Non sono arrabbiata, sono delusa

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2023.

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Macrelli Piero
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Non sono arrabbiata, sono delusa

Messaggio da leggere da Macrelli Piero »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Non sono arrabbiata, sono delusa

— Non sono arrabbiata, sono delusa.
Proprio così aveva detto. Lo aveva detto con voce misurata e impostata come se questa frase l'avesse tenuta pronta da tempo. Pronta per essere usata al momento giusto e questo era il momento giusto. La cosa mi aveva sbilanciato. Io m'immaginavo una scenata isterica con urla e pianti e accuse di ogni tipo. Invece con questa frase mi aveva spiazzato. Mi aveva offerto il sacrificio della regina per poi mettermi sotto scacco con un pedone e io avevo beccato. Voleva che mi sentissi una merda facendo la superiore e ci stava riuscendo benissimo. Ma la colpa era mia: le avevo offerto la mossa su un piatto d'argento e lei ne aveva approfittato.
Ecco, era almeno un quarto d'ora che me ne stavo in piedi in mezzo alla stanza, ora spostando il peso su un piede, ora spostandolo sull'altro. Mettevo continuamente le mani in tasca e poi le toglievo e mi sarei pure messo a leggere le istruzioni della caldaia che erano lì attaccate sul fianco del mobile sopra al frigorifero, pur di smarcarmi da quella situazione.
Il tempo sembrava essersi fermato e io avevo provato a rimetterlo in moto con un "Dai, non essere arrabbiata".
Potevo stare zitto e invece me ne sono uscito con questa frase del cazzo e lei subito ha risposto così: "Non sono arrabbiata, sono delusa".
Adesso stavamo lì in silenzio, uno davanti all'altra a guardarci e nessuno sapeva cosa fare, nessuno diceva niente. Cioè io aspettavo che finisse di raccogliere le sue cose e se ne andasse, che chiudesse dietro di sé quella porta del cazzo del mio mini appartamento, che era lì a due metri anche se a me sembrava lontana chilometri.
Aveva quasi finito, ma se ne stava lì ferma davanti a me e anch'io ero fermo. Cercavo di evitare il suo sguardo accusatorio e mi guardavo in giro. Guardavo le tende fiorate che aveva messo alla finestra e mi chiedevo se le avrebbe poi tirate giù quelle tende del cazzo, che mica gliel'avevo detto io di metterle, che andava bene anche senza, com'era prima.
E poi guardai le tisane sulla mensola, anche quelle, accidenti a lei che mi si era infilata in casa con destrezza senza che me ne accorgessi. Ma come ho fatto ad arrivare a darle le chiavi, che se n'è pure andata a farsene una copia, senza dire niente. E ha cominciato a fare avanti indietro, anche quando non c'ero ed è stato così che una volta ho trovato quelle tende sulla finestra e le tisane sulla mensola. Tisane di finocchio e anice stellato che quando era sera mi diceva "Ci facciamo una tisana?".
Mi ero preso un appartamento per stare solo, per fumarmi le canne con gli amici e ridere come degli scemi guardando Frankenstein Junior e Hollywood Party e ora mi ero ridotto a farmi le tisane di finocchio. Gli amici non venivano più perché adesso c'era lei che sbuffava quando fumavamo o ridevamo e che correva subito con il mocio quando si ribaltava una birra. Ci credo che gli amici non venivano più. Per quello sono scoppiato e le ho detto che doveva andare via, che avevo preso casa per provare ad abitare da solo e che così invece non ero più solo.
Devo averle detto anche altre cose che adesso non ricordo, ma la sostanza era quella.
E poi mi sono messo a pensare com'era bello l'anno prima, quando ero da solo in questo residence completamente vuoto, in inverno, sul lungomare di Viserbella, dove anche gli alberghi a fianco erano vuoti e anche le case nelle vie dietro, erano tutte vuote. Non passava nessuno e c'era la nebbia, non si vedevano né la spiaggia né il mare distante poche decine di metri. Non si vedeva e non si sentiva, che anche se ci fosse stata burrasca, le scogliere parallele alla spiaggia avrebbero smorzato ogni rumore. Io stavo lì alla finestra a guardare e c'era solo questa cabina telefonica sul marciapiede del lungomare, illuminata, l'unica cosa illuminata lì attorno che era tutto buio e con la nebbia; se ne stava lì solitaria come me e aveva i vetri tutti sporchi che non si vedeva dentro e mi facevo mille storie a guardarla per ore in silenzio, dietro la finestra, e a volte mi chiedevo cosa avrei fatto se avesse cominciato a squillare il telefono, sarei sceso a rispondere?
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Alberto Marcolli
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Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

“Proprio così aveva detto. Lo aveva detto con voce misurata e impostata come se questa frase l'avesse tenuta pronta da tempo.” Se volessimo seguire la regola ricordata in un tuo racconto dall’insegnante del corso di scrittura creativa dovremmo dire - Proprio così aveva detto, come se questa frase l'avesse tenuta pronta da tempo. –

“a leggere le istruzioni della caldaia che erano lì attaccate sul fianco del mobile sopra al frigorifero,” giusto per snellire la frase, propongo - a leggere le istruzioni della caldaia, attaccate sul fianco del mobile sopra al frigorifero, -
Il finale con la cabina telefonica centra poco con la storia, ma in qualche modo dovevi pur finire e questa è stata la tua scelta.

