Papaveri

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2020.

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Alessandro Mazzi
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Papaveri

Messaggio da leggere da Alessandro Mazzi »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Arrivò silenziosa e discreta sulle sue quattro zampette, durante un pomeriggio di Maggio, portando con sé la prima brezza tiepida di primavera; se ne andò in silenzio e con discrezione una mattinata dello stesso mese di quindici anni dopo, lasciando un vuoto incolmabile.
Trudy la chiamammo: era il nome perfetto per un piccolo meticcio peloso.
Salì sul treno chiamato Vita quando di anni ne avevo solamente quattordici e da lì per tutto il percorso viaggiammo sempre nello stesso scomparto, scambiandoci amore e attenzioni.
Il mio vagone si apprestava a lanciarsi in quel funesto saliscendi denominato adolescenza trascinandosi dietro tutti gli scossoni del caso; le radio passavano ripetutamente quei tre scalmanati dei Green Day e in casa le liti familiari erano all’ordine del giorno.
Tra mille discese e salite, in un intrecciarsi di gioie e sofferenze, Trudy fu parte integrante della famiglia per quindici anni.
Ciò che conta nella storia è il percorso, e quasi mai il finale, ma è proprio quando si scrive la parola fine che tutto acquista un senso. E fu così che dopo tre lustri, come direbbero gli storici, io e la mia famiglia ci ritrovammo ad accompagnare la piccola e amata cagnolina verso la sua ultima fermata.
Quel mattino di metà Maggio il sole splendeva alto nel cielo e la temperatura era già fin troppo elevata per il periodo; durante il tragitto che ci separava dal veterinario, scie infinite di papaveri distolsero la mia attenzione dal dolore dell’imminente addio.
Mai ne avevo notati così tanti negli anni passati; probabilmente ero sempre stato disattento a quei piccoli dettagli fioriti ai margini delle strade di campagna.
Quelle pennellate di rosso vivo portarono un timido sprazzo di colore nel grigiore del mio umore.
Arrivò anche il momento dei saluti: Trudy ci fissò con occhi sofferenti ma comunque sereni.
Se anche i cani potessero parlare ne avrebbero parecchie di cose da insegnarci.
Quella era l’ultima fermata, il capolinea del suo tragitto: ne avevamo percorsi tanti di chilometri insieme, eravamo cresciuti fianco a fianco. I tempi dell’adolescenza erano lontani, abbandonati forse in un’altra vita, assieme ai capelli lunghi e ai gruppi punk della radio.
Tra uno straziante abbraccio e lacrime di dolore ci salutammo; le nostre strade si separarono e Trudy scese dal treno che mai s’arresta. Io e gli altri familiari restammo a bordo, proseguendo sui binari, lasciandoci la fedele amica alle spalle in un turbine di struggenti ricordi.
Quindici anni non sono una vita e un cane non è una persona, tuttavia il tempo è relativo e l’amore non fa distinzione tra esseri umani e animali.
Per giorni interi non ci fu spazio per un sorriso, soltanto lacrime e senso di smarrimento.
Gli spazi vuoti della casa gridavano il suo nome e la sua incorporea presenza aleggiava come lo spettro di un film dell’orrore.
Spargemmo le sue ceneri nel campo incolto dietro casa, dove tanto amava scorrazzare durante i suoi giorni felici.
Qui, tra l’intrico di erbacce spontanee, sbucò un timido e isolato papavero: come Trudy, anche lui era apparso dal nulla, e si era fatto largo senza troppo clamore.
A quella vista il mio cuore si riempì di una ritrovata gioia; spesso la vita ci manda dei segnali e quel fiore emerso all’improvviso aveva tutta l’aria di esserlo.
La sua esistenza tuttavia durò un giorno soltanto: il mattino successivo lo trovai strappato ai margini dell’appezzamento di terra.
La mia mente fu tormentata dalla visione di quel fiore morente, e ne associò l’immagine a quella della mia amata cagnolina distesa nell’ultimo istante di vita sul tavolino verde del veterinario.
Piansi ancora, quasi che le lacrime fossero l’unico modo per disinfettare quella ferita dolorosa, troppo dura da sanare.
Qualche giorno dopo, mia madre mi chiamò a gran voce, urlandomi di andare sul retro della casa.
Non sapevo cosa aspettarmi, ma le urla di mia madre non erano mai un buon presagio.
Ciò che vidi fugò ogni paura, insinuandomi dentro un sentimento nuovo, inspiegabile.
Nel terreno dietro casa, dove le ceneri di Trudy riposavano per l’eternità cullate dal vento di primavera, una distesa rossa era comparsa all’improvviso: centinaia e centinaia di papaveri si sfioravano tra loro fin quasi ad abbracciarsi l’uno con l’altro. Erano i più belli che avessi mai veduto.
- Hai visto? La vita è come un treno, segue il suo percorso e ci separa da chi amiamo. Per qualcuno arriva il momento di scendere, mentre altri proseguono. La cosa bella è aver fatto una parte del tragitto insieme. Quello è impagabile. Io credo che tutto si muova in cerchio - disse mia madre, fissandomi negli occhi lucidi.
Lacrime solcarono il mio volto, solamente che non erano lacrime di dolore, bensì di gioia.
Quei fiori parevano parlare alla mia mente con la voce di un cane, ma non uno qualsiasi; se li avessi toccati probabilmente sarebbe stato come accarezzare il morbido pelo di Trudy.
La vita è un treno che gira in circolo: per ogni partenza c’è sempre una destinazione, ma questa non è mai un arrivo. Ad ogni fine corrisponde sempre un nuovo inizio.
Depaoli
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Re: Papaveri

