pure momentaneo, che coglieva la bambina ogni volta che l’occhio le cadeva su quell’oggetto. L’anziana le si avvicinò.
«Che c’è, piccina, perché tremi ogni volta che vedi l’amuleto? È così bello! Papà te l’ha regalato con tanto amore, ma sembra che tu ne abbia paura!»
Non aveva esagerato: davvero ad Aithia quell’oggetto dava i brividi. Si voltò verso la nonna con gli occhioni rossi e gonfi, come se stesse per piangere.
«Aithia!» esclamò la nonna, sorpresa da quella reazione. «Che ti prende? Vuoi parlarmene?»
«Giagia», rispose la piccola, saltando al collo dell’anziana e abbandonandosi a un pianto liberatore. Da quanto tempo nascondeva quel sentimento? «Mi fa paura! Perché la Dea ha punito così Medusa? Era la sua sacerdotessa! Che male ha fatto? Farà lo stesso anche a me? Non voglio! Non voglio, giagia!»
«No, no piccina! Chi ti ha detto una cosa simile?» l’anziana prese ad accarezzarle la bella chioma riccia per consolarla. «La Dea non farebbe mai del male alla mia piccola!»
«La tata me l’ha detto!» singhiozzò la bambina. «Ha detto parole terribili! Che è stata una svergognata, che la Dea l’ha punita per quello! Com’è possibile che la Dea abbia punito così la sua sacerdotessa? Posawaidon l’aveva oltraggiata, non è stata colpa sua! Come può la Dea aver punito lei in quel modo? Giagia, ho paura! Ho paura di quest’amuleto e di quello che significa!»
La nonna comprese cos’era accaduto e continuò ad abbracciare la sua cucciola. «No, non fare così. Stai tranquilla, adesso!» la confortò. «La tata è un’anziana, ma non era qui quando quei fatti accaddero. Se vuoi, io ti racconterò la vera storia, che è più triste e più bella, ma dopo non avrai più paura della Dea! È una storia che pochi conoscono e la cui memoria si sta perdendo, perché il nostro popolo scompare, e tuo padre mi ha chiesto di non raccontartela. Ma se vuoi, questo sarà un nostro segreto, e tu non avrai più paura. Che dici, vuoi ascoltarla?»
Il tono grave, serio della nonna, era qualcosa di nuovo, per Aithia, che si allontanò dal suo abbraccio, la guardò negli occhi, e assentì col capo, con una nuova speranza nel cuore. L’anziana prese a raccontare.

