Intervista a Giacomo Colosio
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Intervista a Giacomo Colosio
Un lettore attento e uno scrittore eclettico.
Vagabonda nei siti di scrittura per apprendere sempre tecniche e dinamiche nuove.
Presente in BA dal 2011, e sempre puntuale e attivo.
Signori e signore: Giacomo Colosio
Iniziamo come sempre oltre alle domande ci sono le " domandazze". Le domande pazze.
Ciao Giacomo iniziamo.
Ciao Isabella e ciao a tutti.
Per chi scrivi?
“Domanda molto importante, a mio parere, e sai perché? Perché spesso sento dire dagli autori web che scrivono per “se stessi.” Strano che uno che scrive per se stesso poi pubblichi. No, io non ho dubbi, scrivo per il lettore. Addirittura lo stile narrativo l'ho cambiato proprio per andare incontro al lettore, quando invece la mia indole sarebbe un'altra.”
Ho letto di te racconti, poesie, ecc se dovessi far conoscere al pubblico le tue opere cosa sceglieresti?
“Racconti, e il motivo è semplice. Io avevo la tendenza a scrivere poesie, da ragazzo, ma la poesia mi fa soffrire. Il racconto invece mi rende felice. Anzi, se sono triste mi viene in mente una poesia, se ho voglia di vivere allora mi viene spontaneo raccontare.”
Quando scrivi un racconto, usi la classica tabella: chi, cosa, dove, quando, perché? Ci sarebbe anche il come, ma il come sei tu, il tuo metodo.
“Come dicevo ho cambiato parecchio nell'arco dei tanti decenni, comunque il denominatore comune è questo: sfrutto un'idea, che viene magari da un ricordo, o da un mio flash, e inizio a scrivere. È il racconto che decide dove andare, non programmo mai niente, né incipit, né finale, tanto meno la trama. A volte un racconto mi ha portato proprio dove non immaginavo. Quando ho seguito un corso di scrittura creativa di Giuseppe Pontiggia, lui diceva sempre: >Non programmate niente, lasciate il cavallo libero di correre nella prateria.< “Uso questo metodo perfino nei racconti autobiografici.”
Quanto tempo passi a limare le tue storie? Oppure… buona la prima?
“Anche questa è una domanda importante che mi caratterizza. Io scrivo di getto, lo facevo anche a scuola con i temi scritti direttamente in bella. C'è un però, che ho imparato da Hemingway. Lui diceva: >Un racconto, anche lungo, si scrive in cinque minuti, mentalmente. Poi magari servono giorni o settimane per metterlo su carta. Alla fine l'operazione più importante è quella di lavorare di mola e lima.< “Ecco, io lo faccio rileggendo almeno 5 volte i miei racconti. Ma non basta: prima devo averli dimenticati. Li riprendo in mano dal data base quando ormai il ricordo è flebile, e allora divento non più scrittore, ma lettore. Di conseguenza cancello o modifico quello che il lettore non capisce. In questo modo il racconto diventa scorrevole, e la punteggiatura si affina.”
Cosa ti hanno portato, nel senso della scrittura, gli anni 70, con la rivoluzione culturale?
“Molto, anche perché le nostre letture erano di un certo tipo e gli scrittori in auge erano davvero grandi, dal mio punto di vista. In Italia uno fra tutti è stato il grande Dino Buzzati, ma anche Luciano Bianciardi con la sua Vita Agra. A Bianciardi ho dedicato un racconto di 10 pagine: un anarchico in Paradiso.”
Domandazza: se fossi un pesce quale saresti? Perché?
“Io vorrei davvero essere un pesce, e in parte lo sono già. Devi sapere che io ho inventato il modo di far l'amore con le donzelle, un piccolo pesce della famiglia dei labridi. C'è un mio racconto: Un harem di donzelle. Lo trovi sul mio profilo FB ma mi sa che per chiarire lo posterò su Bravi autori. Purtroppo il mare è una giungla e quindi gli abitanti dei fondali sono obbligati alla dura legge della sopravvivenza. Ecco perché vorrei essere un animale marino libero, che vive nel blu delle acque aperte e non negli anfratti delle rocce, libero e quasi inattaccabile. Quindi il Delfino, o la Foca, che però è un animale triste, in particolare la Foca Monaca, e ha come nemica l'Orca. Anche lo Squalo è inattaccabile, ma mi è cordialmente antipatico. Si è mangiato un amico mio, a Baratti, circa 30 anni fa. In alternativa vorrei essere una Balena o una Megattera.”
Vivi di scrittura? Oppure fai altro?
“Non solo non vivo di scrittura, anche se ho pubblicato due libri di racconti che mi hanno dato qualche soddisfazione. Il mio lavoro è stato quello dell'insegnante (laurea in ingegneria e fisica) in una scuola pubblica superiore, e poi come istruttore sub del Centro di immersioni che ho aperto a Porto Azzurro. Poi mi sono dedicato con un certo impegno nel settore della sicurezza sui luoghi di lavoro. Valutazione dei Rischi, con relativo progetto di ristrutturazione dell'azienda da un punto di vista della sicurezza, e poi corsi per i responsabili interni del servizio di Prevenzione e protezione.”
