La colonna Diamanti
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La colonna Diamanti
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Re: La colonna Diamanti
Dovresti limare una 50ina di battute, così è in regola
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Re: Commento
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Re: Commento
Ciao! Perdonami, ma credo che devi correggere il titolo. Deve essere semplicemente Commento. Altrimenti anche il tuo voto non è valido.Nuovoautore ha scritto: ↑03/04/2022, 21:25 Una pagina della nostra storia, poco edificante, stupendamente narrata. La descrizione dei luoghi, dei fatti storici, e infine i due protagonisti che vivono e assorbono in modo diametralmente opposto gli orrori della guerra; tutto mi è piaciuto del tuo racconto, che sarà pure lungo ma quando inizi a leggerlo non lo molli più e arrivi in fondo sin troppo in fretta. Bellissimo! Massimo dei voti. Ciao.
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Re: La colonna Diamanti
Mi piaceva riportare il brano di Calasso che ho dovuto omettere per poco spazio disponibile. Il Tempo come figlio della Necessità. Non aggiunge o toglie nulla al mio testo, è un omaggio al grande scrittore da poco scomparso.
- Domenico Gigante
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Re: La colonna Diamanti
Domenico, confesso che anch'io ho un debole per Conrad. L'ho letto e riletto, spinto forse dal mio amore per gli spazi marini e la frequentazione in gioventù di barche a vela e traversate. Sottovalutato, ritengo, e più profondo di quanto la vulgata comune non voglia.
La cronaca e la storia. Avevo la necessità di inquadrare il racconto in un contesto coerente e chi conosce come scrivo sa che sono un maniaco dei particolari. Credo che la maggior parte di chi lo leggerà abbia poca o nessuna dimestichezza con le vicende belliche di quel periodo per non dire di quel paese e quindi ho sentito la necessità di creare un minimo di contesto in cui poi far svolgere la storia; ma mi rendo conto che in un racconto di queste dimensioni la delineazione del contesto finisca per risultare eccessivo. Ma, soprattutto, ho voluto far rivivere una pagina della nostra storia patria, l'episodio realmente accaduto della colonna Diamanti, non mi sono inventato nulla, è tutta cronaca. Da italiano e siciliano ritengo che il nostro passato sia di continuo oggetto di un processo di mistificazione. La storiografia repubblicana ha cancellato quanto avvenuto nel ventennio attraverso un espediente narrativo, che è quello della Repubblica nata dalla Resistenza. I nuovi italiani, attraverso la Resistenza al nazifascismo hanno potuto purgare le loro colpe in modo quasi indolore e hanno potuto guardare al presente, e al futuro, senza sensi di colpa. Ma la Repubblica non è nata dalla Resistenza quanto da una bruciante e motivata sconfitta morale e materiale. Gli italiani erano fascisti per la maggior parte e a migliaia partirono per edificare l'Impero come dopo per la guerra in Spagna. Noi eravamo quelli che sganciavano l'iprite daglia aerei, erano quelli che bombardavano dall'alto un esercito medievale, quelli che hanno invaso saccheggiato e stuprato. Però tutti questi orrori e quelli successivi, come quelli precedenti (ricordo brevemente Omar al Mukhtar e le nefandezze di Graziani in Libia negli anni Venti), sono stati rimossi da un processo di autoassoluzione che ancora continua. Noi ci consideriamo infatti brava gente, viviamo in un bel paese, abbiamo il campionato più bello del mondo, costruiamo le macchine più affascinanti e costose, siamo il popolo più creativo, abbiamo il cibo migliore, il vino più straordinario. In una mai interrotta necessità dl evitare ogni forma di autocritica incensiamo noi stessi come popolo dell'eccellenza.
Però noi siciliani eravamo fascisti fino al 9 luglio '43 e già ad agosto ci trovavamo tutti separatisti e gridavamo l'evviva a Andrea Finocchiaro Aprile. Salvo diventare democristiani fino al midollo qualche anno dopo.
Quanto a Nietzsche, un altro punto che hai ben colto. L'ultima volta che ho iniziato a parlare della Nascita della Tragedia Greca in un sito web sono stato fatto oggetto di un intenso fuoco di sbarramento, dunque sarò breve: la tua disamina è corretta, era proprio l'intento che mi proponevo. Chi è il vero carnefice tra Manfredi e Ludovico, che tra la borghesia furbetta e accaparratrice der Pasticciaccio e gli araldi truffaldini della Volontà di Potenza delle 120 giornate di Salò? Chi tra il socratico e il dionisiaco, con tutto quel che ne discende?