«Sebbene io sappia cosa dice della Dea il popolo della tata, non so cosa ti abbia raccontato lei, per averti spaventato tanto, perciò dovrò iniziare dal principio, e spero di poter correggere alcune cose che certamente ti sono state dette.
«È vero che Medusa era una sacerdotessa della Dea. La più bella, dicono, ma in quel tempo il culto era diverso da come si officia oggi, e le sacerdotesse svolgevano riti che oggi non si usano più.
«La Dea, inoltre, non era solo la signora della guerra: quello era solo uno dei suoi ministeri, non l'unico! E d'altronde, conosci i tratti che condivide con Hestia nella custodia della casa e della giustizia, o con Britomartis nel carattere, nella mantica, nella medicina… Quelli che erano solo aspetti della Dea, gli invasori li hanno fatti diventare divinità essi stessi.
«E hanno vinto! Solo noi anziani ricordiamo cosa significa dire la “Dea Britomartis”, o la “Dea Hestia”. Solo noi sappiamo che non invochiamo una Dea minore, ma un aspetto della Dea, della Grande Dea! Ci appelliamo alla sua forza, o al suo giudizio, già mentre la invochiamo.
«Medusa era forse la maggiore tra le sue sacerdotesse: la donna nella quale la Dea sembrava aver infuso tutte le proprie benedizioni!
«La tata ti avrà raccontato quanto fosse bella… Non era solo bella, era anche una levatrice richiesta, un’infallibile donna di medicina, una guerriera tanto imbattibile da scegliere come nome del sacerdozio quello di Medusa, “protettrice”… Non credi che sia strano che si ricordi sempre quanto fosse bella? Quasi che anche la Ciprina le avesse elargito i propri doni. Perché di fatto la Dea alla quale ella officiava il culto era la Grande Dea.
«Ma divago. Tanta bellezza non le fu di nessun giovamento, quando il comandante dell'esercito invasore ne restò abbagliato.
«No, piccola Aithia, non fu Posawaidon a perdere il contegno virile, ma chi Posawaidon adorava! Gli invasori erano alle porte, cavalieri formidabili e temibili, barbari, e il loro mondo non era come il nostro.
«Per generazioni si erano spostati di landa in landa, senz'altro desiderio che il bottino, la rapina, il saccheggio e, se fosse stato possibile, una notte di piacere.
«Quella gente, senz'altra legge che quella della forza, giunse sulle nostre terre, le nostre città pacifiche, ordinate, dove uomo e donna avevano pari dignità. E come avrebbe potuto essere altrimenti, con la Dea a illuminare i nostri giorni?
«Ogni discordia la risolvevamo col dialogo, prima che arrivassero loro, e quando li vedemmo per la prima volta, armati di bronzo, feroci, non capimmo cosa potessero volere da noi: il mondo era tanto grande, c'era spazio e terra per tutti! Anzi, se avessero voluto unirsi a noi e dare una mano, sarebbero stati i benvenuti! Aprimmo loro le porte, il loro comandante andò a parlare con Medusa nel luogo sacro alla Dea, e lì la vide.
«Lui, un uomo abituato ad attraversare deserti a cavallo solo per inseguire il miraggio di un misero bottino, un guerriero i cui unici interlocutori erano stati altrettanti guerrieri, incontrò Medusa, abbagliante di bellezza, nella sua veste sacerdotale.
«Nessuno sa cos'abbia creduto, nella sua arrogante tracotanza guerriera, ma tutti sanno quel che fece. Nessuno sa perché la Dea permise l'affronto, ma alcuni pensano che Medusa abbia sacrificato sé stessa per la salvezza della nostra gente, sapendo ciò a cui andava incontro».
La nonna interruppe il proprio racconto. La sua voce era diventata dura e si ruppe in un singhiozzo, quasi un pianto senza più lacrime. Aithia si allontanò dell'abbraccio dell'anziana per leggerne l'espressione nel viso.
«Giagia», sussurò.
L'anziana sollevò lo sguardo. Occhi che raccontavano ciò che avevano visto, ciò che rivedevano, incrociarono quelli di Aithia.
«Piccola, l'uomo che guidava gli invasori non fu addolcito dal sacrificio di Medusa. Uscì da quel luogo sacro come se autorizzato al furto, al sopruso e alla rapina, tenendo per i capelli, come ostaggio, colei che le aveva offerto la propria intimità, costringendola ad assistere all’orrendo spettacolo del suo mondo messo a ferro e fuoco. Sei ancora troppo piccola perché ti dica le aberrazioni delle quali si macchiarono quei mostri».
Era passato tanto di quel tempo, ma l’indignazione era ancora bruciante sul volto della nonna: linee di rabbia ne percorsero rapide i tratti, spinte dallo stretto digrignar dei denti.
«Poi lui, il capo di quel branco di belve, decise che il proprio bottino avrebbe dovuto essere a buon diritto il più ricco, tornò nel tempio e percosse Medusa affinché gli indicasse il luogo del tesoro. Era certo che dovesse essercene uno, di una ricchezza inaudita! Perché, altrimenti, tutti noi eravamo così felici? Per la nostra ricchezza nascosta! Dov’era la nostra ricchezza nascosta? Dov’era il tesoro?
«E Medusa, che non aveva nulla del genere, non capiva! Non c’era nulla, nulla da rubare! Nulla di valore! Di che tesoro parlava, quel folle? Ma negandosi a rivelare il segreto, suscitò l’ira del barbaro, che la colpì con violenza, ancora, e ancora, e ancora…»
Piangeva, la nonna, come se in quel momento una mano brutale stesse percuotendo lei stessa.
«Allora la Dea le parlò. No, Aithia, la Dea non punì Medusa, voleva salvarla, quando le disse “Dagli il tesoro!”
«E Medusa dapprima credette di essere impazzita per i colpi ricevuti. Tra sé e sé rispose sbarrando gli occhi, sentendosi ormai persa: “Che tesoro? Noi non abbiamo nessun tesoro!”
«Ma la Dea sciolse l’enigma e subito le rispose: “Ciò che abbiamo di più gran valore!”
«”Basta! Basta!” gridò Medusa. “Ti darò quello che chiedi!” si arrese, e incespicando indicò il grande otre posto sotto l’immagine della Dea.
«Era ciò che quella bestia voleva. Scagliò il corpo di Medusa da un lato e si diresse a grandi passi verso l’otre, lancia in pugno, per raccogliere il suo desiderato tesoro. Alzò l’asta sacrilega e percosse il ventre della ceramica aprendovi un foro. Vi infilò il suo braccio sacrilego per afferrare con bramosia il prezioso contenuto».
Nella voce della nonna si produsse un cambiamento repentino, inatteso, sgradevole.
«Povero sciocco! Quale poteva essere il tesoro della Dea che cura? Veloci serpenti, che Medusa aveva appreso a tenere in cattività per estrarne il portentoso [i]pharmakon[/i], lo azzannarono e lo spacciarono all’istante. Allora Medusa si rialzò barcollando sulle proprie gambe, raccolse l’elmo crestato della Dea, la lunga lancia dell’abominevole uomo che l’aveva violata, e apparve così, mostruosamente sozza del proprio sangue, senza dire parola, sulla porta del luogo sacro, in mezzo alle rovine e alle fiamme, accompagnata dai serpenti che riacquistavano una meritata libertà.
«Quella vista orribile fece dubitare gli invasori. Dov’era il loro capo? Perché Medusa si mostrava e non lui? Che terrificante sortilegio aveva operato, quella donna, per invocare a sé e guidare tanti rettili velenosi? Sarebbero dunque stati sopraffatti da quell’esercito strisciante? Il timore colse i più vigliacchi tra loro, poi il panico prese gli altri, e presto tutti furono in fuga incontrollata».
Era finita. Finalmente il terrore, il dolore, la disperazione, erano finiti. Aithia sentì il sollievo che accompagna l’allontanarsi di una tempesta.
«Non c’era tempo per curare le ferite ricevute», disse la nonna. «I barbari erano stati scacciati, non vinti, e sarebbero tornati presto. Memore di quell’episodio, Medusa si fece realizzare una maschera di battaglia con teste di serpenti intrecciati nella cresta dell’elmo, con la quale affrontò personalmente gli invasori, vincendoli molte volte col terrore del suo solo apparire. Divenne leggendaria.
«Perciò, bambina mia, la Dea non punì Medusa per l’affronto subito, no! Al contrario, le diede un’arma per difendersi dall’invasione: un’arma di difesa».
Aithia guardò le nonna con sorpresa. Ma sì, adesso tutto aveva senso! Ecco perché la Dea proteggeva la città! E il suo legame coi serpenti! E il suo uso della lancia! La piccola non aveva più paura del suo talismano, anzi, lo strinse forte tra le mani come se quello potesse proteggerla da qualunque male, come se in esso avesse trovato un riparo da quel mondo violento e brutale che restava in agguato a soli pochi giorni dalla loro casa. Solo una cosa incrinava questa narrazione, finalmente degna della saggezza della Dea. Aithia espresse il suo ultimo dubbio.
«Nonna, nessuno mi ha raccontato la storia così, e ora tutto mi sembra più chiaro, ma… È questa della quale mi hai narrato la stessa Medusa della quale pure si racconta nel mito di Perseo e della principessa Andromeda?»
In quel momento, un rumore giunse dal fondo del corridoio, e la nonna ne fu colta di sorpresa.
«Shhh! Shhh, piccola mia!» sussurò. «Che non ci senta tuo padre che, lo sai, non vuole che parli di queste cose! Sì, è la stessa Medusa, però ora devo tacere. Quella storia te la racconterò un’altra volta».
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Jacopo Serafinelli
rank (info):
Pubblicista
Messaggi: 80
Iscritto il: 16/10/2023, 13:50

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Jacopo Serafinelli »

