Nausea

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2023.

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Odhem89
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Nausea

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Mia moglie non mi sopportava più. Quando eravamo fidanzati andavamo molto d'accordo. Lei diceva che ero simpatico, la facevo ridere e quando le chiesi di sposarmi mi disse subito di sì.
Per la prima volta pensai di aver trovato una persona che mi capiva e che sicuramente non mi avrebbe giudicato per quel "mio piccolo problema".
In fondo, io sono un uomo di sani princìpi. Quando a scuola tutti facevano a gara a chi ce l'aveva più grosso, io mi tiravo indietro dicendo che era una cosa stupida e degradante. Crescendo notai che anche nel mondo del lavoro funzionava più o meno allo stesso modo. "Pesce grande mangia pesce piccolo".
Conobbi Helena a una cena organizzata dal mio capo. Fu amore a prima vista e non è un modo di dire. Anche lei ha ammesso di aver provato la stessa cosa. Solo due single possono innamorarsi, no? C'è chi dice che anche quelli che sono sposati possono innamorarsi della moglie o del marito di un altro/a, ma io non ci ho mai creduto. Il mio migliore amico, Tony, diceva che per lui era possibile. Più volte gli ho chiesto a che servirebbe innamorarsi di una persona sposata. Quelle erano cose che si vedevano solo nei film del genere Nausea.
— Allora perché così tante persone li guardano? La perversione è presente naturalmente in noi. C'è in tutti, anche in te — diceva lui convinto.
— Io non sono affatto d'accordo. L'uomo non può vivere solo per il sesso e ad ogni costo poi. Ci sono tante altre cose nella vita che sono molto più importanti, prima fra tutte l'amore, e non mi riferisco solo a quello tra uomo e donna ma l'affetto per un fratello, per un amico e per gli altri in generale.
— I tuoi princìpi sono nobili, mi ricordano quelli della Chiesa Unita. A proposito, sai cosa ho letto ultimamente? Sembra che dietro tutto questo ci sia proprio la Chiesa.
— Cosa vuoi dire? Non ti seguo, dietro cosa?
— Pensaci un attimo. Certo è sacrosanto che non si possa tradire la propria moglie, ma non ti sembra che questo limiti la nostra libertà?
— Ancora non mi è chiaro, perché dovrebbe limitare la nostra libertà? È una cosa naturale.
— Non è naturale affatto. Stanno controllando la nostra vita e lo fanno in modo subdolo.
— Devo dedurre che sai anche come facciano.
— Non hai nessuna abilità deduttiva. Cosa fanno due appena dopo sposati?
— Vanno alla sala a festeggiare.
— Certo che sei un testone! Intendo subito dopo che il sindaco li ha dichiarati marito e moglie, e non mi dire che si bacia la sposa, sennò ti gonfio.
— Ti riferisci alla firma digitale?
— Hai visto che, quando vuoi, riesci anche tu a ragionare?
— Ancora, però, non capisco dove vuoi arrivare.
— È semplice! Tramite il microchip il computer li lega in modo permanente.
— Dunque, fammi capire. Tu stai dicendo che, quando due si sposano, e mettono la firma digitale, uniscono il loro chip e non è più permesso loro di avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio a meno di non essere tanto perversi da farlo nel vomito, e che dietro tutto questo ci sia la Chiesa Unita?
— Elementare Watson!
Scoppiai in una fragorosa risata. Tony se la prese molto perché non lo prendevo sul serio. Per me era solo la natura o qualche forma di Intelligenza che guidava tutto, proprio come insegnava la Chiesa. Tony aveva visto troppi film Nausea e stava perdendo il senno.
Ora che mia moglie non mi vuole più vedere e non vuole sentire ragioni, sto pensando seriamente che forse sarebbe meglio che non ci fosse la Nausea e ognuno potesse fare sesso con chi vuole. Lo dico anche per lei, in fondo è come se le avessi mentito non menzionando il mio "piccolo problema".