Non amo Socrate, è vero, ma il discorso a proposito finirebbe per essere troppo lungo. Ma ho cercato anche di contrapporre il Nietzsche della Nascita della Tragedia Greca con quello della Genealogia della Morale. Va beh, prima di rivelarmi per il piccolo borghese velleitario che sono mi taccio. Gli italiani alla fine sono sempre quelli de In nome del popolo italiano di Dino Risi.
Grazie per esserti soffermato con tanta cura. A presto.
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Un saluto
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Re: La colonna Diamanti
Ciao Andr. Graziani era un macellaio di prim'ordine, è vero. Ma si sa, gli italiani sono tutti brava gente, baciati dal genio leonardesco, incapaci di compiere porcate. Quanto agli ipocriti, hai ragione, mi pare che anche in quest'occasione la nostra classe dirigente non abbia perso occasione per mostrarsi di gran spessore. Ipocriti che parlano di pace e poi armano sia gli uni che gli altri, l'uno direttamente e l'altro indirettamente. Senza contare che fanno a gara per dimostrarsi più realisti del re (americano) sbandierando terribili sanzioni (che mi pare facciano male solo a noi che siamo un paese esportatore) ed espulsioni, mentre potevano quanto meno provare ad abbassare i toni come hanno fatto Turchia o Ungheria cercando di intavolare delle trattative di pace. La medesima classa dirigente che ha permesso con grande lungimiranza negli ultimi sei anni l'aumento di un terzo delle importazioni di gas dalla Russia a cui dobbiamo la metà del nostro conto energetico. Quello che mi ha colpito di questa guerra in Ucraina è la rapidità e l'intensità delle devastazioni causate da ordigni sempre più potenti. È bastato un mese per distruggere ciò che si è costruito in millenni. Spaventoso. Senza contare che l'uso di armi nucleari non sia più considerato un tabù, se ne discute come di aspirine. Le profezie di Lenin sull'imperialismo dei capitalismi avanzati si stanno avverando. L'Europa prova a suicidarsi in ordine sparso mentre alla Germania viene consentito di riarmarsi. Per fortuna sono vecchio.
Un caro saluto
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Come dire: "bastan le parole" e queste sono ben usate e non feriscono, suggestionano e invitano la lettura.
- Marino Maiorino
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L'atmosfera che hai creato è immaginificamente ineccepibile, ma la retorica della narrazione ne affligge la lettura. In qualche caso, anche la scrittura (più giù ti risolvo quest'apparentemente inesistente dicotomia). Caterve di nomi, di date, di eventi, che contribuiscono a realizzare un senso di localizzazione spaziale e temporale, ma subito spostati per altre date e luoghi: in una serie di eventi concitati non ci solo nomi, ma solo eventi. Luoghi e date si confondono, si sovrappongono; solo il cronachista sarebbe capace di distinguere l'oggi dal domani e questo villaggio da quello: lo stupro rivoltante, il ragazzo ammazzato a sangue freddo sono eventi molto più rilevanti di qualunque posto e qualunque tempo, anzi, quel luogo e quel tempo esistono perché è lì e in quel tempo che sono avvenuti gli eventi che sono il nocciolo di qualunque narrazione.
Non sarei arrivato a tanta "prospettiva" se non avessi affrontato anch'io lo stesso deserto. Certo, la tua può essere una scelta deliberata, che a quel punto devo solo rispettare perché qui l'autore sei tu.
Nondimeno, sulla scrittura analizzo un tuo paragrafo come esempio di quanto la retorica abbia inficiato la godibilità della narrazione:
"All'imbrunire di quel giorno terribile e memorabile, nel momento in cui il sole tramonta ma l'oscurità non ammanta ancora ogni cosa; nel momento in cui le creature della terra sembrano osservare in silenzio il prodigio della scomparsa della luce, l'eterno ritorno. In quel momento, Ludovico intravide in lontananza, nascosto dalle fronde di un albero dalle forme sconosciute, un uomo."
"All'imbrunire di quel giorno terribile e memorabile" - usa termini (soprattutto "memorabile". "Memorabile" de che? Memorabile per la Patria! Per il cronachista dell'Istituto Luce!) che fanno chiaramente riferimento alla retorica fascista, e si contrappone in maniera stridente col mezzo paragrafo seguente "nel momento in cui il sole tramonta ma l'oscurità non ammanta ancora ogni cosa" che è un affondo nella poesia. Uso la parola "affondo" perché stai chiaramente "strofando": usi "momento" in tre frasi di seguito, e ti abbandoni a un idillio che ha dell'insano, soprattutto in considerazione della scena che stai per descrivere. "l'eterno ritorno"...