@Marino Maiorino
Piacevole lettura mitofantasy.
Amuleti e credenze, purtroppo, non hanno mai protetto gli invasi dagli invasori… le due Americhe, anche se in tempi diversi hanno subito genocidi da parte di chi si riteneva detentore di un potere di civilizzazione e di un diritto al furto e all'assassinio.
Anche oggi la cosa prosegue, con mezzi diversi ma uguali intenti, e nessuno la ferma.
… a cosa mi riferirò mai… chissà!
Jacopo
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Jacopo, e grazie del passaggio.
No, amuleti e credenze non hanno mai protetto dagli invasori. Ma questo è l'atteggiamento che ci è stato inculcato da piccoli da una società con radici fortemente cattoliche (su cosa voglia dire quel "cattoliche" ci sarebbe molto da discutere, soprattutto in termini storici, fino ad arrivare al Concilio di Nicea, ma soprassederò, in virtù di quella che è comunque la comune accezione del termine nel 2024).
Nondimeno, c'è un detto nei "Proverbiis Alexandrinorum" che è passato al greco attuale e recita "Συν Αθηνά και χείρα κίνει" (Syn Athina kai, chíra kínei - "Con l'aiuto di Athena, muovi le mani"). Ma Athena era LA Dea per gli ateniesi, quindi "Con l'aiuto della Dea, agisci!", paro paro al nostro "Aiutati, che Dio t'aiuta".
Quello che voglio dire è che amuleti e credenze non hanno mai protetto, certamente, ma hanno permesso agli individui di trovare forza e coraggio in situazioni altrimenti disperate, e a volte di ribaltare situazioni date già per perse.
Ciò vale per la religione, ma per qualunque altra credenza (politica, ad esempio, come nelle rivoluzioni, o intellettuale, come Giordano Bruno sul rogo, o Colombo alla ricerca della rotta a Ovest).
Ma c'è anche di più, che in questo racconto non trova posto, ed è un concetto più indù: la Divinità che è in noi. Spesso "miracoli" accadono "when you believe" (come nel duetto di Whitney Houston e Mariah Carey).
Razionalmente, so perché è così: ci spingiamo oltre i nostri limiti precedenti, e attribuiamo l'essere giunti fin lì a qualcosa più grande di noi, perché effettivamente diventiamo più grande di quello che eravamo.
Chissà che nel riconoscere in questo modo che il merito non è (del tutto) nostro, non ci lasciamo aperta la possibilità di tornare a quello che eravamo, e quindi la possibilità di poter godere di ciò che desideravamo. Perché chissà se il nostro nuovo sé sarà in grado di godere di ciò a cui aspirava.
Nel Signore degli Anelli Sam torna a casa dopo Mordor e mette su famiglia, torna al vecchio sé, l'eroe resta Frodo. Frodo, cambiato, non può più godersi la Contea e partirà per i Porti Grigi.
Io avevo qualcosa da fare, ma avrei voluto tornare a godermi la mia Contea: Andata e Ritorno. Mi è andata diversamente, e mentre "I still haven't found what I'm looking for", nemmeno ho come tornare indietro.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Yakamoz
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 37
Iscritto il: 04/03/2024, 10:51

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Yakamoz »

"Non voglio! Non voglio, giagia!»"

Scritto minuscolo… distrazione.

Letto ieri, ma commento e voto i restanti negli ultimi giorni. Per dare un voto più ponderato.

Ciao, Maiorino
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

No, Yakamoz, è corretto.
"Giagia" è "nonna".
Ho trovato singolare che in greco sia "giagia" e in catalano sia "iaia", ma poi ho ricordato che l'impero aragonese ha incluso per un tempo Atene, e tutto è stato chiaro.
Grazie, ad ogni modo, per l'attenzione a questi dettagli.
A presto.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Jacopo Serafinelli
rank (info):
Pubblicista
Messaggi: 80
Iscritto il: 16/10/2023, 13:50

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Jacopo Serafinelli »

@Marino Maiorino
Gli Indiani condensano in una parola quel concetto di divinità interiore: Namastè!
Andiamo tutti "avanti" a cercare qualcosa per accorgersi, a volte, di aver superato il punto di non ritorno… e allora addio contea! Ma questo non è poi sempre un male!
La tua risposta rivela una grande cultura e… mi inchino! … quanno ce vò ce vò! :-)
Jacopo
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

No Jacopo, non è cultura, è solo rimuginare "ad alta voce" su quelle poche cose nelle quali sono "inciampato" "strada facendo".
Newton la pensava alla stessa maniera: che aveva fatto? Era rimasto a giocare affascinato coi ciottoli che gli erano parsi più belli, sulla sponda dell'oceano della conoscenza.
Ma che differenza, tra Newton e me! :D
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Yakamoz
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 37
Iscritto il: 04/03/2024, 10:51

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Yakamoz »

Yakamoz ha scritto: 07/05/2024, 12:25 "Non voglio! Non voglio, giagia!»"

Scritto minuscolo… distrazione.

Letto ieri, ma commento e voto i restanti negli ultimi giorni. Per dare un voto più ponderato.

Ciao, Maiorino
Grazie di avermi spiegato. Ho imparato una cosa nuova.

Ma giagia si pronuncia in greco moderno “jaja” o “iaia”, giusto?

Io, da scemo, lo pronunciavo all’italiana con la G dolce, e mi suonava strano come sost.

Ora ha tutto più un senso...

Buona giornata, Maiorino
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Credo si pronunci "ghiaghia", in greco.
Che ha a che vedere con la stessa Gea, dal momento che quella trascritta in caratteri latini per eticismo è una eta, che oggi in greco si ponuncia (per itacismo) con /i/. E in effetti, anticamente Gea era anche considerata "la nonna" degli Dei.
Ma poi metti le variazioni dei suoni nei secoli, e persino una "g" gutturale puó diventare un'aspirazione e poi scomparire del tutto in un'altra lingua. Boh!
In catalano è pronunciato con la "j" latina di "JVLIUS", quel suono semivocalico/semiconsonantico tra due vocali o davanti ad altra vocale, che usavamo anche in italiano e che il fascismo ha tolto da mezzo (l'unica forma di razionalismo mai applicata nel nostro Paese! :D Il mio cognome, in effetti, era con "i lunga").
Che strano: dal greco al catalano è sparita la /g/, mentre in italiano la /y/ è diventata /dz/... Le lingue mi fanno letteralmente impazzire! :D
Tipo: la pronuncia della koiné di eta era con /e/ (appurato dalla trascrizione di non ricordo quale opera greca, nella quale compaiono pecore che, giustamente, fanno "Bé, bé", mica possono fare "bí bí" :D), ma oggi in Grecia si pronuncia con /i/, e solo noi italiani pronunciamo correttamente con /e/ (gli anglofoni... /Naiki/ :D).
Ma se andiamo alla nascita dell'italiano, ovvero alla scuola di poesia siciliana (all'epoca, già sotto gli Aragona, e quindi al continuo scambio con Bisanzio e Atene), troviamo l'uso della /i/ in luogo della /e/, che venne così cambiata quando si tradussero le poesie di quella scuola al toscano.
E in effetti, molto della parlata siciliana più stretta è meglio comprensibile se si cambiano i suoni di due vocali: la /i/ in /e/ e la /u/ in /o/. Quest'ultimo cambio è particolarmente ovvio in catalano dove, come in greco, esiste un suono misto /ou/ per la "o", che (è regola fonetica) diventa /o/ quando è tonica, e /u/ quando non lo è.
Ma i catalani poi aggiungono il loro facendo qualcosa di simile con la "e", pronunciandola /e/ se è tonica, e /a/ se non lo è...
Buona giornata, Yakamoz!
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Andr60
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 504
Iscritto il: 15/11/2019, 15:45