Volevo distrarmi, cercai fra i contatti in impressione sulla retina. Strano il mondo. Non si poteva modificare l'aspetto esteriore del corpo, ma si poteva inserire un chip sottopelle per controllare lo spostamento, gli acquisti e gli interessi di ogni persona. Chiamai Tony. Rispose subito.
— Ciao sono io. Ho voglia di staccare un po' la spina. Andiamo a bere qualcosa.
— Ok dimmi dove e arrivo.
Gli dissi di vederci nel nostro locale preferito. Non ero molto lontano e lo avrei raggiunto a piedi.
Giunto al bar, lo trovai già seduto che mi aspettava e, nel frattempo, stava parlando con due belle ragazze. Nonostante fosse sposato, non aveva perduto per niente la sua attrattiva. Mi sedetti di fronte a lui.
— Ah, sei arrivato! Che sei venuto a piedi?
— Ero nelle vicinanze.
Mi guardò negli occhi. — Cos'hai? Hai litigato di nuovo con Helena?
— No, oggi no.
— Non ti ho mai visto così. Dai sputa il rospo.
— Non è facile da spiegare.
— Sai che a me puoi dire tutto. Hai bisogno di parlare.
Ordinò due birre brasiliane ad alta gradazione. Mandò via le ragazze.
— Vedrai che dopo parlerai con molta più facilità.
Bevemmo quasi in silenzio. A metà birra cominciai a sentirmi più rilassato.
— Tony, ricordi quando andavamo a scuola e facevate la gara a chi ce l'aveva più lungo?
— Certo, come dimenticarlo e quante risate. Vincevo sempre, modestamente.
— Ricordi anche che io non partecipavo?
— Sì, tu eri il tipo a posto, fin dalle elementari.
— Ora ti farò una domanda che ti sembrerà strana.
Attese in silenzio.
— Quali erano le dimensioni medie dei vostri… beh hai capito.
— Ah, certo. Ma che vorresti fare una gara adesso che hai più di trent'anni?
— No, è molto più importante di questo.
Mi guardò preoccupato, non riusciva a capire.
— Le dimensioni erano quelle medie, 25-30 centimetri. Comunque, non ho mai visto uno sotto i 20.
Venti centimetri? Il mio problema era più grave del previsto.
— Tony, devo confessarti una cosa. La causa dei litigi fra me ed Helena.
— Non sei costretto a dirmelo. Anche io litigo con Clara e non ti ho mai detto perché.
— No, te lo devo dire.
Gli spiegai tutto. Le dimensioni ridotte del mio membro che non arrivavano neanche a metà di quelli più piccoli che aveva visto lui. Sapevo di potermi fidare. Quando smisi di parlare lui continuò a fissarmi.
— Non avrei mai immaginato. La natura è stata crudele con te, ma c'è una cosa che puoi fare.
— E cosa?
— Divorziare.
— Non scherzare, non si può più fare da quasi un secolo.
— Legalmente no. Ma io conosco un hacker che è in grado di dividere i vostri chip. Solo che dovete essere presenti entrambi. Considera anche i sentimenti di Helena. Non ti incolpo di niente, però ciò che è giusto è giusto. Poi, se vorrai, potrai sempre collegarti con un'altra donna che ti ami davvero.
Aveva perfettamente ragione. Ci mettemmo d'accordo che il giorno dopo avrei parlato con mia moglie e l'avrei convinta.

Il giorno dopo chiamai Helena, non vivevamo già più insieme, lei era tornata dai suoi. Non rispondeva al telefono. Provai anche sui numeri dei suoi genitori, ma quando mi risposero dissero che Helena non voleva parlarmi. Chissà cosa aveva loro raccontato. Probabilmente mi aveva dipinto come un mostro che magari la picchiava o peggio.
Non mi diedi per vinto. Sapevo dove lavorava: faceva l'insegnante in una scuola privata. Conoscevo anche i suoi orari. Così la mattina dopo mi recai sul posto in macchina, che lasciai poco lontano per non destare sospetti. Fortunatamente c'era un bar lì vicino con grosse finestre che davano proprio sull'ingresso dell'istituto. Sedetti a un tavolo, ordinai una birra e rimasi in attesa. Lei arrivò poco dopo, ma non come mi aspettavo.
Sapevo che gli piaceva camminare, ma quel giorno giunse in macchina. Il veicolo aveva i finestrini oscurati e non lo vedevo bene da dietro le auto parcheggiate, comunque mi sembrava di aver già visto da qualche parte quel mezzo. Qualcuno l'aveva accompagnata. Aspettai che andasse via. Lei era ferma davanti al cancello, stava cercando qualcosa nella sua borsetta.
Mi avvicinai piano, poi, ad una certa distanza, la chiamai. Lei si girò, mi fissò con quello sguardo che non smetteva di ferirmi.
— Cosa vuoi? Non ho tempo!
— Devo dirti una cosa importante. Qualcosa che può risolvere i nostri problemi, sempre se tu sei d'accordo.
— Ne abbiamo parlato a lungo, non si può fare niente per risolvere la nostra situazione, e tu lo sai bene.
— E invece una cosa c'è, me ne ha parlato un mio amico di cui mi fido.
— Senti, qualsiasi cosa sia non mi interessa. Tu non riuscirai mai a rendermi felice.
— Appunto, non io.
— Brutto maiale! Per chi mi hai presa — stava per andarsene, le presi un braccio.
— Aspetta! Non hai capito. Mi riferisco al divorzio! — si mise a ridere.
— Non sto scherzando, c'è un modo — le raccontai tutto ciò che sapevo e che mi aveva riferito Tony. Alla fine, sembrò che i suoi occhi si illuminassero.
— Lo faccio per te, perché voglio che almeno tu sia felice — sparai questa frase smielata da film d'altri tempi, ma sembrò funzionare.
— Tu lo faresti davvero?
— Certo, per te sì.
Mi abbracciò, pensai che fosse l'ultima volta che potevo starle vicino, la strinsi. Ebbi un'erezione addirittura, ma lei non se ne accorse. Ci mettemmo d'accordo che l'avremmo fatto la sera stessa. Lei andò al lavoro e io chiamai Tony per le ultime disposizioni.