Vedi, è che ci sta, ci sta tutto che il tuo personaggio si abbandoni a godere questi momenti dopo una battaglia furibonda, ma allora ci si abbandona sul serio, mi prende il momento e ne fa un carme senza tempo!
Quando la scena torna sul reale "fronde di un albero dalle forme sconosciute" lo fa con scarsa grazia. Non mi riferisco al fatto che debba legare o meno con la scena che segue (hai spaccato la narrazione una volta, puoi tornare all'abominio con la stessa irruenza), ma che ti sei lasciato condurre per mano dalla scrittura lì dove non dovresti essere: a "sconosciute". "Esotiche", "estranee", "voluttuose", quellochettepare, ma non "sconosciute", altrimenti non è nemmeno un albero: è qualcosa che il personaggio non capisce che è. Ma è il prezzo da pagare per aver indugiato nell'ancora poetico "dalle forme". Ecco perché dico che ti sei lasciato trascinare per mano dalla scrittura: hai permesso che essa scrivesse per te e hai perso di vista il tuo personaggio.
Anche in questo caso può trattarsi di scelta deliberata, ma il mio sentire dice che se stai facendo vivere personaggi, se ripercorri la loro storia, sono loro che te la devono raccontare, non la tua scrittura.
Perciò, pur apprezzando moltissimo di questi spaccati della nostra storia, peraltro raccontati con dovizia di particolari frutto di un'evidente ricerca documentale, dal punto di vista letterario non riesco a godere appieno la vicenda. Non volermene.
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Re: La colonna Diamanti
Credevo fosse chiaro, questo doveva esser chiaro, ma evidentemente il messaggio non è arrivato.
Rimane poi la lettura filosofica del testo, tanto bene descritta da Domenico nella sua recensione. Là sapevo che in pochi sarebbero arrivati, ma non era certo il mio intento primario quello di raggiungere tutti.
Insomma l'uso del linguaggio è in questo testo volutamente artefatto al fine di illuminare lo iato tra ciò che è e ciò che appare, caro Marino.
Mi spiace non esser stato compreso.
- Marino Maiorino
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Re: La colonna Diamanti
di accademico, in quanto ti ho scritto c'è molto poco: la mia preparazione accademica nel campo della scrittura è pressoché nulla, scrivo a spanne e a gusto. Quando "critico", esprimo solo il mio personale gusto e credo che questo sia l'intendimento tra tutti, qui. Se sembro capace di usare certi termini è solo per spirito d'analisi che mi viene da un campo assai più freddo delle belle lettere, ed è probabile che l'impostazione purtroppo scorra qui. Ma vorrei che la prendessi in bene: non esprimo pareri dettati da una qualche forma di animosità, ma solo da quello che mi è sembrato dell'opera.
Ho colto molto di quello che hai voluto trasmettere, il messaggio È arrivato, la mia non era una critica al messaggio, ma un avvertimento a fare attenzione a come hai contrapposto la retorica alla realtà, al peso che hai dato a entrambe nella tua scrittura e alla cura a quella zona di transizione che nella tua opera è così spesso necessaria.
Il fatto che durante tutta la tua opera rimandi alla retorica del ventennio diventa assordante. Non ho criticato l'uso di quella retorica in sé, o della storiografia, ma il loro abuso. Personalmente (ancora una volta) non sento la necessità di utilizzare quest'artificio per tutta l'opera, perché una volta che hai fatto calare il lettore nel tempo e nella mentalità, basta Manfredi a ricordarci, nella sua grettezza, qual è la mentalità di certe deviazioni. E se penso che questi brani siano parte di un'opera più grande, la cosa non mi fa sentire meglio. Dici di voler illuminare lo iato tra ciò che era propaganda e ciò che era il sentire comune, benissimo, non contesto questo, ho però espresso la mia perplessità al riguardo del fatto che (ancora secondo il mio personalissimo metro) hai caricato troppo sul fronte della propaganda, al punto che spesso manca proprio il contraltare umano, con l'aggravante che la tua non è un'opera comica come "Fascisti su Marte", dove evidentemente TUTTA l'opera è una paraculata della retorica del ventennio.