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Andr60 »

Piacevole e interessante lettura delle origini del mito di Medusa, originale poiché nell'immaginario popolare si fa riferimento sempre alla parte finale, ovvero alla sua decapitazione da parte di Perseo.
Se proprio devo (a fatica) cercare un difetto, trovo che il linguaggio del racconto si adatti al tema ma in che in bocca a una nonna che lo spiega alla nipotina lo renda un po' artificioso.
Capisco che si tratti di un espediente narrativo, sul quale ogni autore fa giustamente le proprie valutazioni.
Saluti
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Andr60,
e grazie per la tua attenta valutazione.
Dico attenta perché hai ragione: ho cercato di rendere meno artificioso il linguaggio, ma il racconto é stato ideato anche per essere in qualche modo didascalico. Avendo reso la nonna una "regina madre" ho cercato di alleviare l'artificiosità, con la scusa che in un ambiente aristocratico...
Sulla decapitazione da parte di Perseo... La nonna ha già detto che un'altra volta... no? :D
Ma davvero la sorte di Medusa, punita dopo aver subito la violenza, non sono mai riuscito a condividerla, e ciò su cui mi sto documentando non fa che peggiorare la differenza che percepisco tra figura di Athena e sorte di Medusa.

Nondimeno, prima di questo racconto più breve (e meno male), ne ho pubblicati altri due leggermente più lunghi (tanto da non poter essere messi in lizza) sul mio profilo.
Il primo, "Innesti", è più moderno. Il secondo, "Come il Sole a un cieco", è una rivisitazione del principio del mito di Orione.
Se qualcuno vuole farci un giro, è il benvenuto!
A presto!
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Yakamoz
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 37
Iscritto il: 04/03/2024, 10:51

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Yakamoz »

Scrittura lineare, diretta e semplice. Aspetto che rende il racconto accessibile a tutti, in cui viene rivisitato, in parte e non integralmente, il mito di "Medusa". Nel racconto esiste una mescolanza di molti elementi, pure storici, distaccati fra loro, essendo Medusa un mito più appartenente alla Grecia classica piuttosto che a quella Micenea.
Ma l'autore è di sicuro più competente di me, e quindi avrà rintracciato fonti che magari portano indietro l'origine del mito già in epoca tra 1100 e 1600 a.C., età del bronzo, dunque molto anteriore alla Grecia classica.
Fatta questa piccola premessa, passiamo al racconto: essenzialmente dialogico, e quindi è un racconto raccontato in un dialogo. E si sa che i dialoghi rallentano molto la lettura di un testo, cosa che avviene pure qui. Rivisitare un mito seguendo uno schema da "operetta morale" con dialoghi serrati è un po' difficile, appare sempre come risicata la cosa, mancante di un non so che, e mai pienamente esplicita.
Certo, ben caratterizzati Aithia e sua nonna, e la lettura è pure piacevole, per carità. Ma usare un modo interposto per narrare dà sempre un po' l'idea di appendice. Come un discorso, a prescindere che sia vero o no, fatto per sentito dire o perché si conosce. In cui chi racconta, Aithia e sua nonna, acquistano quasi un rilievo maggiore rispetto a Medusa rimasta in superficie, che poi è la vera protagonista di questa storia.
Mi è piaciuta pure l'idea di far apparire Medusa come donna vittima di una dea cattiva (Atena), della violenza maschile (Poseidone) e che in seguito come una Giovanna D'Arco, con l'elmo serpeggiante e le serpi come armi, affronta i suoi nemici. Ma sempre tutto, in questo racconto, è incasellato, cioè da estrapolare, in una fisarmonica di dialoghi.
Il racconto, di per sé, merita, ma essenzialmente per qualità narrative più che per le presunte e intuibili intenzioni dell'autore, che vengono solo in parte raggiunte.
Discutibile pure il finale, molto netto, un taglio di forbici… di qualcosa che poi verrà detto dopo.

La mia non è assolutamente una critica negativa, Marino. Perché il racconto mi è piaciuto, ma non eccessivamente. Però tieni presente che io valuto un testo che, sempre secondo il mio metodo soggettivo di valutare, rappresenta solo una parte del merito complessivo di quello che poi è il vero valore dell'autore.