Il posto era in periferia, una di quelle villette che si trovano fuori città. Quando arrivai e vidi lo sfarzo di quella casa, mi chiesi se fosse il posto giusto. Il navigatore non poteva aver sbagliato. Poco dopo, notai dei fari dietro la mia auto: era sicuramente Tony. Pensai che fare l'hacker dovesse rendere molto, oppure il tipo aveva un altro mestiere.
Tutti e tre andammo alla porta, suonò Tony. Venne ad aprire una donna: non me l'aspettavo. Mi sembrava di averla già vista da qualche parte. Era molto attraente sulla trentina. Tony si avvicinò e si baciarono sulle guance.
— Ciao Clara, come stai? — ora ricordavo! Era un'attrice famosa anche se da tempo non la vedevo recitare.
— Sto bene Tony, tu piuttosto? Ti vedo in forma. Prego entrate, siete i benvenuti — detto questo Clara si spostò e ci permise di entrare — Cosa bevete?
— Io un whisky — disse Tony convinto.
— Voi? Non fate i complimenti.
— Va bene anche per me — dissi cercando di imitare Tony.
— E per te, dolcezza? — Helena arrossì.
— Io non bevo.
— Va bene.
Quando Clara uscì dalla stanza mi rivolsi a Tony a bassa voce:
— Non mi avevi detto che era lei!
— Non lo faccio mai.
— Non lo fai mai? Ma quante persone hai portato qui finora? Ah, un'altra cosa, quanto ci costerà tutto questo?
— Non pensavo che fosse un problema di soldi.
— No, ma io mi aspettavo una specie di bunker nascosto sotto la metropolitana e non tutto questo sfarzo.
— Tu non sai quello che dici! Non sai quali attrezzature servono per la procedura. Per quanto riguarda i soldi, non ci vorranno più di cinquemila crediti.
— Cinquemila crediti! — guardai Tony che mi fissò duramente. In effetti stavo facendo la figura dello spilorcio. La cifra non era poi eccessiva. Visto che per il matrimonio ne avevo speso il doppio, era giusto che per il divorzio ne spendessi la metà.
Clara tornò in quell'istante con le nostre bevande. Presi il mio whisky. Ad Helena aveva portato un succo.
— Allora, ditemi, perché volete divorziare? — la domanda mi colse di sorpresa, stavo per sputare il whisky in faccia a Clara.
— Sapete, questa è una procedura illegale e rischiosa. Non posso praticarla mica con chiunque capita. Quindi ci vuole una buona ragione, altrimenti non si fa niente.
— Clara, garantisco io per loro, è una questione piuttosto personale — intervenne Tony.
— Non esiste! Devo conoscere la motivazione per giudicare se sia valida — Clara era irremovibile.
— Ma, Clara…
— Non importa Tony — dissi io — a questo punto non vedo cos'avrei da nascondere.
Confessai a Clara il mio "piccolo problema", le dissi che io comprendevo Helena e non la incolpavo di niente, lei aveva tutte le ragioni.
— Ho capito. Il vostro non è mai stato un vero amore — disse delusa Clara. Helena sembrò un po' infastidita da questa frase.
— Come osa insinuare una cosa del genere? Io lo amavo, almeno finché non ho compreso quanto mi avesse mentito — io comprendevo Helena, ma Clara sembrava di no.
— Va bene, come dici tu. Per me la motivazione è valida: mancanza d'amore.
— Insiste ancora! Io… — presi un braccio di Helena e la dissuasi dal continuare. Le feci di no con la testa, Clara mi guardò.
— Hai ragione, mi sono sbagliata. Tu non lo ami, ma lui sì, e tanto. La motivazione è comunque valida: amore non corrisposto. Procediamo — Helena alzò gli occhi al cielo, comunque sia avrebbe ottenuto ciò che desiderava.
Clara ci portò nel seminterrato, una stanza piena di apparecchiature elettroniche. C'erano vari computer e due sedie piuttosto comode dove ci fece accomodare.
— Vi avviso che in una piccola percentuale di casi potrebbero esserci delle ripercussioni fisiche.
— Che genere di ripercussioni? — dissi un po' in apprensione.