Hai mai provato il blocco dello scritto? (foglio bianco)
“Devo essere sincero: mai. Se mi metto alla tastiera, un tempo era la macchina da scrivere, esce sempre qualcosa. Anzi, spesso esce troppo e quindi negli anni ho studiato una forma leggera di minimalismo che mi impedisse di “esagerare.”
Quando scrivi, sei onesto con te stesso e con il lettore? Nella parola onestà c'è nascosto un mondo
hai voglia di raccontarcelo?
“Sì, sono onesto con me stesso e quindi, siccome scrivo per il lettore, lo sono anche verso di lui. Onestà significa non barare, giocare pulito, in modo tale che le storie escano non troppo mielose anche se romantiche, e non troppo crude anche se il genere lo richiederebbe. Per me onestà significa una giusta mediazione, anche nell'autobiografico.”
Domandazza ti chiami GIACOMO, ci fai divertire con l'acrostico del tuo nome?
“La mia passione. Ne invento due lì per lì. Uno sarà un vero acrostico, con una parola sola per lettera. Magari solo aggettivi così mi potete conoscere meglio. L'altro è un acrostico derivato nel senso che ogni lettera di Giacomo sarà l'inizio di un verso. Su un sito ne avevo scritti una ventina, per gli amici, completi di nome e cognome. Un bel lavoro.”
Guerriero
Impavido
Audace
Caparbio
Orgoglioso
Motivato
Onesto
Giovane ancor mi sento dentro il cuore
In perenne ricerca di avventure
Amante della vita e dell'amore
Che aiuta a superare le paure.
Ormai di lune me ne restan poche
Ma il mio tramonto sento ancor lontano
Ogni avventura allor prendo per mano.
Hai mai riletto un libro, racconto, poesia, ecc, che avevi letto nell'età scolare? Se sì raccontaci le tue riflessioni.
“Un libro che mi ha lasciato il segno, letto nell'età scolare (alle superiori lo portai addirittura come testo all'esame di maturità) è: Se questo è un uomo, di Primo Levi. L'ho riletto almeno altre tre volte, anche recentemente, e devo dire che ogni volta ci trovo qualche sprazzo di filosofia di vita in più. Probabilmente è talmente pieno di umanità che difficilmente si può assimilare in un sol colpo.
Eccezionale la teoria dei Sommersi e Salvati che ne esce da quelle pagine. Sembra quasi che il grande scrittore ci dica che i salvati sentono una colpa per essere riusciti a scampare al pericolo e forse il suo suicidio (?) è scaturito per quel motivo. Ho scritto due racconti su questo tema e uno riguarda proprio il mio esame di maturità. Per la poesia quella che si rinnova in me ogni lustro è L'infinito di Leopardi. Recentemente ho letto un articolo su Venerdì di Repubblica, e ne sono rimasto incantato. Eraldo Affinati dice del giovane Giacomo: >Un ragazzo che prima si spaura e poi naufraga dolcemente nel mare dei pensieri e delle sensazioni.<
Scrivi poesie, ti sei mai avvicinato al componimento giapponese dell'Haiku?
“Sì, molti anni fa. Mi piacciono molto, sia come autore che lettore. La bellezza dell'haiku sta nel suo “minimalismo” che permette al lettore di avere una sua propria visione interiore di quei semplici tre versi. Io questo minimalismo letterario, che consiste nel togliere tutto il superfluo di un racconto, in particolare aggettivi e avverbi, lo sto inseguendo da anni. Ne parlo in un racconto-lezione dal titolo: L'elastico di Proust. Magari lo pubblicherò qui su BA in modo tale che tu potrai capire meglio quel che intendo.”
Domandazza se tu fossi un vino quale saresti? Perché?
“Non ho dubbi. Sarei un vino rosso, forte, invecchiato. Per esempio un vino piemontese come il Dolcetto delle Langhe oppure un Barolo. Sono vini pesanti, mi rassomigliano. Se li bevi li senti, lasciano il segno, e così sono io. In ogni ambiente non passo mai inosservato, devo partecipare. Insomma, non sono un vino da aperitivo.”
Parliamo sempre di lettura, quando leggi, sei attento a tutto quello che vedi scritto oppure ti fai prendere solo dalla trama?
“Sono attento a tutto. La trama è solo una parte, nemmeno troppo importante. Una linguista mia amica mi ha insegnato che la forma è sempre anche contenuto. Se impreco bestemmiando, forma espressiva forte che non mi piace, seppur da agnostico, rivelo un contenuto forte, inadeguato, volgare al di là del contenuto della protesta.”
Quali sono gli autori in BA e/o fuori che preferisci leggere?