Tante belle cose, Marino

Antonio

Voto 4/5
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Antonio, grazie per il passaggio e per le ben argomentate valutazioni, tutte corrette.
Ogni mito si costruisce nel tempo, e non in un tempo: Artù si crede ambientato in un'Inghilterra medievale, ma a partire da Myridinn/Merlino, passando per lo stesso Arcturus, probabilmente un capitano romano che tenne a bada le invasioni barbariche quando la Britannia venne abbandonata al suo destino dall'Impero Romano, e tutta un'altra serie di elementi del ciclo arturiano, è ben possibile che la leggenda raccolga eco della storia autentica del V sec.
Ho le mie buone ragioni per credere che il mito di Medusa abbia radici molto più antiche della Grecia classica e, come anticipato in questo racconto, vorrei proseguire il resto prossimamente. Ce la farò? Non lo so, vediamo. Realmente non partecipo per gareggiare, ma per mettere in crisi la ricostruzione che mi sto facendo, per fargli le pulci, per metterlo alla prova. Il fatto che abbiamo un limite di tot battute è un limite notevole, perciò ho dovuto limitarmi a questa prima parte.
Per restare a Medusa... Athena qui non appare come dea cattiva. Perché? Al contrario, è nel mito classico che non si spiega perché Athena punisca la propria sacerdotessa. I critici hanno tirato in ballo di tutto. "Perché Athena era semprevergine e quindi anche la sua sacerdotessa avrebbe dovuto restare tale" è la balla più inumana e ripetuta che troverai al riguardo, considerando che Medusa è vittima di una violenza. Nella mia personale ricerca sui miti dei proto-indoeuropei per capire dove abbiamo perso qualcosa che ci ha condannato alla società nella quale viviamo (è un discorso lungo e lo risparmio), sono giunto ad alcune conclusioni, e davvero Athena, pur nella sua severità, non quadra in alcun modo con la figura di una Dea che punirebbe nel modo che ci è tramandato una propria sacerdotessa vittima (Athena che è la Dea della guerra difensiva!) di un affronto.
Io ho due possibili spiegazioni per quest'incoerenza. La prima è che qualcosa ci sfugga culturalmente: il senso di quella punizione non possiamo capirlo perché non pensiamo come quei popoli. Ma la vedo debole perché comunque non c'è molto da ricamare o da rivoltare intorno a una violenza, nemmeno tra gli animali.
L'altra è che la storia originale, molto più antica della Grecia classica che l'ha filtrata (codificandola), sia stata espunta, modificata, "corretta", rivista con la penna di quelli che la storia la scrivono: i vincitori. Ed era ovvio che, con quegli occhi e quella cultura, i ruoli originali non potevano restare inalterati. Credo che la "punizione" sia stata aggiunta al mito originale dalla nuova cultura patriarcale, per far morire sul nascere (la piccola Aithia è naturalmente terrorizzata dalla leggenda "classica") i principi matrilineari della cultura preesistente. Ma se il senso della "punizione" è stato cambiato, nulla può negare che Medusa fosse originalmente temuta e rispettata: Athena ne indossa la testa sullo scudo o sull'egida, e i gorgoneion erano potentissimi amuleti apotropaici in tutto il mediterraneo (persino sui templi etruschi!). Insomma, come conciliare il fatto che fosse un potente amuleto basato sul volto di una donna che avrebbe commesso alcunché di riprovevole? La cosa non ha né capo, né coda!
Ma se invece fosse (segretamente o meno, oppure per il popolo vinto ma non per il vincitore) rimasto il rispetto per un oggetto sempre considerato protettivo (prendi il cornetto napoletano, o gli occhi di vetro greci e turchi, nonostante duemila anni di cristianesimo non sempre tollerante), e questo avesse superato la "censura" nel tempo, allora ecco servita l'incoerenza: quella figura doveva essere riprovevole per i vincitori, eppure era usata come difesa dal male dai vinti! E poco a poco, dimenticate le differenze di origini, entrambi gli elementi avrebbero coesistito: protezione e maledizione.
Non voglio ancora svelare il ruolo di Aithia e della nonna. Sapevo prima ancora di cominciare a stendere il racconto che "il racconto nel racconto" è un livello subcreativo di troppo, ma va benissimo così, per il momento, e che raccolga addirittura gradimenti è insperato.
Ancora grazie, e a presto!
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Namio Intile
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 709
Iscritto il: 07/03/2019, 11:31

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Ciao, Marino. Notevole questo mito rivisitato. Te l'ho già detto in passato, scelte letterarie del genere ti fanno onore. Notevole la ricerca, In effetti la radice del nome suggerisce un origine della Gorgone diversa da quella riportata dal Mito della Grecia classica. Quella post medioevo ellenico, per intenderci.
Mi permetto il mio solito aiutino da profano vorace lettore. Tu ambienti la tua storia a Micene. Ma se oggi vai a dare un'occhiata allo stemma siciliano troverai la triscele, o triskelés alla greca. E al suo centro un gorgoneion. Una rappresentazione della Gorgone Medusa o comunque di una Gorgone, che secondo il mito erano tre. La triscele siciliana credo sia il simbolo nazionale più antico del mondo. Attraversa intatto i millenni ed è visionabile imuutato in molteplici rappresentazioni su ceramiche, vasi, decorazioni, mosaici pavimentali, monete. La più antica che ho visto è del III millennio. Quindi il gorgoneion è di sicuro un simbolo apotropaico pre indoeuropeo, diffuso nelle popolazioni mediterranee prima dell'arrivo dei barbari biondi dell'Est. Quindi più antico di Micene, o comunque della Micene pre greca ma indoeuropea dell'età del Bronzo. Perché probabilmente Micene ha radici ancora più antiche.
Ottimo lavoro.
Immagine
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Namio,
non tocco la Sicilia per troppo amore: non mi perdonerei di dire corbellerie sulla tua terra, quindi rivolgo le mie personali elucubrazioni sulla Grecia, che amo sì, ma in maniera più intellettuale.
Abbiamo già accennato altrove, tu e io, alla triscele, e so bene che al suo centro campeggia il gorgoneion. Oggi tra tre gambe, più anticamente tra tre ali, come un serafino, come una sirena... Gli elementi cambiano, restano, assumono nuovi significati, ne comunicano di nuovi...
La scuola di archeologia che fa capo alla Gimbutas, nel suo studio sulla Grande Dea, fa confluire tutte queste figure divine femminili con attributi da uccello all'inumazione celeste: i defunti venivano lasciati a spolpare agli uccelli (come si fa ancora oggi in alcune regioni del Tibet) affinché portassero le anime in cielo, e di ciò sarebbe rimasta memoria nelle sirene, nella civetta (uccello rapace) di Athena, e anche nelle rappresentazioni più antiche della gorgone, con zanne d'oro, o di bronzo, e ali.
Lì ho immaginato Ulisse che passa sotto gli scogli delle sirene e li vede imbiancati d'ossa come racconta Omero: magari per un greco sarà stata una mostruosità, ma raccontò al suo ritorno esattamente ciò che aveva visto.
E anche le datazioni che citi... sì: è su quei tempi che sto cercando di documentarmi. Tra l'altro, io vivo a "due passi" da quel popolo basco con la loro Mari che è uno degli ultimi resti dei pre-indoeuropei.
Una delle cose più singolari nella quale mi sono imbattuto recentemente, è il culto delle Madri come era nell'entroterra siciliano. Mi ci sono imbattuto mediante una citazione del Faust ("Le Madri! Le Madri!"), e "tirando del hilo" ("tirando il filo", come dicono qui) ne sono venute fuori le Verrine di Cicerone, e il tempio a quel culto che ancora persisteva evidentemente in epoca storica.
Perché tutto questo lavorìo? Dove mi porterà? Non lo so. Qualcosa mi dice che abbiamo perso qualcosa del nostro sentire, del nostro rapporto con la natura, col mondo che ci è dato, con gli altri, con noi stessi. Per un tempo ho creduto che avesse a che fare con una divinità puramente femminile, ma oggi credo che invece vi fosse un grande equilibrio, con ruoli diversi, tra uomo e donna, deificati, un po' come accade a volte nell'induismo.
Quello che cerco è quest'equilibrio. "Jo vulesse truva' pace", e il mondo nel quale viviamo non è il luogo dove trovarla. Ma è una pace che per tanti aspetti farebbe a cazzotti con la società nella quale viviamo: persino quando a volte ne parlo con mia moglie, lei inorridisce, perché alcuni pensieri sono certamente "rivoluzionari", quindi qui taccio.
Ti leggerò presto.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Namio Intile
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 709
Iscritto il: 07/03/2019, 11:31