— Non ti preoccupare, dice sempre così, ma finora non ho visto nessuno lamentarsi del benché minimo dolore — Tony cercò di tranquillizzarmi.
— Gli effetti collaterali possono essere variabili: da un leggero dolore al polso fino alla perdita della mano — Clara, invece, sembrava quasi sadica — Allora? Siete d'accordo? Andiamo avanti?
— Sì! — dicemmo all'unisono io ed Helena.
Clara prese due lettori e li posizionò sui nostri polsi sinistri ordinandoci di mantenerli fermi. Si posizionò al computer, ci chiese nome e cognome, data di nascita ed alcuni altri dati, li confrontò con quelli del chip, poi alzò la testa. Io la guardai.
— Quanto ci vorrà? — chiesi curioso.
— Abbiamo finito.
— Cosa?
"Una giornata intera per sposarci e pochi secondi per divorziare?" pensai inorridito.
— Ah, allora va bene, per il pagamento… —
— Non c'è bisogno, ho già provveduto io, vi ho sottratti 2500 crediti ciascuno — mi guardò, — avevi intenzione di pagare solo tu? Vedi che questa donna non se lo merita, non ti ama affatto.
Mi tolsi il lettore dal polso, stavo per dire qualcosa, non so cosa. Volevo difendere Helena ad ogni costo, la guardai, ora non era più mia moglie, sembrava contenta. Ci ripensai e ingoiai il rospo. In fondo, forse, aveva ragione Clara. Ora che eravamo divorziati me ne resi conto.
— Grazie Clara — disse Helena e le diede la mano — Tony, mi accompagni tu?
— Certo Helena, con piacere — Tony non sembrava neanche sorpreso della richiesta, mi sorse un forte dubbio che cercai di cacciare indietro.
Mi lasciarono lì come se non esistessi. Guardai Clara.
— Questa volta ho fatto uno strappo alla regola, ho tolto 2500 crediti a lei e li ho dati a te. Lo so che non c'è risarcimento adeguato per questo. Comprati qualcosa che ti piace.
Salutai Clara, presi la macchina e mi diressi verso la città. Ripensavo a come mi avevano lasciato quei due. Non riuscivo a togliermi il dubbio dalla mente. Andai verso casa di Helena.
Parcheggiai la macchina poco lontano e poi, a piedi, mi avvicinai sempre di più. Sapevo cosa cercare. In effetti la macchina di Tony era proprio sotto l'appartamento di Helena. Ma cosa potevano fare? Aveva appena divorziato da me e, pur ipotizzando che anche Tony avesse fatto lo stesso, non c'erano possibilità che potessero avere rapporti.
Eppure, ripensavo ai film che amava Tony: quelli del genere Nausea. No, non poteva essere! Non potevano fare una cosa tanto perversa. Helena non era più mia moglie, ma non riuscivo ad accettare una cosa del genere.
Ricordai di avere ancora una copia delle chiavi del suo portone. Quelle del suo appartamento me le aveva tolte. Andai all'entrata. Mi fermai con le chiavi in mano. Cosa stavo facendo? Non era giusto nei suoi confronti. La luce si accese. Mi nascosi in una rientranza lì vicino. Aspettai. Dopo un po' uscirono. Erano loro due, lo sapevo! Parlavano e cercai di comprendere.
— Andiamo a mangiare qualcosa, tutto questo lavoro mi ha fatto venire fame — diceva Tony.
No, non era possibile! Cresci gli amici e cresci i porci!
— Meno male che ti sai controllare bene, se no sarebbe stato un disastro, però vedi di fare presto con tua moglie, non ne posso più di questa storia, va avanti da troppo tempo.
— Non ti preoccupare, l'ho quasi convinta. E se proprio dice di no, sarò costretto a tagliarle la mano — entrambi scoppiarono a ridere, salirono in macchina e andarono via.
Non mi sembrava vero: il mio migliore amico, che conoscevo dalle elementari, mi aveva tradito. Fatto strano mi sentivo più male per lui che per Helena. Forse mi ero rassegnato, ormai, alla sua perdita. Ma lui non doveva farmela. Gliel'avrei fatta pagare, ad ogni costo.