Ti faccio un esempio concreto: il film "Le Vie del Signore Sono Finite". Manca la retorica? No, è lì, agghiacciante, e detta molti episodi nel film, ma resta spesso sullo sfondo, dimodoché possiamo apprezzare la vicenda dei protagonisti umani pur contestualizzando e contrapponendo.
E ad ogni modo, non fai un gran servizio alla tua scrittura pensando che alla lettura filosofica del tuo testo ci sarebbero arrivati in pochi: qual è il senso di esprimersi se "tanto, mi capiranno in pochi"? Di critiche feroci a certe storture ne abbiamo bisogno, soprattutto ora, e dovrebbero essere urlate alla luce del sole e nella pubblica piazza! Io credo che hai la grande possibilità (tu perché la scelta del tempo e del modo è tua) di dire qualcosa di forte e di dirlo a quanta più gente possibile.
Con sincero apprezzamento.
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Re: La colonna Diamanti
"E ad ogni modo, non fai un gran servizio alla tua scrittura pensando che alla lettura filosofica del tuo testo ci sarebbero arrivati in pochi: qual è il senso di esprimersi se "tanto, mi capiranno in pochi"?" mi permetto di riportare un tuo passaggio. Mi sono fatto ormai convinto che scrivere sia un lavoro solitario e autoreferenziale. Quella dello scrittore, a differenza delle altre pratiche mestieri professioni, è attività che non necessita di esami, permessi, licenze, controlli, verifiche, corsi da frequentare e superare, titoli di studio da esibire; ma è un luogo che vive totalmente nel sé e al di fuori del consorzio umano. Lo scrittore è un eremita, uno che preferisce scrivere piuttosto che vivere, star solo a rimuginare sulle proprie fantasie piuttosto che impiegare il proprio tempo a confrontarsi. Lo scrittore deve star solo per poter proiettare se stesso sulla carta. Pertanto lo scrittore è il re dei superbi e il suo isolamento un gesto di totale disprezzo per l'umanità, un atto di assoluta autoaffermazione che non necessita di un consenso esterno. Chi scrive rifugge condizioni e termini e ogni eterodirezione.
Non chiedermi quindi che servizio faccio a me stesso se penso che in pochi mi capirebbero. Anche se non mi capisse nessuno, se non mi leggesse nessuno, come poi per il novantanove per cento di ciò che scrivo accade, a me va benissimo.
Ricordo un mio conterraneo, Gesualdo Bufalino, il quale dovette essere pregato come un santo per anni da Sciascia e da Elvira Sellerio prima di ammettere che sì, aveva un romanzo nel cassetto.
Questo non significa che non abbia apprezzato il tuo intervento. Ti sono grato per esserti così a lungo fermato su quanto io ho scritto. E non pensare che non ami il confronto. Ma lo scrittore che è in me, quello non ha bisogno di qualcuno che gli indichi la via, perché nel momento in cui ascoltasse un qualunque consiglio sul come scrivere per farsi meglio leggere finirebbe per tradire se stesso.
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Re: La colonna Diamanti
mi è prezioso quanto osservi, e lo rispetto. Grazie a te per aver chiarito la tua impostazione, della quale terrò maggiore (e, spero, migliore) considerazione in futuro.
Io no, non riesco a vedermi così. Per me lo scrivere è mio, ma il pezzo di carta scritto è un messaggio sul quale dialogare a caldo, è qualcosa di vivo, come un figlio che vive di vita propria, che devo mettere in grado di affrontare il mondo. Evidentemente proietto sugli altri lo stesso atteggiamento, e dimentico che non dovrei.
Almeno due cose mi aiutano in quest'impostazione: il mio filone principale NON è autobiografico/personale, e personalmente AMO l'umanità, nonostante l'umanità
Rileggerti presto sarà un piacere.
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Sono tendenzialmente d'accordo con Maiorino anche se fatico un po' a capire quello che scrivono tutte e due.
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Re: La colonna Diamanti
Commento a La colonna Diamanti
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Per ultimo, concordo in pieno sul fatto che lo scrittore debba scrivere in piena autonomia e sincerità.