Messaggio da leggere da Depaoli »

Un bel racconto.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Capirai! Il tema per me è struggente in quanto ho vissuto anche io le stesse emozioni, lo stesso dolore per la perdita della mia adorata gatta, vissuta con me per quasi venti anni, e per Gerry, cagnolino adottato già vecchietto dal canile... Sono anime pure che hanno fatto parte delle nostre vite regalandoci amore. Non potremo mai dimenticarle. Io le ceneri le ho in casa... i papaveri li ho nel cuore. Ho divagato un po'. Bello il tuo racconto, per me voto alto. Bravo!
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

bello e commovente, piaciuto.
al momento ho una cagnolina di 13 anni e cerco di non pensare come sarà...
storia semplice e sincera, descrizioni descrete.
l'argomento riesce comunque a penetrare nell'anima di chi legge, anche perché ben esposto.
segnalo qualche rpetizione di troppo, niente altro.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Il racconto è toccante, chiunque abbia avuto un animale domestico si ritroverà nelle sensazioni della perdita, in un ciclo della vita che qui sfrutta la metafora del treno.
Trovo anch’io che ci siano delle ripetizioni, ma resta comunque una bella storia.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Racconto scritto bene con uno stile essenziale e diretto. L'argomento non è certo originale, ma sicuramente tocca chi ha o ha avuto animali. Non è il mio caso, non ho e non ho mai avuto animali da compagnia, quindi forse non so empatizzare con questo tipo di sensazioni.
Questa tua frase 'l’amore non fa distinzione tra esseri umani e animali' mi lascia perplessa: l'amore deve fare distinzioni fra essere umani e animali. Ho visto troppe persone amare alla follia il loro cagnolino e curarsi pochissimo degli umani vicino a loro.
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Ida Daneri
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Messaggio da leggere da Ida Daneri »

Non ho mai avuto un animale, quindi, per quanto ben scritto, non sono stata molto coinvolta, anche se ho apprezzato la nascita dei papaveri e il loro significato.
Concordo con chi ha detto che amare gli animali è una bella cosa, ma non bisogna dimenticarsi di amare ed aiutare anche gli esseri umani. Anche perchè, amare gli animali è forse cosa più facile che amare davvero gli esseri umani.
Maggio è il semplice nome di un mese e non si scrive con l'iniziale maiuscola.
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La Gara 51 - 50 sfumature

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