Lavoravo svogliatamente, riflettevo su come farla pagare a Tony. Helena ormai non mi interessava più. Una donna per la quale la cosa fondamentale era la dimensione, non faceva per me. Aveva ragione Clara: quella donna non mi aveva mai amato. Forse amava solo il mio conto in banca.
Una sera, "per caso", mi trovai a passare, con l'auto, di nuovo sotto casa di Helena. La macchina di Tony era là. Portavo sempre con me un cacciavite in macchina. Scesi, mi avvicinai alla sua auto, mi assicurai che nessuno mi vedesse e gli forai tutt'e quattro le gomme. Era uno scherzo infantile che non mi appagava affatto. Volevo, comunque, che tornasse a casa a piedi o in autobus al massimo. Per sicurezza forai pure le gomme della macchina di Helena che era lì vicino. Era una vendetta effimera, ma se lo meritavano. Per non destare sospetti bucai pure qualche ruota delle tante macchine lì vicino. Mentre andavo via, passando di nuovo davanti all'auto di Tony, tirai un calcio al suo specchietto staccandolo di netto. Mi sentivo una persona spregevole, ma non era niente paragonato alle porcate che facevano loro.
Ormai non mi interessava neanche più di tanto. Desideravo una vendetta più grande, volevo rovinare la vita di Tony come lui aveva rovinato la mia.
Qualche giorno dopo, mentre lavoravo al computer sorse un'occasione favorevole. Stavo controllando delle operazioni finanziarie. Mi affidavano sempre quelle con maggiori capitali investiti, forse perché si fidavano di me. Erano ore che lavoravo speditamente, avevo quasi finito, quando sullo schermo lessi un nome familiare. Non potevo crederci: era il nome di Tony!
A quanto sembrava aveva investito una grossa somma comprando le azioni di una società informatica. Era una somma considerevole anche se risultava agli ultimi posti della mia lista. Ora era nelle mie mani. Sapevo come fare per creare degli errori che sarebbero stati notati: era il mio lavoro. Cambiai qualche cifra e segnalai delle incongruenze nell'operazione. Ovviamente non mi feci scoprire. Nessuno avrebbe sospettato di me, ma avrebbero indagato e probabilmente lo avrebbero accusato di illeciti: gli stava bene.
Uscii dall'ufficio e mi arrivò una chiamata. Non ci credevo! Era Tony!
— Pronto?
— Ciao, sono io. Scusa se non mi sono fatto sentire in questi giorni.
— Dovresti scusarti per ben altro.
— Allora lo sai?
— Certo che lo so! Vi ho sentiti parlare l'altra sera. Non me l'aspettavo da te. Di Helena mi importa ben poco, ma tu non dovevi farmi questo.
— Ascolta. Ti risarcirò di tutto, non importa quanto ci impiegherò.
— Risarcirmi? E come potresti? Non c'è modo.
— Dai, puoi fidarti, siamo amici da tanto tempo. In fondo sono solo soldi — rimasi perplesso, cosa stava dicendo?
— Scusa, ma di cosa stai parlando?
— Hai detto che lo sapevi.
— Sì, lo so che sei andato a letto con Helena e per di più con la nausea.
— A letto con Helena?! Ma cosa stai dicendo? Hai bevuto?
— Non prendermi in giro! Vi ho sentiti conversare una sera sotto casa sua.
— No! È stato tutto un malinteso, ascoltami — non sapevo come se ne sarebbe uscito ma lo lasciai parlare.
— La sera in cui avete divorziato, siamo andati a casa di Helena, ma non c'è stato niente fra noi. Helena ed io ti vogliamo bene. Volevamo farti una sorpresa. Helena conosceva i dati del tuo conto bancario. Siamo entrati e abbiamo investito tutti i soldi su un affare sicuro di cui sono venuto a conoscenza da un mio amico. Si trattava di moltiplicare per dieci la somma investita: ci saremmo sistemati tutti. Solo che stamattina mi hanno chiamato dicendomi che c'erano degli illeciti nell'operazione e hanno bloccato i soldi…
Continuò a parlare spiegandomi tutto, ma io smisi di ascoltare quando disse "hanno bloccato i soldi". Per poco non mi venne un infarto. Il cuore batteva forte, la mente era una tabula rasa. Il cellulare mi cadde di mano e andò a finire oltre la griglia del canale di scolo. Rimasi lì fermo a guardare il vuoto per chissà quanto tempo.