“Pur essendo iscritto in BA da anni, ne conosco pochi, in particolare conosco solo quelli con i quali ho partecipare alle uniche due gare. Il mio primo ingresso fu per la gara degli Eroi, mi pare che ci fossi pure tu con un bel racconto, protagonista un cane e un'amica della narratrice che aveva scoperto la formula di una molecola antitumorale. Quello che conosco bene è Nunzio Campanelli, molto bravo… ci conosciamo dai tempi di Poesieracconti. Tra i grandi autori i miei preferiti: Hemingway, Raimond Carver, Bulgakov (formidabili i suoi Racconti di un giovane medico… li consiglio caldamente), Pavese, Primo Levi, e in genere tutti i grandi russi, Checov per i racconti. Un altro che meritava il Nobel è Dino Buzzati… di lui consiglio I sessanta racconti.”
Quando leggi chi speri di trovare?
“Spero sempre di trovare una ventata di novità, qualcosa di diverso. In particolare sono attratto come lettore dai generi letterari che non sono il mio “forte” come scrittore. Riassumendo mi piace essere stupito e ho la mania di imparare, qualunque cosa.”
Domandazza: Se fossi un mezzo di trasporto quale saresti? Perché?
“Non ho dubbi: sarei una nave, grande pure, piena di gente. Odio la solitudine. Credo che pur amando molto l'isola ed essendo attratto da un'isola deserta e incontaminata, la solitudine mi porterebbe al suicidio. Non potrei mai fare l'asceta, o il monaco tibetano.”
Nel luogo in cui vivi c'è il pensatoio? (il posto dove trovi ispirazione)
“Più che il luogo, ci sono più luoghi, o meglio più situazioni. Ho un'abitudine: quella di pensare quando cammino, quando nuoto, e perfino quando sono in moto. In macchina meno. E, pensando, ne esce sempre un flash buono per un racconto. Purtroppo i pensieri che faccio in moto poi li dimentico. Avrei bisogno di un casco della memoria (ho scritto un racconto su questo tema).”
Dove preferisci leggere? E come ti organizzi?
“Leggo in ogni posto che mi capita, così come dormo in ogni luogo, anche per terra. Noi marinai usiamo un' espressione per dire che un uomo di mare dorme in ogni condizione: Dormo anche sullo scalmo. Ecco, io leggo anche sullo scalmo. Comunque le più belle letture le ho fatte ai tempi dell'università, quando viaggiavo in treno, oppure quando giro l'Italia per partecipare ai Campionati italiani master di nuoto, sempre in treno.”
Domandazza: Siamo in un circo, che gioco sceglieresti? Perché?
“Farei il mago, il prestidigitatore, specialmente per bambini…è una passione che ho fin da ragazzo. Lo stupore dei bambini mi allarga il cuore. Lo faccio spesso nei compleanni dei figli o nipoti di amici.”
Per terminare vorrei chiederti, Giacomo, se arrivasse la fine del mondo, cosa porteresti per sempre con te?
“Una scacchiera, magari una delle mie, costruite negli anni. Mi piace molto giocare da solo, sdoppiando la mia personalità e adattandola di volta in volta al bianco o al nero. Tra l'altro preferisco il Nero, che gioca in difesa. La mia partita abituale nei tornei è La difesa Francese, giocata col Nero.”
Grazie mille per la tua disponibilità.
Ciao, alla prossima.
Isabella.
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Re: intervista a Giacomo Colosio
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Re: intervista a Giacomo Colosio
Sai Massimo che è difficile contenere un personaggio così esuberante come Giacomo Colosio.
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Re: intervista a Giacomo Colosio
Non fatico a credertiIsabella Galeotti ha scritto: ↑24/01/2019, 13:06 Sai Massimo che è difficile contenere un personaggio così esuberante come Giacomo Colosio.
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Re: Intervista a Giacomo Colosio
Ci hai proposto un bel ritratto di questo Bravo Autore, entusiasta e pieno di vita.
Hai ragione, Giacomo, ci sono molte cose che condivido con te, autori, poeti, idee.
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Re: Intervista a Giacomo Colosio
Grazie Ida, ed ora sto iniziando un'altra sfida.Vediamo se per giovedi prossimo riesco a strappare un intervistad ad un altro personaggio molto impegnato qui su Ba.Ida Dainese ha scritto: ↑24/01/2019, 14:17 Brava Isabella!
Ci hai proposto un bel ritratto di questo Bravo Autore, entusiasta e pieno di vita.
Hai ragione, Giacomo, ci sono molte cose che condivido con te, autori, poeti, idee.
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Re: Intervista a Giacomo Colosio
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Re: Intervista a Giacomo Colosio
In poche righe, della persona che si racconta, si riesce a cogliere anche più di quello che dice.
Giacomo per me è già uno scrittore big.
Le domande pazze poi, ahahah, ma dove le tiri fuori?
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Human Takeaway
(english version)
What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
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BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Marco Bertoli, Angela Catalini, Francesco Gallina, Liliana Tuozzo, Roberto Bonfanti, Enrico Teodorani, Laura Traverso, Antonio Mattera, Beno Franceschini, F. T. Leo, Fausto Scatoli, Alessandro Chiesurin, Selene Barblan, Giovanni Teresi, Noemi Buiarelli, Maria Rupolo, Alessio Del Debbio, Francesca Gabriel, Gabriele Iacono, Marco Vecchi, SmilingRedSkeleton, Alessandro Pesaresi, Gabriele Iacono, Gabriele Laghi, Ilaria Motta.
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