È un quadretto scritto nel modo giusto, ovvero da incazzato, ma mi sono mancati i sentimenti e le emozioni dei due protagonisti. È pur vero che all’inizio scrivi - m'immaginavo una scenata isterica con urla e pianti e accuse di ogni tipo – che lei non ha fatto, ma non ci si lascia in questo modo, almeno io la vedo così. E pensare che lei aveva perfino messo le tende alle finestre, quindi in quella casa aveva vissuto, aveva amato e sofferto, e poi se ne va senza dire neanche un beh? Ci dici solamente: “Adesso stavamo lì in silenzio, uno davanti all'altra a guardarci e nessuno sapeva cosa fare, nessuno diceva niente” – mamma mia che tristezza! Se oggi i giovani si lasciano in questo modo, poveri noi!

Lo giudico comunque un buon "corto" per l'atmosfera gelida che hai saputo costruire anche se io vorrei sempre di più, sono proprio incontentabile.
voto 4
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Un racconto breve sull'incomunicabilità (che andava molto di moda decenni fa, con I. Bergman) che pare strano oggi, che i gggiovani manco si guardano in faccia ma tengono gli occhi fissi sullo smartphone :)
Il protagonista mi pare poco adatto alla vita di coppia: forse ha tentato un esperimento, con esiti catastrofici. L'importante è essersi fermato prima del passo irrecuperabile, altrimenti sono dolori (e gioia per gli avvocati).
La frase "...per poi mettermi sotto scacco con un pedone e io avevo beccato." mi ha lasciato perplesso: forse volevi dire "...e io avevo abboccato"?
Voto 4, per solidarietà maschile
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Maria Spanu
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Messaggio da leggere da Maria Spanu »

Non so, a me sinceramente è piaciuto. è veritiero (a parte la scena in cui non si tirano le sedie e i tavoli, in una discussione tra due che si amano di solito finisce sempre a urla e altro), anche attuale se vogliamo dargli un senso, visto che i giovani d'oggi ragionano in modo diverso (si lasciano con una freddezza disarmante).
Forse non litigavano più di tanto perchè non vi era sentimento reale, forse lei si voleva sistemare e lui si sentiva solo? forse è stata fatta una scelta frettolosa e tutti e due si sono pentiti? forse... la vita di prima era troppo comoda e quando non si è disposti a scendere a compromessi, perchè il matrimonio o la convivenza sono compromessi, si cerca di tornare sui propri passi.
Voto 4 e non per solidarietà :D certi racconti mi incuriosiscono, ma è sempre tutto soggettivo; e credo che per questo la lettura è così affascinante, potremmo entrambi leggere lo stesso libro e trarre due tesi diverse, sentimenti e impressioni distanti.
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Athosg
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Messaggio da leggere da Athosg »

Il protagonista ha abbandonato le serate scanzonate allo Slego, è cresciuto e vive da solo. Ha conosciuto una ragazza, la sua prima ragazza, e fatica a combinare il prima (gli amici) e il dopo (la vita di coppia). E' in mezzo a un guado e un bel giorno sbotta e le dice di andare via. Il racconto di movimento, così l'ho interpretato io, finisce lì, con l'uppercut della ragazza. Il resto sono i ricordi dell'estate precedente, ma forse vuoi anche dire qualcosa. Mi è piaciuto perchè lascia il dubbio e anche i commenti ricevuti sono di vario genere. Chissà, secondo me il protagonista sarebbe sceso a rispondere a quel telefono.E forse la ragazza non è uscita da quell'appartamento e ha cambiato anche il tappeto dove si era rovesciata la birra.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Il racconto mi è piaciuto, dal titolo che dà un avvio e il racconto che porta altrove, in una dimensione più intima. La prima parte racconta, dà il contesto, spiega; il finale è più poetico, un’unica frase che fa scivolare il lettore in un’altro luogo, lontano da quella scena in cui il protagonista non si vorrebbe trovare, sente di aver subíto.
Voto 4.
Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Ben trovato Piero,

Il tuo racconto mi crea delle perplessità per quanto riguarda il doverlo votare e commentare. Hai scritto un buon flusso di pensieri, anche se ci sono diverse imperfezioni, ma comunque sia buono. Purtroppo lo giudico male se lo devo considerare un racconto, manca tanto e forse troppo.
Buona Gara Piero.
Anto58
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Messaggio da leggere da Anto58 »

Il racconto si lascia leggere piacevolmente. Inquadra perfettamente la situazione attuale, cioè quella della difficoltà di sacrificare la propria liberà, l'insuperabilità del passaggio da "io" a "noi", tipico della postmodernità. Purtroppo è inutile parlare, rimuginare, capire, parlare... tanto non si cambia e ciascuno rimane dove vuole stare.
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Randagia
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Messaggio da leggere da Randagia »

Il racconto mi è piaciuto, ma io sono sicuramente di parte: casa mia è casa mia e nessuno ci mette le tende, in tutti i sensi ;)
Ho voluto rileggerlo, effettivamente come diceva Andr60 la frase degli scacchi non sta molto in piedi, magari puoi rifrasare...
Quello che non mi è piaciuto sono i vari cazzi qua e là: non servono a fare più "maschio" il protagonista e neanche a fare più colloquiale la scena. Secondo me non servono e basta, non credo aggiungano niente. O sbaglio?

Randagia, che le tisane al finocchio sono nell'armadietto.
Pietro Castellazzi
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Messaggio da leggere da Pietro Castellazzi »

Nel complesso il corto si lascia leggere, lo scritto è notevole, anche se privo di emozioni. Si percepisce solo a tratti l'amarezzza di lui, che stona un pò con il titolo. La delusione della partner non appare adedguatamente articolata e il finale, a mio modo di vedere un pò striminzito.
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