Strano che, quando sei ricco tutti ti cercano, hai tanti amici, tutti vogliono un po' di quello che hai.
La finanza indagò a fondo sulle strane manovre che riguardavano quella dannata transazione. Era tutta colpa di Tony o forse anch'io avevo fatto la mia parte. In fondo quando succede qualcosa di male non si può attribuire al cento per cento la responsabilità solo ad un individuo. Avevamo sbagliato entrambi, Tony a fin di bene, io per fargli un danno che mi si era ritorto contro.
Fatto sta che rischiammo di andare in carcere. Solo grazie alle nostre conoscenze, e a due bravi avvocati, riuscimmo a scamparla ma il costo fu grande: non rivedemmo un solo centesimo. Inoltre, fummo entrambi licenziati in tronco.
Alla fine, mi ritrovai per strada.
Durante l'estate cercai in tutti i modi di trovare un piccolo lavoretto, mi bastava qualsiasi cosa, ma la mia foto e quella di Tony erano su tutti i notiziari, nessuno voleva compromettersi. Quando, poi, cominciò a crescermi la barba e iniziai a puzzare, non mi permettevano neanche di avvicinarmi a nessun posto. I primi tempi vissi nella metropolitana, trovando un po' di refrigerio durante le giornate afose e chiedendo l'elemosina: i soldi che riuscivo a racimolare mi bastavano appena per comprare qualcosa da mangiare. Mi guardavo intorno, non avevo mai fatto caso al mondo dei senzatetto. Pensavo che ce ne fossero parecchi e invece, durante l'intera stagione, non ne incontrai affatto. Certo c'erano persone che vivevano al limite, ma nessuno era senza casa. Tutti avevano un posto dove ripararsi e un modo per mantenersi, foss'anche illegale.
Sembrava che il mondo non avesse più bisogno di me e mi respingesse da tutte le parti. Non sapevo cosa fare e mi sentivo solo.
All'inizio dell'autunno, mi trovavo ancora seduto nello stesso angolo della metropolitana. Era mezzogiorno in punto e il treno era puntuale. Ero a terra proprio di fronte a una delle porte. Molta gente usciva e si dirigeva velocemente alle scale. Io cercavo di fermare qualcuno, ma pochi mi erano solidali. A un certo punto vidi due occhi familiari. Il viso era incorniciato dalla barba lunga e folta, gli abiti luridi, mi sembrava di guardarmi allo specchio, ma sapevo a chi apparteneva quel viso. Corsi verso di lui e lo abbracciai a lungo.
— Tony! Sei proprio tu? Cosa ti è successo? — era sbalordito per il modo in cui lo trattavo, forse pensava che non lo avrei mai perdonato, ma la strada mi aveva fatto capire che la cosa più importante nella vita non sono affatto i soldi.
— Sembra che anche tu abbia molto da raccontare — ci stringemmo più forte e cominciammo a piangere come bambini. Finalmente avevamo ritrovato entrambi un amico.
Tony mi raccontò la sua storia: era molto simile alla mia. Respinto da tutti, perfino da Helena che era riuscita a farla franca. Mi chiese più volte scusa, ma gli dissi di non badarci: i soldi vanno e vengono. Vidi che era vestito leggero e sembrava tremare, gli diedi una delle mie coperte.
— Come speri di sopravvivere all'inverno vestito in questo modo?
— Non pensavo di passare così tanto tempo per strada.
Ero felice. Non mi sentivo più solo. Decidemmo di dividerci di giorno e chiedere l'elemosina in due stazioni diverse per poi rincontrarci la sera. Mangiavamo una sola volta al giorno, ma piuttosto abbondantemente. Riuscivamo perfino a scherzare e ridere pur se nella miseria.
I giorni passarono veloci. L'inverno arrivò presto. Il giorno di Natale, le autorità ci fecero un bel regalo. Un poliziotto si avvicinò a noi e con fare rude ci cacciò fuori dalla metropolitana. Il nostro posto lo prese un Babbo Natale in carne e ossa che suonava e cantava le canzoni adatte al costume che indossava.
Fummo costretti a stare al freddo fuori. La situazione divenne sempre più critica. Quando nevicò la prima volta ci rifugiammo sotto una galleria ma il freddo era pungente. Fortunatamente il giorno dopo uscì il sole e la neve si sciolse quasi subito. Avemmo un mese di tregua, ma a gennaio ne fece molto di più e il freddo aumentò. Un giorno sentimmo alla radio che le temperature sarebbero calate molto al di sotto dello zero. Eravamo disperati. Provammo più volte a rientrare nella metropolitana, ma ora tutte le stazioni erano sorvegliate da almeno un agente che ci cacciava a suon di manganello non appena ci vedeva.
Il freddo arrivò. Camminavamo per le strade in cerca di un posto caldo, finché, stanchi, ci accasciammo di fronte a una vetrina. Ci coprimmo come meglio potevamo e ci abbracciammo per riscaldarci. Sentivo il respiro affannato di Tony, non sentivo più la faccia, i piedi e le mani. Ero alle sue spalle e lo stringevo forte. Di colpo smise di respirare. Non avevo la forza per tentare di salvarlo. Lo strinsi più forte, una lacrima mi scese e subito si congelò, ebbi un'ultima erezione e, insieme, la Nausea.[attachment=0]Nausea.png[/attachment]
Allegati
Fonte: https://openai.com/dall-e-2
Fonte: https://openai.com/dall-e-2
Ultima modifica di Odhem89 il 09/09/2023, 16:48, modificato 3 volte in totale.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