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racconto scritto in modo impeccabile, come sempre. Ti ringrazio per avermi fatto conoscere questo evento della nostra storia, che in qualche modo ricorda altri due episodi altrettanto se non ancora più tragici, quali sono le battaglie di Adua e dell’Amba Alagi del secolo precedente. Ho trovato le descrizioni dell’ambiente particolarmente realistiche e coinvolgenti, credo che non sia un caso che tanti italiani, al di là degli aspetti propagandistici del tempo, fossero sinceramente affascinati da questi territori africani, in primis Amedeo duca d’Aosta, il futuro (rispetto al tempo del racconto) viceré d’Etiopia. Per certi versi ho trovato un parallelo tra quest’ultimo e il personaggio di Ludovico, quanto meno nell’intento di portare civiltà e progresso nella popolazione indigena. Questo al netto di tutte le contraddizioni ottimamente evidenziate nel racconto: credo che i buoni proponimenti dei singoli siano sempre apprezzabili, pur nella disumanità di tante, come questa, situazioni complessive… Ho trovato interessante anche il dibattito tra te e Marino: vorrei solo aggiungere che ritengo sia abbastanza normale, soprattutto nel caso di testi di una certa complessità e di un certo spessore come questo, che ci siano vari livelli di lettura, alcuni dei quali non verranno poi raggiunti da tutti i lettori (da me in primis…). Ma al di là di quello che si propone l’autore, intendo di rendere più o meno intellegibili i suoi messaggi, penso che sia poi il lettore a fare la differenza, nel senso che sarà quest’ultimo, in base al suo background culturale, al suo percorso di studi e di lavoro, alle sue esperienze in termini di letture, o anche semplicemente al suo grado di affinità con l’autore, a fare la differenza e a cogliere o meno i vari significati del testo.
Puntualizzo infine che nel racconto, almeno in base al mio giudizio, è stato mantenuto un giusto equilibrio tra cronaca storica, necessaria per contestualizzare la narrazione, e lo sviluppo della stessa.
Per me voto massimo.
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Re: La colonna Diamanti
Sono sicuro che tu non abbia avuto difficoltà ad inoltrarti nel racconto, a ogni livello. E sono sicuro che proprio tu possa comprendere quanto sia difficoltoso scrivere e descrivere in ambito storico, per non parlare della necessità di inquadrare il contesto geografico. Bisogna leggere decine di testi compresi i resoconti di chi vi sia stato per davvero lì per raggranellare materiale decente e sufficiente per scrivere un raccontino di venticinquemila caratteri. Le vicende della Colonna Diamanti non le ho inventate, naturalmente. Quella battaglia, in quelle forme e dimensioni e con quei reparti impegnati, avvenne realmente in quei luoghi e in quel momento. Con buona pace del flusso creativo e della forza dell'improvvisazione. Le divise, le armi, gli oggetti, le auto, i particolari dell'abbigliamento, i film proiettati, fino al linguaggio sono importanti quanto parole e pensieri quando si scrive di un contesto lontano nello spazio e nel tempo. Pensare che sia facile e immediato come descrivere quel che si è fatto ieri è fuorviante. E più risulta facile e scorrevole la lettura maggiore sarà stato per l'autore il tempo trascorso a studiare e a scrivere. Va beh, lasciamo perdere.
Per un mio racconto in libera lettura " I demoni, l'acciaio e le magnolie" ho rintracciato la descrizione delle divise dei Reali Carabinieri del 1910, il tipo di giberna e le armi di ordinanza, le sigarette in commercio e via discorrendo. Io non c'ero nel 1910 e scrivere a caso non mi è mai piaciuto.
Per La Medùse ho letto per intero il resoconto diario del medico di bordo Savigny, nell'unico testo disponibile, e cioè in lingua francese e via discorrendo.
Grazie ancora.
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L'attenzione, nella cornice del contesto storico, si focalizza sul rapporto fra Ludovico e Manfredi, entrambi uomini d'armi ma con sensibilità e approccio diversi alla guerra, che a me, per certi versi ha ricordato (perdona la mia mania di ricercare echi e analogie nelle mie letture) quello fra D'Hubert e Feraud de "Il duello: racconto militare" di Conrad e del notevole film di Ridley Scott.
Ottimo racconto, dicevo, non potrebbe essere da meno, vista la tua cura nella ricerca bibliografica e la tua "penna" da sapiente narratore.
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Ti faccio i miei complimenti, come con Babi yar hai dimostrato il tuo valore e la tua cultura.
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GrandPrix d'autunno 2022 - Endecasillabo di un impostore - e le altre poesie
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 41 - Tutti a scuola!
A cura di Antonella Pighin.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2013 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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Kriminal.e
Kriminal.e è una raccolta di testi gialli "evoluti", che contengono cioè elementi tecnologici legati all'elettronica moderna.