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Ciao, Marino. Ho anch'io un debole per il periodo prestorico. Non molto tempo fa ho visitato il sito archeologico di Mokarta, a un tiro di schioppo da Segesta, e in una posizione unica. Venne messo in luce negli anni Ottanta ed esaminato dal grande Sebastiano Tusa. È un sito sicano con una fondazione stimata intorno al XIV secolo. Età del Bronzo media. I Sicani erano probabilmente una popolazione iberica preindoeuropea che si insediò nell'allora Trinacria intorno a quel periodo. Dello stesso periodo sono i resti dell'Anaktoron di Pantalica, che ho rivisitato l'anno passato. E che ricalca l'edilizia palaziale minoica micenea. A Mokarta il colle su cui sorge la città è un pianoro interamente fortificato. Sono stati rinvenuti resti di una linea difensiva e vari edifici, ovali o rettangolari. Avevano, è probabile, un sistema di canalizzazione delle acque, in modo che ogni edificio avesse acqua corrente proveniente dall'esterno. La città venne distrutta all'improvviso da un assalto armato. Gli edifici sono stati dati alle fiamme in un unico episodio e sono crollati a causa del fuoco. All'interno di un edificio è stato ritrovato il corpo di una ragazzina, morta a causa del crollo e delle fiamme. Il sito non venne più abitato da allora. La datazione dell'incendio che pose fine alla città di Mokarta è il secolo XI. È probabile che i Sicani vennero cacciati da Mokarta dall'arrivo degli Elimi, che si installarono nell'attuale provincia di Trapani e il cui centro più importante fu appunto Segesta. La data è importante perché coincide col Mito. Gli Elimi la leggenda vuole di stirpe troiana, fuggiti alla distruzione della città. Anzi il fondatore sarebbe proprio Anchise, il vecchio padre di Enea. La data di distruzione di Troia è appunto l'XI secolo. I romani vennero in soccorso di Segesta nel 250 a.C. contro Cartagine e contro Siracusa. La città di Segesta venne considerata libera e socia dai romani, esente da tributi e i suoi abitanti furono sempre cittadini romani. Per ritornare a Mokarta, la sua distruzione coincide con l'arrivo degli Elimi nella Sicilia Occidentale e la contestuale ritirata dei Sicani in quella centrale.
Quand'ero ragazzino facevo lo speleologo. Non distante da Segesta, a Inici, si trova la grotta più profonda della Sicilia. Scoperta negli anni Ottanta pure lei ha un accesso in una parete a strapiombo e dall'ingresso è profonda oltre 400 metri. È accessibile oggi solo con tecniche e attrezzature speleo. Nella parte iniziale, che un tempo di sicuro era accessibile facilmente, si trova un deposito di vasi, La grotta si chiama infatti abisso dei cocci. Le pareti erano annerite dal fumo e i cocci erano ovunque. La datazione parla dell'età del bronzo. Forse si trattava di un deposito sicano di olio e di olive. Alcuni vasi, completamente concrezionati e parte delle pareti, avevano ossi di oliva all'interno, l'ho visto coi miei occhi. Ma la cosa più interessante l'ho trovata nell'interno profondo. Quasi alla base dell'abisso c'era un cratere di bronzo, o rame. Nel punto in cui eravamo si erano dovute segare delle stalagmiti per passare. Il cratere stava là, com'era stato lasciato, non so da quanti millenni. Quella vista mi ha restituito una prospettiva più profonda di quella storica.
Esisteva una grande civiltà megalitica mediterranea ed europea prima dell'arrivo degli indoeuropei. Molto estesa e avanzata, con popolazioni distanti che dialogavano e commerciavano tra loro. Prima della scrittura, forse prima della ruota. Che fosse meno violenta è possibile, o forse a me piace pensarla così, ma non ne sono tanto sicuro. La natura umana mi pare quella. Le fonti egizie del XVII secolo parlano dei popoli del mare. Tra questi vi erano gli Sheqelesh, ossia i siciliani, non ancora Sicani o Elimi, e senti come suona bene con Scicli questo Sheqelesh. L'assalto dei popoli del mare forse causò il collasso dell'impero hittita e l'acuta crisi di quello egizio.
Tra storia e protostoria e fantasia mia.
E poi qualcuno sostiene che quello siciliano è un simbolo celtico.
Immagine
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Namio,
circa 100 anni fa cominciò quell'aberrazione che è stata il nazionalsocialismo di Hitler (credo sia importante aggiungere alle idee il nome di chi le ha caratterizzate, perché in principio ogni idea ha una base valida, salvo poi essere violentata da chi le mette in pratica).
Indiana Jones è stato un divertente siparietto su una fissazione di quella gente che cercava di affermare una propria superiorità sulle altre: raccogliere reliquie che avrebbero legittimato le loro aspirazioni.
Molti simboli sono in giro da così tanto tempo che ogni volta che osservo una svastica su un'opera indù, penso a quanto male abbia fatto quel pazzo lì, e quanto male debbano soffrire alcuni simboli, spesso nati per indicare alcunché di buono (il Sole!), per la follia di alcuni omuncoli.
Celtico... Sai che noi maschi passiamo alla prole solo metà del DNA, mentre il resto della cellula, incluso l'RNA mitocondriale, è esclusivamente materno? Ovviamente, perché la cellula seminale porta solo quello, solo il DNA, che si avvolge col DNA già presente nel nucleo della cellula uovo della femmina.
Eppure, apparentemente, esternamente, visto che i tratti somatici si trasmettono tramite il DNA, il maschio dice a scienza certa: "è mio figlio!". L'apparenza inganna, e la Natura è una grande ingannatrice. D'altronde, il rischio è che se i figli non somigliassero ai padri...
I simboli si lasciano attribuire, l'abbiamo già visto, ma dobbiamo lasciare che sia così: portano valori più grandi di qualunque appartenenza, perciò altri vogliono impossessarsene.
E poi, studiando un po' meglio la genetica (o la filologia), si riesce sempre a risalire alla madre.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Yakamoz
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 37
Iscritto il: 04/03/2024, 10:51