È la prima volta che ci incontriamo, quindi benvenuto.
La sequenza introduttiva la affidi in parte a un narratore in parte la metti in mano ai pensieri del protagonista con una sorta di pensiero libero indiretto. E in più è un'analessi, dove il protagonista riflette su avvenimenti che si capiscono passati. E secondo me ti complichi in modo ulteriore la vita quando decidi di non adoperare un tempo verbale uniforme, al passato, ma oscilli tra presente e passato. A mio avviso dovevi rendere l'intera sequenza iniziale al passato e affidarla al narratore, che poi è un io narrante col PdV del protagonista.
Insomma il pensiero e i tempi verbali fanno un po' di confusione.
Con le sequenze dialogiche e narrative successive, la narrazione si stende e diventa più sicura, la lettura diventa agevole, l'io narrante funziona e fa funzionare il racconto . A parte l'incertezza iniziale la struttura è quindi solida.
La narrazione si svolge in una società in parte distopica, perché i matrimoni sono eterni e il divorzio vietato. Oddio, ma in Italia il divorzio era vietato sino al 1975, che io ero già grandetto. I miei genitori e i miei nonni si erano sposati con la certezza di non poter divorziare. I miei nonni però vivevano separati. La tua distopia, alla fine, consiste solo in quel particolare, perché poi tutto pare identico a com'è oggi. A parte la Nausea.
Ecco, la Nausea, il titolo mi ricorda troppo il titolo del romanzo di Sartre. Ma alla fine della Nausea di Sartre c'è poco o nulla. Quella di Sartre è una nausea esistenziale che diviene fisica. Questa è una nausea fisica che pare scatenata da un contrasto tra la morale dominante e le azioni individuale e forse è indotta artificialmente (almeno mi è parso di capire così).
C'è un'idea di fondo che conduce la costruzione di questo racconto, ma ecco, proprio la Nausea, che dovrebbe essere il nucleo della tua narrazione, del tuo perché scrivo, mi pare che poi alla fine compaia poco, sia spiegata poco (ti dedichi molto più alla descrizione dei chip e di un personaggio come Clara che poi scompare e non è funzionale alla narrazione), sia un centro che non è centro, per una sorta di timidezza nello scrivere, di mancanza di stima nel tema che ci si è prefissi di trattare. O forse per la complessità del tema che non si è in grado di trattare come si vorrebbe.
Un buon inizio, spero di rileggerti.
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Odhem89
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Re: Nausea