Copertina di Diego Capani.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Tullio Aragona, Nunzio Campanelli, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Emanuele Finardi, Concita Imperatrice, Angelo Manarola, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Antonella Pighin, Alessandro Renna, Enrico Teodorani.
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Antologia visual-letteraria (Volume uno)
Collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it
Il libro è un collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it e selezionate tenendo conto delle recensioni ricevute, del numero di visualizzazioni e, concedetecelo, il nostro gusto personale. L'antologia non segue un determinato filone letterario e le opere sono state pubblicate volutamente in ordine casuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Dino Licci, Annamaria Trevale, Sara Palladino, Filippo C. Battaglia, Gilbert Paraschiva, Luigi Torre, Francesco Vespa, Luciano Somma, Francesco Troccoli, Mitsu, Alda Visconti Tosco, Mauro Cancian, Dalila, Elisabetta Maltese, Daniela Tricarico, Antonella Iacoli, Jean Louis, Alessandro Napolitano, Daniela Cattani Rusich, Simona Livio, Michele Della Vecchia, Giovanni Saul Ferrara, Simone De Foix, Claudia Fanciullacci, Giorgio Burello, Antonia Tisoni, Carlo Trotta, Matteo Lorenzi, Massimo Baglione, Lorenzo Zanierato, Riccardo Simone, Monica Giussani, Annarita Petrino, Luigi Milani, Michele Nigro, Paolo Maccallini, Maria Antonietta Ricotti, Monica Bisin, Gianluca Gendusa, Cristiana, Simone Conti, Synafey, Cicobyo, Massimiliano Avi, Daniele Luciani, Cosimo Vitiello, Mauro Manzo.
77, le gambe delle donne
ovvero: donne in gamba!
Antologia di 77 opere e 10 illustrazioni per esplorare, conoscere e rappresentare la complessità e la varietà dell'universo femminile. Ognuno dei testi presenti in questa antologia riesce a cogliere tanti aspetti, anche contrastanti, di questa creatura affascinante e sorprendente che assieme agli uomini per millenni ha contribuito, nell'ombra o sul palco della storia, all'evoluzione della civiltà così come la conosciamo oggi. è inutile aggiungere che 77 opere soltanto non hanno la presunzione di fornire una rappresentazione esaustiva, ma lasciamo che la parte di questo "iceberg" femminile ancora sommerso rimanga pronto per emergere in prossime indagini e, perchì no, per costituire ancora la materia prima di altre future opere di ingegno.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Tullio Aragona, Maria Basilicata, Mara Bomben, Alessandro Borghesi, Emanuela Bosisio, Nunzio Campanelli, Paolo Caponnetto, Alessandro Carnier, Gino Centofante, Polissena Cerolini, Antonio Ciervo, Luigi Andrea Cimini, Giacomo Colosio, Cristina Cornelio, Marika Davoli, Stella Demaris, Maria Rosaria De Simone, Cetta de Luca, Cristoforo De Vivo, Roberta Eman, Luca Fadda, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Raffaella Ferrari, Virginia Fiorucci, Anna Rita Foschini, Franco Frainetti, Manuela Furlan, Nicola Gaggelli, Isabella Galeotti, Rebecca Gamucci, Lucilla Gattini, Michela Giudici, Antonino R. Giuffrè, Alessandro Kabon, Concita Imperatrice, Carlotta Invrea, Greta Leder, Silvia Leuzzi, Yuleisy Cruz Lezcano, Libero, Marina Li Volsi, Rosalia Maria Lo Bue, Diego Luci, Sandra Ludovici, Verdiana Maggiorelli, Marino Maiorino, Angelo Manarola, Myriam Mantegazza, Germana Meli (geMadame), Roberta Michelini, Samuele Mocellin, Maurizio Nequio, Teresa Pace, Marina Paolucci, Roberto Paradiso, Umberto Pasqui, Viviana Picchiarelli, Daniela Piccoli, Anna Pisani, Luciano Poletto, Monica Porta, Pietro Rainero, Gianluigi Redaelli, Maria Rejtano, Stefania Resanfi, Franca Riso, Massimo Rosa, Francesca Santucci, Libera Schiano Lomoriello, Daniele Schito, Veronica Sequi, Salvatore Stefanelli, Stella Stollo, Paola Tomasello, Sonia Tortora, Liliana Tuozzo, Alessandro Zanacchi.
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