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Yakamoz »

Marino Maiorino ha scritto: 14/05/2024, 14:58 Ciao Antonio, grazie per il passaggio e per le ben argomentate valutazioni, tutte corrette.
Ogni mito si costruisce nel tempo, e non in un tempo: Artù si crede ambientato in un'Inghilterra medievale, ma a partire da Myridinn/Merlino, passando per lo stesso Arcturus, probabilmente un capitano romano che tenne a bada le invasioni barbariche quando la Britannia venne abbandonata al suo destino dall'Impero Romano, e tutta un'altra serie di elementi del ciclo arturiano, è ben possibile che la leggenda raccolga eco della storia autentica del V sec.
Ho le mie buone ragioni per credere che il mito di Medusa abbia radici molto più antiche della Grecia classica e, come anticipato in questo racconto, vorrei proseguire il resto prossimamente. Ce la farò? Non lo so, vediamo. Realmente non partecipo per gareggiare, ma per mettere in crisi la ricostruzione che mi sto facendo, per fargli le pulci, per metterlo alla prova. Il fatto che abbiamo un limite di tot battute è un limite notevole, perciò ho dovuto limitarmi a questa prima parte.
Per restare a Medusa… Athena qui non appare come dea cattiva. Perché? Al contrario, è nel mito classico che non si spiega perché Athena punisca la propria sacerdotessa. I critici hanno tirato in ballo di tutto. "Perché Athena era semprevergine e quindi anche la sua sacerdotessa avrebbe dovuto restare tale" è la balla più inumana e ripetuta che troverai al riguardo, considerando che Medusa è vittima di una violenza. Nella mia personale ricerca sui miti dei proto-indoeuropei per capire dove abbiamo perso qualcosa che ci ha condannato alla società nella quale viviamo (è un discorso lungo e lo risparmio), sono giunto ad alcune conclusioni, e davvero Athena, pur nella sua severità, non quadra in alcun modo con la figura di una Dea che punirebbe nel modo che ci è tramandato una propria sacerdotessa vittima (Athena che è la Dea della guerra difensiva!) di un affronto.
Io ho due possibili spiegazioni per quest'incoerenza. La prima è che qualcosa ci sfugga culturalmente: il senso di quella punizione non possiamo capirlo perché non pensiamo come quei popoli. Ma la vedo debole perché comunque non c'è molto da ricamare o da rivoltare intorno a una violenza, nemmeno tra gli animali.
L'altra è che la storia originale, molto più antica della Grecia classica che l'ha filtrata (codificandola), sia stata espunta, modificata, "corretta", rivista con la penna di quelli che la storia la scrivono: i vincitori. Ed era ovvio che, con quegli occhi e quella cultura, i ruoli originali non potevano restare inalterati. Credo che la "punizione" sia stata aggiunta al mito originale dalla nuova cultura patriarcale, per far morire sul nascere (la piccola Aithia è naturalmente terrorizzata dalla leggenda "classica") i principi matrilineari della cultura preesistente. Ma se il senso della "punizione" è stato cambiato, nulla può negare che Medusa fosse originalmente temuta e rispettata: Athena ne indossa la testa sullo scudo o sull'egida, e i gorgoneion erano potentissimi amuleti apotropaici in tutto il mediterraneo (persino sui templi etruschi!). Insomma, come conciliare il fatto che fosse un potente amuleto basato sul volto di una donna che avrebbe commesso alcunché di riprovevole? La cosa non ha né capo, né coda!
Ma se invece fosse (segretamente o meno, oppure per il popolo vinto ma non per il vincitore) rimasto il rispetto per un oggetto sempre considerato protettivo (prendi il cornetto napoletano, o gli occhi di vetro greci e turchi, nonostante duemila anni di cristianesimo non sempre tollerante), e questo avesse superato la "censura" nel tempo, allora ecco servita l'incoerenza: quella figura doveva essere riprovevole per i vincitori, eppure era usata come difesa dal male dai vinti! E poco a poco, dimenticate le differenze di origini, entrambi gli elementi avrebbero coesistito: protezione e maledizione.
Non voglio ancora svelare il ruolo di Aithia e della nonna. Sapevo prima ancora di cominciare a stendere il racconto che "il racconto nel racconto" è un livello subcreativo di troppo, ma va benissimo così, per il momento, e che raccolga addirittura gradimenti è insperato.
Ancora grazie, e a presto!
Ciao,

"Medusa come donna vittima di una dea cattiva… "

Ho sbagliato, la tata fa credere che… ma nel racconto non lo è. Capita di sbagliare, non sono un robot.

"L'altra è che la storia originale, molto più antica della Grecia classica che l'ha filtrata (codificandola), sia stata espunta, modificata, "corretta", rivista con la penna di quelli che la storia la scrivono: i vincitori. Ed era ovvio che, con quegli occhi e quella cultura, i ruoli originali non potevano restare inalterati. Credo che la "punizione" sia stata aggiunta al mito originale dalla nuova cultura patriarcale, per far morire sul nascere (la piccola Aithia è naturalmente terrorizzata dalla leggenda "classica") i principi matrilineari della cultura preesistente."

Propendo per questa ipotesi qui.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Un altro aspetto da considerare è che la storia di Medusa probabilmente ha avuto origine da una tradizione orale tramandata di generazione in generazione, e arricchita di dettagli nel corso del tempo e successivamente ulteriormente modificata (a proprio piacimento, come dici bene tu) con l'avvento della scrittura e poi nelle successive riscritture. Questo fenomeno di reinterpretazione e riscrittura esiste anche in altre opere, come la Bibbia, per renderla più attuale e comprensibile ai lettori contemporanei. E lo stesso capita, in più breve tempo, nelle traduzioni dei libri da una lingua a un'altra.