Messaggio da leggere da Odhem89 »

Grazie dei consigli. Purtroppo, nonostante la revisione che ho fatto, qualcosa è sfuggito. Inoltre, in verità, il racconto era più lungo e ho dovuto ridurlo a circa la metà per partecipare alla gara. Vedrò di aggiustare i tempi verbali. Il contenuto rimarrà lo stesso. Grazie ancora. :wink:
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Accipicchia che bel racconto! Pieno di umanità, leggermente distopico, un po' di fantascienza che anche i non amanti del genere possono apprezzare... Complimenti!
Mi è saltato agli occhi solo quel "fargliela" in "Lavoravo svogliatamente, riflettevo su come fargliela pagare a Tony.". Avrei usato "farla", dal momento che poi chiarisci "a Tony". O potresti inserire una virgola prima di "a Tony" per chiarire che, tra i due supposti adulteri, il protagonista s'è incarognito con l'amico.
Speriamo che non si giunga a questo tipo di società. Vi prego!
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
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Re: Nausea

Messaggio da leggere da Odhem89 »

Grazie per la precisione. Apprezzo molto questo tipo di consigli che mi permettono di conoscere i miei errori e correggerli.
Odhem89
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Re: Nausea

Messaggio da leggere da Odhem89 »

Ciao, grazie per il commento e le critiche. Per quanto riguarda l'espressione "parare il culo" non ci avevo pensato, non mi sembrava così scurrile. Per l'altra critica non posso fare niente altrimenti la storia cambierebbe. È volutamente assurda. Provvedo a correggere.
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A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 2 - 7 modi originali di togliere/togliersi la vita

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Autori partecipanti: AldaTV, nwAlida, Bonnie, nwDalila, Devil, Michele Nigro, Sarahnelsole,
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Calendario BraviAutori.it 2012 - (a colori)

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Questo libro non vuole essere un dibattito pro o contro; non ci riguarda, abbiamo solo avuto il desiderio di spogliarci con voi.
A cura di Angelo Manarola e Massimo Baglione.
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Contiene opere di: Concita Imperatrice, M. C, Gianni Veggi, 1 s3mpl1c3 nud1sta, Paolo De Andreis, nwMario Stallone, Leonardo Rosso, Iconat, Sergio Bartolacelli, Donatella Ariotti, nwFranca Riso, Lodovico Ferrari, Goldchair60, nwEmanuele Cinelli, nwVittoria Tomasi, Simone Pasini, nwAnna Rita Foschini, Matteone, Galiano Rossi, Franca Mercadante, Massimo Lanari, Francesco Paolo Catanzaro, Francesco Guagliardo, Giacobsi, nwBayron, nwMarina Paolucci, Guglielmo A. Ferrando, Stefano Bozzato, Marco Murara, Francesca Miori, Lorenzo Moimare, Vincenzo Barone, Rupert Mantovani, nwDomenico Ciccarelli, Siman, Roberto Gianolio, nwFrancesco Marcone, utente anonimo, nwJole Gallo, Giovanni Altieri, nwDaniela Zampolli, Robi Nood, Mauro Sighicelli, Lucica Talianu, nwGiovanni Minutello, Naturizia, Serena Carnemolla, Carla Bessi.

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BReVI AUTORI - volume 2

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collana antologica multigenere di racconti brevi

BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:

Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale

La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.

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IperStore - il lato oscuro dello Shopping

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È il giorno dell'inaugurazione di un supermercato, uno davvero grande, uno iper, uno dei tanti che avrete voi stessi frequentato e arricchito. Durante questa giornata di festa e di aggregazione sociale, qualcuno leggerà un dattiloscritto ancora inedito il cui contenuto trasformerà l'impossibile in normalità.
"...come se dal cielo fosse calata la mano divina di un Dio stanco e dispiaciuto dei propri errori, o come se tutte le altre grandi divinità finora inventate dal Genere umano per compensare la propria inconsapevole ignoranza tribale e medievale verso i misteri della Natura e della Vita, si rivoltassero ai propri Creatori e decidessero di governare le loro fantasie".
La storia è leggermente erotica, vagamente fantasy, macchiata di horror e forse un po' comica.
Di Massimo Baglione.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.