Buona giornata, Marino

A rileggerci…
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Re: Arma di difesa

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Antonio,
certo che un refuso capita a chiunque. Mi preoccupava di più che io potessi aver descritto così male la situazione da far capire che Athena fosse stata cattiva.
Interessante quello che dici sulle variazioni dovute alle traduzioni: "in più breve tempo". Credo sia la prima volta che vedo attribuire alla carta stampata tempi più brevi per cambiare le storie rispetto alla tradizione orale, e non avresti mica tutti i torti!
Siamo abituati a conferire alla carta stampata il trono dell'immutabilità, ma è vero: si dimentica che anche la scrittura va interpretata, e se osservo il cambio generazionale tra me e i miei ragazzi, mi rendo conto che in realtà non siamo tanto più al sicuro dal tempo che con la tradizione orale.
A presto!
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Rispondi

Torna a “Gara di primavera, 2024”


Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:


Non spingete quel bottone

Non spingete quel bottone

antologia di racconti sull'ascensore

Hai mai pensato a cosa potrebbe accadere quando decidi di mettere piede in un ascensore? Hai immaginato per un attimo a un incontro fatale tra le fredde braccia della sua cabina? Hai temuto, per un solo istante, di rimanervi chiuso a causa di un imponderabile guasto? E se dietro a quel guasto ci fosse qualcosa o qualcuno?
Trentuno autori di questa antologia dedicata all\'ascensore, ideata e curata da Lorenzo Pompeo in collaborazione col sito BraviAutori.it, hanno provato a dare una risposta a queste domande.
A cura di Lorenzo Pompeo
Introduzione dell\'antropologo Vincenzo Bitti.
Illustrazioni interne di Furio Bomben e AA.VV.
Copertina di Roberta Guardascione.

Contiene opere di: Vincenzo Bitti, Luigi Dinardo, Beatrice Traversin, Paul Olden, Lodovico Ferrari, Maria Stella Rossi, Enrico Arlandini, Federico Pergolini, Emanuele Crocetti, nwRoberto Guarnieri, nwAndrea Leonelli, nwTullio Aragona, nwLuigi Bonaro, nwUmberto Pasqui, Antonella Provenzano, Davide Manenti, Mara Bomben, Marco Montozzi, Stefano D'Angelo, Amos Manuel Laurent, nwDaniela Piccoli, Marco Vecchi, nwClaudio Lei, Luca Carmelo Carpita, Veronica Di Geronimo, Riccardo Sartori, Andrea Andolfatto, Armando d'Amaro, Concita Imperatrice, Severino Forini, nwEliseo Palumbo, nwDiego Cocco, nwRoberta Eman.

Vedi nwANTEPRIMA (2,58 MB scaricato 604 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon



B.A.L.I.A.

B.A.L.I.A.

Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità

Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.

Vedi nwANTEPRIMA (765,72 KB scaricato 52 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon

Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



Le radici del Terrore

Le radici del Terrore

Antologia di opere ispirate agli scritti e all'universo lovecraftiano

Questa antologia nasce dalla sinergia tra le associazioni culturali BraviAutori ed Electric Sheep Comics con lo scopo di rendere omaggio alle opere e all'universo immaginifico di Howard Phillips Lovecraft. Le ventitrì opere selezionate hanno come riferimento la narrativa "lovecraftiana" incentrata sui racconti del ciclo di Cthulhu, già fonte di ispirazione non solo per scrittori affermati come Stephen King, ma anche in produzioni cinematografiche, musicali e fumettistiche. Il motivo di tanto successo è da ricercare in quell'universo incredibile e "indicibile", fatto di personaggi e creature che trascendono il Tempo e sono una rappresentazione dell'Essere umano e delle paure che lo circondano: l'ignoto e l'infinito, entrambi letti come metafore dell'inconscio.
A cura di Massimo Baglione e Roberto Napolitano.
Copertina di Gino Andrea Carosini.

Contiene opere di: Silvano Calligari, nwEnrico Teodorani, nwRona, Lellinux, Marcello Colombo, nwSonja Radaelli, Pasquale Aversano, Adrio the boss, Benedetta Melandri, Roberta Lilliu, nwUmberto Pasqui, nwEliseo Palumbo, Carmine Cantile, nwAndrea Casella, Elena Giannottu, nwAndrea Teodorani, Sandra Ludovici, Eva Bassa, nwAngela Catalini, Francesca Di Silvio, nwAnna Rita Foschini, Antonella Cavallo, Arianna Restelli.
Special guests: gli illustratori americani e spagnolo Harry O. Morris, Joe Vigil and Enrique Badìa Romero.

Vedi nwANTEPRIMA (2,02 MB scaricato 242 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon






Alcuni esempi di nostri ebook gratuiti:


Gara d'autunno 2021 - Babi Yar, e gli altri racconti

Gara d'autunno 2021 - Babi Yar, e gli altri racconti

(autunno 2021, 56 pagine, 703,36 KB)

Autori partecipanti: nwNamio Intile, nwMarcello Rizza, nwRoberto Bonfanti, nwNuovoautore, nwFausto Scatoli, nwSelene Barblan, nwMessedaglia, nwGiovanni p, nwTemistocle, nwAndr60,
A cura di Massimo Baglione.
Scarica questo testo in formato PDF (703,36 KB) - scaricato 48 volte.
oppure in formato EPUB (411,48 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 35 volte..
nwLascia un commento.

La Gara 28 - L'ultima notte

La Gara 28 - L'ultima notte

(febbraio 2012, 54 pagine, 1,94 MB)

Autori partecipanti: nwNathan, nwLuigi Bonaro, nwGiorgio Arcari, nwLicetti, nwSer Stefano, nwAntonella P, nwArditoeufemismo, Jane 90, nwLodovico, Flavio Graser, nwAngela Di Salvo, nwRoberta Michelini, Kutaki Arikumo, nwTuarag, nwUnanime Uno, nwStillederNacht, nwCordelia, nwConcettaS, nwMariadele, nwLorella15, Alhelì, nwMorgana Bart, nwBludoor, nwDiego Capani,
A cura di Lodovico.
Scarica questo testo in formato PDF (1,94 MB) - scaricato 654 volte..
nwLascia un commento.

La Gara 58 - A volte ritornano

La Gara 58 - A volte ritornano

(marzo/aprile 2016, 18 pagine, 500,19 KB)

Autori partecipanti: nwGiorgio Leone, nwPatrizia Chini, nwNunzio Campanelli, nwLaura Chi, nwAlberto Tivoli, nwAnnamaria Vernuccio,
A cura di Lodovico.
Scarica questo testo in formato PDF (500,19 KB) - scaricato 77 volte.
oppure in formato EPUB (1,03 MB) (nwvedi anteprima) - scaricato 166 volte..
nwLascia un commento.